Josh e Iris si sono conosciuti in un supermercato, di fronte al banco della frutta, dove Josh ha involontariamente fatto cadere tutte le arance: sono entrambi scoppiati a ridere è stato amore. Ora, nel futuro prossimo, come coppia si recano alla villa sul lago del russo Sergey, dove ritroveranno altri amici come Kat, l’amante di Sergey, e la coppia gay composta da Patrick ed Eli. La prima serata passa per tutti con piacevolezza, ma al mattino Josh inizia a comportarsi stranamente. Molte cose infatti non sono come sembrano e Josh non è qui solo per godere di una vacanza romantica, anzi ha un piano – non proprio a prova di bomba – di cui fa parte, a sua insaputa, anche Iris. Companion è un film ricco di sorprese e rivolgimenti, a volte esilaranti e a volte violenti o crudeli, che ne fanno una horror-comedy molto godibile – soprattutto se si entra in sala senza saperne nulla.
È difficile parlare del film senza svelarne i colpi di scena, il primo dei quali per altro è dichiarato già nel trailer, ma cercheremo di non farlo perché è chiaro che è stato costruito per svelarsi pezzo per pezzo solo durante la visione.
Prodotto da Zach Cregger, il regista di Barbarian, Companion è il primo lungometraggio di Drew Hancock, che si era già cimentato dietro la macchina da presa e alla sceneggiatura sul piccolo schermo. Ha infatti le caratteristiche strizzate d’occhio delle comedy televisive e un’architettura basata su sviluppi più o meno inattesi che cambiano le carte in tavole, e che funzionerebbero benissimo come cliffhanger di fine episodio in una miniserie. Tutto questo, condensato nel formato compatto di un film, fornisce un’esperienza più intensa, una piccola montagna russa di Sali e scendi e brutali sterzati o giri della morte, che ricorda un po’ anche i film di Drew Goddard, regista del resto dall’analogo background.
Companion si avvale di un cast a sua volta ben rodato in Tv: Jack Quaid da The Boys, Sophie Thatcher da Yellowjackets, Rupert Friend che si ricorda forse soprattutto per Homeland, Megan Suri da Non ho mai…, Harvey Guillén da What We Do in the Shadows e infine Lukas Gage che si è visto un po’ ovunque da Fargo a You, fino a White Lotus. Questo naturalmente non è un limite: la gran parte dei giovani attori di Hollywood trovano le parti più interessanti in Tv anziché al cinema, inoltre qui questa formazione torna utile, perché la particolare alchimia delle scene di gruppo tra amici, molto frequenti nelle serie, costituisce una buona parte del film.