Le milizie Houthi dello Yemen hanno dimostrato che un piccolo esercito può affrontare l’Impero Americano e vincere. Hanno dimostrato che il coraggio, la risolutezza e l’impegno nei confronti dei princìpi possono agire come un moltiplicatore di forza, consentendo ad un esercito molto più debole di aver successo “agendo al di sopra delle proprie capacità”. Hanno anche dimostrato che pochi missili ben posizionati in punti chiave sulle rotte marittime più critiche del mondo possono scuotere dalle fondamenta l’economia globale e l’“ordine basato sulle regole”. In breve, gli Houthi hanno dimostrato che Davide può battere Golia senza problemi, a patto che riesca a mantenere la sua posizione strategica sullo stretto di Bab-el-Mandeb.
Ecco cosa sta accadendo: gli Houthi occupano un’area a ridosso della parte più stretta del Mar Rosso, il corridoio marittimo più importante del mondo. Su di esso “grava del 12% del commercio internazionale e quasi un terzo del traffico globale di container”. Quando il flusso delle navi lungo questo corso d’acqua viene interrotto, i premi assicurativi salgono alle stelle, i costi delle merci al dettaglio aumentano e il prezzo del petrolio si impenna. Ecco perché le potenze occidentali sono costantemente impegnate a mantenere queste rotte di navigazione sempre aperte, a qualunque costo. Ecco alcuni retroscena riportati da CNN:
I ribelli Houthi dello Yemen, sostenuti dall’Iran, stanno intensificando i loro attacchi alle navi in transito nel Mar Rosso, come rappresaglia contro Israele per le sue operazioni militari a Gaza.
Gli attacchi hanno costretto alcune delle più grandi compagnie petrolifere e di navigazione del mondo a sospendere il transito attraverso una delle rotte commerciali marittime più importanti del mondo, cosa che potrebbe rivelarsi uno shock per l’economia globale.
Si ritiene che gli Houthi siano stati armati e addestrati dall’Iran, e si teme che i loro attacchi possano trasformare la guerra di Israele contro Hamas in un conflitto regionale più ampio. Who Are The Houthis, CNN
Al momento, queste rotte marittime sono quindi chiuse a causa degli attacchi degli Houthi contro le navi dirette in Israele. Ciò, a sua volta, ha rallentato il traffico complessivo. Se la situazione attuale dovesse persistere o peggiorare, l’impatto sull’economia globale potrebbe essere catastrofico.
Altre informazioni tratte dal Washington Post:
Lunedì, il colosso petrolifero BP è stata l’ultima compagnia ad annunciare che avrebbe sospeso le sue spedizioni attraverso il Mar Rosso. Diverse compagnie di navigazione, tra cui MSC, Maersk, Euronav e Evergreen Group, hanno affermato che stanno evitando il Canale di Suez poiché i militanti prendono di mira le navi mercantili.
Circa il 10% di tutto il commercio marittimo di petrolio passa attraverso il Mar Rosso, che è connesso al Mar Mediterraneo tramite il Canale di Suez. Senza accesso alla rotta del Mar Rosso, molte navi dovranno intraprendere il viaggio molto più lungo e costoso intorno all’Africa per raggiungere le loro destinazioni…
[The World Shipping Council] ha sollecitato “la comunità globale a continuare ogni possibile sforzo diplomatico a sostegno della sicurezza e della libertà di navigazione attraverso questa regione, vitale per il commercio internazionale”.New U.S.-led Red Sea task force won’t stop shipping attacks, Houthis say, Washington Post
Vale la pena notare che gli Houthi hanno ripetutamente affermato che le navi che NON sono dirette ai porti israeliani non verranno attaccate. Ciononostante, le principali compagnie di navigazione hanno deciso di dirottare le loro navi dal Mar Rosso al Capo di Buona Speranza. Questa rotta alternativa incrementa di settimane il periodo di navigazione, costringendo i vettori ad aumentare i prezzi delle merci e a riconfigurare le proprie tabelle di marcia. In conclusione: l’azione degli Houthi farà ulteriormente crescere l’inflazione nei Paesi occidentali spingendo le loro economie verso una brusca e prolungata caduta.
La cosa sorprendente è che gli Houthi non hanno nulla da guadagnare da tutto questo. In realtà, si stanno esponendo ad un grande rischio (di ritorsioni da parte degli Stati Uniti) al solo fine di costringere Israele ad interrompere il suo incessante bombardamento della Striscia di Gaza e consentire al popolo palestinese affamato di accedere a cibo, acqua e forniture mediche. Gli Houthi dovrebbero essere elogiati per la loro compassione e per la loro umanità, ma a Washington non la vedono in questo modo. Non pensano che l’azione degli Houthi sia lodevole, virtuosa o giusta. La considerano una sfida al primato americano, una minaccia alla loro egemonia regionale e alla leadership globale. La ritengono un’interferenza nella loro politica su Gaza, al fatto che ad Israele è stata concessa carta bianca per uccidere e mutilare tutti i palestinesi che vuole per raggiungere il proprio obiettivo strategico, ovvero il Grande Israele. Quindi, ciò che abbiamo è una forza inarrestabile e un oggetto inamovibile. Abbiamo due punti di vista opposti e non c’è modo di risolvere le loro divergenze senza uno scontro militare diretto. Ciò significa che presto ci saranno grossi problemi.
Ed è per questo che, lunedì scorso, il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha annunciato di aver riunito una coalizione marittima di dieci membri che pattuglierà le vie navigabili del Mar Rosso e difenderà la “libertà di navigazione” in quella zona. (I membri della coalizione includono: Gran Bretagna, Bahrein, Canada, Francia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Seychelles e Spagna.)
Ora, una persona ragionevole potrebbe chiedersi perché Austin dovrebbe mettere insieme un’altra coalizione militare improvvisata – i cui obiettivi strategici sono tutt’altro che chiari – invece di provare prima a mettersi in contatto con la leadership Houthi per vedere se è possibile raggiungere un accordo ed evitare uno scontro. Tutti coloro che hanno seguito la politica estera americana negli ultimi 30 anni sanno però che gli Stati Uniti non negoziano con persone o Paesi che considerano inferiori. Quindi tale opzione è stata subito scartata. Invece, gli Stati Uniti hanno deciso di perseguire il loro approccio tradizionale alle crisi emergenti, che prevede una discreta dose di retorica incendiaria seguita da una azione militare. E questa sembra al momento essere la dinamica con la quale sta evolvendo la situazione. Si veda questo estratto da un articolo di John Helmer:
… lunedì, sul quotidiano moscovita Vedomosti, è stato riportato che gli esperti russi si aspettano che “molto probabilmente gli americani lanceranno attacchi missilistici e bombe contro centri di comando e depositi militari degli Houthi, o che seguiranno attacchi mirati da parte di forze speciali per eliminare i comandanti dei guerriglieri. L’operazione sarà grosso modo analoga alle azioni degli alleati occidentali in Siria o Iraq”. Il giornale sostiene che, secondo la sua fonte, “le forze militari dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti potrebbero partecipare all’operazione – le loro forze armate e i loro delegati conducono una lenta guerra contro gli alleati dell’Iran nello Yemen fin dal 2015″. John Helmer, Dancing With Bears.
Anche autorevoli editori dei media occidentali invocano una guerra contro gli Houthi. Questo brano è tratto dal The World Socialist Web Site:
Attualmente i media statunitensi stanno facendo pressione affinché l’amministrazione Biden prenda di mira sia lo Yemen che l’Iran. In un editoriale, il Wall Street Journal ha scritto: “La stampa riporta che l’amministrazione Biden sta contemplando l’uso della forza militare in risposta ai continui attacchi alle navi commerciali da parte della milizia Houthi nello Yemen. Sarebbe anche ora! Gli attacchi missilistici Houthi rappresentano la minaccia più significativa per il trasporto marittimo globale da decenni, e continueranno a meno che una coalizione globale non si unisca per fermarli”.
Il Journal continua così: “La domanda è se gli Stati Uniti e le altre forze navali occidentali si limiteranno a difendersi e a intercettare i missili mentre gli Houthi impongono i termini della battaglia. Prima o poi un missile Houthi potrebbe superare le difese navali statunitensi e uccidere dei marinai americani. Allora la Casa Bianca non avrà altra scelta se non quella di contrattaccare”. Il Journal chiede che gli Stati Uniti inaspriscano l’azione contro l’Iran, dichiarando: “Alla fine i governanti iraniani devono capire che i loro beni – militari e nucleari – sono a rischio se continuano a fomentare disordini, ad attaccare gli alleati degli Stati Uniti e a prendere di mira basi o navi americane”. As Gaza genocide continues, US prepares major escalation of war throughout Middle East, World Socialist Web Site.
Quindi, c’è sicuramente un gruppo all’interno dell’establishment della politica estera che sostiene l’idea di una guerra contro lo Yemen. Ci aspettiamo che questa “corsa alla guerra” acquisisca slancio nelle prossime settimane, man mano che sempre più navi verranno dirottate verso l’Africa e le ostilità continueranno ad aumentare. Ma non c’è alcun segno che gli Houthi intendano ridimensionare le loro richieste o abbandonare la causa palestinese in tempi brevi. Anzi, sembrano più risoluti che mai, come risulta evidente da questa citazione del membro del Consiglio Houthi Muhammad al-Bukhaiti:
“Anche se l’America riuscisse a mobilitare il mondo intero, le nostre operazioni nel Mar Rosso non si fermeranno finché non finirà il massacro a Gaza. Non rinunceremo alla responsabilità di difendere i Moustazafeen (gli oppressi) della Terra”.
Qui non c’è molto spazio di manovra. Gli Houthi vogliono la fine delle violenze e la distribuzione di aiuti umanitari. E sono disposti ad entrare in guerra con gli Stati Uniti per fare in modo che le loro richieste vengano soddisfatte. E nessuno meglio degli Houthi sa cosa ciò comporta. Durante i 9 anni di guerra con l’Arabia Saudita, Washington ha fornito le armi e il potere di embargo che hanno portato alla morte di circa 377.000 persone. “Più della metà decedute per la fame e le malattie causate dall’assedio”. (Antiwar.com)
Quindi, gli Houthi sanno di quale ferocia è capace Washington. Ciononostante, non si tirano indietro e non cedono. Ci sarà un cessate il fuoco oppure una guerra. Tocca a Biden decidere. Ma, se opta per la guerra, dovrebbe rendersi conto che non sarà un gioco da ragazzi. Certo che no. Ci saranno attacchi alle basi americane, alle navi da guerra americane e ai giacimenti petroliferi e alle infrastrutture saudite. I prezzi del petrolio saliranno alle stelle, il trasporto marittimo commerciale si fermerà e le azioni della finanza globale crolleranno. E, nel frattempo, Cina e Russia staranno a guardare da bordo campo mentre lo Zio Sam getta la sua ultima oncia di credibilità e di potere nel buco nero della penisola arabica.
Ecco come il leader Houthi Sayyed Abdul-Malik al-Houthi ha sintetizzato la situazione:
“Se gli Stati Uniti vogliono entrare in guerra con noi, devono sapere che li stiamo aspettando. Vogliamo una guerra diretta tra lo Yemen, gli Stati Uniti e Israele. Non abbiamo paura dell’America e tutto il popolo dello Yemen si schiererà contro di loro”.
Questa è una guerra che gli Stati Uniti potrebbero facilmente evitare semplicemente “facendo la cosa giusta” e approvando subito un cessate il fuoco. Ciò metterebbe rapidamente fine alle atrocità di Israele e, allo stesso tempo, fermerebbe gli attacchi alle navi commerciali. Questa è una soluzione che tutti possono accettare.