L’11 settembre 2004, il New York Times pubblicò un articolo di opinione per commemorare il terzo anniversario degli attacchi terroristici dell’11 settembre. L’articolo iniziava riconoscendo che i fatti chiave su quanto accaduto quel giorno continuavano ad essere occultati dalle agenzie governative:
“Nei tre anni successivi all’11 settembre, abbiamo iniziato a capire che è possibile sapere cosa è successo senza sapere cosa è successo. È la differenza tra la conoscenza che è sia individuale che collettiva. . . e la conoscenza che è veramente pubblica. Parte di ciò che dobbiamo sapere pubblicamente è stato fornito dal rapporto della Commissione sull’11 settembre. Altre risposte mancano”.
Queste sono parole straordinarie da parte del giornale di riferimento della nostra nazione. Il suggerimento che il popolo americano debba accettare passivamente di essere stato ingannato su un evento che ha cambiato il mondo da parte di coloro che sono stati eletti per servire l’interesse pubblico, dimostra che non c’era alcuna intenzione da parte dei media di scoprire cos’era realmente accaduto quel giorno o di ritenere qualcuno responsabile.
Quasi 3.000 americani erano stati uccisi in pieno giorno e al mondo era stata fornita una spiegazione impossibile, ma, solo tre anni dopo i fatti, il Times non si era preoccupato di indagare su chi era stato e perché.
Se l’America avesse avuto dei media onesti, in nessun modo i responsabili avrebbero potuto farla franca con il loro audace attacco e l’altrettanto audace storia di copertura dei “19 arabi armati di taglierini che battono la superpotenza tecnologica più sofisticata che il mondo abbia mai conosciuto”.
Esiste una straordinaria quantità di dati che dimostrano che la storia ufficiale non può essere vera, ma i media hanno fatto del loro meglio per ignorarli tutti, infangando chiunque sollevi un fatto scomodo come un maledetto ‘teorico della cospirazione’. Sorprendentemente, la BBC aveva messo in dubbio la storia ufficiale del Governo fin dall’inizio, riferendo il 23 settembre 2001 che cinque dei diciannove ‘dirottatori’ erano stati trovati vivi e vegeti in luoghi come Arabia Saudita e Marocco, e non si trovavano affatto vicino a New York City o a Washington D.C. la mattina dell’11 settembre. Nonostante questa rivelazione sbalorditiva, i nomi ed i volti degli uomini rimangono fissati in modo permanente nella leggenda dell’11 settembre e la storia sensazionale, come tante altre, è stata frettolosamente sepolta nel buco della memoria di Orwell.
Allora ci potremmo chiedere. . . chi è stato? Chi aveva i mezzi, il movente e l’opportunità per compiere un crimine della portata dell’11 settembre e poi coprire le proprie tracce?
Beh, per cominciare, possiamo tranquillamente escludere Osama bin Laden e la sua banda dei quaranta ladroni mediorientali. Quei barboni non avevano né la competenza né l’organizzazione per realizzare qualcosa di simile all’11 settembre. In effetti, il dossier dell’FBI sui terroristi più ricercati, incluso Osama bin Laden, non ha mai menzionato un collegamento con l’11 settembre, ma ha fatto riferimento solo agli attentati contro due ambasciate statunitensi nel 1998. Alla domanda di un giornalista sul perché della cosa, il Capo delle Attività Investigative dell’FBI, Rex Tomb, aveva risposto: “Il motivo per cui l’11 settembre non è menzionato nella pagina di Osama bin Laden è che l’FBI non ha prove concrete che colleghino bin Laden all’11 settembre”.
All’insaputa di molti americani, Osama bin Laden era sul libro paga della CIA negli anni ’80, durante l’invasione sovietica dell’Afghanistan, e la sua famiglia aveva legami d’affari di lunga data con alcuni importanti membri dell’establishment. (Nel 1978, George W. Bush e Salem bin Laden, fratello di Osama, avevano fondato un’azienda petrolifera con sede in Texas chiamata Arbusto Energy. I bin Laden e i Bush erano partner commerciali di lunga data).
Gli eventi terroristici di altissima efficacia, come l’11 settembre, dipendono dalla scenografia per ingannare il pubblico di riferimento. Bin Laden, alto, bruno e con il turbante in testa era – per gli americani – l’archetipo perfetto dell’aspetto di un terrorista. Hollywood aveva trascorso molti anni a impiantare questa immagine nella mente del pubblico prima dell’11 settembre e la sua idea ingannevole aveva avuto l’effetto desiderato. Brian Jenkins della Rand Corporation aveva detto nel 1974: “Il terrorismo è rivolto alle persone che guardano, non alle vittime reali. Il terrorismo è teatro”. È importante tenere a mente queste parole quando si esamina l’11 settembre e altri eventi simili, molti dei quali vengono spiegati al pubblico da agenti israeliani come Rita Katz del SITE Intelligence Group.
Alcuni spunti su cosa comporti un’operazione come quella dell’11 settembre sono stati forniti poco dopo gli attacchi da Eckhart Wertheback, ex presidente del servizio di intelligence nazionale tedesco Verfassungsschutz. Wertheback. Egli aveva detto al giornalista investigativo Christopher Bollyn, alla fine del 2001, che “la precisione mortale” e “l‘ampiezza della pianificazione” avrebbero necessariamente richiesto la “struttura fissa” di un’organizzazione di intelligence statale, cosa che impossibile da trovare in un “gruppo sciolto” di terroristi come Al-Qaeda. Poco tempo dopo, un secondo ex capo dell’intelligence tedesca, Andreas von Bulow, aveva dichiarato a Bollyn: “La pianificazione degli attentati è stata tecnicamente e organizzativamente un’impresa magistrale. . .dirottare quattro enormi aerei in pochi minuti e, in un’ora, guidarli verso i loro obiettivi, con complicate manovre di volo, questo è impensabile, senza anni di supporto da parte dei servizi segreti statali”. Dando un credito significativo alla valutazione dei tedeschi, l’ex analista della CIA e vicedirettore dell’antiterrorismo per il Dipartimento di Stato americano, Larry Johnson, ha detto a proposito degli attacchi: “Non abbiamo nulla nella storia da paragonare a questo. L’unica cosa che ci si avvicina è un’operazione di intelligence dell’ex Unione Sovietica”.
Chiaramente gli attacchi dell’11 settembre sono stati un’operazione estremamente sofisticata che ha richiesto molti anni di pianificazione e un’immensa quantità di supporto governativo, militare e mediatico per essere realizzata con successo. L’idea che un gruppo di estremisti straccioni senza Stato potesse mettere in atto un crimine di questa portata senza alcuna resistenza significativa è assolutamente ridicola.
Cui Bono?
“Stiamo beneficiando di una cosa, ovvero dell’attacco alle Torri Gemelle e al Pentagono, e della guerra americana in Iraq” – Benjamin Netanyahu
‘Netanyahu dice che gli attacchi dell’11 settembre sono positivi per Israele’, Ha’aretz (16 aprile 2008)
Quando si verifica un atto di terrore come quello dell’11 settembre, la domanda che bisogna sempre porsi è: “Cui bono? Chi ne beneficia? Il motivo per cui è una domanda così importante è che la storia ci ha insegnato che ‘chi beneficia di un crimine è probabilmente colui che lo ha commesso’. Il giorno dell’11 settembre, quando si pensava che fossero morte più di 20.000 persone, un Benjamin Netanyahu sorprendentemente ottimista era stato intervistato dal giornalista James Bennett del New York Times: “Alla domanda su cosa significasse l’attacco per le relazioni tra gli Stati Uniti e Israele, Benjamin Netanyahu, l’ex Primo Ministro, ha risposto: ‘E’ molto buono’. Poi si è corretto: ‘Beh, non molto buono, ma genererà simpatia immediata’”. (Un giorno di terrore: Gli israeliani; il sangue versato è visto come un legame che avvicina le due nazioni”, New York Times, 12 settembre 2001).
Ora chiedetevi: chi, sano di mente, descriverebbe ciò che è appena accaduto come “molto buono”, per qualsiasi motivo? Risposta: Solo qualcuno che ha visto qualche beneficio nell’atrocità. Le candide dichiarazioni di Netanyahu sopra citate, rilasciate a sette anni di distanza l’una dall’altra, ci informano che l’11 settembre è stato indubbiamente benefico per Israele. Come spiego nel mio recente articolo ‘Bibi’s War of Terror Agenda‘, gli strateghi israeliani avevano cercato a lungo di trascinare l’esercito americano in Medio Oriente a combattere per conto di Israele. Tutto ciò che serviva era la scusa giusta.
Gli eventi che hanno portato all’11 settembre 2001
“Tutti i servizi di intelligence dell’America e dell’Europa sanno bene che il disastroso attacco era stato pianificato e realizzato dal Mossad…” – Francesco Cossiga, ex Presidente della Repubblica Italiana, Corriere della Sera (30 novembre 2007)
Uno dei primi segni della preveggenza israeliana degli attacchi era arrivato nel 1979, sotto forma di un’intervista condotta dal giornalista ebreo-americano Michael Evans con il fondatore del Mossad, Isser Harel. Come Evans aveva ricordato sul Jerusalem Post (30 settembre 2001):
“Mi ero incontrato con l’ex capo del Mossad Isser Harel per una conversazione sul terrorismo arabo. Mentre mi porgeva una tazza di tè caldo e un piattino di biscotti, gli avevo chiesto: ‘Pensa che il terrorismo arriverà in America e, se sì, dove e perché?’
Harel aeva guardato il suo ospite americano e aveva risposto: ‘Temo che arriverà in America. L’America ha il potere, ma non la volontà, di combattere il terrorismo…” Per quanto riguarda il dove, Harel aveva continuato: ”New York City è il simbolo della libertà e del capitalismo. È probabile che colpiscano l’Empire State Building, il vostro edificio più alto [pensava erroneamente] e un simbolo del vostro potere”. … Ventuno anni dopo, la prima parte della previsione di Harel si era avverata; tranne, ovviamente, che le Torri Gemelle del World Trade Center erano molto più alte dell’Empire State Building”.
Nel 1987, due dei migliori agenti di Isser Harel, Peter Zvi Malkin e Avraham Shalom-Bendor, avevano ottenuto l’appalto per la sicurezza del WTC mentre lavoravano per un’azienda di proprietà di Shaul Eisenberg chiamata Atwell Security di Tel Aviv. Per decenni Malkin e Bendor avevano lavorato per Harel ed erano stati coinvolti in missioni top-secret del Mossad, tra cui il contrabbando di plutonio e il rapimento di Adolf Eichmann dall’Argentina nel 1960. Harel era stato infine costretto a dimettersi dalla carica di capo del Mossad, dopo che erano state rese note le sue attività nell’ambito dell’Operazione Damocle, che comprendevano l’invio di lettere-bomba e l’assassinio di scienziati tedeschi che lavoravano insieme agli egiziani ad un programma missilistico.
Gli agenti del Mossad Avraham Shalom-Bendor e Peter Zvi Malkin (foto sotto) si assicurarono il contratto di sicurezza del WTC nel 1987 per conto della Atwell Security di Shaul Eisenberg di Tel-Aviv
Gli agenti del Mossad Avraham Shalom-Bendor e Peter Zvi Malkin si erano assicurati il contratto di sicurezza del WTC nel 1987 per conto della Atwell Security di Shaul Eisenberg di Tel-Aviv.
Il capo di Peter Malkin e di Shalom-Bendor alla Atwell Security, il magnate miliardario Shaul Eisenberg, era un agente del Mossad con una grande influenza in Estremo Oriente e aveva contribuito a formare i gruppi terroristici ebraici Irgun e Shanghai Betar. Aveva anche lavorato a stretto contatto con Henry Kissinger durante gli anni ’70, contrabbandando armi a bande comuniste assetate di sangue come i Khmer Rossi di Pol Pot. Questi erano i loschi personaggi che stavano cercando di acquisire il contratto di sicurezza del World Trade Center già nel 1987, un contratto che avrebbe dato loro anche il controllo degli aeroporti, dei porti e dei treni pendolari di New York. Tutto stava andando secondo i piani, fino a quando l’Autorità Portuale di New York non aveva annullato l’accordo dopo aver scoperto che, nel 1984, Bendor era stato condannato per l’omicidio di due adolescenti palestinesi mentre era a capo dell’agenzia di sicurezza interna israeliana Shin Be. Nonostante questa piccola battuta d’arresto, Bendor avrebbe continuato a lavorare per la società Kroll Associates di Jules Kroll e Maurice Greenberg, che si sarebbe aggiudicata il contratto sulla sicurezza del World Trade Center dopo l’attentato con un camion-bomba, istigato dall’FBI, del 1993.
Privatizzazione
Con il contratto di sicurezza per il World Trade Center in mano ai Sionisti, l’obiettivo successivo era l’acquisizione della proprietà delle colossali meraviglie ingegneristiche.
Dal giorno dell’inaugurazione, nel 1972, le Torri Gemelle erano di proprietà dello Stato, in pratica dell’Autorità Portuale di New York e del New Jersey. Ma, nel 2000, i funzionari della città erano desiderosi di scaricare le proprietà obsolete e piene di amianto, che sarebbero costate miliardi di dollari per essere bonificate. Ronald Lauder era a capo della Commissione di Privatizzazione dello Stato di New York del Governatore Pataki e del Consiglio di Ricerca dello Stato di New York sulla Privatizzazione ed era stato lui a decidere che il WTC 1 e il WTC 2 dovessero diventare per la prima volta di proprietà privata. Lauder era da tempo a capo del World Jewish Congress ed era stato descritto come l’uomo maggiormente responsabile dell’ascesa di Benjamin Netanyahu alla ribalta politica. Aveva legami con l’intelligence israeliana grazie al suo finanziamento del Centro Interdisciplinare di Herzliya, dove aveva istituito la Scuola Lauder di Governo, Diplomazia e Strategia. Inoltre, Lauder e il suo amico Ehud Barak erano entrambi membri del ‘Mega Group’ di Leslie Wexner, che era la forza finanziaria trainante delle truffe internazionali di Jeffrey Epstein.
Nel luglio 2001, la privatizzazione del complesso WTC aveva permesso agli ultra-sionisti Larry Silverstein e Frank Lowy di acquistare un contratto di locazione di 99 anni sulla proprietà, un contratto che includeva una polizza assicurativa rielaborata che raddoppiava la copertura in caso di attacco terroristico. Gli edifici erano assicurati da Ace Limited e Marsh McLennan, entrambe di proprietà di Jules Kroll e Maurice Greenberg, che, poco dopo, avevano ceduto la responsabilità civile a varie altre società che avrebbero subito il colpo. Dopo gli attacchi, Silverstein aveva ottenuto un risarcimento assicurativo di 4,55 miliardi di dollari, nonostante avesse investito solo 14 milioni di dollari per l’acquisto delle proprietà. Era un classico caso di quello che i nostri antenati avrebbero chiamato ‘fulmine ebraico’. Silverstein era un amico personale molto stretto di Benjamin Netanyahu (Ha’aretz aveva riferito che si erano sentiti al telefono ogni domenica per anni), e Frank Lowy era un membro della Brigata Golani di Israele e del gruppo terroristico clandestino Haganah. Il presidente dell’Autorità Portuale di New York, Lewis Eisenberg (un altro amico di Netanyahu), aveva negoziato l’accordo e sia Silverstein che Eisenberg erano membri del consiglio di amministrazione della United Jewish Appeal (UJA) Federation di New York, il più grande ente di raccolta fondi per Israele in America. Se tutto ciò non bastasse, si dà il caso che il consulente senior di Lewis Eisenberg all’epoca, Michael Glassner, fosse il Direttore Politico Regionale del Sud-Ovest del mega gruppo di lobby sionista AIPAC!
Oltre a detenere il contratto di locazione per il WTC 1 e 2, Larry Silverstein era proprietario del WTC 7, l”edificio dei Fratelli Solomon’ che era misteriosamente crollato sulla sua stessa impronta a velocità di caduta libera alle 5:20 del pomeriggio dell’11 settembre, pur non essendo stato colpito da nessun aereo. Durante una trasmissione della PBS del 10 settembre 2002, America Rebuilds, Silverstein era sembrato ammettere che l’edificio era stato abbattuto con l’uso di esplosivi pre-impiantati, quando aveva detto: “Ricordo di aver ricevuto una telefonata dal comandante dei vigili del fuoco che mi disse che non erano sicuri di riuscire a contenere l’incendio. Avevo detto: “Abbiamo avuto una perdita di vite umane così terribile, la cosa più intelligente da fare è tirarlo giù”. Hanno preso la decisione di tirarlo giù e abbiamo visto l’edificio crollare”.
Il capo del FDNY [vigili del fuoco di NY] Daniel Nigro, il suddetto comandante in servizio, ha affermato di non aver mai parlato con Silverstein quel giorno e di non conoscere nessuno che lo avesse fatto: “Sono ben consapevole della dichiarazione del signor Silverstein, ma per quanto mi ricordo non ho parlato con lui quel giorno e non ricordo che qualcuno mi abbia detto di averlo fatto”.
Preveggenza e preparazione
“Nel marzo 1948, un documento dei Capi di Stato Maggiore congiunti sui ‘Requisiti di forza per la Palestina’… prevedeva che ‘la strategia sionista avrebbe cercato di coinvolgere gli Stati Uniti in una serie sempre più ampia e profonda di operazioni destinate a garantire i massimi obiettivi ebraici’”. –Stephen Green, Taking Sides: Le relazioni segrete dell’America con un Israele militante (1984)
Ci sono numerose indicazioni della preveggenza israeliana riguardo agli attacchi dell’11 settembre.
* Poco dopo gli attacchi dell’11 settembre, cinque israeliani erano stati arrestati e tenuti in custodia per 71 giorni. Secondo ABC News, gli uomini avevano filmato e festeggiato mentre il primo aereo colpiva la Torre Nord, e Ha’aretz (17 settembre 2001) aveva riferito che erano stati visti “esultare” con “grida di scherno” che avevano indotto i testimoni preoccupati a chiamare la polizia. Gli uomini erano stati arrestati nel tardo pomeriggio dalla polizia della Contea di Bergen, N.J., che aveva rivelato che [i cinque uomini] erano in possesso di diversi passaporti stranieri, taglierini, 4.700 dollari in contanti e mappe con segni sospetti che li collegavano al complotto. Inoltre, i cani anti-bomba portati sul posto per ispezionare il loro furgone hanno rilevato tracce di esplosivo. Il capo della polizia della contea di Bergen, John Schmidig , aveva dichiarato ai media: “Abbiamo ricevuto un avviso di vigilanza per un furgone Chevrolet bianco con immatricolazione nel New Jersey e una scritta sulla fiancata. .Tre persone sono state viste festeggiare nel Liberty State Park dopo l’impatto. Hanno detto che tre persone stavano saltando su e giù”. Il quotidiano del New Jersey Bergen Record aveva riportato l’incidente il giorno successivo in un articolo in cui l’articolista Paulo Lima aveva citato una fonte che gli aveva detto: “Nell’auto ci sono mappe della città con alcuni luoghi evidenziati. Sembrava che fossero collegati a questo. Sembrava che sapessero cosa sarebbe successo quando si trovavano al Liberty State Park”. In seguito era stato rivelato che due degli uomini – Sivan e Paul Kurzberg – lavoravano per il Mossad, e gli altri – Yaron Schmuel, Oded Ellner e Omer Maramari – avevano anch’essi legami con l’agenzia di intelligence. Da allora sono noti come gli ‘israeliani danzanti’.
L’azienda con sede nel New Jersey per cui questi uomini lavoravano, la Urban Moving Systems, era una nota copertura del Mossad. Il rispettato giornale ebraico The Forward (15 marzo 2002), aveva riferito che Urban Moving Systems era stata riconosciuta dall’FBI come una copertura per l’intelligence israeliana, e Vincent Cannistraro, capo delle operazioni antiterrorismo della CIA, aveva confermato che all’interno della comunità dell’intelligence questo fatto era ben noto. Dopo essere stato interrogato una volta dalle autorità, il proprietario di Urban Moving System, Dominik Suter, aveva chiuso immediatamente l’attività ed era fuggito in Israele, con una tale fretta che non aveva nemmeno ripulito i suoi uffici. I reporter di ABC News che avevano visitato la sede dell’azienda avevano così descritto la scena: “Sembrava che fosse stata chiusa in gran fretta. C’erano dei telefoni cellulari abbandonati, i telefoni dell’ufficio erano ancora collegati e le proprietà di decine di clienti erano rimaste nel magazzino”. (Fonte: ABC News, 24 giugno 2002)
I cinque uomini arrestati per aver filmato e celebrato l’attacco erano stati trattenuti per 71 giorni e poi rilasciati in Israele su ordine dell’Assistente del Procuratore Generale / cittadino israeliano, Michael Chertoff. Secondo un articolo di Ha’aretz c’era stato un forte lavoro di lobbying a loro favore da parte di ‘due importanti membri del Congresso di New York’, e il giornalista Christopher Ketcham di Counterpunch (7 marzo 2007) aveva riferito che nientemeno che l’avvocato in disgrazia di Jeffrey Epstein, Alan Dershowitz, era intervenuto personalmente per appianare le cose con il governo degli Stati Uniti. Una volta tornati in Israele, tre dei cinque uomini erano apparsi nel programma televisivo di Yair Lapid e avevano parlato del loro periodo in America. Quando gli era stato chiesto cosa stessero facendo in prossimità della scena del crimine, Oded Ellner aveva risposto: “… Il nostro scopo era quello di documentare l’evento”.
Tre dei cinque 'israeliani danzanti' erano apparsi nel programma televisivo di Yair Lapid e avevano ammesso di essere stati a NYC l'11 settembre per “documentare l'evento”.
* Il capo della Polizia di New York che aveva supervisionato la risposta della polizia agli attacchi dell’11 settembre era Bernard Kerick. Kerick aveva contraddetto i rapporti sugli agenti israeliani arrestati a NYC l’11 settembre e aveva bloccato le informazioni provenienti dai suoi dipartimenti di polizia. Meno di due settimane prima dell’11 settembre, il 26 agosto 2001, Kerick si trovava in Israele, dove aveva incontrato il miliardario Eitan Werthemeir, che gli aveva concesso un “prestito senza interessi di 250.000 dollari”. L’8 novembre 2007, Kerik era stato incriminato da un gran giurì federale a White Plains, New York, con l’accusa di frode fiscale e di aver fatto false dichiarazioni al governo federale sui 250.000 dollari ricevuti da Wertheimer. I procuratori avevano anche accusato Kerik di aver ricevuto circa 236.000 dollari dal magnate immobiliare ebreo Steven C. Witkoff tra il 2001 e il 2003.
* Alcune ore prima degli attacchi, una società di messaggistica istantanea di proprietà israeliana, chiamata Odigo, aveva inviato un messaggio avvertendo i destinatari di stare lontani dal WTC l’11 settembre. (La sede di Odigo negli Stati Uniti si trovava a soli due isolati dal WTC). Alex Diamandis, vicepresidente dell’azienda, aveva dichiarato: “I messaggi dicevano che sarebbe successo qualcosa di grosso in un certo lasso di tempo, e così è stato, quasi al minuto. È possibile che l’avviso di attacco sia stato trasmesso ad altri membri di Odigo, ma l’azienda non ha ricevuto segnalazioni di altri destinatari del messaggio”. L’amministratore delegato di Odigo, Micha Macover, aveva dichiarato ad Ha’aretz (26 settembre 2001): “Non ho idea del motivo per cui è stato inviato il messaggio… Potrebbe essere stato qualcuno che stava scherzando e che ha scoperto di aver capito per sbaglio la cosa giusta”. La storia era stata riportata dalla stampa israeliana e da Brian McWilliams di Newsbytes il 27 settembre 2001. Secondo un rapporto online del Jerusalem Post (12 settembre 2001) successivamente confermato dal caporedattore del giornale, Bret Stephens (‘Letters,’The Economist, 9 gennaio 2003), il Ministero degli Esteri israeliano aveva compilato un elenco con i nomi di 4.000 israeliani che si pensava si trovassero nell’area del WTC al momento degli attacchi, ma solo uno risultava essere morto. Odigo aveva una funzione chiamata ‘People Finder’ che permetteva di inviare messaggi a grandi gruppi in base a caratteristiche comuni, come la nazionalità.
* ZIM shipping, una grande azienda israeliana, un tempo di proprietà di Shaul Eisenberg, aveva un ufficio di 10.000 metri quadrati nella Torre Nord del World Trade Center. Una settimana prima dell’11 settembre, ZIM aveva lasciato la sede, perdendo un deposito cauzionale di 50.000 dollari e violando il contratto d’affitto. L’amministratore delegato Shaul Cohen-Mintz aveva dichiarato a USA Today il 17 novembre 2001 che “è stato come un atto di Dio, ci siamo trasferiti”. Un atto di Dio o la conoscenza del complotto? L’agente dell’FBI Michael Dick, che stava indagando sulle spie israeliane che si pensava fossero coinvolte negli attacchi, aveva iniziato ad indagare su ZIM. Era stato immediatamente sollevato dai suoi compiti da Michael Chertoff.
* Un rapporto pubblicato settimane prima dell’11 settembre dalla Scuola di Studi Militari Avanzati dell’Esercito degli Stati Uniti (SAMS) metteva in guardia dall’agenzia di intelligence israeliana Mossad: “Spietata e astuta, con la capacità di prendere di mira le forze statunitensi e di farla sembrare un’azione arabo-palestinese”. Il rapporto era stato pubblicato in prima pagina dal Washington Times il 10 settembre 2001.
* Poco prima dell’11 settembre, era stata acquistata una quantità spropositata di opzioni put su United Airlines (UA) e American Airlines (AA). Un’opzione put viene collocata su azioni il cui valore futuro si pensa sia destinato ad un immediato declino. Circa il 95% delle opzioni put su UA erano state acquistate il 6 settembre 2001, mentre 115.000 azioni di AA erano state acquistate il 10 settembre. Questi acquisti erano 25 volte superiori al normale. Il 15 ottobre 2001, l’International Organization of Securities Commissions aveva dichiarato che i profitti delle opzioni put, acquistate anche su più società ospitate negli edifici del World Trade Center, erano dell’ordine di centinaia di milioni di dollari e avrebbero potuto rappresentare il “più grande insider trading mai commesso”. Chiaramente, qualcuno ‘informato’ aveva avuto la ‘sensazione’ che le azioni sarebbero crollate molto presto e aveva cercato di trarne profitto. La società che gestiva tutte le opzioni put era AB Brown Investment Bank, una filiale di Deutsche Bank. All’epoca dell’11 settembre, il Direttore Esecutivo della CIA era Alvin ‘Buzzy’ Krongard, ex CEO e Presidente di AB Brown Investment Bank. Come riportato dall’Independent del Regno Unito ( 14 ottobre 2001), “Con grande imbarazzo degli investigatori, è emerso anche che l’azienda utilizzata per acquistare molte delle ‘opzioni put’ – in cui un trader, in effetti, scommette su un calo del prezzo delle azioni – … era stata guidata fino al 1998 da ‘Buzzy’ Krongard, ora direttore esecutivo della CIA”. AB Brown e Alvin Krongard avevano entrambi forti legami con lo Stato israeliano attraverso le loro connessioni con la società di Yair Shamir, Scitex. La moglie di Krongard, Sheryl Gordon, era una dipendente di lunga data di Rothschild Asset Management.
* Nel giugno 2001, la Drug Enforcement Agency (DEA) degli Stati Uniti aveva redatto un rapporto interno di 60 pagine che descriveva l’esistenza di un grande giro di spionaggio israeliano attivo sul suolo americano. Il rapporto era stato divulgato ai media nel dicembre 2001 e aveva rivelato che 200 giovani israeliani, molti dei quali legati all’intelligence militare, erano stati arrestati come spie nei mesi precedenti l’11 settembre. Le spie israeliane avevano cercato di infiltrarsi negli uffici della DEA e in altri edifici federali, utilizzando la copertura di ‘studenti d’arte’. Il rapporto affermava che la maggior parte degli ‘studenti d’arte’ aveva ammesso di aver prestato servizio in unità dell’esercito israeliano “specializzate nell’intelligence militare, nell’intercettazione dei segnali elettronici o negli ordigni esplosivi”. Uno degli uomini arrestati era una guardia del corpo del capo dell’esercito israeliano, mentre un altro, Aran Ofek, era il figlio di un noto generale israeliano. Peer Segalovitz, uno degli arrestati, aveva prestato servizio nel 605 Battaglione nelle Alture del Golan e “ha riconosciuto di poter far esplodere edifici, ponti, automobili e qualsiasi altra cosa di cui ci fosse bisogno”, si legge nel rapporto della DEA.
Nel dicembre 2001, il reporter di Fox News Carl Cameron aveva prodotto un’inchiesta in 4 parti sul giro di spie, in cui affermava che altri 60 israeliani erano stati arrestati e detenuti in base alle leggi antiterrorismo entrate in vigore dopo l’11 settembre, e che tra loro c’erano “alcuni militari israeliani in servizio attivo”. Molti di questi uomini vivevano a Hollywood, in Florida, molto vicini ai presunti dirottatori dell’11 settembre. Infatti, Hanan Serfaty, ufficiale dell’intelligence militare israeliana diventato ‘studente d’arte’, aveva affittato un appartamento al 4220 di Sheridan Street mentre Mohammed Atta viveva al 3389 di Sheridan Street! Simili ‘coincidenze’ di vicinanza abitativa si erano verificate in altri sei centri urbani nel periodo precedente l’11 settembre. Non c’è alcun dubbio che, poco prima dell’11 settembre, gli israeliani stessero tramando qualcosa di pericoloso per gli interessi americani. In un articolo del 7 maggio 2002 per Salon, il giornalista Christopher Ketcham scriveva: “Per quasi due anni, centinaia di giovani israeliani che sostenevano falsamente di essere studenti di arte hanno infestato gli uffici federali, in particolare la DEA. Nessuno sa perché – e nessuno sembra volerlo scoprire”.
* Nel dicembre 1998, Philip Zelikow, Ashton Carter e John Deutch (tutti ebrei) avevano redatto un rapporto per Foreign Affairs intitolato Catastrophic Terrorism: Affrontare il nuovo pericolo. La prima sezione del rapporto, ‘Immaginare l’evento trasformante’, avvertiva che il terrorismo catastrofico era sul punto di arrivare in America, forse già “il mese prossimo”, e descriveva in dettaglio come l’America avrebbe dovuto rispondere, oltre a come il Paese avrebbe potuto cambiare di conseguenza. Philip Zelikow aveva scritto che un attacco terroristico catastrofico all’America, come la distruzione del World Trade Center, sarebbe stato un “evento trasformante”, un “evento spartiacque nella storia americana” che, “come Pearl Harbor… avrebbe diviso il nostro passato e il nostro futuro in un prima e un dopo”. Il “dopo” sarebbe stato caratterizzato da “misure draconiane, che avrebbero ridotto le libertà civili, consentito una sorveglianza più ampia dei cittadini, la detenzione dei sospetti e l’uso della forza letale”. Ci sarebbero voluti più di due anni per concretizzarlo, ma gran parte di ciò che era stato scritto si era realizzato sulla scia dell’11 settembre, quando quelli del PNAC avevano ottenuto la loro tanto attesa ‘nuova Pearl Harbor’.
Zelikow, che aveva intitolato la sua tesi di dottorato ‘La creazione e il mantenimento del mito pubblico’, era stato nominato Direttore esecutivo della Commissione sull’11 settembre da George W. Bush. Quando era stato scritto Catastrophic Terrorism, sia Ashton Carter (Segretario della Difesa sotto Obama) che John Deutch (Direttore della CIA 1995-96) erano soci senior di Global Technology Partners, un’affiliata esclusiva di Rothschild Nord America. Deutch si era dichiarato colpevole di cattiva gestione di segreti governativi nel 2001 ed era stato graziato da Bill Clinton nel suo ultimo giorno di mandato.
La ‘sicurezza’ degli aeroporti
“Un giorno, forse, se si deciderà che le storie possono essere raccontate, si vedrà che lo Stato [Israele] è stato coinvolto in atti mille volte più sporchi di qualsiasi cosa stia accadendo in Colombia”. –Ten. Gen. Rafael Eitan, ‘The Columbia Connection’, Jerusalem Post (1 settembre 1989)
L’azienda incaricata della sicurezza e dello screening dei passeggeri negli aeroporti da cui provenivano i voli dirottati era un’azienda israeliana chiamata Huntleigh USA, una filiale interamente controllata da International Consultants on Targeted Security (ICTS).
L’ICTS era stata fondata nel 1982 dagli israeliani Menachem Atzmon ed Ezra Harel, e l’11 settembre 2001 era sotto il controllo di Lior Zouker. L’azienda impiegava molti agenti dell’agenzia di sicurezza interna israeliana Shin Bet, che si occupava anche della sicurezza della compagnia aerea israeliana El Al, nota per il suo ruolo nel contrabbando internazionale di cocaina. Menachem Atzmon era stato condannato al carcere nel 1996 per reati finanziari commessi mentre era al fianco di Ehud Olmert come co-tesoriere della campagna politica di Benjamin Netanyahu. Lo stesso Olmert (Primo Ministro di Israele dal 2006 al 2009) sarebbe poi stato incarcerato per accuse di corruzione nel 2016. È interessante notare che [Olmert] si trovava a New York il giorno prima dell’11 settembre, ma questo fatto era stato riportato solo anni dopo in un articolo del Jerusalem Post che aveva descritto la vendita da parte di Olmert, il 10 settembre 2001, della squadra di calcio Beitar a due uomini d’affari americani/israeliani di New York. Olmert era sindaco di Gerusalemme all’epoca dell’11 settembre. Ci chiediamo perché la sua visita sia stata tenuta segreta. Ma sto divagando…
L’ICTS ha sede nei Paesi Bassi ed è stata gestita da agenti dell’intelligence israeliana sin dalla sua nascita. È di proprietà di Cukierman & Co. il cui fondatore Roger Cukierman è un ex CEO del Gruppo Edmund de Rothschild e presidente della Israel General Bank. È significativo che Roger Cukierman sia stato anche presidente del Catalyst Fund di Boaz Harel, che, nel 1995, aveva nominato il figlio del Primo Ministro Yitzhak Shamir, Yair Shamir, in una posizione di leadership. La filiale ICTS Huntleigh USA è gestita da ex membri delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) e dello Shin Bet. L’11 settembre, l’azienda controllava la sicurezza e i controlli dei passeggeri all’aeroporto Logan di Boston e all’aeroporto Newark del New Jersey, il che è significativo perché chiunque abbia effettivamente dirottato gli aerei passeggeri deve essere stato autorizzato a salire a bordo con armi più impressionanti di alcuni taglierini. L’ICTS ha una lunga storia di sospette falle nella sicurezza e si era occupata della sicurezza in alcune località dove erano avvenuti atti terroristici:
* Aeroporto Charles de Gaulle a Parigi, dove il ‘bombarolo delle scarpe’ Richard Reid è salito a bordo del suo volo nel 2001.
* L’aeroporto internazionale Domodedovo di Mosca, dove 37 persone erano state uccise e 173 ferite in un attentato del 2011.
* L’aeroporto di Bruxelles, dove 32 persone erano state uccise e oltre 300 ferite in un attentato del 2016 attribuito all’ISIS.
* La metropolitana di Londra il 7 luglio 2007, dove alcune bombe erano esplose simultaneamente su tre treni della metropolitana e su un autobus, uccidendo 52 persone e ferendone oltre 700. L’evento sarebbe diventato noto come gli attacchi del 7/7. Quasi subito dopo le esplosioni, il capo del Mossad, Efraim Halevy, aveva scritto sul Jerusalem Post di “esplosioni multiple e simultanee che hanno avuto luogo oggi sul sistema di trasporto di Londra”, anche se nessuno, compresa la polizia londinese, aveva saputo, se non dopo, che le esplosioni erano state simultanee. Curiosamente, l’ufficio di ICTS UK si trova a Tavistock Square, proprio dove era stata fatta esplodere la bomba sull’autobus, e Benjamin Netanyahu era a Londra in quel momento. L’azienda israeliana Comverse/Verint aveva ricevuto l’appalto per l’installazione di “sistemi video in rete” nella metropolitana di Londra un anno prima degli attentati del 7/7. Chi avrebbe potuto immaginare che i sistemi di sorveglianza avrebbero fallito in quel giorno particolare?
* L’aeroporto Schiphol di Amsterdam, dove Umar Farouk Abdulmutallab, figlio di un dirigente d’azienda e bancario nigeriano ed ex Ministro dello Sviluppo Economico, era stato autorizzato a salire a bordo di un aereo con la sua biancheria intima piena di esplosivo. Questo incidente aveva spianato la strada alla diffusione degli invasivi body scanner aeroportuali Rapiscan. Il ‘Chertoff Group’ di Michael Chertoff, focalizzato sulla sicurezza/gestione del rischio e sul fatto di ‘rendere il mondo più sicuro’, aveva la rappresentanza Rapiscan e aveva guadagnato una fortuna con il suo lancio. Si dice che il Chertoff Group avesse magazzini pieni di scanner pronti all’uso già prima che il ‘bombarolo delle mutande’ passasse davanti alla sicurezza dell’ICTS con l’esplosivo nella sua biancheria intima.
L’insabbiamento
Per insabbiare un crimine della portata dell’11 settembre, ci sono tre aspetti cruciali di cui bisogna essere padroni .
* Controllare l’interpretazione iniziale e l’eredità duratura, il modo in cui l’evento viene spiegato al pubblico.
* Controllare le indagini e l’accesso alle prove.
* Controllare il contenzioso per evitare la scoperta legale.
Interpretazione
Ehud consegna la narrazione
La mattina dell’11 settembre, Ehud Barak, ex Primo Ministro di Israele, comandante dell’élite Sayeret Matkal e capo delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), si trovava comodamente negli studi della BBC a Londra, pronto a dire al mondo intero chi fosse il responsabile degli attacchi di quel giorno. In un momento di estremo caos, quando si supponeva che nessuno avesse idea di cosa stesse accadendo e che l’apparato di intelligence/sorveglianza più sofisticato che il mondo avesse mai conosciuto fosse stato superato per ben quattro volte in un solo giorno, c’era l’ex Primo Ministro israeliano che diceva di sapere chi era stato – “Osama bin Laden” – e di sapere dove si nascondeva – “in Afghanistan”. Aveva poi annunciato che era giunto il momento per l’America di lanciare una “guerra operativa e concreta contro il terrorismo” in Medio Oriente, esattamente come gli strateghi israeliani avevano pianificato per decenni! Questa spiegazione degli eventi, fornita dagli studi della BBC pochi istanti dopo gli attentati e molto prima che iniziasse la raccolta di qualsiasi prova, è diventata la narrazione ufficiale accettata indiscutibilmente dai politici e dai media. Non è mai cambiata.