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      • Cercasi medico di famiglia disperatamente

      Cercasi medico di famiglia disperatamente

      In molte regioni e provincie italiane la popolazione è priva del medico di famiglia, più banalmente chiamato “medico di base”. Anche la stampa mainstream e quella locale, hanno dato conto di regioni e provincie interessate.

      Trovare un medico è complicato anche fuori dalle grandi città: intere aree interne, piccoli comuni e comunità montane ne sono attualmente già prive e la situazione è particolarmente grave in alcune zone di 4 Regioni – Abruzzo, Marche, Molise, Umbria – già rimaste senza medici di Medicina generale. Non mancano zone anche della laboriosa Lombardia che sono rimaste scoperte in ambito sanitario. Poi ci sono molte zone “scoperte” della Sardegna.

      In Italia al momento, mancano più di 5.500 medici di famiglia. Un numero destinato a crescere nei prossimi anni a causa dei pensionamenti e del calo di interesse da parte dei giovani medici verso questa professione.

      Non c’è di che stupirsi: era proprio quello che volevano dopo il tempo di quella che continuano a chiamare “pandemia”. Oggi occorre prendere atto che il sistema sanitario è clinicamente morto con liste d’attesa interminabili e ingestibili, con presidi sanitari sguarniti e con la conseguente spinta verso la sanità privata per coloro i quali possono permetterselo.

      Ma la cosa più desolante è constatare che buona parte dell’opinione pubblica ha accettato  questo “passaggio strutturale”, manco fosse una fatalità inevitabile, senza mai interrogarsi sui responsabili nazionali e internazionali che lo hanno causato. Pazienti troppo pazienti! – è questo il guaio.

      Io stessa mi sono ritrovata ad assistere al fuggi-fuggi dei medici in pensione che non volevano venire travolti dal caos sanitario, e a dover subire un interregno senza un vero medico di famiglia. Mi capitò poi un dottorino giovane che pareva meticoloso.

      Comparve nella primavera del 2023, ma il tempo di arrivare all’autunno che sparì dalla circolazione senza che l’ASL o ASST come la chiamano, si degnasse di darmi comunicazione della sua cessata attività. Men che meno, il dottorino in questione che forse, spaventato dagli assistiti in esubero, deve aver deciso che da grande, quello non poteva essere il mestiere della sua vita.

      Mi ritrovai in seguito registrata come “assistita”  presso una giovane dottoressa. Grazie a Dio, partii per il mare che insieme al sole è sempre una grande cura, e non ne ebbi bisogno per un po’. C’è  da accendere un cero alla Madonna, perché in autunno  e  per tutto l’inverno, non presi un raffreddore.

      Torna la primavera e l’estate 2024. La mia buona salute, mi rendeva assai pigra e restia nel voler andare a conoscere questa dottoressa.

      Se c’è una cosa che ci ha insegnato la crisi sanitaria (procurata) del 2020-2023 è la sfiducia nella classe medica. Spiace dirlo, ma è una categoria che poco ha fatto per accaparrarsi la nostra fiducia (o almeno, la mia), durante tutto quel periodo. E di questo si dovrebbe prendere atto.

      Ma ecco che la necessità di fare delle radiografie ad un piede, mi ricondusse all’ambulatorio snobbato da circa un anno.

      Con disappunto mi accorsi che le visite erano tutte su appuntamento e che non esistevano più i giorni “liberi” di ambulatorio, nei quali, chi aveva un’urgenza, si imbucava lì e aspettava.

      Ma ancor più, mi inalberai nel constatare che il caro vecchio medico di famiglia del buon tempo che fu, quello che ti dava l’appuntamento immediato, era relegato al mondo dei ricordi e che la dottoressina, faceva filtrare le telefonate da una segretaria che, quando si degnava di rispondere,  ti rinviava alle calende greche. “Fino alla fine del mese non c’è posto” – mi sentii dire.

      Ma scherziamo? Non scherziamo col fuoco.

      Io avevo bisogno di una semplice impegnativa (ovvero la prescrizione), perché sì, perché ora anche i cosiddetti laboratori diagnostici privati che spuntano qua e là come funghi un po’ dappertutto, vogliono quel foglietto del “medico di base”.

      Un controllo sovietico a carattere sanitario?

      Un’intrusione di Babbo Stato, anzi, di Babuscia, ogni qualvolta  si accede al cosiddetto libero mercato della Sanità?

      Ne chiesi conto al laboratorio privato e mi dissero che era per “coerenza” allo scopo di “valutare un percorso diagnostico e terapeutico”, una spiegazione che mi convince poco..

      Dovetti così tornare allo studio medico della dottoressina, dato che avevo bisogno della prescrizione anche per le terapie. E alla faccia del “libero mercato” e della libertà di cura! Ancora una volta mi ritrovai dei blocchi davanti. Pareva che stamparmi quel fogliettino, costituisse per la dottoressa, la stessa fatica  di Sisifo quando  sollevava un  enorme masso.  “Guardi che lei deve fare solo click e stampare”, le dissi dopo aver visto la sua faccia scura.

      “Sì, ma se tutti facessero come lei e dovessi fare tanti click…”, mi rispose piccata. Si riferiva al fatto che  mi ero fiondata in ambulatorio senza appuntamento. Ma non potevo fare altrimenti, tenuto conto che avevo già preso la prenotazione per le terapie private (e cioè pagate di mia tasca).

      Insomma, per farla breve, mi sono resa conto che il privato copia la burocrazia del pubblico, mentre nel pubblico anche tra i medici della mutua, alcuni si comportano  da baronetti: pochi assistiti un tanto al giorno, ambulatori semi-vuoti, mezza giornata come orario, da lunedì fino a venerdì (settimana corta). Poi ci sono i ponti festivi dove è vietato ammalarsi: inutile reperirli. Tuttalpiù, alla malaparata si chiama la Guardia Medica.

      Chi faceva per davvero il medico di famiglia con il borsone nero e con lo stetoscopio, non aveva bisogno di mandarti di continuo dallo specialista a fare le analisi perché tastava, visitava, ti faceva fare il colpo di tosse. Ed è  già archeologia del passato, anche se, in realtà  correva l’anno 2019, anno che Schwab chiamava A.C. che non vuol dire Avanti Cristo, ma “Ante Covid” (vedere le sue “perline sociopatiche“).

      E l’unica libertà sanitaria che ci è rimasta è quella di cambiare medico, sperando di guadagnarci nel cambio. E difatti ho dovuto ancora una volta, cambiare dottore. Alla prossima odissea, allora! E che ciascuno racconti la propria.

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