Questa settimana l’Unione Europea delle 27 nazioni ha presentato un piano quinquennale per “prepararsi alla guerra” con la Russia.
La cosiddetta “Roadmap sulla preparazione alla difesa europea 2030” sembra un manifesto di guerra e una profezia autoavverantesi che mette l’UE su una disastrosa rotta di collisione con la Russia.
È incredibile che una direzione così minacciosa venga palesemente dettata da un’élite irresponsabile a Bruxelles. Ottantacinque anni fa, il Terzo Reich aveva programmato di dominare l’Europa controllando l’Unione Sovietica. L’élite dell’UE sta portando avanti quel piano.
Per quanto riguarda la roadmap sulla “preparazione alla difesa” (ovvero “preparazione alla guerra”), il futuro è già qui, non tra cinque anni. L’UE è attualmente su una disastrosa rotta di collisione con la Russia.
Come gli Stati Uniti, l’Unione Europea è in guerra con la Russia dal febbraio 2022 tramite il suo regime fantoccio in Ucraina, e prima ancora, dal colpo di Stato del 2014 a Kiev.
Negli ultimi quattro anni, l’UE ha speso quasi 180 miliardi di euro di denaro dei contribuenti per armare un regime neonazista di Kiev. Come avevamo osservato nell’editoriale della scorsa settimana, questa vasta allocazione (e spreco) di risorse è di gran lunga superiore a quella che gli stessi Stati membri dell’UE ricevono per lo sviluppo delle loro economie e società. Quando il pubblico europeo ha avuto la possibilità di votare su questo? Le decisioni vengono prese da una cricca di élite.
A differenza dell’amministrazione Trump, l’Unione Europea, sotto l’influenza di russofobi convinti come la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il capo degli affari esteri Kaja Kallas, non ha mostrato alcuna volontà di trovare una soluzione diplomatica al conflitto in Ucraina. Con alcune onorevoli eccezioni la maggior parte dei governi europei sta alimentando l’isteria bellica. Lo stesso vale per i media europei e per i principali organi di informazione americani. La Russia è il malvagio aggressore, niente diplomazia, niente dialogo con Mosca, niente resa e così via. È la guerra in automatico.
Il blocco europeo, almeno a livello ufficiale, è completamente dominato dalla propaganda della NATO e delle agenzie di intelligence che dipingono la Russia come il nemico. La CIA e l’MI6 britannico stanno senza dubbio tirando le fila e l’Europa balla come un patetico burattino.
Giovedì il presidente Donald Trump ha avuto una conversazione telefonica di due ore con il suo omologo russo Vladimir Putin durante la quale i due leader hanno concordato di incontrarsi a Budapest nelle prossime due settimane. L’incontro fa seguito al vertice di Anchorage del 15 agosto, con l’obiettivo di porre fine alle ostilità in Ucraina.
La leadership dell’UE è implacabilmente contraria a qualsiasi forma di diplomazia. Sono rimasti sconcertati dall’incontro in Alaska perché Trump ha trattato Putin in modo rispettosamente diplomatico. Anche le ultime notizie su un vertice a Budapest stanno irritando i leader dell’UE. Stanno chiedendo a gran voce che Trump fornisca all’Ucraina missili da crociera Tomahawk, armi che pagheranno loro. Questo ha lo scopo di garantire che la diplomazia venga fatta saltare in aria.
Dal colpo di Stato sostenuto dall’Occidente a Kiev nel 2014, l’Unione Europea ha subito una trasformazione retrograda fino a diventare un blocco militarizzato caratterizzato da un’ostilità ossessiva nei confronti della Russia. L’UE sta diventando sempre più un clone dell’alleanza militare della NATO. Storicamente, l’Unione Europea era sinonimo di una pace garantita dal commercio e gli scambi con i Paesi vicini. Doveva essere il risultato dell’evoluzione dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale e una garanzia che la guerra non sarebbe mai più scoppiata nel continente. Nel 2012, il blocco aveva ricevuto il Premio Nobel per la Pace. Non che quel premio significhi molto, ma serve a illustrare l’assurdità della situazione.
Negli ultimi mesi, l’UE si è fissata su una febbrile mentalità bellica. Le economie dei 27 Paesi sono sempre più guidate dalla produzione e dalla spesa militare. L’intero scopo del blocco viene definito come un confronto esistenziale con la Russia. È significativo che la Von der Leyen e il cancelliere tedesco Friedrich Merz abbiano scheletri nazisti negli armadi di famiglia. Anche gli Stati baltici, che sono emersi come influenze bellicose sulla politica dell’UE, hanno legami nefandi con il passato nazista.
La mentalità bellica ha raggiunto il culmine nel discorso sullo stato dell’Unione pronunciato da Von der Leyen il 10 settembre. Aveva esordito dichiarando che «l’Europa è in guerra» con la Russia. Aveva poi affermato che si trattava di una lotta per «la libertà e l’indipendenza» e aveva sposato le motivazioni dell’UE con quelle dell’Ucraina contro la Russia.
«L’Europa deve combattere… perché la libertà dell’Ucraina è la libertà dell’Europa», aveva affermato.
La Von der Leyen, ex ministro della difesa tedesco e funzionario non eletto di più alto rango dell’Unione Europea, aveva dichiarato che il blocco era in guerra. Ora, non tra cinque anni.
Negli ultimi mesi, con crescente enfasi, le agenzie di intelligence dell’UE (cloni della CIA e dell’MI6) hanno avvertito che la guerra con la Russia è imminente e c’è stato un sospetto aumento delle incursioni di droni in Polonia, Estonia, Romania e Danimarca, incursioni attribuite alla Russia, senza alcuna prova.
Nel frattempo, i leader europei e il capo della NATO Mark Rutte (ex primo ministro olandese e clone abietto, se mai ce n’è stato uno) hanno chiesto un massiccio aumento delle spese militari per “contrastare la minaccia russa”. A marzo, la Von der Leyen aveva ventilato la cifra di 800 miliardi di euro da spendere per la “difesa” del blocco.
Nel 2014, la spesa militare complessiva dell’UE era inferiore a 200 miliardi di euro. Ora è pari a 340 miliardi di euro. Si tratta di un aumento del 70% in un decennio.
La roadmap presentata questa settimana conferma senza dubbio la cifra astronomica indicata in precedenza dalla Von der Leyen. Si prevede una spesa militare totale dell’UE pari a 800 miliardi di euro, più del doppio rispetto al livello attuale e quattro volte superiore a quella sostenuta dall’UE dieci anni fa.
È una follia insostenibile. Se non degenererà in una guerra totale in Europa, l’effetto meno dannoso di un militarismo così sfrenato sarà quello di distruggere le nazioni europee causandone il collasso economico e politico.
È chiaro che dietro le quinte sono state prese decisioni importanti per portare l’UE verso un maggiore militarismo e trasformare le economie civili in economie di guerra. È un’ottima notizia per le aziende militari e i politici sponsorizzati (corrotti) dai lobbisti. I cittadini europei sono i perdenti e non vengono consultati sul loro destino. Le loro società vengono private delle risorse vitali, assorbite dal militarismo e dagli investitori aziendali.
Per portare a termine questo grande furto con l’inganno, l’UE si affida a burocrati non eletti come Von der Leyen, Kallas e Rutte per fomentare la russofobia e i “timori di guerra”. I media mainstream fanno la loro parte diffondendo la propaganda dei servizi segreti per creare il consenso pubblico.
Tuttavia, c’è una reazione a questa follia. L’ascesa dei partiti populisti (cioè più rappresentativi e democratici) sta dimostrando disprezzo per la classe dirigente antidemocratica dell’UE. Le proteste in Francia che stanno gettando il governo nel caos sono motivate dal disgusto per i tagli economici ai servizi pubblici e ai diritti dei lavoratori, mentre Parigi spende miliardi di euro per sostenere la guerra per procura in Ucraina.
A loro merito, i governi di Ungheria e Slovacchia si stanno pronunciando contro il bellicismo dell’UE nei confronti della Russia. Viktor Orbán e Robert Fico hanno criticato la militarizzazione dell’Europa e chiedono costantemente la diplomazia con Mosca.
È significativo che Trump abbia scelto la capitale ungherese per il suo prossimo incontro con Putin, incontro che dovrebbe essere ospitato da un Orbán che ha descritto l’evento come “una grande notizia per chi vuole la pace”.
La leadership europea e della NATO è scontenta della scelta di Budapest come sede dell’incontro perché si tratta di un’opzione diplomatica invece di una politica di guerra in automatico.
Le élite eurofobiche stanno cercando di trascinare il continente verso la guerra. Non vedono altro modo di gestire le relazioni internazionali. Hanno impegnato l’UE in una guerra e in una criminale spesa bellica di tipo dittatoriale. Non possono quindi permettere che la pace e la diplomazia abbiano successo, perché ciò equivarrebbe ad ammettere il loro criminale bellicismo.
Ma la loro strada ci sta portando verso l’abisso.




