Aldo è stato vittima di ghosting da parte di Alessia. È uscita dalla sua vita all’improvviso e senza dargli la benché minima motivazione. Lui non riesce a farsene una ragione e l’amica Sonia, che suona con lui in una band, cerca di venirgli in aiuto. Gli consiglia di farsi vedere da uno psicoterapeuta, il dottor Carlo, che potrebbe fargli superare quella che si sta trasformando in un’ossessione. Giovanni Virgilio, a partire da un suo soggetto, realizza un film in cui si avverte la qualità della scrittura.
Troppo spesso nella valutazione di un film si trascura di sottolineare quanto la sceneggiatura abbia contribuito all’esito.
In certi casi è meglio stendere un velo pietoso su quanto sentito e visto ma in altri, fortunatamente, il risultato è interessante. È quanto accade in Arrivederci tristezza che Virgilio ha scritto insieme a Luca Arcidiacono e a Manuela Gurgone. Si sente che la scrittura del carattere dei personaggi principali, nonché ciò che dicono, è frutto di una conoscenza delle persone e non, come purtroppo in più occasioni accade, di costruzioni del tutto avulse dalla realtà.
Lo script affronta il confronto con la relazione amorosa visto attraverso tre generazioni. Aldo, quarantenne, è rimasto inchiodato all’abbandono senza motivazioni dopo una lunga relazione con Alessia e non riesce a superare quella che avverte come un’esigenza ineludibile: sapere il perché. Carlo, settantenne, ha fatto della propria professione il senso dell’esistere per cercare di evitare di ammettere che cerca di curare negli altri ciò che a lui provoca ancora dolore sebbene siano passati molti anni. Sonia è sulla trentina, è stata delusa dall’amore ed ora non cerca un rapporto stabile anche se non rinuncia ad essere di sostegno a chi vede in difficoltà.
Per ognuno di loro si è trovata la giusta misura. Ad Aldo Alessio Vassallo conferisce i tratti di una personalità tormentata senza però mai eccedere sia sul versante della cupezza che su quello del possibile ridicolo (anche le scene davanti a casa di Alessia non travalicano mai). Il dottor Carlo di Nino Frassica mette da parte qualsiasi altra interpretazione precedente dell’attore per conferire a questo medico dell’anima (che ne ha una con una ferita non rimarginata) un’umanità e un’attenzione al prossimo che fanno confluire professionalità ed empatia. La Sonia di Selene Caramazza è un personaggio che attraversa le proprie contraddizioni cercando di indossare la corazza dell’hic et nunc anche se è consapevole nell’intimo di poter aspirare ad un futuro diverso.
Questo mix di scelte azzeccate fa sì che ci si trovi di fronte ad una commedia dai toni delicati che ci ricorda che chiudersi o crogiolarsi nel dolore conseguente a una delusione sentimentale non porta a nulla e che è necessario andare oltre senza per questo dover dimenticare. Non importa quale età si abbia.