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      • BIDEN&CO.LONIALIST

      BIDEN&CO.LONIALIST

      Un luogo umido per definizione, messo a ferro e fuoco. La foresta pluviale più grande del mondo si sta riducendo ad una sorta di aiuola alla rotonda. Il continuo disboscare e gli incendi degli anni appena passati hanno velocemente bruciato ciò che già era un superstite e così il polmone più prestante che abbiamo si sta semplicemente consumando sotto i nostri nasi. Possiamo non parlare del prezioso patrimonio di biodiversità (animale e vegetale) di questo luogo, che non ha eguali sul pianeta e che va riducendosi a causa dello sfruttamento di quelle terre.
      Questo è fuori discussione: la mancanza di rispetto nei confronti di Madre Natura che il nostro carissimo occidentaccio sta dimostrando sempre con maggiore veemenza.

      A conferma di tale irriverenza, mi viene in aiuto il presidente USA Joe Biden, durante la riunione del MEF (Energy Forum), 26 i Paesi partecipanti, tra cui il Brasile. In uno slancio di maldestra generosità imperialista, tra una trivella in Alaska, un caccia in Ucraina ed un razzo in sospensione nel cosmo, coglie l’occasione per bucare anche lo schermo sulla scia di una teatralizzazione europea incisiva sul tema “Green”, egli annuncia 500 milioni di dollari in strategie per il contrasto alla deforestazione in Amazzonia. Cioè si toglie di tasca le monetine, cammina più comodo e fa felice un medicante, con la certezza di poterglielo rinfacciare quanto prima. Un miliardo invece l’ha promesso per nuovi progetti a basse emissioni (si parla di emissioni di CO2, il resto può continuare ad avvelenare e distruggere senza alcuna remora).
      Il Fondo Amazzonia, progetto UE e dell’Italia (la concubina preferita dell’harem in fatto di affari, e la migliore delle serve quando si tratta di sfruttare il popolo e la sua sovranità nazionale – altro argomento) punta ad obiettivi poco chiari pragmaticamente, ma ideologicamente trasparenti: ridurre a zero l’utilizzo di risorse considerate altamente inquinanti quali il gas russo, il petrolio russo e basta. Ah no, anche il carbone!!

      Il principale ostacolo al mondo multipolare è proprio l’importazione, al momento di vitale importanza, di queste materie prime, e quale migliore occasione di mostrare un cuore attento alla tutela ambientale e delle minoranze, per mascherare la rincorsa alla supremazia a stelle e strisce – o il relativo spauracchio ?
      Una salsina di condimento per l’insalata di ipocrisia bellicista.

      Menomale che le Nazioni Unite garantiscono il coinvolgimento degli indigeni abitanti della foresta nelle loro decisioni e che, come sempre, ci tengono a prenderle dopo un INFORMATO CONSENSO dei diretti interessati.

      In attesa della Cop30 nel 2025, possiamo fare il conto di quanto tempo ci vorrà per ristabilire anche solo una metà del danno compiuto, non solo con l’abbattimento di organi del respiro terrestre, ma anche la distruzione di una memoria conservata per millenni (non voglio esagerare) da questi alberi, restituiti poi all’atmosfera in fuliggine. Visto che mancano ancora due anni al grande evento potremmo anche chiederci per esempio cosa è costato in termini di danno, spreco di risorse, dialogo geopolitico e coesistenza, anche solo quella “piccola” falla a-ccidentale del NordStream che ci obbliga oggi a rigassificare il trivellato americano. Con 500 milioni si lucida una faccia, si diventa creditori e si possono imporre future politiche neocoloniali, ma di certo non si rimedia ad alcuno dei loro stermini.

      Questa magra donazione da parte degli Stati Uniti, e così l’intero ambito del progetto italo-europeo “Fondo Amazzonia”, sembrerebbero nei fatti gli elementi di una strategia di tutela della reputazione e di una fantomatica posizione di potere nei mercati internazionali. Un altro importante obiettivo nel mirino: perseguire l’espansionismo fino al ridicolo.

      Visti i disastri ambientali perpetrati, in più forme, e la risonante perdita di autorevolezza nella scena geopolitica, viste le strette tra Russia e numerosi Paesi del Sud del mondo e alla luce degli sviluppi più recenti sugli equilibri globali che vedono l’Occidente perdente sotto ogni aspetto, ci si consegna all’indecenza più schietta, alla Biden&Co.lonialist insomma.

      Lasciate che lo dica un’italiana a pochi giorni dal 25 Aprile.

      Di Verdiana Siddi per ComeDonChisciotte.org

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