Tor è un infermiere che utilizza spesso un traghetto per procurarsi incontri occasionali con uomini. Marianne è la dottoressa del suo reparto che ha, nei confronti delle relazioni con l’altro sesso, un atteggiamento che la sua migliore amica mette in discussione.
Dag Johan Hauguerud conclude la trilogia sulle relazioni con un film che affronta aspetti diversi del rapporto amoroso.
Si apre con una diagnosi infausta di tumore alla prostata questo film il cui titolo sembrerebbe suggerire tutt’altro contesto. I due personaggi principali operano infatti in un contesto ospedaliero. Tor è un infermiere che ha una particolare attenzione verso i pazienti di cui sa cogliere aspetti psicologici che ad altri sfuggono. Mentre Marianne è un medico che svolge con coscienza il proprio lavoro e trova in lui un valido aiuto. Hauguerud ce ne mostra la vita anche al di fuori dell’attività lavorativa. Tor è alla continua ma non ossessiva ricerca di rapporti omosessuali mentre Marianne non vede alcuna contraddizione tra l’inizio di una possibile relazione duratura e un rapporto occasionale con un giovane conosciuto durante un trasferimento su un traghetto.
È ciò che le rimprovera la sua migliore amica impegnata a vincere un concorso per le celebrazioni del centenario di Oslo. Costei vede riferimenti legati la sesso nei fregi di un antico palazzo ma poi si irrigidisce, essendo sposata, su quelle che a lei sembrano situazioni non morali.
La regia si avvicina a loro offrendo ad ognuno lo spazio per raccontarsi in un film in cui i dialoghi hanno una forte presenza e lo fa mostrando come ognuno finisca con il cercare un proprio significato alla parola amore senza che a questo sentimento ci si possa permettere di dare regole rigide e valide una volta per tutte.
La presenza di una bambina, divisa tra due genitori divorziati, aggiunge poi un elemento ulteriore di riflessione per quanto riguarda le responsabilità che gli adulti hanno verso i più piccoli dei quali devono essere sempre tenute in considerazione la sensibilità e le possibili sofferenze interiori.
Su un versante più strettamente locale è poi interessante osservare quanto il rapporto tra capitale e provincia influisca sul modo in cui si è affrontata o si affronta la vita sociale. Solo chi ha condiviso la necessità di coprire certe distanze per raggiungere servizi essenziali può comprendere il passaggio che comporta abitare nella grande città.