Il veterano capo del controspionaggio della CIA James Angleton supervisionava segretamente un giro di spionaggio di alto livello che coinvolgeva emigrati ebrei e agenti israeliani senza “alcuna autorizzazione” da parte del Congresso o della stessa CIA, secondo i documenti recentemente declassificati pubblicati nell’ambito dell’impegno dell’amministrazione Trump a divulgare tutte le informazioni disponibili sull’assassinio del presidente John F. Kennedy.
I file gettano una nuova e inquietante luce su una spia descritta dallo storico Jefferson Morley come “un architetto di primo piano della relazione strategica dell’America con Israele”, descrivendo il ruolo di Angleton nel trasformare il Mossad in una temibile agenzia con portata globale, favorendo Israele nel furto di materiale nucleare statunitense e proteggendo i terroristi sionisti.
Nel secondo dopoguerra, Angleton aveva creato una rete di spionaggio utilizzando emigrati ebrei, con l’apparente obiettivo di infiltrarsi nell’Unione Sovietica. Ma, come dimostrano i documenti, il capo dello spionaggio considerava il suo compito “più importante” quello di mantenere il flusso di immigrati ebrei che dall’Unione Sovietica si dirigevano verso il nascente Stato israeliano.
Secondo Angelton, le sue risorse ebraiche avevano fornito 22.000 rapporti sull’URSS, con diversi colpi da maestro per l’intelligence. Tra questi, la pubblicazione del famoso discorso segreto del 1956 del Primo Ministro sovietico Nikita Kruschev, che denunciava Stalin e che, secondo l’esperto di spionaggio, “aveva praticamente creato le rivoluzioni in Ungheria e Polonia”. Altrove, Angleton si era vantato che il suo accordo con Israele aveva prodotto “500 ufficiali dell’intelligence polacca che erano ebrei” e che “sapevano più cose sull’intelligence polacca degli stessi polacchi”.
In altri passaggi Angleton si prende il merito di aver assicurato il “rilascio” di diversi terroristi sionisti affiliati alla milizia Irgun prima che potessero essere condannati per l’attentato all’ambasciata britannica a Roma. Sebbene il gruppo fosse stato catturato dalle autorità italiane, i file appena divulgati indicano che la cellula terroristica era stata liberata su ordine della CIA.
Le informazioni erano state originariamente divulgate nel 1975 ai senatori che facevano parte della Commissione Church, che indagava sui diffusi abusi dell’intelligence statunitense nei decenni precedenti. Il Congresso era particolarmente interessato alle affermazioni del corrispondente estero del New York Times, Tad Szulc, che aveva testimoniato sotto giuramento che, alla fine degli anni Cinquanta, Angleton lo aveva personalmente informato che gli Stati Uniti avevano fornito a Israele informazioni tecniche su dispositivi nucleari. I nuovi documenti dimostrano che Angleton aveva mentito durante l’interrogatorio e aveva eluso sotto giuramento le domande sui tentativi di spionaggio nucleare di Israele.
Ulteriori documenti dell’FBI non divulgati, che fanno riferimento al Mossad israeliano come “fonte primaria” di informazioni per Angleton, confermano che il capo del controspionaggio della CIA si era affidato pesantemente a Tel Aviv per consolidare la sua posizione all’interno dell’Agenzia – e si aggiungono alle crescenti prove che Angleton potrebbe non aver operato a favore degli Stati Uniti durante i suoi 21 anni di mandato.
Nuovi file declassificati dell’FBI rivelano che Angleton aveva un rapporto fortemente sbilanciato con l’Agenzia, con gli agenti federali che si sottomettevano al capo del controspionaggio della CIA dopo averlo sorpreso a spiare la corrispondenza di moltissimi americani. I documenti mostrano Angleton ammettere apertamente che sarebbe stato licenziato se Langley avesse scoperto le sue fughe di notizie al Bureau.
Un confronto dei file del Comitato Church, ora non secretati, con le versioni precedentemente rilasciate nel 2018, dimostra che, anche dopo 70 anni, Washington si era sentita in dovere di nascondere i dettagli del suo reale rapporto con i fondatori di Israele. Oltre una dozzina di riferimenti a “Israele”, “Tel Aviv” o descrizioni di personaggi come “ebrei”, che erano stati eliminati dalla versione del 2018, possono ora essere visualizzati sul sito dell’Archivio Nazionale.
I documenti rivelano che Angleton aveva ripetutamente mentito a diversi organi del Congresso, tra cui la Commissione Church, che indagava sugli abusi della CIA, e la House Select Committee on Assassinations, che indagava sugli omicidi di John F. Kennedy e Martin Luther King, Jr. Angleton era stato altrettanto evasivo quando era stato interrogato sul programma di armi nucleari di Israele e sulla conoscenza o complicità della CIA in questo schema.
Questi documenti rivelano anche che lo staff del controspionaggio della CIA agli ordini di Angleton aveva ordinato la rimozione di Lee Harvey Oswald dalle liste di sorveglianza federali sei settimane prima dell’assassinio di Kennedy, nonostante la sua classificazione come grave rischio alla sicurezza. La sorveglianza di Oswald era stata supervisionata personalmente da un membro della rete di intelligence di Angleton composta da emigrati ebrei, Reuben Efron, una spia della CIA proveniente dalla Lituania. Angleton aveva messo Efron a capo di un programma dell’Agenzia chiamato HT/Lingual che intercettava e leggeva le corrispondenze tra Oswald e la sua famiglia.
Numerosi storici si sono chiesti perché il capo del controspionaggio della CIA avesse insistito per decenni nel supervisionare personalmente quello che descriveva come il “conto israeliano”. Sebbene diverse interazioni non registrate rimangano impossibili da analizzare, i documenti mostrano che, interrogato sui suoi legami “insolitamente stretti” con il Mossad israeliano, Angleton aveva riconosciuto di aver fatto un “accordo” in cui, “nei termini più semplicistici, [gli israeliani] erano informati che non avremmo lavorato con loro contro gli arabi, [ma] che avremmo lavorato con loro contro l’intelligence del blocco sovietico e il comunismo”.
Liberare i terroristi sionisti
Uno dei primi casi di cooperazione di Angleton con elementi sionisti era stato quando i militanti sionisti avevano intrapreso una campagna terroristica per fare pressione sulle autorità coloniali britanniche affinché lasciassero il territorio della Palestina.
Nell’ottobre 1946, tre mesi dopo aver fatto saltare con una bomba la sede amministrativa britannica all’Hotel King David di Gerusalemme, i membri della milizia di destra Irgun avevano piazzato dell’esplosivo nell’ambasciata britannica a Roma, nel tentativo fallito di assassinare l’ambasciatore del Regno Unito in Italia.
Secondo Angleton, dopo che l’Irgun “aveva fatto esplodere l’ambasciata britannica a Roma” nel 1946, la CIA era intervenuta per assicurarsi che fuggissero dall’Italia senza essere perseguiti.
“Avevamo i membri del gruppo e poi ci siamo trovati di nuovo di fronte al dilemma se consegnarli o meno alle autorità britanniche”, aveva osservato Angleton, che era stato capo del controspionaggio per la sezione italiana dell’Office of Strategic Services, il predecessore della CIA. “Eravamo nella posizione di prendere una decisione in un senso o nell’altro. E, alla fine, abbiamo deciso di rilasciarli”.
Un accordo segreto con il Mossad
Mentre Washington cercava di gestire le fratture politiche causate dalla creazione di Israele e di monitorare l’ondata di immigrati sovietici che si riversavano nell’autoproclamato Stato ebraico, Angleton aveva strutturato la sua acquisizione del “conto israeliano” come un modo conveniente per l’intelligence statunitense di prendere due piccioni con una fava.
“L’altro lato del problema israeliano era che c’erano migliaia di persone che arrivavano dall’Unione Sovietica e i sovietici sfruttavano l’immigrazione per inviare agenti illegali in Occidente, rendere difficoltosi i controlli sui viaggi, le identificazioni e così via. Quindi c’era sia un problema di sicurezza che un problema politico”.
Per gestire questi “problemi”, gli Stati Uniti e gli israeliani erano arrivati ad un accordo che prevedeva lo scambio segreto di “documenti e segnalazioni, informazioni sulle comunicazioni [e] altri prodotti dell’azione di intelligence”, aveva dichiarato Angleton. Il capo dello spionaggio aveva ammesso che gli unici documenti dell’accordo del 1951 in possesso degli Stati Uniti si trovavano presso l’Agenzia e che il Congresso USA era stato tenuto all’oscuro, dicendo ai senatori: “Non credo siano state ottenute autorizzazioni dal Campidoglio.”
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Alla domanda di un legislatore su come “fosse stato possibile per i direttori successivi dell’agenzia di intelligence capire quali fossero gli accordi tra l’intelligence statunitense e quella israeliana”, Angleton aveva risposto: “Molto semplice. All’inizio hanno visto la produzione. E hanno incontrato i direttori o il capo dell’intelligence israeliana. E hanno incontrato ambasciatori e primi ministri. Erano molto coinvolti”.
L’addestramento di spie sioniste “al di fuori della struttura” della CIA
Angleton era stato particolarmente protettivo nei confronti di quello che definiva “il rapporto fiduciario” con Tel Aviv, e, mentre la Seconda Guerra Mondiale volgeva al termine, per gestirlo aveva messo insieme un’affiatata cricca di ebrei americani di dubbia lealtà. “Avevo iniziato dal lato sud con due ebrei che avevano lavorato con me durante la guerra”, aveva spiegato. Dopo averli “inviati come persone normali sotto copertura” per orientarsi nella neonata Israele, Angleton “ne aveva portati altri sei e li aveva sottoposti ad alcuni mesi di addestramento, al di fuori della struttura” della CIA.
“Per rompere il rapporto fiduciario – che dopo tutto è un affare personale – tutti gli uomini che ho avuto, erano uomini che rimanevano e tornavano al quartier generale e tornavano a Tel Aviv, andavano al Consiglio di Sicurezza Nazionale, e tornavano a Tel Aviv, eccetera”.
“È stata probabilmente l’operazione più economica che sia mai stata concepita dal governo degli Stati Uniti”, aveva affermato Angleton. “Non credo che siano state assunte più di 10 persone nello stesso processo”.
Avendo addestrato queste spie “al di fuori della struttura” della CIA, non è chiaro come Angleton si sia assicurato che rimanessero fedeli agli obiettivi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, o se abbia mai avuto intenzione di farlo.
Consentire il furto di materiale nucleare americano da parte di Israele, spiare l’America
Il ruolo di Angleton nel consentire il furto di materiale nucleare da parte di Israele da una struttura americana è uno degli episodi più scioccanti delle relazioni tra Stati Uniti e Israele. La scena del crimine era la Nuclear Materials and Equipment Corporation, o NUMEC, un impianto di lavorazione dell’uranio ad Apollo, in Pennsylvania, di proprietà di un finanziatore sionista di nome David Lowenthal. Nel 1965, Zalman Shapiro, un collega sionista assunto da Lowenthal per gestire l’impianto, aveva illegalmente dirottato verso Israele centinaia di chilogrammi di materiale nucleare fissile. Fingendosi uno scienziato, la famigerata spia del Mossad Rafi Eitan aveva visitato il NUMEC tre anni dopo per continuare il furti.
Come ha documentato Jefferson Morley nella sua biografia di Angleton, “The Ghost“, il defunto capo del controspionaggio della CIA aveva fatto in modo che la CIA guardasse dall’altra parte mentre Israele costruiva la sua prima arma nucleare con il materiale fissile rubato. Secondo Morley, “Angleton, è giusto dirlo, pensava che la collaborazione con Israele fosse più importante della politica di non proliferazione degli Stati Uniti”.
Un’indagine del 1977 del Government Accountability Office degli Stati Uniti aveva scoperto che la CIA aveva nascosto informazioni sul furto nucleare del NUMEC all’FBI e al Dipartimento dell’Energia, e “aveva scoperto che alcuni individui chiave non erano stati contattati dall’FBI quasi due anni dopo l’indagine in corso”.
L’ultima serie di file del Comitato Church aggiunge nuovi dettagli sulla compromissione della sicurezza nazionale statunitense da parte di Angleton a vantaggio di Israele e sui suoi tentativi di coprire questo tradimento.
Durante la sua testimonianza davanti alla Commissione, Angleton era stato interrogato sulle notizie riportate dai media secondo cui lui e la sua unità di controspionaggio avrebbero fornito a Israele supporto tecnico per la costruzione di armi nucleari. Angleton aveva negato strenuamente le accuse, ribadendo che la CIA non aveva mai avuto alcun ruolo nel fornire a Tel Aviv materiale nucleare. Tuttavia, quando gli era stato chiesto se negli Stati Uniti fossero mai stati condotti “sforzi di intelligence israeliani” “finalizzati all’acquisizione… di tecnologia nucleare”, Angleton aveva equivocato.
Innanzitutto, aveva sbottato, “ci sono stati molti sforzi da parte di molti Paesi per acquisire conoscenze tecniche in questo Paese, e questo non esclude gli israeliani”. Alla domanda se il controspionaggio della CIA avesse avuto “conoscenza certa” di agenti israeliani che “cercavano di acquisire segreti nucleari negli Stati Uniti”, Angleton aveva ribattuto: “Devo rispondere a questa domanda?”.
Su richiesta dei senatori, il Comitato era poi andato “off record”, rendendo le risposte di Angleton impossibili da esaminare.
In un memorandum segreto del 1975 all’FBI, il capo del controspionaggio della CIA estromesso aveva ammesso di aver “evitato qualsiasi risposta diretta” durante la sua testimonianza al Senato sulle spie israeliane che cercavano di raccogliere “informazioni nucleari” negli Stati Uniti.
Pochi giorni dopo, un rapporto del Bureau sulle “capacità di raccolta dell’intelligence israeliana” aveva rivelato che Angleton aveva intrattenuto “frequenti contatti personali” con i rappresentanti del Mossad presso l’ambasciata israeliana di Washington DC tra il febbraio 1969 e l’ottobre 1972. Questa “relazione speciale” comportava “lo scambio di informazioni estremamente sensibili”.
Inoltre, il memo dell’FBI del 1975 su Angleton aveva rivelato che l’ambasciata israeliana aveva creato sette anni prima una “rete di intelligence tecnica” diretta da uno scienziato israeliano che lavorava al programma nucleare di Tel Aviv. Questo potrebbe spiegare perché Angleton era stato così schivo durante l’interrogatorio del Senato.
Le “questioni israeliane” provocano la caduta di Angleton
I documenti del Comitato Church mostrano che Angleton si era infuriato per gli sforzi dell’allora direttore della CIA William Colby di applicare un minimo di trasparenza alle attività dell’Agenzia, specialmente per quanto riguardava Israele. Angleton aveva avvertito che se l’URSS fosse venuta a conoscenza dell’uso che Langley faceva dell’autoproclamato Stato ebraico come centro di riabilitazione per i comunisti voltagabbana, avrebbe quasi certamente messo fine alla sua politica di incoraggiamento degli ebrei dell’Europa orientale a migrare in Israele:
“Quest’idea di aprire le porte e far entrare la luce, di rompere la compartimentazione e la necessità di far sapere, metterebbe inevitabilmente a rischio l’immigrazione, se i sovietici venissero a conoscenza della portata delle attività”, aveva dichiarato Angleton.
Colby aveva licenziato Angleton nel 1974, dopo che il New York Times aveva smascherato il suo programma illegale di spionaggio interno rivolto ai dissidenti americani contrari alla guerra. Nella sua testimonianza, Angleton aveva inquadrato lo scontro come un conflitto interpersonale, descrivendo Colby come “non la mia tazza di tè, professionalmente o in qualsiasi altro modo”.
Tuttavia, Angleton aveva riconosciuto al Senato che una “disputa in relazione a queste questioni israeliane” tra lui e Colby aveva contribuito al suo allontanamento dall’Agenzia. Si trattava forse di un riferimento al coinvolgimento dell’ex spia nel furto dei segreti nucleari statunitensi che aveva permesso a Israele di fabbricare la bomba?
In ogni caso, era chiaro perché Angleton sarebbe stato ricordato con più affetto in Israele che nel Paese che, apparentemente, avrebbe dovuto servire.
Il 4 dicembre 1987, i direttori dei servizi segreti israeliani Mossad e Shin Bet si erano incontrati in segreto su una collina di Gerusalemme per piantare un albero in onore di Angleton. A loro si erano uniti cinque ex capi dello spionaggio israliano e tre ex ufficiali dell’intelligence militare.
Nonostante i tentativi di tenere nascosta la cerimonia, due reporter locali erano riusciti a eludere la sorveglianza e avevano registrato la cerimonia commemorativa per l’ex direttore del controspionaggio della CIA, morto sette mesi prima. Insieme, le spie israeliane avevano posato una pietra con la scritta “In memoria di un caro amico, James (Jim) Angleton”.




