Michael Jones – The Unz Review – 3 ottobre 202
A poche ore dall’attacco di settembre ai gasdotti Nordstream, più parti sono state unanimi nell’indicare gli americani almeno come mandanti, se non esecutori materiali, nonostante i media mainstream fossero uniti nell’incolpare la Russia. Solo gli americani avevano il movente e i mezzi. Le prove erano circostanziali ma inconfutabili. A poche ore dall’attacco al Nordstream, il video della conferenza stampa del 2022 del Presidente Biden con il Cancelliere tedesco Olaf Scholz stava facendo il giro di Internet. Lo scorso febbraio, rispondendo alla domanda di un giornalista, Biden ha disse senza mezzi termini che se la Russia avesse invaso l’Ucraina, l’America avrebbe fatto fuori i gasdotti del Nordstream. A poche ore dall’attacco ha iniziato a circolare anche il video di Victoria Nuland che dice la stessa cosa.
Storicamente, l’attacco si inserisce nello schema della politica estera anglo-americana come una mano in un guanto. I gasdotti del Nordstream erano in netto conflitto con le tesi di Mackinder, che sono state la linee guida nascoste della politica estera americana per oltre un secolo, un fatto corroborato sia da Donald Trump che, da presidente, si è opposto al Nordstream, sia dal suo avversario Ted Cruz, che aveva affermato che c’era un consenso bipartisan sulla minaccia che il Nordstream rappresentava per gli interessi americani.
Da quando, all’inizio del XX secolo, Halford Mackinder scrisse “The Geographical Pivot of History”, l’obiettivo della politica estera anglo-americana è stato quello di impedire qualsiasi unificazione della massa terrestre eurasiatica perché, secondo Mackinder, il Paese che controlla l’Eurasia controlla il mondo. Qualsiasi riavvicinamento tra Russia e Germania rappresentava una minaccia esistenziale per l’egemonia angloamericana. Quando il Kaiser e lo Zar, cugini di sangue, minacciarono di collaborare, Winston Churchill e Lord Grey attirarono entrambi i Paesi in una guerra che li mise l’uno contro l’altro, assicurando un esito favorevole all’Oceania, il nome che George Orwell diede alle nazioni insulari che costituivano l’Impero anglo-americano nel suo romanzo distopico “1984”.
Quattordici anni dopo, nel XXI secolo, l’Impero americano ha seguito lo stesso schema quando la NATO, dietro istruzioni di Victoria Nuland, mosse i primi passi per attirare la Russia in una guerra con la Germania in Ucraina, rovesciando il presidente democraticamente eletto di quel Paese e installando un regime fantoccio guidato da ebrei e nazisti.
Come in passato, lo scopo dell’attuale guerra in Ucraina era quello di attirare la Germania e la Russia in una guerra che avrebbe distrutto entrambi i Paesi, lasciando l’America come indiscusso egemone globale. Tutti sapevano che gli americani stavano usando per procura gli ucraini per fare la guerra alla Russia, ma pochi tedeschi, se non nessuno, sapevano che la guerra era condotta anche contro di loro, fino a quando l’attacco al Nordstream II non lo ha reso evidente. La maggior parte degli americani e dei tedeschi percepiva la Russia come unico nemico nel conflitto ucraino perché pochi, se non nessuno, americani o tedeschi avevano letto il rapporto della Rand Corporation “Weakening Germany, strengthening the U.S.” (Indebolire la Germania, rafforzare gli Stati Uniti), che rivelava lo schema nascosto della guerra che contrapponeva la Russia alla Germania in un conflitto reciprocamente distruttivo [1] (si veda anche CDC, qui e qui, N.d.T.).
Il rapporto Rand era semplicemente un aggiornamento delle tesi di Mackinder. Il vero obiettivo del conflitto ucraino era quello di portare al collasso l’economia europea negando alla Germania l’energia russa di cui ha bisogno per sopravvivere. Secondo il rapporto Rand, l’economia dell’UE “crollerà inevitabilmente” dopo il crollo dell’industria tedesca, causando il ritorno di trilioni di dollari di risorse europee agli Stati Uniti, seguiti da un’ondata di “giovani ben istruiti in Europa” che “saranno costretti a emigrare” perché i posti di lavoro ben pagati saranno svaniti in seguito alla crisi energetica che sarebbe stata la conseguenza diretta della guerra [2].
L’attacco americano a quello che tutti consideravano il principale alleato dell’America in Europa era necessario perché c’è un “urgente bisogno” di un afflusso di risorse dall’esterno per mantenere l’economia americana nel suo complesso, ma “soprattutto il sistema bancario“, che “solo i Paesi europei vincolati dagli impegni dell’UE e della NATO possono fornire … senza significativi costi militari e politici per noi” [3]. Secondo il rapporto Rand, il principale ostacolo al saccheggio dell’Europa, su una scala che rivaleggia con il saccheggio ebraico della Russia negli anni ’90, era “la crescente indipendenza della Germania“, che ha fatto seguito all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. La Brexit, continuava il rapporto Rand, “ha dato alla Germania una maggiore indipendenza e ha reso più difficile per gli Stati Uniti influenzare le decisioni dei governi europei” [4]. L’unico modo per ostacolare “la crescente cooperazione tra Germania e Russia, così come la Francia, che, se realizzata, finirà per trasformare l’Europa in un concorrente non solo economico, ma anche politico degli Stati Uniti” è quello di infliggere un danno permanente sia alla Germania che alla Russia coinvolgendole in una guerra reciprocamente distruttiva, che “renderà impossibile per i due Paesi ristabilire in seguito relazioni normali“.
Un danno permanente è quello che è stato inflitto sia al gasdotto che alle relazioni americano-tedesche. La conseguenza immediata è stata “una riduzione delle forniture energetiche russe – idealmente, un blocco completo di tali forniture – [che] porterebbe a risultati disastrosi per l’industria tedesca. La necessità di dirottare quantità significative di gas russo per il riscaldamento invernale aggraverà ulteriormente le carenze. Le chiusure nelle imprese industriali causerebbero carenze di componenti e pezzi di ricambio per la produzione, un crollo delle catene logistiche e, infine, un effetto domino“. Il collasso totale dell’economia dell’UE significherebbe non solo che le aziende con sede negli Stati Uniti avrebbero “meno concorrenza sul mercato mondiale, vantaggi logistici e il deflusso di capitali dall’Europa“, ma anche che le economie europee saccheggiate sarebbero in grado di “contribuire all’economia degli Stati Uniti per un valore stimato di 7-9 mila miliardi di dollari“. Inoltre, si sottolinea anche l’importante effetto di molti giovani europei ben istruiti costretti a immigrare negli Stati Uniti” [5].
Secondo il rapporto Rand, gli oligarchi possono facilitare questo crollo “collocando utili idioti in posizioni politiche al fine di impedire che le forniture energetiche russe raggiungano il continente” [6] (chissà se la signora Meloni l’ha etto, N.d.T.). Il Partito Verde tedesco è composto da un gruppo di individui politicamente ingenui che sono gli “utili idioti” ideali, perché l’ideologia ambientalista che sta alla base della loro piattaforma politica è completamente irrazionale e, quindi, immune sia alla discussione razionale che alla pressione politica. Il documento della Rand descrive i partiti ecologisti in Europa come “particolarmente facili da manipolare per fargli fare le commissioni per conto dell’imperialismo americano” [7] o, per dirla con le parole del documento stesso, “Il prerequisito perché la Germania cada in questa trappola è il ruolo dominante dei partiti verdi e delle ideologie europee. Il movimento ambientalista tedesco è un movimento altamente dogmatico, se non fanatico, il che rende abbastanza facile far loro ignorare gli argomenti economici“. Come esempi di utili idioti in posizioni di comando, il rapporto Rand cita l’attuale ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, che ha recentemente affermato di essere determinata a sostenere la guerra in Ucraina a prescindere da ciò che pensano gli elettori tedeschi (alla faccia della democrazia, N.d.T.) e il ministro del Clima, Robert Habeck, che sta smantellando avidamente le centrali elettriche, nonostante l’ormai prossima carenza di energia.
Sempre secondo il rapporto della Rand, la Baerbock è “ben nota per aver dichiarato che continuerà a sospendere il gas russo anche durante l’inverno – indipendentemente da ciò che pensano i suoi elettori sulla questione e sulle conseguenze per la popolazione tedesca“. Il rapporto della Rand la cita come se avesse detto: “Staremo dalla parte dell’Ucraina, e questo significa che le sanzioni resteranno, anche in inverno – anche se per i politici diventa molto difficile”. Contando sulle “caratteristiche personali e sulla mancanza di professionalità” che caratterizzano il Partito Verde, l’autrice del rapporto Rand si sente sicura che diventerà “impossibile per loro riconoscere i propri errori in tempo. Sarà quindi sufficiente formare rapidamente un’immagine mediatica della guerra aggressiva di Putin – e trasformare i Verdi in ardenti e duri sostenitori delle sanzioni – un ‘partito della guerra’. In questo modo sarà possibile imporre le sanzioni senza alcun ostacolo” [8].
Pubblicato nel gennaio 2022 prima dell’inizio delle ostilità, il rapporto Rand prevedeva una rapida fine della guerra in seguito al crollo dell’economia russa sotto le pesanti sanzioni dell’Occidente. Questa rapida vittoria non si è mai verificata. Le sanzioni si sono rivelate un boomerang, danneggiando l’Occidente con l’inflazione energetica e avvantaggiando allo stesso tempo la Russia, la cui economia è cresciuta grazie ai maggiori introiti del settore energetico. Mentre la guerra continuava e l’Ucraina perdeva terreno a favore dei russi, il malcontento si diffondeva negli Stati vassalli europei, trascinati in un conflitto che non serviva i loro interessi nazionali. A settembre, in Germania, proteste su larga scala hanno chiesto l’apertura del Nordstream II e minacciato di far cadere il governo Scholz. Il fallimento delle truppe ucraine nell’impedire l’assorbimento di Donets e Lugansk nella Madre Russia ha creato un senso di disperazione a Kiev e di frustrazione a Washington, che ha invocato misure più dirette e avventate. Sapendo che la NATO stava perdendo la guerra sul campo in Ucraina e la guerra per la mente della gente in Germania, gli americani hanno fatto saltare il Nordstream II. L’esplosione del gasdotto russo-tedesco ha messo in difficoltà entrambe le parti in guerra, privando la Germania dell’energia e portando al collasso la sua industria e, allo stesso tempo, privando i russi delle entrate finanziarie che l’energia forniva. A meno di tre mesi dall’inizio della guerra è apparso evidente che le sanzioni imposte dall’UE e dagli USA alla Russia non hanno danneggiato nessuno, se non i Paesi che le hanno imposte, facendo salire i costi dell’energia e alimentando l’inflazione mentre i russi ridevano di gusto. Il fallimento delle sanzioni e l’incapacità dell’esercito ucraino di ricacciare i russi nel loro Paese ha reso necessaria una nuova e più spericolata strategia. L’esplosione dell’oleodotto è stato un classico esempio di terapia d’urto, che è lo strumento principale del capitalismo dei disastri. La Germania è rimasta sbalordita dalla ferocia gratuita di un attacco che ha interrotto l’arteria principale del suo settore energetico. Ancora più scioccante fu la consapevolezza che l’attacco era stato perpetrato dal loro principale alleato della NATO. Eugyppius, uno dei primi tedeschi a rispondere all’attacco, lo caratterizzò come “un vero e proprio tentativo degli Stati Uniti di inviare un messaggio e/o umiliare la Germania” [9].
Ma c’è di più. Far saltare l’oleodotto era il culmine della relazione violenta che l’America aveva stabilito con la Germania dopo averla sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale. Era inoltre un ritorno al Piano Morgenthau, da tempo abbandonato. Quando Josef Goebbels, ministro della propaganda di Hitler, ricevette una copia anticipata del piano Morgenthau, in una delle sue trasmissioni radiofoniche più efficaci lo definì “den Plan des Juden Morgenthaus, den 80 Millionen deutschen ihre Industrie beraubt und aus Deutschland ein einzige Kartoffelfeld gemacht werde” (Il piano dell’ebreo Morgenthau per derubare 80 milioni di tedeschi della loro industria e trasformare la Germania in un campo di patate). Quando divenne chiaro che gli ebrei che avevano il sopravvento nell’amministrazione Roosevelt erano determinati non a cacciare i nazisti dal potere ma a sterminare il popolo tedesco, i tedeschi si unirono dietro Goebbels, la cui risposta fu “Niemals. Das kaeme nicht in Frage” (Mai. È fuori discussione). Come nell’attuale situazione in Ucraina, l’intransigenza ebraica rese impossibili i negoziati e causò la perdita di centinaia di migliaia di vite.
I militari si opposero al Piano Morgenthau, sostenendo che equivaleva ad aggiungere divisioni di soldati tedeschi agli anni finali della guerra. Si dimostrò che avevano ragione quando l’intransigenza degli ebrei dell’amministrazione Roosevelt si ritorse contro i tedeschi, rafforzandoli nella loro determinazione a combattere fino all’ultimo uomo. L’11 dicembre 1944, l’agente dell’OSS William Donovan inviò a Roosevelt un messaggio telegrafico da Berna, avvertendolo delle conseguenze che la conoscenza del piano Morgenthau aveva avuto sulla resistenza tedesca:
Finora gli Alleati non hanno offerto all’opposizione alcun serio incoraggiamento. Al contrario, hanno ripetutamente saldato il popolo e i nazisti con dichiarazioni pubblicate, sia per indifferenza sia con uno scopo. Per fare un esempio recente, il piano Morgenthau ha offerto al dottor Goebbels la migliore occasione possibile. Egli ha potuto dimostrare ai suoi compatrioti, nero su bianco, che il nemico progetta la schiavitù della Germania. La convinzione che la Germania non abbia nulla da aspettarsi dalla sconfitta se non oppressione e sfruttamento prevale ancora, e questo spiega il fatto che i tedeschi continuano a combattere. Non si tratta di un regime, ma della patria stessa, e per salvarla ogni tedesco, che sia nazista o membro dell’opposizione, è tenuto a obbedire all’appello” [10].
Il piano Morgenthau nacque come un promemoria intitolato “Programma per impedire alla Germania di iniziare la Terza Guerra Mondiale“, consegnato dal Segretario al Tesoro Henry Morgenthau Jr. a Franklin Delano Roosevelt durante la conferenza di Quebec del 1944. L’autore del memorandum era Harry Dexter White, assistente di Morgenthau e, come lui, un ebreo profondamente preoccupato per la situazione degli ebrei in Europa. White era anche una spia comunista il cui astio ebraico nei confronti del popolo tedesco era esacerbato dal desiderio di rendere la loro vita così miserabile da indurli ad accogliere i sovietici a braccia aperte.
Il succo del piano Morgenthau era contenuto nel primo punto del memorandum intitolato “Demilitarizzazione della Germania”, che affermava:
L’obiettivo delle forze alleate dovrebbe essere quello di realizzare la completa smilitarizzazione della Germania nel più breve tempo possibile dopo la resa. Ciò significa il disarmo completo dell’esercito e del popolo tedesco (compresa la rimozione o la distruzione di tutto il materiale bellico), la distruzione totale dell’intera industria tedesca degli armamenti e la rimozione o la distruzione di altre industrie chiave che sono fondamentali per la forza militare [11].
Il memorandum minimizzava deliberatamente la natura draconiana del piano di Morgenthau nel tentativo di calmare il timore di Roosevelt di una rivolta contro la vendetta semitica che stava prendendo piede nel Dipartimento di Stato sotto Cordell Hull. In un libro pubblicato dopo la morte di Roosevelt, Morgenthau fu più sincero sui suoi piani. Disarmare la Germania non era sufficiente. La Germania doveva essere privata della base industriale che aveva creato quegli armamenti. Data “la brama di conquista del suo popolo“, “le sue industrie pesanti“, “i suoi cantieri navali“, “i suoi laboratori di ricerca” e “il suo accorto sistema di cartelli” [12 – p.2] . . . “sembrerebbe piuttosto ovvio che disarmare la Germania in qualsiasi senso reale della parola significhi rimuovere le industrie che renderebbero possibile il riarmo“[13 – p.17].
Facendo eco a Morgenthau, Louis Nizer chiese la deindustrializzazione della Germania in un libro pubblicato nello stesso anno in cui Morgenthau proponeva il suo piano:
Non sarà sufficiente distruggere la casta militare. Ne può sorgere rapidamente un’altra. La capacità della Germania di costruire gli strumenti per un’altra macchina da guerra deve essere eliminata in modo permanente. Deve esserci un disarmo industriale completo. Forse potremmo chiamarlo “de-armamento”. La confisca delle armi esistenti della Germania potrebbe essere un vantaggio per lei. Le attrezzature confiscate, così acquisite dalle Nazioni Unite, diventerebbero presto obsolete, mentre la Germania potrebbe pianificare un arsenale più nuovo ed efficace. L’inverso era vero quando la Germania attaccò. . . . . Ma ancora più importante è che le industrie di macchine utensili, del ferro, dell’acciaio, dell’alluminio, della chimica e altre che offrono la possibilità di ricostruire questi impianti devono essere sottratte alla direzione tedesca, sia fisicamente, sia attraverso il controllo della gestione. Un metodo di controllo potrebbe essere quello di affidare la maggioranza delle azioni di queste “industrie pesanti” a rappresentanti delle Nazioni Unite [14 – p.136].
Come il Partito Verde tedesco nel XXI secolo, il piano Morgenthau prevedeva anche di privare la Germania dell’energia necessaria per le sue fabbriche. Nel 1944, quando Harry Dexter White elaborò il Piano Morgenthau, la principale fonte di energia tedesca era il carbone. Morgenthau si lamentava che:
Anche dopo la rimozione di tutte le fabbriche della Ruhr sfuggite alla distruzione durante la guerra, le miniere sarebbero rimaste una potenziale fonte di riarmo tedesco. Il carbone non può essere portato via dalla Ruhr (se non con i treni che lo estraggono), quindi la Ruhr dovrebbe essere portata via dalla Germania” [15 – p.20].
Per raggiungere questo obiettivo, Morgenthau propose la pulizia etnica dei tedeschi dalla valle della Ruhr, il cuore industriale della Germania: “Naturalmente, nessun tedesco dovrebbe sedere nella commissione di governo della Ruhr. In realtà, nessun tedesco dovrebbe essere lasciato nella Ruhr… La popolazione non sarebbe sotto il dominio degli stranieri perché non ci sarebbero. I loro posti sarebbero occupati da francesi, belgi, olandesi e altri lavoratori” [16 – p.23].
Morgenthau progettò di far lavorare nelle fattorie i 5 milioni di operai industriali che il suo piano avrebbe allontanato dai propri posti di lavoro, “portando la forza lavoro agricola totale a 14.000.000“[17 – p.49], senza menzionare il fatto che l’agricoltura tedesca non era in grado di nutrire la propria popolazione, anche utilizzando i moderni metodi industriali. Il piano di Morgenthau consisteva, in altre parole, nell’affamare deliberatamente il 20% del popolo tedesco.
Nel periodo precedente l’attacco al Nordstream, gli americani sono stati sottoposti a un tentativo concertato di riabilitare Morgenthau. Oltre al documentario di Ken Burns “The U.S. and the Holocaust“, Politico pubblicò un articolo su Morgenthau, basato su una biografia di prossima pubblicazione scritta da Andrew Meier, in cui si affermava che egli “usò i suoi stretti legami con Roosevelt per smascherare l’antisemitismo dilagante nel Dipartimento di Stato che ostacolava gli sforzi dell’America per fornire rifugio agli ebrei minacciati da Hitler” [18]. Secondo lo stesso articolo, Morgenthau funzionò come “coscienza di Franklin” (Roosvelt, N.d.T.), contrastando “una vecchia guardia anti-immigrati al Dipartimento di Stato, gli isolazionisti “America First” a Capitol Hill e gli infuriati leader sionisti che cercavano disperatamente l’attenzione della Casa Bianca“.
Nell’articolo di Politico manca qualsiasi riferimento all’opposizione degli “antisemiti” del Dipartimento di Stato al Piano Morgenthau, che permise al Segretario al Tesoro di Roosevelt di “presentare un piano per il trattamento postbellico dei tedeschi, un argomento fantasticamente complicato per il quale Morgenthau non aveva alcuna preparazione” [19 p.27]. Anthony Eden, il ministro degli Esteri britannico e Cordell Hull, il segretario di Stato americano, “erano entrambi ‘inorriditi’ dal piano“, così come l’ex presidente Herbert Hoover e il popolo americano quando lo scoprirono. Sia Hull che il Segretario alla Guerra Henry L. Stimson sapevano che “il Piano Morgenthau avrebbe comportato la morte di circa venti milioni di tedeschi per fame ed esposizione” [20 – p.29]. Un funzionario della Croce Rossa tedesca aveva previsto “un tasso di mortalità infantile dell’80-90% per l’inverno 1945-46, in mezzo a scene di desolazione difficilmente credibili in tempi moderni. I tedeschi moriranno come mosche quest’inverno ….. Ci sarà una definitiva eliminazione della popolazione tedesca per fasce d’età” [21 p.35].
Wikipedia afferma che il piano Morgenthau non fu mai attuato, basandosi su una lettura troppo letterale del fatto che la Direttiva 1067, nome del governo per il piano Morgenthau, fu sostituita dalla Direttiva 1779 nella primavera del 1947, dopo che i tedeschi avevano sofferto l’Hungerjahr (anno della fame, N.d.T.) del 1946-7. Questa affermazione ignora il fatto che il generale Dwight D. Eisenhower fu un accanito sostenitore del piano Morgenthau. Era nella tenda in Inghilterra al momento del suo inizio e, a differenza di Morgenthau, era in Germania alla fine della guerra e in grado di attuarlo contro i soldati tedeschi catturati che si rifiutava di dichiarare prigionieri di guerra, privandoli di cibo, acqua e riparo nel famigerato Rheinwiesenlager già prima dell’Hungerwinter del 1946-47, quando “i ragazzi di Morgenthau” erano impegnati a far morire di fame i civili tedeschi.
Eisenhower supportò il piano genocida di Morgenthau fin dal suo inizio, nell’agosto del 1944, anche se “causò litigi tra gli alleati occidentali perché temevano che i comunisti avrebbero ‘sfruttato’ la miseria che il Piano Morgenthau avrebbe creato in Germania” [22 – p.25]. Fred Smith, uno degli assistenti di Morgenthau che si trovava nella tenda quando il piano fu concepito nel sud dell’Inghilterra il 7 agosto 1944, ha riferito che Eisenhower era semmai più desideroso di attuare il piano genocida di Morgenthau di quanto non lo fosse Morgenthau stesso. Eisenhower, come Morgenthau, riteneva che il popolo tedesco, non solo i nazisti, “fosse colpevole di aver sostenuto il regime e che ciò lo rendesse partecipe dell’intero progetto tedesco, e personalmente avrebbe voluto ‘vedere le cose rese buone e difficili per loro per un po’“. Sottolineò che i discorsi sulla possibilità di lasciare la Germania libera dopo essersi occupata dei vertici provenivano da coloro che temevano la Russia e volevano rafforzare la Germania come potenziale baluardo contro i desideri che la Russia avrebbe potuto un giorno avere…” [23 – p.26]. Come conseguenza del Piano Morgenthau:
Ben oltre sessanta milioni di persone furono deliberatamente spinte sull’orlo della morte per fame. Ad Amburgo nel 1946, nella zona di occupazione britannica, uno scrittore britannico itinerante affermò che circa 100.000 persone erano all’ultimo stadio della fame con edema da inedia. A Düsseldorf e in molte altre città, le persone vivevano come topi in pochi metri quadrati di cantina umida sotto un cumulo di macerie [24 – p. 32-33].
Durante una visita in Germania nel 1946, il filantropo ed editore ebreo Victor Gollancz fu testimone delle condizioni di vita dei tedeschi:
La madre tornò mentre eravamo lì: erano le 10:30 e aveva fatto la fila per il pane fin dal mattino presto ed era tornata a mani vuote – “pane da nessuna parte”. Uno dei bambini era ancora a letto; nessuno aveva ancora mangiato, perché l’ultimo pane era finito ieri. Il padre era prigioniero di guerra in Russia. Due dei bambini avevano la tubercolosi. C’era una piccola stufa, ma non c’era carbone o gas, solo un po’ di legna, che “andavano a prendere”. Per gli escrementi usavano un secchio, che svuotavano ogni mattina in una buca che avevano scavato nel cortile soprastante. Erano stati bombardati due volte. Su una parete c’era una piccola fotografia sbiadita della madre e del padre al loro matrimonio e su un’altra un principe o un re con la scritta “Lerne leiden ohne zu klagen”: impara a soffrire senza lamentarti [25 – p.32-33].
Gollancz visitò altre residenze come questa, alcune delle quali erano decorate con crocifissi e in “alcune trovò persone che erano comunque allegre. Tutti erano grati, terribilmente grati, quando veniva dato loro qualcosa“. A Düsseldorf il tasso di mortalità dei bambini affetti da tubercolosi era già quasi tre volte superiore a quello dell’anteguerra; circa un terzo dei bambini di Iserlohn era affetto da tubercolosi. . . .”[26 – p.34].
La prova che il trattamento spietato di Eisenhower nei confronti dei soldati tedeschi era, in realtà, la sua attuazione del Piano Morgenthau può essere dedotta dal fatto che egli “iniziò a realizzarlo di propria iniziativa nel 1944“, un anno prima della resa dei tedeschi:
I primi a soffrire furono i prigionieri tedeschi. I campi di prigionia americani sotto il comando di Eisenhower in Francia erano tenuti molto al di sotto degli standard stabiliti dalla Convenzione di Ginevra. Questi campi sono stati descritti dal tenente colonnello Henry W. Allard, responsabile dei campi statunitensi in Francia nel 1945: “Gli standard dei campi PoW [prigionieri di guerra] nella ComZ [la zona posteriore dell’esercito americano] in Europa sono solo leggermente migliori o pari alle condizioni di vita dei campi PoW giapponesi di cui ci parlano i nostri uomini, e sfavorevoli a quelle dei tedeschi“. Secondo gli americani, dopo la guerra, mantenere tali campi era un crimine di guerra punibile con la morte. Nel 1946 fucilarono il generale giapponese Masaharu Homma per aver mantenuto i campi all’incirca nelle condizioni descritte da Allard [27 – p. 28-29].
Poco dopo la resa della Germania, l’8 maggio 1945, Eisenhower “inviò un “corriere urgente” in tutta l’enorme area che comandava, rendendo un crimine punibile con la morte per i civili tedeschi nutrire i prigionieri. Era addirittura un crimine punibile con la morte raccogliere cibo in un unico luogo per portarlo ai prigionieri” [28 – p. 41]. L’ordine di Eisenhower specificava che:
in nessun caso si possono raccogliere scorte di cibo tra gli abitanti locali per consegnarle ai prigionieri di guerra. Coloro che violano questo ordine e cercano comunque di aggirare il blocco per permettere che qualcosa arrivi ai prigionieri rischiano di essere fucilati” [29 – p. 44].
Martin Brech, che prestò servizio come guardia nel campo di Andernach nel 1945, testimoniò che un ufficiale gli disse “la nostra politica prevede che questi uomini non vengano nutriti” [30 – p. 44-45]. Ciò significa che i 50.000-60.000 uomini detenuti ad Andernach “morivano di fame, vivevano senza riparo in buche nel terreno, cercando di nutrirsi di erba“[31 – p. 44-45]. Brech confermò confermato che la politica del terrore di Eisenhower era applicata duramente fino al più basso livello di guardia del campo. All’epoca in cui Brech ricevette l’ordine di smettere di nutrire i prigionieri, pena la sua stessa fucilazione, non gli sembrava credibile che l’esercito volesse che questi prigionieri morissero. Poi, alla luce delle nuove prove del 1995, Brech affermò “è chiaro che in realtà la politica era quella di sparare a tutti i civili che cercavano di nutrire i prigionieri” [32 p. 47]. Il prigioniero tedesco Hanns Scharf assistette al tentativo di una donna e dei suoi due figli di portare del vino nel campo di Bad Kreuznach. La donna chiese alla guardia americana “di dare la bottiglia a suo marito, che era appena dentro il filo spinato“. La guardia si rovesciò la bottiglia in bocca e, quando fu vuota, la gettò a terra e uccise il prigioniero con cinque colpi di pistola” [33 – p.45-46].
La maggior parte dei civili tedeschi morì per mancanza di cibo quando la produzione mondiale di cibo era al 97% dei livelli prebellici e il cibo dei civili tedeschi veniva bruciato fuori dai campi. Per evitare l’indignazione popolare, ai tedeschi fu detto che la carestia era mondiale, eppure ” dopo la resa dei tedeschi morivano bambini da diciassette mesi a cinque anni“, mentre allo stesso tempo veniva loro impedito “di ricevere aiuti caritatevoli e di guadagnarsi il pane da soli. Continuavano a morire mentre la produzione mondiale di cibo aumentava sempre di più. La grande maggioranza dei tedeschi morti erano donne, bambini e uomini molto anziani” [34 – p.130].
Gli Alleati continuarono a privare le donne e i bambini tedeschi del cibo che era facilmente disponibile:
Alle agenzie umanitarie straniere fu impedito di inviare cibo dall’estero; i treni di cibo della Croce Rossa furono rimandati in Svizzera; a tutti i governi stranieri fu negato il permesso di inviare cibo ai civili tedeschi; la produzione di fertilizzanti fu drasticamente ridotta; e il cibo fu confiscato durante il primo anno, specialmente nella zona francese. La flotta peschereccia fu tenuta in porto mentre la gente moriva di fame. I soldati britannici fecero saltare in aria un peschereccio davanti agli occhi dei tedeschi attoniti [35 – p.91].
L’affamamento deliberato del popolo tedesco indignò gli americani, come il senatore statunitense Kenneth Wherry, il quale esclamò all’amministrazione Truman che il cibo non scarseggiava, “perché ce n’era in abbondanza nei magazzini civili e militari ….. La verità è che ci sono migliaia e migliaia di tonnellate di razioni militari nelle nostre scorte in eccedenza che si sono deteriorate proprio in mezzo a popolazioni affamate” [36 – p.32] (e hanno fatto le fortune di tanti sergenti dello US Army con il mercato nero, N.d.T.). In un altro momento Wherry disse: “Il popolo americano dovrebbe sapere… che è stato reso complice involontario del crimine della fame di massa… [37 – p.38]. La Germania è l’unica nazione in cui l’UNRRA non è autorizzata a nutrire i suoi cittadini. La Germania è l’unica nazione sottoposta a una politica di fame deliberata di 1.500 calorie al giorno“.
Nello stesso momento in cui gli americani privavano il popolo tedesco di cibo, erano impegnati in una massiccia operazione di saccheggio, che ha sequestrato “tra i 4,8 e i 12 miliardi di dollari solo in proprietà intellettuale, oltre al sequestro di beni stranieri e di spedizioni, e di macchinari, cibo, legname e carbone che sono usciti a est e a ovest” [38 – p.175].
Per 50 anni le prove che documentavano le atrocità commesse dagli Alleati contro il popolo tedesco furono sepolte, sia in senso figurato negli archivi che in senso letterale nei prati che ospitavano i campi. Gli ex prigionieri del Rheinwiesenlager sono ora attivamente coinvolti nel “tentativo di scoprire la verità dietro i falsi storici che sono stati accettati come reali fino ad oggi” [39 – p.46]. A volte le scoperte sono più letterali, come quando gli scavi per una nuova centrale elettrica a Lambach, in Austria, all’inizio del 1996, hanno rivelato una fossa comune su un sito di 80 metri quadrati vicino al fiume Traun [40 – p.46]. Rivelazioni di questo tipo comportano una maggiore repressione, come è accaduto quando “all’agricoltore Otto Tullius, della Germania occidentale, è stato impedito dalla polizia di scavare nel suo terreno alla ricerca di tracce di prigionieri sul sito di un ex campo americano-francese” [41 – p.46]. Se l’alluvione del luglio 2021 abbia effettivamente portato alla luce le ossa dei soldati che Eisenhower fece morire di fame, è irrilevante rispetto alla minaccia psichica che qualsiasi riesumazione del passato rappresenta per coloro la cui presa sul potere politico si basa sulla repressione della verità su ciò che è realmente accaduto al popolo tedesco dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Nel corso dell’estate del 1945, il generale Patton cominciò a riesaminare le proprie opinioni sul nemico che aveva appena sconfitto e sugli Alleati che avevano contribuito alla vittoria dell’America sulla Germania nazista. Ora che la guerra era finita, la stampa americana aveva trovato un nuovo nemico nel generale Patton. Quando l’8 maggio 1945, in una conferenza stampa a Ratisbona, disse ai giornalisti che intendeva trattare le SS catturate in modo non diverso dagli altri prigionieri di guerra tedeschi, perché “le SS non significano più in Germania che essere democratici in America“, il miglior generale americano fu crocifisso dalla stampa, nonostante avesse chiesto di non essere citato. [42] Durante la stessa estate del 1945, Eisenhower trascinò Patton nell’attuazione del Piano Morgethau, che prevedeva di cacciare i tedeschi dalle poche abitazioni rimaste abitabili dopo la campagna di bombardamenti alleata “per fare spazio a più di un milione di deportati ebrei “[43] Nel suo diario, Patton annotò:
“Oggi abbiamo ricevuto ordini… in cui ci veniva detto di dare agli ebrei una sistemazione speciale. Se per gli ebrei, perché non per i cattolici, i mormoni, ecc? . . . Stiamo anche consegnando ai francesi diverse centinaia di migliaia di prigionieri di guerra da utilizzare come manodopera schiava in Francia. È divertente ricordare che abbiamo combattuto la Rivoluzione in difesa dei diritti dell’uomo e la Guerra Civile per abolire la schiavitù e ora siamo tornati indietro su entrambi i principi” [44].
Il senso “anglosassone” di Patton per il fair play fu oltraggiato anche dai processi di Norimberga che sembravano determinati, in combinazione con il piano Morgenthau, a trattare ogni tedesco sopravvissuto alla guerra come un criminale di guerra. In una lettera datata 14 settembre 1945, Patton disse alla moglie: “Sono francamente contrario a questa storia dei criminali di guerra. È disonesta ed è semitica. Sono anche contrario a mandare i prigionieri di guerra a lavorare come schiavi in terre straniere (cioè nei Gulag dell’Unione Sovietica), dove molti moriranno di fame” [45].
Come indica il suo commento, il denominatore comune che univa le politiche che era costretto ad attuare era il desiderio di vendetta degli ebrei nei confronti del popolo tedesco. In un’altra lettera alla moglie scrisse: “Sono stato a Francoforte per una conferenza del governo civile. Se quello che stiamo facendo (ai tedeschi) è ‘Libertà, allora datemi la morte’ (chiaro riferimento al celebre discorso di Patrick Henry, N.d.T.). Non riesco a capire come gli americani possano cadere così in basso. È semitico, e ne sono certo” [46].
In qualità di nuovo amministratore del Paese che aveva appena conquistato, Patton fu costretto a trattare con l’esercito sovietico in modo molto più concreto di quando era un generale. Ben presto iniziò a fare paragoni invidiosi tra ex nemici e attuali alleati. Il 21 luglio 1945, disse alla moglie che: “Berlino mi ha fatto venire il mal di testa. Abbiamo distrutto quella che avrebbe potuto essere una buona razza e stiamo per sostituirla con selvaggi mongoli. E tutta l’Europa sarà comunista. Si dice che per la prima settimana dopo la presa di Berlino, tutte le donne che correvano venivano fucilate e quelle che non correvano venivano violentate. Avrei potuto prenderla io (al posto dei sovietici) se mi fosse stato permesso” [47].
Patton si convinse che la vittoria militare ottenuta aveva semplicemente permesso la conquista comunista dell’Europa orientale, e che tale conquista era semplicemente il preludio per permettere a Stalin di inghiottire il resto dell’Europa dopo la guerra, con l’aiuto di ebrei come Morgenthau e il suo assistente Harry Dexter White, un altro ebreo che era anche una spia dell’Unione Sovietica.
Il 31 agosto scrisse: “In realtà, i tedeschi sono le uniche persone rispettabili rimaste in Europa. Io preferisco i tedeschi“. E il 2 settembre: “Quello che stiamo facendo è distruggere l’unico Stato semi-moderno in Europa, in modo che la Russia possa inghiottirlo tutto” [48].
Il 22 settembre, la stampa lanciò un’altra campagna per dipingere Patton come un cripto-nazista, e a questo punto aprì gli occhi. In una nota del diario datata la sera dello stesso giorno, Patton concluse che:
“C’è un’evidente influenza semitica nella stampa. Stanno cercando di fare due cose: primo, attuare il comunismo e secondo, fare in modo che tutti gli uomini d’affari di origine tedesca e con antecedenti non ebraici siano cacciati dal loro lavoro. . . . Hanno perso completamente la concezione anglosassone della giustizia e pensano che un uomo possa essere cacciato perché qualcun altro dice che è un nazista. Sono rimasti evidentemente scioccati quando ho detto loro che non avrei cacciato nessuno senza una prova di colpevolezza davanti a una corte di giustizia… Un altro punto su cui la stampa ha insistito è stato il fatto che stavamo facendo troppo per i tedeschi a scapito dei deportati, la maggior parte dei quali sono ebrei. Non saprei rispondere a questa domanda, perché la risposta è che, secondo me e secondo la maggior parte degli ufficiali non politici, è assolutamente necessario costruire la Germania come Stato cuscinetto contro la Russia. In realtà, temo che abbiamo aspettato troppo a lungo” [49].
A seguito della campagna di stampa contro Patton, Eisenhower decise di rimuoverlo dalle sue funzioni di governatore militare e di “portarlo ai piani alti” dandogli il comando della Quindicesima Armata. A causa di quella che ormai considerava una cospirazione ebraica contro di lui e del fatto che i suoi superiori militari ne facevano parte, Patton decise di dimettersi dal suo incarico militare e di portare il suo caso davanti al popolo americano. Patton morì in ospedale nel dicembre 1945, in circostanze che indicavano che la soluzione era già pronta. L’America avrebbe avuto il suo presidente eroe di guerra, ma quel presidente sarebbe stato Dwight D. Eisenhower, che avrebbe ottenuto una carica politica con l’aiuto di C.D. Jackson e della cabala Hollywood/CIA che aveva creato la narrativa dell’Olocausto per scagionarlo dai crimini di guerra che aveva commesso come amministratore del Rheinwiesenlager.
Sulla scia dell’attacco della CIA ai gasdotti del Nordstream, la Germania si trova ora di fronte a una replica di Das Hungerjahr del 1946-7. Come chiarisce il già citato rapporto Rand, il Partito Verde sta attuando la stessa politica di inedia energetica e di deindustrializzazione che il Segretario al Tesoro Morgenthau aveva proposto come il modo migliore per “impedire alla Germania di iniziare una [sic] terza guerra mondiale“[50].
Una volta superato lo shock iniziale, i tedeschi cominciarono a collegare i puntini in modo cauto ma senza precedenti. Come se fosse riluttante ad affrontare un argomento che potrebbe portarlo in prigione, Eugyppius ha menzionato “l’inverno della fame” [51] del 1946-7 e affermato che i Verdi hanno dato la loro approvazione all’attacco al Nordstream per eliminare la pressione politica degli elettori tedeschi [52].
Gli americani sono stati incoraggiati ad attaccare l’oleodotto perché sono sicuri che sette generazioni di vendetta ebraica e di ingegneria sociale hanno reso la popolazione tedesca così docile da essere disposta a collaborare come sonnambula alla propria estinzione. Ralph Schoelhammer ha affermato che l’attacco significa il “Götterdämmerung (crepuscolo degli dei, N.d.T.) per il vecchio continente“. Ha attribuito l’assenza generale di indignazione in Germania a “un misto di pressione esterna e stupidità interna” [53], senza menzionare il fatto che l’atteggiamento dei Verdi nei confronti dell’oleodotto è il compimento del piano Morgenthau. Schoelhammer, tuttavia, ha fatto riferimento indirettamente “all’anno della fame” e al Piano Morgenthau quando ha affermato che “potrebbero esserci vere e proprie carestie in Europa. È possibile il razionamento del cibo in uno scenario di Seconda Guerra Mondiale? Sì, credo di sì“.
Rispondendo a Schoelhammer, il conduttore Clayton Morris ha affermato che “dobbiamo studiare la nostra storia“, ma nella discussione mancava qualsiasi comprensione della continuità storica nelle relazioni americano-tedesche. L’identificazione del principale veicolo di continuità tra l’inverno del 1946-7 e l’inverno del 2022-3 non era consentita perché implicava una discussione sull’influenza ebraica nella storia tedesca recente. Lo strumento principale che ha creato una nazione di sonnambuli è stata la corruzione sessuale della morale tedesca, iniziata con la riforma monetaria del 1948, quando il Dipartimento di Stato abbandonò il tentativo di Morgenthau di far morire di fame i tedeschi e optò invece per una spietata ingegneria sociale. I risultati del cosiddetto “Synodal Weg” recentemente pubblicato dai vescovi cattolici tedeschi indicano che la devianza sessuale si è insediata ai più alti livelli della Chiesa. Dolci sono gli usi delle avversità. Il principale veicolo che Dio ha decretato per l’aumento della coscienza è la sofferenza, perché la sofferenza schiarisce la mente e, in questo caso particolare, permette di ripudiare la decadenza per cui la Germania è nota e di tornare al cristianesimo che i tedeschi hanno abbandonato quando sono diventati complici della loro schiavitù al vizio sessuale.
Nel 1890, in un’epoca in cui la Chiesa cattolica si sentiva libera di discutere la questione ebraica, i redattori di Civiltà Cattolica, la rivista ufficiale del Vaticano, indicarono la soluzione all’attuale crisi della Germania quando scrissero che non ci sarà rimedio ai mali che affliggono l’Europa “finché ci saranno governi che continueranno a sostituire i dieci comandamenti, la fede e il Vangelo di Cristo con i principi glorificati dalla rivoluzione francese. Se le società cristiane, allontanate dalla Chiesa di Gesù Cristo, non torneranno a Lei, aspetteranno invano la loro liberazione dagli ebrei” [54]. Ciò che era vero allora per i francesi dopo la rivoluzione del 1789 è a maggior ragione vero per i tedeschi di oggi. “Finché il peccato durerà, anche la punizione durerà e si intensificherà“.
L’attacco ai gasdotti Nordstream ha dimostrato senza ombra di dubbio che l’obiettivo dell’ingegneria sociale ebraica imposta alla Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale non era la riabilitazione del popolo tedesco, ma la sua estinzione. I tubi possono essere riparati, ma solo se la Germania abbandona la sua servitù alla discoteca gay altrimenti nota come Impero americano. La Germania deve uscire dalla NATO e fare pace con la Russia, ma può trovare il coraggio di compiere un passo così monumentale solo se torna alle sue radici cristiane. Finché ciò non avverrà, “Germania delenda est” rimarrà il destino della Germania.