Un gruppo di uomini e donne con uno strano marchio sul polso, l’omicidio del padre, la fuga per la vita – questo è tutto quello che la piccola Eve ha impresso del suo passato. Dopo anni di addestramento in coreografici balletti con e senza la pistola grazie alla protezione della Ruska Roma, Eve è pronta a prendersi il suo posto nel mondo come Kikimora, figura leggendaria del folklore slavo e assassina di punta del clan. In una delle sue missioni, però, Eve si imbatte di nuovo in quel marchio al polso, e una volta che la Direttrice si rifiuta di rivelarle cosa sa, la Kikimora imbocca il suo sentiero di vendetta, disposta persino ad incontrare il Boogeyman in persona, cioè John Wick.
C’è il mondo di John Wick, c’è Keanu Reeves stesso e c’è anche una sequenza action con i lanciafiamme da annotare.
E dunque, a chi conveniva questo Ballerina? In scienza e coscienza, a molti: c’è la Lionsgate, reduce da un annus horribilis 2024 con sette fallimenti consecutivi al botteghino, dalla scommessa Coppola di Megalopolis all’azzardo Eli Roth con Borderlands; poi Len Wiseman, il regista-produttore con un piede nei ’90 e la testa pure, basta scorrerne la filmografia innalzata sulla faida vampiri vs. licantropi di Underworld, il seguito-dei-seguiti Die Hard – Vivere o morire e il remake Total Recall – Atto di forza; e infine Shay Hatten, sceneggiatore appena trentenne all’esordio con uno script su una danzatrice-killer che poi diventerà il film con Ana de Armas – e già, ci mettiamo anche l’attrice ispano-cubana, alla ricerca del posizionamento definitivo nello star system hollywoodiano.
Una decade fa era successo lo stesso con il primo John Wick – Chad Stahelski e David Leitch dovevano ancora dirigere un film dopo l’arena come stunt coordinator e la gavetta come registi delle seconde unità, la loro 87Eleven Productions era in lizza per il salto di qualità e lo stesso Keanu Reeves cercava il ruolo per rilanciarsi di nuovo dopo l’icona-Eletto di Matrix. Quattro film dopo, un miliardo e spiccioli di incassi, un prequel a fumetti e la serie tv The Continental, la trinità composta da Stahelski, Reeves e Basil Iwanyk (produttore con la sua Thunder Road) è ancora lì ad esporre, arrangiare e approvare ogni nuova iterazione dell’universo-Wick.
Che vuol dire aver coreografato anche Ballerina – in tutti i sensi. Già, perché il film di Wiseman, al netto della (giusta) ricerca di un’originalità estetica e narrativa e interpretativa, nasconde sotto di sé una (altrettanto giusta) strisciante tensione di messa in scena e ragionamento sul “lore” nel quale è immerso. Senza andare a mettere in fila i rumors sulla produzione del film partita senza la trinità di cui sopra, e poi rimessa in carreggiata con due settimane di riprese aggiuntive sempre da Stahelski/Reeves/Iwanyk, si riesce quasi a leggere, per converso, per sottrazione, quanto ci sia stata una spinta centripeta e una centrifuga nella realizzazione di questo quarto capitolo e mezzo.