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      • L’ITALIA RIPUDIA L’ARTE

      L’ITALIA RIPUDIA L’ARTE

      Guerra all’arte. Annullato il concerto previsto per il 23/01/2024 presso l’Aula Magna dell’Università la Sapienza, del pianista (che non è neanche russo, ma ucraino, considerato tuttavia “filo-putiniano”) Alexander Romanovsky.

      Una pletora di organizzazioni – ironia della sorte una di queste definita Associazione “Liberi oltre le illusioni” – ha compilato una lettera indirizzata all’Università per richiedere tale annullamento; lettera che rende plastica in modo inequivocabile l’azione di incitamento all’odio verso un fantomatico nemico, nel recinto spero inconsapevole di una fortissima ignoranza [1].

      Il pianista in questa lettera non ha la colpa di esser russo, ma è definito addirittura “complice” di tutti i morti di questa guerra per l’aver suonato la sua musica sulle macerie di Mariupol per i soldati russi, si dice [2], ma credo siano stati ammessi tutti coloro che erano lì e credo che, data la storia recente, coloro che erano lì erano ucraini, ma di lingua russofona, che per anni e anni hanno sopportato distruzioni e soprusi dai soldati del loro stesso Stato, l’Ucraina.

      Ora, questa musica, che scopo può avere, per tutti gli astanti, compresi anche i soldati certo, ma tutti, se non quello di sollevare lo spirito sopra le macerie e sperare in una vera civiltà?

      L’accusa che viene riportata con ancora più scandalo è che questa sua musica sia stata poi parte di un film intitolato “Dov’è il confine?”, di cui si mette a testimone una locandina [3].

       

      Come per il film in questi giorni censurato in Italia, Svidetel, sarebbe quanto meno da vederlo prima di gridare allo scandalo. Ma poi, ecco, è proprio guardando questa locandina che io trasalisco per questa ignoranza che non vuole comprendere.

      Si vede tanta distruzione, ma qui non vi è cenno dell’aspirazione, invece apertamente dichiarata da Netanyahu, di voler fare di una civiltà intera (Gaza) il luogo di memoria di uno sterminio, bombardando tutto e cacciando i suoi abitanti in Egitto ovviamente. No, qui la proposta è ben diversa e chiara.

      La nitidezza dello sguardo inerte di questa donna che vediamo di spalle, davanti alle macerie, qui trova un’eco (sottolineata dalla rifrazione sfocata della stessa immagine) nello spirito che può aleggiare sopra questa distruzione, testimoniando così la vita che resta, oltre e sopra tutto.

      Oltre alla miopia della disinformazione che vorrebbe un popolo bombardare sé stesso (Maruipol, con il suo teatro, è un luogo russofono, come russofono nato in Ucraina è il pianista in questione. È come se dicessimo che se un israelita non vuol fare la guerra ai palestinesi allora l’israelita in questione è antisemita; così stanno dicendo che se un ucraino nato nella Repubblica del Donetsk non ha amato essere oppresso dai soldati ucraini, ed ha celebrato con la sua arte quella che per lui è stata una liberazione, sì, liberazione, almeno per lui, ebbene allora l’ucraino in questione è un propagandista filo putiniano…e ci manca solo che lo accusiamo di essere sotto al soldo dell’esercito), qui vi è anche una miopia che non sa cogliere quali sono e cosa vogliono significare i segni che l’arte ha ancora il potere e lo spirito per emanare ad un mondo che, mai come oggi, ha estremamente bisogno delle sue grida. Grida che come preghiere salgono fino al cielo, ma non possono essere udite qui sulla terra.

      Negli spessori che si possono vedere, in quanto colpevoli, viene pubblicamente e dichiaratamente espressa la sua “scelta personale” [4] di voler stare vicino al suo popolo e vedere, da vicino, cosa accade, quindi essere parte anche della sua speranza. Cosa c’è di propagandistico in questo? Non trovo inni di guerra.

      Questo annullamento di un concerto poi mi richiama alla memoria non solo gli altri concerti annullati in quanto suonati da artisti russi, ma anche quelli annullati poco tempo addietro in quanto i musicisti che vi si dedicavano non avevano il green pass, non erano vaccinati.

      Quanti e quanti musicisti d’orchestra, professionisti veri, si sono visti tagliati fuori dalla propria vita, da un lavoro che non era solo un’occupazione che dà a campare, ma anche una proposta di senso, un contributo significativo a questo mondo che, ripeto, mai come ora ha estremamente bisogno di arte, di un’arte che sappia gridare al cielo e sappia farlo con bellezza.

      Viviamo in un regime che diventa sempre più permeante le ignoranze delle masse e che ha messo un veto alla bellezza, all’arte nelle sue forme più vere, per farci trovare al suo posto improbabili installazioni (vedi il carro armato di Natale a Modena [5]).

      Masse fuorviate che, in questo caso, hanno avuto il potere di recidere la libera volontà dall’Istituzione che aveva pianificato tale evento (IUC Istituzione Universitaria Concerti) e che si trova costretta, scrive “per motivi di ordine e sicurezza pubblica, vista la violenza e l’animosità delle minacce e degli attacchi ricevuti, ad annullare il concerto di Alexander Romanovsky del 23 Gennaio 2024 in Aula Magna della Sapienza di Roma”

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