Subiamo un trauma: il nostro partner ci lascia, perdiamo una persona cara, veniamo licenziati dal lavoro, falliamo in qualcosa per noi importante.
Oppure: siamo intrattabili e collerici; abbiamo l’impressione che gli altri si approfittino di noi ma non riusciamo mai a farci valere; non riusciamo a fare a meno di tradire la fiducia della persona che ci ama, anche se promettiamo di non farlo mai più.
Gli esempi potrebbero continuare all’infinito.
Stiamo male e in automatico ci aggrappiamo all’unica speranza che in quei momenti ci sembra sensata: il TEMPO.
“Il tempo sana tutte le ferite” oppure “è solo questione di tempo”, ci diciamo.
Dobbiamo solo lasciar scorrere il Tempo, e lo spazio tra l’istante in cui stiamo male e quello in cui stiamo bene lo riempiamo di svago, qualunque svago che non ci faccia pensare al dolore che stiamo vivendo. Il tempo è trascorso ed ecco che stiamo di nuovo bene. Ma spesso, trascorso altro tempo, ricadiamo nello stesso errore e stiamo nuovamente male. Il ciclo ricomincia da capo.
Perché?
Il tempo psicologico non segue il tempo fisico. È un errore crederlo. Ma cosa sono e perché questi Tempi sono diversi?
Siamo portati a credere che il Tempo sia un’unità di misura fisica e che la sua qualità principale sia la linearità, ovvero il suo essere progressivo. Come un contatore, va sempre avanti. In realtà, il Tempo è solo una convenzione di misura elaborata dall’uomo. Per la fisica quantistica, ad esempio, il Tempo “non esisterebbe” di per sé e potrebbe scorrere indifferentemente “in avanti” o “all’indietro”. Per le culture primitive (e contadine sino a pochi decenni fa) il Tempo era ciclico. Le stagioni sono Tempo ciclico. Gli anni, invece, sono Tempo lineare, così come gli eventi causali. È la cultura nella quale viviamo che ci dice come pensare il Tempo. L’espressione “il tempo sana tutte le ferite” è quindi solo il prodotto di una cultura popolare basata sull’idea di tempo lineare e perciò priva di significato profondo.
Il Tempo psicologico segue tutt’altre regole.
Innanzitutto, il tempo psicologico è il tempo della psiche, della mente nella sua componente non razionale (speculare a quella conscia, dove comanda la ragione, quello che viene chiamato Io). In realtà non dovremmo neanche parlare di “Tempo” ma di “Immagini”, perché la psiche vive di Immagini, produce Immagini e non Tempo. Semplificando, l’Immagine prodotta dalla psiche potrebbe essere chiamata anche “Pensiero”. Ma a differenza dei Pensieri che possono essere espressi verbalmente e razionalmente, le Immagini sono anche “intuite”. Quando stiamo male a causa di un trauma psicologico, in realtà non stiamo male per l’evento in sé, ma per altro, di cui però non ce ne rendiamo conto a livello razionale. Crediamo che a governare la nostra persona sia la nostra razionalità, la nostra capacità di ragionare e decidere, sia il nostro Io. In realtà a governarci sono tutte quelle parti di noi che, evento dopo evento, ci gettiamo dietro le spalle perché non permettono al nostro Io razionale di adattarsi al mondo che ci circonda e, non adattandosi, ci fa sentire non accettati. Lo psicoterapeuta Carl Gustav Jung ha chiamato tutte queste parti rimosse “Inconscio”. L’evento che ci fa stare male è solo la causa scatenante che fa tornare a galla alcune di queste parti rimosse le quali, non potendo essere accettate razionalmente, ci provocano quel dolore psicologico che viviamo.
Su questo punto, il filosofo orientale Jiddu Krishnamurti ha basato gran parte del suo lavoro e ancor meglio della psicologia descrive i meccanismi psichici che avvengono in noi. Concentrati come siamo a ragionare sull’evento accadutoci, pensiamo che il tempo di per se stesso ci faccia arrivare a superare la sofferenza in quanto ci permette di allontanarci da quelle condizioni e fattori negativi. Purtroppo per noi, la psiche non evolve in questa maniera. È anche errato affermare che gli eventi e la sofferenza “si superano”. La psiche vive di Immagini e quindi quando diciamo che rimuoviamo quelle parti di noi, gettandole alle spalle – parti che il nostro Io razionale non può accettare – diciamo che alcune Immagini di noi le “oscuriamo”. Non vanno via e non le superiamo. Stanno lì, in stand-by, pronte a riaccendersi. Non solo: bloccano anche la nostra psiche al momento in cui sono state rimosse. Anche se il tempo fisico lineare trascorre, la psiche resta ferma, come congelata. Il tempo psicologico è un “eterno presente” che muta sempre nel presente. La psiche non evolve, la psiche è.
Come facciamo allora a superare ciò che ci fa soffrire se non è possibile evolvere? È possibile abbandonando il concetto di “superamento”. Dobbiamo cambiare “stato”, cambiare il nostro “Essere”.
Per farlo dobbiamo “vedere” le Immagini psichiche che il nostro Io ha precedentemente oscurato. Non è un’azione semplice in quanto il nostro Io razionale tenderà sempre a oscurarle perché per lui – che, ricordiamolo, ha il compito di farsi accettare – queste Immagini sono una minaccia. Per vederle dobbiamo fermare la nostra mente, silenziare il nostro Io. Se riusciremo a farlo, quelle Immagini si faranno vedere da sole. È il principio della meditazione, per esempio. Tutto ciò che parla di “spirituale” ruota intorno a questo. È il punto di partenza per cambiare l’Essere.
La quasi totalità delle Immagini che oscuriamo si formano in tenera età quando il nostro Essere si scontra con il mondo circostante e interviene l’Io desideroso di accettazione.
Se ad esempio in me si è formata l’Immagine di non essere degno di amore perché magari i miei genitori mi prestavano attenzioni solo quando ero loro “utile”, sarà molto facile che il mio sentirmi bene dipenderà dall’approvazione altrui e passerò la mia vita cercando di essere quanto più utile possibile agli altri. Ma è altrettanto probabile che mi sentirò spesso “usato e gettato via” perché le persone che avvicinerò e che attirerò saranno quelle in cerca di persone da usare. Per superare questa sofferenza non serve che trascorra il tempo fisico lineare, serve che “veda” l’Immagine di me che ho oscurato, in questo caso l’Immagine di una persona a cui è stato negato un legittimo bisogno di amore. Quando vedrò questa Immagine, accettandola, vedrò anche il comportamento sbagliato dei miei genitori e sarò in grado di riconoscere che quelle persone che oggi mi hanno fatto soffrire in realtà non mi stavano dando considerazione ma solo usando. Togliendo dall’oscurità quell’Immagine, oggi sarò in grado di cambiare il mio Essere. Non scambierò più l’utilità per considerazione e, basando le mie relazioni interpersonali in modo diverso, non soffrirò più per questo.
Come afferma Krishnamurti, dobbiamo vedere chi siamo veramente e per farlo dobbiamo illuminare col nostro sguardo psichico le Immagini di noi che abbiamo oscurato.
Comprendere il Tempo Psichico è di fondamentale importanza per la maturazione di una persona.
Mentre il Tempo fisico lineare è il tempo della società odierna che considera i problemi come qualcosa di oggettivo al di fuori della persona e quindi cerca soluzioni in rimedi tangibili – il farmaco, il corso che insegna un metodo per, …etc.; il Tempo Psicologico ha bisogno che noi entriamo dentro noi stessi per “vedere” le Immagini che la nostra psiche crea in risposta agli eventi vissuti. È il “conosci te stesso” di Socrate.
Fare questo lavoro ha anche delle implicazioni politiche e sociali. Non bisogna restringere il campo alla sola psiche, o meglio, non bisogna restringere le questioni della psiche alla sola psicologia.
Basare la società sul tempo fisico lineare vuol dire renderla dipendente dagli stimoli. È una precondizione per imporre il Mercato e la sua ideologia. Pensiamo per esempio alla società contadina pre boom economico: questa aveva una serie di riti (personali e collettivi), una sua ciclicità basata sulle stagioni e un rapporto con il Sacro. La società di mercato sviluppatasi dopo e portata avanti oggi dall’Agenda 2030, dalla Rivoluzione Industriale 4.0, dalla Rivoluzione Digitale ecc., ha sradicato tutto questo. La società di mercato odierna non ci lascia mai da soli, non vuole che abbiamo un rapporto con noi stessi. Vuole che inseguiamo continuamente nuovi stimoli: quello attuale è già vecchio e ce n’è pronto uno nuovo, più bello e gratificante. Dobbiamo “consumare”, cioè dobbiamo seguire o appropriarci di qualcosa che è esterno a noi, che si tratti di un bene concreto, di un modello culturale o di una identità personale. Nel consumarlo, dobbiamo noi adeguarci ad esso. Il Tempo fisico lineare permette al Mainstream di fare di noi ciò che vuole, indirizzando il nostro Io nelle direzioni a lui utili perché è l’Io a rispondere agli stimoli.
Seguire il Tempo psicologico invece restituisce “centratura” alla persona, si passa dall’essere condizionati dagli stimoli esterni al seguire quelli interni che vengono dal nostro Essere. Il Mainstream avrebbe un potere davvero molto limitato su di noi. Al suo stimolo non risponderemmo più in modo automatico, ma lo elaboreremmo e ne daremo una risposta basata sul nostro Essere. Invece che essere soffocati dal mondo, alienandocene anestetizzati da stimoli continui, parteciperemmo alla sua costruzione. Che è ciò che il Mainstream non vuole, come dimostra il rendere i veri centri decisionali sempre più inaccessibili.
Seguendo il Tempo psicologico non ci affideremmo più all’Uomo o al Partito di turno per il cambiamento, speranzosi che “il tempo sistemi le cose”, ma avvertiremmo immediatamente col nostro Essere la violenza su di noi del Sistema che il Mainstream vuole imporre per rispondere senza attese e senza confidare nella speranza del futuro, che – come aveva ben percepito il regista Mario Monicelli – è una trappola inventata da chi detiene il Potere per placare le Masse (cioè noi), per far accettare il presente in vista di un ipotetico futuro migliore, invece che agire subito, nel “qui e ora”.
A livello dell’Essere, ogni risposta è viscerale, necessaria, questione di vita o di morte. Non fosse così, sarebbe un tradire se stessi. Ed è questa risposta che rende possibili gli atti eroici. Atti che sono per definizione radicali e che fanno da esempio. Nello studio pubblicato dal Think Tank “Club di Roma” nel 1972, intitolato “I limiti della crescita”, ragionando di come rendere “innocue” le lotte sindacali di allora è scritto che il problema su cui il Potere doveva concentrarsi era il “radicalismo delle idee” e sostituirlo con la “Concertazione”: sostituire l’Essere con lo stimolo esterno, il Tempo Psicologico con il Tempo fisico lineare. Il Potere del Mainstream alla fine… potrebbe essere tutto qui.



