Avevate mai sentito parlare del dottor Curt Richter? No. Nemmeno io.
Nel periodo in cui negli Stati Uniti si faceva quasi tutto in nome della scienza (oggi non più, ora si fa tutto in nome del denaro), il dottor Curt Richter, rinomato fisiologo e scienziato comportamentale, aveva condotto i suoi fondamentali esperimenti sui ratti. Aveva presentato il suo esperimento più famoso a metà degli anni ’50 alla Johns Hopkins University.
Questi test miravano a scoprire gli effetti della disperazione e della mancanza di speranza sul tasso di sopravvivenza dei ratti.
A quanto pare, il gentile scienziato aveva immerso i suoi amati ratti in vasche d’acqua e aveva cronometrato il loro dibattersi frenetico. I topi credevano che sarebbero annegati e facevano di tutto per salvare le loro patetiche vite.
Non si rendevano conto che il buon dottore aveva un animo gentile e li avrebbe salvati prima della loro morte acquatica. Ma non lo aveva fatto. Non all’inizio, almeno. E molti topi avevano trovato la morte dopo circa 15 minuti di inutili tentativi di rimanere a galla.
Il gruppo successivo di topi era stato quello fortunato, anche se qualcuno direbbe il contrario. Questi poveri esemplari erano stati tenuti sotto osservazione fino al momento in cui, a causa dello sfinimento, stavano per lasciarsi andare e, a quel punto, erano stati tirati fuori dall’acqua, asciugati con cura e messi a riposare. Salvati.
Un miracolo di sicuro. E che sollievo.
Dopo un breve periodo di riposo, i topi erano stati ributtati nei loro secchi, che, alla fine, sarebbero comunque stati la loro tomba liquida, ma non in 15 minuti, il tempo necessario per lo sfinimento fisico stabilito in precedenza, bensì nell’incredibile e miracoloso periodo di SESSANTA ORE! Oh, meraviglia delle meraviglie, com’era stato possibile che queste minuscole creature avessero potuto prolungare così a lungo la fugace energia necessaria per rimanere in vita?
La speranza! Speranza, avete detto? Sì, era stata la speranza.
Erano già stati salvati in passato, quindi, sicuramente, lo sarebbero stati di nuovo! Avevano un’indubbia fiducia nel dottor Curt e sapevano che all’ultimo momento li avrebbe strappati ad una morte certa. Ma non lo aveva fatto. No, il buon dottore voleva vedere quanto a lungo la speranza li avrebbe sostenuti. Quanto a lungo quel barlume di fiducia nella bontà dell’uomo potesse brillare nei cuori e nei muscoli delle povere bestioline.
E così il salvatore non era mai arrivato e dopo circa 60 ore (minuto più, minuto meno), alla fine tutti i topi avevano ceduto. Una volta raggiunta la soglia delle 60 ore, sicuramente alcune creature saranno state rimosse dal secchio per motivi umanitari. Ma forse no. Ti insegna ad avere fede, eh? Beh, almeno la fede negli esseri umani. È difficile dire se i topi siano consapevoli della misericordia di Dio. Forse stanno tutti sorseggiando margarita nel paradiso dei ratti. Chi lo sa.
Il dottor Richter era diventato un eroe nel mondo della scienza, naturalmente. Quello che aveva scoperto nel suo piccolo e riprovevole esperimento è che almeno i ratti erano in grado di spendere energia per rimanere in vita se venivano indotti (falsamente) a credere che, ad un certo punto, sarebbero stati salvati; i loro sforzi per rimanere in vita potevano continuare quasi all’infinito se credevano che tali sforzi sarebbero stati ripagati.
Gli psicologi citano spesso questo esperimento come prova del potere della speranza. Si scopre che la nostra prospettiva può essere incredibilmente potente. Quando siamo fiduciosi del fatto che le nostre circostanze sono temporanee e che un cambiamento è possibile, possiamo realizzare imprese straordinarie. La speranza può essere il fattore in grado di cambiare un risultato da pessimo a ottimo, almeno per quanto riguarda i topi.
Mi chiedo se il dottor Richter avesse mai voluto (almeno segretamente) provare il suo esperimento sugli esseri umani, purtroppo non aveva avuto la fortuna di trovarsi in Germania 10 anni prima. I nazisti sarebbero stati sicuramente felici di accontentarlo.
È questa l’unica cosa che aveva scoperto? Non credo. Aveva anche scoperto che, se si concede un po’ di tregua a una creatura, cioè se si smette di torturarla per un momento e le si fa credere che il tormento sia finito, si può tornare a torturarla e continuerà a sopportarlo – felicemente – fino alla morte.
Mi viene in mente l’esperimento di BF Skinner con i piccioni. Sebbene non riesca a trovare la documentazione di questo particolare esperimento, sono abbastanza sicuro che sia avvenuto, anche se, considerando il mio dubbioso stato mentale di questi giorni, potrei benissimo essermelo inventato.
Funziona così (o almeno così credo):
Il dottor Skinner dava ai suoi piccoli amici pennuti dei chicchi di mais (o qualche altra prelibatezza che i piccioni adorano) ogni volta che le creature beccavano una leva. Dopo aver lavato il cervello dei piccioni facendo loro credere che beccando la leva si otteneva miracolosamente un gustoso bocconcino, Skinner aveva smesso di fornire il mais. I piccioni avevano continuato ugualmente a beccare.
Dopo un certo numero di beccate, si erano stancati, si erano annoiati e avevano deciso che forse beccare la leva non produceva nulla di così miracoloso. Poi, proprio al momento giusto, Skinner aveva nuovamente iniziato a fornire mais in risposta alle ultime beccate (di solito, poco prima che smettessero di beccare). Vedete, aveva tenuto appunti meticolosi e sapeva esattamente quando sarebbe arrivata l’ultima beccata, prima che gli uccelli si arrendessero. Era un bravo scienziato).
Poi, una volta che i poveri uccelli pensavano di aver capito tutto, interrompeva di nuovo l’erogazione del mais. Continuavano a beccare per un po’ e il vecchio Skinner ricominciava ad elargire mais non appena stavano per arrendersi. Dopo alcuni giri di questo gioco di beccate e mais, i piccioni non smettevano più di beccare. Mai. Anche se non usciva più mais, beccavano, beccavano, beccavano.
Questa sì che è speranza!
Se si uniscono questi due esperimenti, si ottiene qualcosa di interessante. Non chiamiamola “speranza”, ma piuttosto “fiducia”… e si tratta di uno strano tipo di fiducia.
I topi si erano fidati del fatto che Richter li avrebbe salvati se avessero nuotato abbastanza a lungo. Cosa che aveva fatto la prima volta, quando era sicuramente certo che sarebbero morti. Skinner “aveva salvato” i suoi piccioni allo stesso modo, ma con un prezzo non così alto da pagare. Gli uccelli erano rimasti in vita, anche se in uno strano stato di psicosi. Non si erano mai arresi. E, se la stanchezza non avesse avuto la meglio dei topi di Richter, nemmeno loro si sarebbero arresi.
Cosa possiamo imparare da tutto questo ai giorni nostri? Beh, pensateci. Quando era iniziato il grande allarme Covid, il nostro gentile governo ci aveva detto che saremmo sicuramente morti se non avessimo continuato a nuotare o a beccare la leva. Con l’esperimento Covid ne abbiamo viste di tutti i colori: distanziamento sociale, isolamento, divieto di celebrare matrimoni, funerali e funzioni religiose, chiusure di attività commerciali; beccate, beccate, beccate, ma niente mais. E quando è uscito il vaccino, ancora di più a nuotare e a beccare.
Poi, improvvisamente, siamo stati salvati! Tutto è finito! Il mais è tornato a scorrere e noi siamo stati tirati fuori dal secchio. La Covid era finita, l’estate piacevole e calda (no, era bollente, vero? Oh, questa è un’altra storia… scusate). Tutto era tornato alla normalità.
Quanto tempo ci vorrà prima di essere gettati di nuovo nel secchio? Iniziate a nuotare, gente, ma non preoccupatevi, ci salveranno di nuovo! I medici gentili hanno un cuore buono. Sicuramente ci salveranno.