Los Angeles. Il sessantenne Andy è il proprietario di una galleria d’arte cui ha dedicato la vita e un mare di tempo, soprattutto da quando gli affari hanno smesso di andare bene e la galleria si è trovata sull’orlo del tracollo. Improvvisamente la moglie Naomi lo lascia, dicendogli che è andata a ricoverarsi in una clinica per disintossicarsi dai medicinali che prendeva, tentando di fare fronte allo stress e alla totale disattenzione da parte del marito. Andy si ritrova a dover gestire i loro due gemelli di nove anni, Billie e Moses, senza essersene mai occupato prima, e chiede aiuto a Grace, la figlia trentaseienne del suo primo matrimonio, che al momento è incinta, e che nutre verso di lui un certo rancore dovuto all’abbandono e l’incuria subite da lui dopo il divorzio da sua madre. Ma Grace vuole anche molto bene a suo padre, e la loro frequentazione, in questa situazione di emergenza, non potrà che intensificarsi.
La regista e sceneggiatrice di Il padre dell’anno è figlia d’arte, e si vede: i genitori di Hallie Meyers-Shyer sono infatti due maestri della commedia romantica agrodolce all’americana, i registi e sceneggiatori Charles Shyer e Nancy Meyers, che insieme hanno firmato titoli di enorme successo come Baby Boom e la saga anni Novanta di (guarda caso) Il padre della sposa.
Meyers da sola ha poi scritto e diretto goiellini romcom come What Women Want, Tutto può succedere, L’amore non va in vacanza ed È complicato. La figlia Hallie ha imparato a gestire il mix di dramma e commedia che è stata la cifra stilistica dei genitori, e Il padre dell’anno è un ottovolante emotivo che passa dal riso a quel pianto che il protagonista non si concede mai (come succedeva alla Amanda di L’amore non va in vacanza).
La gestione della sceneggiatura non è (ancora) altrettanto disinvolta come quelle della madre, e soprattutto in Il padre dell’anno è difficile credere che Andy sia l’uomo indifferente e disattento che dovrebbe essere all’inizio, quando fin da subito lo vediamo sempre ben intenzionato e sensibile, benché goffo e impacciato.
Ma Hallie Meyers-Shyer fa una scelta supremamente intelligente nell’affidare a Michael Keaton il ruolo del protagonista, perché Keaton è uno dei migliori (e più sottoutilizzati) attori su piazza, e riesce a modulare le mille sfumature del suo personaggio con un’abilità prodigiosa e un pathos davvero irresistibile: la sua interpretazione in Il padre dell’anno meriterebbe una candidatura ai prossimi Oscar, se qualcuno sapesse riservargli la giusta attenzione. Mila Kunis duetta con lui in modo egregio nel ruolo di Grace, mostrando capacità recitative finora tenute sotto traccia (il che segnala che Hallie Meyers-Shyer è abile anche nella direzione dei suoi attori). I cammei di Andie MacDowell (che ricordiamo accanto a Keaton in Mi sdoppio in quattro), Carmen Ejogo e Kevin Pollack arricchiscono ulteriormente l’insieme.




