Il Professor Paolo Bellavite – specializzato in Ematologia Clinica e di Laboratorio, Master in Biotecnologie a Cranfield (UK) e diploma di perfezionamento in Statistica Sanitaria ed Epidemiologia – è stato tra i primi a mettere in guardia sui rischi dei cosiddetti vaccini anti COVID-19 e lo ha fatto proprio dalle pagine di ComeDonChisciotte il 9 dicembre 2020.
Nel maggio 2021, a poco più di quattro mesi dall’inizio della campagna vaccinale in Italia, ospite della trasmissione ‘Di Martedì’ di Giovanni Floris su La 7, osò nuovamente mettere in dubbio questi farmaci. Alla domanda del conduttore, che gli chiedeva se gli italiani che avevano perplessità su questi prodotti avessero ragione, rispose che di fatto ce l’avevano perché ci stavamo trovando di fronte a una vera e propria sperimentazione e che i dati riferiti riguardo l’incidenza degli effetti avversi non erano affidabili perché basati sulla cosiddetta sorveglianza passiva.
Dopo quell’intervento Bellavite fu attaccato da molti, in primis dalla sua Università di Verona che emise un comunicato stampa per prendere le distanze sottolineando che il Professore aveva parlato a titolo personale. A Verona Bellavite aveva insegnato per vari anni Patologia Generale e, dopo il pensionamento, proprio per la stima che tutti avevano nei suoi confronti, stava continuando a collaborare come cultore della materia e ricercatore.
Pochi minuti di trasmissione televisiva gli costarono il siluramento immediato.
I fatti hanno poi dimostrato che sul piano scientifico aveva totalmente ragione e, anche se il clima di censura verso chi racconta un’altra verità ancora oggi continua a sopravvivere sia nel tessuto sociale italiano che nella maggior parte dei media, in realtà sono sempre di più i professionisti appartenenti al mondo medico-scientifico e giuridico che, con dati e documenti alla mano, non hanno smesso di ragionare, di porre interrogativi e che non hanno timore di manifestare il loro pensiero critico.
Per chi crede in un giornalismo corretto queste voci sono preziose e assolutamente degne di risalto. È un dovere etico, ancora prima che professionale, veicolare tutte le informazioni. Non si può prescindere da una visione globale che prenda in considerazione ogni aspetto, se si vuole davvero permettere alle persone di fare scelte consapevoli.
Professor Bellavite, grazie per aver accettato di essere intervistato. Recentemente il TAR del Friuli-Venezia Giulia ha condannato l’Università di Udine per la sospensione di un docente non vaccinato. Nel maggio 2021 anche Lei è stato attaccato dall’Ateneo di Verona per avere riportato, nel corso di una trasmissione televisiva, i dati sugli effetti avversi gravi derivanti dalla vaccinazione anti COVID-19 e aver segnalato problemi nella farmacovigilanza. Dopo tali dichiarazioni è stato anche allontanato dall’Università dove, dopo la pensione, stava svolgendo ancora attività di ricerca. Che è successo dopo? Ha ricevuto solidarietà dai colleghi? Di cosa si sta occupando adesso?
“Dopo il mio allontanamento dall’Università di Verona, dovuto sia all’intervento del Rettore che alla decisione del Dipartimento di Medicina, ho dovuto giocoforza sospendere le attività di laboratorio, ma ho continuato a svolgere ricerca biomedica nel campo della cura precoce della COVID-19 e dei cosiddetti ‘vaccini’. In particolare, mi sono occupato dell’effetto dei flavonoidi (esperidina e quercetina), che hanno straordinarie proprietà antivirali e di regolazione dei processi infiammatori e immunitari e, assieme al prof. Serafino Fazio, abbiamo appena pubblicato un libro intitolato ‘Terapia precoce sinergica della COVID-19’. Fra l’altro, ho appena avuto notizia dell’accettazione su una prestigiosa rivista internazionale di un mio nuovo lavoro in cui esamino le prove delle capacità di neuroprotezione e anti-depressive dei flavonoidi. Sul fronte della vaccinologia, invece, ho fatto fruttare il mio background di patologia generale, descrivendo i meccanismi d’azione dei prodotti iniettabili contenenti mRNA o adenovirus. Quanto più si capisce come funzionano, tanto più si possono prevedere i loro effetti sull’organismo umano, spiegare perché è necessaria molta cautela nella loro somministrazione ed eventualmente fare la diagnosi delle reazioni avverse.”
Iniziano a esserci diversi studi scientifici e prove cliniche in merito al fatto che questi prodotti farmaceutici possono causare danni organici irreversibili e progressivi a vari organi, anche al cervello. Di recente, ad esempio, è uscito uno studio importante a firma postuma del premio Nobel Luc Montagnier che evidenzia 26 casi di versione umana della malattia della mucca pazza e l’oncologa Patrizia Gentilini ha messo in allerta sul possibile ruolo causale dei vaccini a mRNA nell’insorgenza e/o progressione di forme tumorali. Ciò nonostante, questi prodotti continuano a essere inoculati e pubblicizzati. Cosa accade nel corpo di una persona con il progredire delle dosi?
“Purtroppo non abbiamo ancora dati epidemiologici sicuri sul rischio di malattie neurodegenerative o tumorali di questi prodotti, anche se alcuni hanno segnalato ‘aneddoticamente’ di trovarsi davanti ad un aumento dei casi. Come patologo, sono convinto che un rischio in tal senso sia plausibile, perché le famose proteine ‘Spike’ vanno un po’ dappertutto nel nostro corpo, possono superare la barriera emato-encefalica e hanno la capacità di stimolare la crescita di cellule normali, ad esempio i linfociti, ma anche di cellule malate, come sono quelle cancerose. Inoltre, vi sono delle prove di laboratorio che attestano come man mano che si fanno dosi su dosi, il sistema immunitario si adatta, producendo anticorpi che sono di classi diverse, tra cui le IgG4, che non sono capaci di stimolare la difesa dal virus, ma piuttosto causano una sorta di immuno-depressione. Una cosa è certa: il sistema immunitario è molto complesso e non risponde sempre in un modo univoco alle ripetute stimolazioni. Si pensi anche al fatto che gli anticorpi in genere sono proteine in parte ‘estranee’ al nostro corpo e quindi si producono anche anticorpi anti-anticorpo, che possono avere funzioni regolatorie e simil-ormonali. Credere ciecamente alla teoria del ‘vaccino buono salvatore dell’umanità’ è sempre stata una pericolosa ingenuità – si pensi ad esempio alle idee secondo cui le malattie come il vaiolo, la difterite, il tetano sarebbero state eliminate dai vaccini – ma lo è vieppiù con questi prodotti di nuova concezione e di nessuna efficacia nella eliminazione dei contagi. Forse potrebbero ridurre la gravità della malattia, ma per far questo richiedono una somministrazione frequente, le cui conseguenze a medio-lungo termine sono ancora da valutare. Da questo punto di vista siamo ancora nella fase sperimentale e chi si fa vaccinare lo fa a suo rischio e pericolo, senza saperlo quantificare.”
Un lavoro di ricercatori francesi dimostra che la proteina Spike fa agglutinare i globuli rossi umani. Lo studio darebbe ragione alle osservazioni di Franco Giovannini e collaboratori che, utilizzando la tecnica del campo oscuro, hanno trovato alterazioni del sangue, definiti ‘impilamenti’, in soggetti inoculati con vaccini a mRNA. C’è qualcosa che le persone vaccinate possono fare per evitare eventuali effetti avversi che possono manifestarsi nel tempo?
“Ho motivi per ritenere che una assunzione di sostanze antiossidanti naturali come i flavonoidi e glutatione (o n-acetilcisteina) prima e subito dopo la inoculazione possa aiutare a prevenire almeno in parte gli eventi avversi, almeno quelli che si manifestano nella prima settimana. Nello studio che citava Lei hanno anche riportato un effetto dell’ivermectina, capace di contrastare l’agglutinazione perché impedirebbe la reazione tra proteine Spike e acido sialico sulla membrana dei globuli rossi. Guarda caso, si tratta di un farmaco usato anche nella cura della COVID-19. Va comunque precisato, per non allarmare troppo la popolazione, che il cosiddetto impilamento dei globuli rossi, osservato sia dai francesi che dal gruppo di Giovannini non va confuso con la trombosi; se confermato, potrebbe essere un interessante fenomeno “sentinella” di alterazioni del sangue, non necessariamente gravi sul piano clinico. Per quanto riguarda gli effetti avversi che si manifestano in tempi più lunghi, bisogna rivolgersi a medici che abbiano competenza nel campo, so che si stanno aprendo degli ambulatori, anche se purtroppo sono ancora pochi in Italia. Il problema è che gli effetti avversi sono di molti tipi diversi, per cui non esiste un unico approccio terapeutico. In generale, se si dovessero considerare categorie generali di farmaci (comunque da individualizzare) si potrebbe menzionare gli antinfiammatori steroidei e non steroidei, gli antistaminici, gli antiossidanti, i chelanti di metalli, l’ozonoterapia, più farmaci specifici agenti a livello di tessuti, se è il caso. Sempre molto importante è l’attività fisica regolare e curare la salute dell’intestino, con la dieta e i probiotici.”
Visti i diversi casi di miocardite e pericardite dopo la vaccinazione Covid-19, l’Agenzia per la Sicurezza Sanitaria del Regno Unito a inizio anno ha reso disponibile una guida alla gestione clinica per gli operatori sanitari. Con quali sintomi si possono presentare queste problematiche cardiache e che indagini dovrebbero essere fatte in caso di sospetto?
“I sintomi della miocardite sono molto variabili per tipologia e livello di gravità, e spesso poco specifici. Una miocardite si potrebbe presentare con sintomi (non è detto che vi siano tutti contemporaneamente) come dolore toracico significativo, respiro frequente o difficoltoso, palpitazioni, vertigini o sincope, irritabilità (nuova insorgenza e inspiegabile), malessere clinico generale. Se vi fosse il sospetto di miocardite o pericardite, le indagini iniziali dovrebbero comprendere elettrocardiogramma (ECG), marcatori ematici infiammatori (proteina C-reattiva, emocromo completo e velocità di eritrosedimentazione, d-dimero), troponina (una importante proteina derivata dalle cellule miocardiche, che si ritrova nel sangue in quasi tutti i casi di danni al miocardio) e altri marcatori biochimici. Notare che la miocardite può insorgere sia dopo la vaccinazione, sia dopo la malattia COVID-19, ma per i giovani sotto i 40 anni è maggiore il rischio della inoculazione, soprattutto per la seconda dose dei prodotti a mRNA. In caso di sospetto, rivolgersi al medico e, in caso di miocardite, evitare sforzi fisici intensi fino ad avvenuta guarigione.”
Si sente sempre più spesso parlare di morti improvvise e di malori fatali. Di fatto, però, le persone vengono sepolte senza aver accertato la causa reale del decesso. C’è modo, attraverso l’autopsia, di correlare l’evento morte alla vaccinazione? Cosa dovrebbe cercare il medico legale ed entro quali termini temporali è necessario procedere?
“Esiste innanzitutto un problema di ‘ipotesi diagnostica’ sulle cause di morte, da cui spesso è espunta quella vaccinale. Ciò avviene perché nella classe medica e politica ancora non si è sviluppata la consapevolezza che ‘questi’ prodotti possano causare effettivamente la morte. Sia per l’ignoranza del funzionamento delle ‘Spike’, sia per la pressoché totale inefficienza della farmacovigilanza, associata alla censura che avviene anche sui pochi casi segnalati, si crede che decessi causalmente legati all’inoculo siano talmente rari da rendere il sospetto diagnostico trascurabile. Parlo con cognizione di causa essendomi occupato da anni della materia, vedasi ad esempio questo lavoro e quest’altro. Una volta formulata l’ipotesi che l’inoculazione di un prodotto genico possa essere stata la causa o con-causa della morte, insorge naturalmente il dubbio se valga veramente la pena di fare l’autopsia e i parenti spesso preferiscono non chiederlo, anche perché pensano, ovviamente, che niente possa restituire loro il defunto. A questo punto dovrebbero operare il consiglio del medico ed eventualmente l’intervento della magistratura, perché l’accertamento della verità in questi casi è di interesse sociale. Oltretutto, se veramente c’è la possibilità che sia implicata la vaccinazione, bisogna effettuare la segnalazione (il medico è TENUTO a farlo per legge) e informare i parenti che esiste la possibilità di ottenere un indennizzo in base alla legge 25 febbraio 1992, n. 210 e seguenti. Se poi si passa all’autopsia, bisogna sapere che, oltre alla solita procedura, esistono dei test più specifici che si possono fare, come il dosaggio della troponina nel sangue e nel liquido pericardico, oppure la proteina Spike nei tessuti con immunoistochimica. In ogni caso sarebbe opportuno che i prelievi fossero eseguiti entro le prime 48 ore, su una salma possibilmente posta subito in adatto refrigeratore.”
Fin dalla prima ondata pandemica i bambini e gli adolescenti si sono infettati raramente e, se anche successivamente con la variante omicron la contagiosità è stata più elevata, hanno manifestato sintomi molto lievi. Ciononostante, la circolare ministeriale numero 49730 del 9 dicembre scorso ha fornito le indicazioni per l’utilizzo del vaccino anti-Covid a partire dai sei mesi e il famoso pediatra Italo Farnetani ha fatto un appello pubblico a vaccinare tutti i bambini, lattanti compresi. Da patologo cosa direbbe ai genitori che non hanno ancora le idee chiare in merito?
“Allo stato attuale delle conoscenze, quanto più è bassa l’età, tanto meno conviene effettuare una vaccinazione anti-COVID-19, perché si assumono i rischi senza avere grandi vantaggi dall’eventuale e transitoria protezione per una malattia attualmente poco grave e ben curabile se la cura inizia tempestivamente. Ovviamente da questo discorso generale vanno esclusi i casi particolari da valutare singolarmente e senza preclusioni o obblighi. Quanto al dott. Farnetani, c’è da chiedersi se la sua sia ‘informazione’ o ‘propaganda’. Il 10 gennaio scorso l’associazione ASSIS e molti medici hanno replicato con una lettera chiedendo a Farnetani che renda noti studi, documenti e dati circa l’efficacia e la sicurezza di questi prodotti per i minori e renda noto quale tipo di indagine conduce sui pazienti per valutare l’opportunità sul singolo bambino di effettuare la suddetta somministrazione. Hanno poi chiesto che renda noti i suoi eventuali conflitti di interesse e se da parte della AUSL e/o dello Stato sono previsti per i medici pediatri convenzionati bonus di qualsiasi tipo volti ad incentivare la promozione sul territorio di qualsiasi campagna vaccinale. In generale, la questione del conflitto di interessi, è cruciale in medicina ed ha avuto un grosso peso nella gestione della pandemia, anche in pediatria. La scienza non è dogma ed i pazienti hanno diritto di conoscere dettagliatamente il rapporto rischi/benefici e le incognite sottese ad ogni trattamento, soprattutto se rivolto ai bambini!”
A proposito della salute dei bambini, non si parla quasi più della Legge Lorenzin che pochi anni fa ha obbligato a numerose vaccinazioni i piccoli, pena l’esclusione dai nidi e dalle scuole materne. Lei ritiene che ci sia reale bisogno di tutte queste vaccinazioni e che siano efficaci e prive di rischi? Ad esempio, ha senso vaccinare bambini così piccoli contro l’epatite B che si consegue con trasfusioni e contatti sessuali?
“Al solo sentir ricordare cosa ha fatto quella persona che cominciò la carriera sotto Silvio Berlusconi per finirla sotto Enrico Letta, mi sorge una grande tristezza, per non dire rabbia e ribellione. Alla luce di quanto è emerso, pare fin impossibile che gli intrecci tra politica e case farmaceutiche, ben documentati, siano riusciti a far imporre l’inoculo di ben 10 sostanze vaccinali, in molteplici dosi, ai bambini italiani. Si ricorderà che la Lorenzin con l’appoggio di Renzi, dell’Istituto Superiore di Sanità (Walter Ricciardi) e dell’abile funzionario messo da lei stessa come dirigente del Ministero della Salute (Ranieri Guerra) approfittò di un minimo aumento di casi di morbillo (di cui la maggior parte tra gli adulti) per creare una campagna di terrore nella popolazione e nella classe politica, fino a far approvare una legge, divisiva nella società, del tutto inutile sul piano epidemiologico e soprattutto dannosa alla serenità delle famiglie e alla fisiologia degli infanti. Ha fatto bene a ricordarlo, perché i bambini sono le prime vittime del malaffare insinuatosi nella Sanità italiana e mondiale, fino ai vertici della OMS, che è oggi prevalentemente finanziata dalla Fondazione Bill Gates, dalla associata GAVI (cosiddetta ‘alleanza per i vaccini’) e persino direttamente dalle case farmaceutiche produttrici di vaccini. Ma, a ben vedere, di questo sistema ingranato con la politica e i media mainstream al punto tale da riuscire ad imporre un obbligo generalizzato totalmente inutile (in Veneto dal 2010 la maggior parte dei bambini erano vaccinati senza obblighi e non c’era alcun aumento di malattie infettive), sono vittime anche i medici onesti, costretti a divenire rotelle di un ingranaggio più grande di loro, che stritola la professione e soprattutto il rapporto col paziente e la sua famiglia. Gli Ordini dei Medici, in quel frangente, ma anche negli ultimi anni, si sono comportati come servili ancelle del Governo, dando sistematicamente la caccia ai medici liberi di pensiero e scientificamente competenti, in barba allo stesso codice deontologico. Mattarella ebbe il coraggio (o la spudoratezza?) di firmare una legge in cui sta scritto esplicitamente che essa fu voluta per ‘obblighi internazionali’, la cui sottoscrizione non è stata mai chiarita. Finché resterà in vigore la legge Lorenzin, resterà aperta una ferita nella scienza della vaccinologia, strapazzata dagli interessi, ma soprattutto nell’etica della professione medica.”
A inizio anno i media hanno cominciato a parlare del nuovo allarme Covid che arriva dalla Cina, l’mmunologo Alberto Mantovani dalle pagine del quotidiano La Repubblica ha invitato alla quarta dose sostenendo che la vaccinazione “non dà solo una certa protezione dall’infezione ma riduce anche la trasmissione”. Diversi scienziati medici e giuristi hanno scritto al giornale e p.c. al Segretariato Generale del Ministero della Salute contestando queste affermazioni e richiedendo un confronto pubblico. È cambiato governo ma, in realtà, è difficile ogni confronto scientifico su una serie di temi e chi porta dati e argomenti diversi rispetto alla narrativa continua a non ottenere adeguata visibilità. Di fatto i cittadini sono privi di informazioni complete. Vede una via d’uscita a questo stato di cose?
“Non vedo vie di uscita se intendiamo un rapido ritorno alla normalità ‘pre-COVID’ e ‘pre-Lorenzin’. La presa di possesso della sanità pubblica, da parte della politica e dell’industria farmaceutica, spalleggiate dalla peggiore informazione mainstream e dai virologi televisivi, è stata organizzata con cura da tanti anni e con gran dispendio di mezzi. Vedo, piuttosto, la possibilità che una ‘sana minoranza’ della società e anche della categoria medica prenda consapevolezza della catastrofe della vaccinologia e dello statalismo in campo medico, causata dagli errori compiuti nell’affrontare la pandemia confidando solo nel ‘sacro inoculo’. Tale fallimento è ormai sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere. Se tale minoranza di ‘resistenti’ si organizza e sarà capace di creare nuove ‘reti’ di comunicazione, di cultura, di relazioni, di imprese, sarà possibile un bene ‘sin da subito’ per coloro che vogliono starci e partecipare. Ma questi sviluppi dipendono da CIASCUNO dei cittadini, non avvengono se non in un moto sociale, non dipendono dagli ‘esperti’. Ogni società e ogni particella della società ha la medicina che si merita.”
Lei è credente e cattolico. Lo stesso approccio fideistico adottato in tema di vaccini dai Governi che si sono succeduti in questi ultimi anni c’è stato da parte delle gerarchie ecclesiastiche. È indimenticabile la frase “Il vaccino è un atto d’amore” né si può ignorare l’avallo che la Chiesa, a parte alcune lodevoli eccezioni, ha dato alla gestione COVID, compreso il ricatto verso i lavoratori costretti a scegliere tra il vaccino e il posto di lavoro e le pressioni subite da tanti sacerdoti e religiosi per sottoporsi all’inoculazione. C’è poi il tema delle linee cellulari ricavate da bambini abortiti su cui i cattolici, invece, dovrebbero essere esortati a riflettere. La Chiesa ha smarrito il senso della sua presenza, il suo ruolo nella società?
“Ci sarebbero tante cose da dire, forse troppe. Certo è una sofferenza constatare come la Chiesa, in particolare la gerarchia, si sia allineata alla ‘narrazione’ dominante, globalista e statalista, senza saper dire una parola originale, all’altezza della propria missione. Senza aver capito le radici e le cause profonde del ‘disordine’ indotto dalla pandemia nei corpi e nelle anime. Non si è trattato solo del virus, ma anche del fatto che il dramma pandemico è stato sfruttato per scopi di dominio economico e tecnologico sull’intera umanità. Il ‘grande reset’ non è una teoria complottista, è un programma di manipolazione politico, economico ed ideologico, esplicitato dagli stessi proponenti, perseguito con caparbietà dalle élites mondialiste occidentali, quelle che Benson pre-vide impersonate dal ‘Padrone del Mondo’. La Chiesa, almeno nella sua apparenza pubblica, si è adattata a lock-down, mascherine, disinfezioni, vaccini, green pass e sospensione degli ‘inadempienti’ (cosa avvenuta persino nel Vaticano), mentre è stata piuttosto incapace di offrire la possibilità di una umanità diversa, una speranza anche nella drammatica situazione dei due anni passati. Un forte richiamo al problema della assistenza ai malati gravi avrebbe forse evitato che molte persone finissero in isolamento e abbandonate, a causa dei divieti e delle restrizioni governative. Come diceva Benedetto XVI, fede e ragione vanno di pari passo, ma in questo frangente né l’una, né l’altra hanno brillato. Forse per un’atavica soggezione verso presunti progressi scientifici, le gerarchie hanno dato credito alle ricerche delle case farmaceutiche, sostenendo persino la necessità di sovvenzionarle, poi hanno subito accettato la produzione e somministrazione di prodotti fatti con cellule di embrione abortito, senza nemmeno reclamare la possibilità di obiezione di coscienza. Fra l’altro, è curioso che proprio quei prodotti (Astrazeneca e Johnson&Johnson) siano quelli che hanno causato più danni ai soggetti inoculati, tanto che in Italia sono stati messi in disuso. Allineandosi passivamente ai diktat di Draghi, oltretutto tecnicamente sbagliati e controproducenti, buona parte del clero – salvo lodevoli eccezioni che però sono state emarginate – ha permesso che la popolazione si dividesse in ‘buoni’ e ‘cattivi’, identificando i secondi con chi non accettava gli obblighi vaccinali o i ricatti del lasciapassare. Ma dove è attizzata la divisione, si dovrebbe avvertire il fumo del demonio. Nonostante tutto, non perdiamo le speranze, perché la Chiesa è fatta sì di peccatori, come lo sono io stesso, ma è anche intrinsecamente ‘santa’, in quanto custodisce la presenza di Cristo risorto, che consente al senso religioso innato nell’essere umano, di divenire esperienza di vita. Per esperienza diretta posso attestare che il fermento sociale, in difesa della LIBERTÀ di cura e della VERITÀ nell’informazione, nonché le iniziative di SOLIDARIETÀ, di resistenza e di ricostruzione del tessuto sociale, vedono la partecipazione di molti cattolici, assieme a tante persone di buona volontà, la cui coscienza è stata risvegliata proprio dal dramma sociosanitario vissuto in prima persona. Non praevalebunt!”