Gollum (così lo chiamano i bulli) non sa parlare e si esprime sprayando sui muri. Un giorno incontra Frank che invece con le parole è abile tanto da poter vendere compiti di italiano e non solo. Quando compare Nina, sedici anni, e già una figlia con il malavitoso “Il Duce”, la vita cambia per tutti e tre.
Paola Randi ci propone una Milano inedita e personale tracciando un percorso in cui una realtà trasfigurata e il peso dell’esistenza si fondono con la tenerezza.
Un film che ama sorprendere quello di Randi che però non utilizza mai la sorpresa fine a sé stessa. A partire dal prologo in cui ci viene descritto in dettaglio un furto di rame da una fabbrica si apre una continua scoperta. Prima si tratta dei pensieri di un narratore che non sa parlare ma riesce ad inserirci in ogni situazione e a descriverci il proprio rapporto con la realtà che lo circonda. Che si arricchisce della presenza di Frank che potrebbe essere il suo opposto per una molteplicità di motivazioni ma che diviene l’amico migliore da quando Nina colpisce anche lui come ha colpito Gollum.
In tre attraversano una Milano realistica e al contempo immaginata con un fondo di amarezza ma anche con la speranza che a volte il prendersi una parentesi (il ‘non esistere’) nei confronti del mondo degli adulti possa costituire un’occasione per guardarsi dentro. Magari mentre si corre da un luogo all’altro cercando quella libertà, che è difficile da concretizzare ma di cui a quell’età si ha bisogno come dell’aria. Soprattutto quando ci si è infilati in una vicenda come quella della Nina, madre a sedici anni e con un marito violento e dispotico.
La regia li segue, li asseconda, offre loro occasioni per manifestare sensazioni e sentimenti quasi che lasciasse loro la potestà di dare una direzione al film (anche se poi non è così). Del tutto godibile poi è la presenza di Bruno Bozzetto, nonno totalmente smemorato ma ricco di un’umanità della quale non ha perso il ricordo. Intorno a loro Milano, che la regista ama e ci offre nelle sfumature più diverse che si allontanano volutamente dal conosciuto che lasciano sullo sfondo (vedasi a titolo di esempio la Torre Velasca).