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      • IL DOPPIO STANDARD OCCIDENTALE: L’IRAN NON PUÒ AVERE L’ATOMICA MA ISRAELE SÌ

      IL DOPPIO STANDARD OCCIDENTALE: L’IRAN NON PUÒ AVERE L’ATOMICA MA ISRAELE SÌ

      La motivazione del gravissimo attacco israeliano contro l’Iran risiede, secondo il governo israeliano, nel fatto che l’Iran fosse in procinto di dotarsi di armi nucleari e che queste armi sarebbero state usate per distruggere Israele.

      Si tratta di una motivazione fortemente opinabile per tre ragioni. La prima è che l’attacco di Israele all’Iran è avvenuto, come molti commentatori hanno rilevato, appena prima dell’incontro previsto tra Usa e Iran proprio per trattare della questione dell’arricchimento dell’uranio da parte iraniana che avrebbe permesso di costruire armi nucleari. Questo dimostra che Israele rifiuta la via diplomatica anche a costo di destabilizzare tutto il Medio Oriente. La seconda è che, anche se l’Iran avesse queste armi e volesse impiegarle per primo, molto difficilmente potrebbe impiegarle contro Israele, visto che si esporrebbe alla massiccia rappresaglia degli Usa. Ma, soprattutto, c’è un’altra ragione, che, mi pare, non sia stata sottolineata dai commentatori: Israele dispone dell’arma nucleare. La pretesa che l’Iran non debba dotarsi di un’arma nucleare rappresenta, da parte dell’Occidente che appoggia Israele, un doppio standard, visto che nessuno applica lo stesso divieto a Israele.

      Per la verità Israele, a differenza degli altri otto stati mondiali che dispongono dell’atomica (Usa, Russia, Cina, UK, Francia, India, Pakistan e Nord Corea), mantiene su questo tema un atteggiamento pericolosamente ambiguo, non riconoscendo né negando di avere tali armi. Di conseguenza, Israele non è coinvolgibile in trattati internazionali, come quello sulla non proliferazione nucleare. Secondo l’autorevole Sipri, l’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma, nel 2024 Israele disponeva di 90 testate atomiche, anche se taluni ricercatori, sulla base del materiale fissile disponibile, stimano fino a un numero massimo di 300 testate[i].

      Dal momento che Israele non ammette di avere tali armi, risulta difficile dire quale sia la dottrina strategica secondo la quale Israele prevede di utilizzarle. Quello che si sa, secondo interviste rilasciate da un generale israeliano in pensione, è che Israele aveva pianificato di usare l’atomica nel 1967, nel caso in cui avesse perso la guerra contro gli arabi. Inoltre, alla fine del 2023 diversi politici e commentatori israeliani, tra cui un ministro del governo, suggerirono di usare l’atomica a Gaza contro Hamas. Si tratta di dichiarazioni importanti da parte di attori politici che ammettono la disponibilità israeliana di tali armi.

      Sempre secondo il Sipri, documenti statunitensi declassificati rivelano che Israele dispone di armi atomiche sin dalla fine degli anni ’60. A questo scopo Israele ha usato non l’uranio bensì il plutonio prodotto da un reattore presso il Centro di ricerca nucleare del Negev, presso Dimona.  Si tratta di un sito che non è sotto il controllo dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (IAEA), e sul quale mancano completamente informazioni. Satelliti commerciali hanno rivelato che dal 2021 il sito è stato sottoposto a significativi interventi di allargamento, della cui funzione non si sa nulla.

      A quanto dice il Sipri, Israele dispone di tre tipi vettori per l’impiego bellico dell’arma nucleare. Il primo è rappresentato dagli aerei F-15, che disporrebbero di 30 ordigni, e in futuro dagli F-35, aerei che secondo gli Usa sono stati costruiti anche come vettori di armi nucleari. Il secondo è rappresentato da installazioni missilistiche basate a terra che disporrebbero di 50 ordigni. I missili sono i Gerico II, a medio raggio, e i più recenti Gerico III che possono arrivare a una distanza di oltre 4000 km, quindi fino all’Iran. Infine, Israele dispone di cinque sottomarini tedeschi classe Dolphin I e II che, secondo rapporti non confermati, potrebbero essere stati attrezzati con missili cruise Popeye in grado di lanciare le altre 10 testate stimate dal Sipri. Un sesto sottomarino, varato nel 2023, dispone, secondo le immagini disponibili, di un lanciatore verticale di missili. Tale lanciatore potrà essere mondato anche sullo scafo di tre nuovi sottomarini classe Dakar ordinati alla Germania nel 2022.

      Concludiamo dicendo che, sebbene Trump abbia dichiarato di essere stato avvertito in anticipo ma di non essere stato coinvolto, Israele non avrebbe potuto mettere a segno un attacco tanto pesante senza il tacito assenso e l’assistenza degli Usa. Ma Trump ha anche un’altra responsabilità, quella di essere uscito nel 2018 dal trattato Jcpoa, che stabiliva i limiti entro i quali l’Iran dovesse tenersi nell’arricchimento di uranio, e che, secondo l’IAEA, il paese medio-orientale stava rispettando. Uscito dall’accordo, Trump ha ripristinato le sanzioni all’Iran a cui, nonostante le reiterate richieste di Teheran, anche gli europei aderirono. Di conseguenza, l’Iran non si ritenne più vincolato a quell’accordo e ricominciò a arricchire l’uranio. Tuttavia, nel giugno 2023 ci fu un accordo bilaterale informale tra Iran e Usa, che sembrava ridurre il rischio di conflitto, avendo contribuito a una maggiore cooperazione dell’Iran con L’IAEA e allo scongelamento dei beni iraniani da parte degli Usa. Ma la tensione tra Israele e Iran è risalita con la guerra di Gaza.

      Più di recente, Israele ha attaccato per primo due volte, ad aprile e ad ottobre 2024, l’Iran, che ha risposto in modo contenuto. Questa terza volta lsraele ha attaccato l’Iran, due giorni prima del summit in Oman con gli Usa, per due ragioni. La prima è che con l’inevitabile reazione dell’Iran si sarebbero ricompattati con Israele tutti quelli che, in Occidente, oggi lo stanno criticando per la gestione della guerra di Gaza. La seconda sta proprio nella volontà di impedire che venisse stabilito un accordo che avrebbe reso impossibile quella soluzione militare a cui Netanyhau pensava da anni.

      Il punto è che Israele è non solo la longa manus dell’imperialismo statunitense nel Medio-oriente, ma vuole anche essere la potenza egemone dell’area. Sottesa a questa egemonia, c’è la volontà di espandersi territorialmente, partendo da Gaza e dalla Cisgiordania, da cui Israele sta tentando in tutti i modi di espellere la popolazione palestinese, e continuando con l’appropriazione, dopo la fuga di Assad, di alcuni territori siriani. Per farlo, però, ha bisogno di eliminare l’Iran come potenza regionale, specie dopo che questo paese ha stabilito rapporti più distesi con i paesi arabi del Golfo Persico, a partire dall’Arabia Saudita, che ha duramente condannato l’attacco israeliano. In base a questo obiettivo, Israele non si fa scrupolo di scatenare un incendio che può potenzialmente coinvolgere gran parte del Medio Oriente.

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