Da quando, il 17 luglio, la Russia ha annunciato che non avrebbe rinnovato il Black Sea Grain Initiative, l’accordo per il grano, mediato da Turchia e Regno Unito, che consentiva all’Ucraina di esportare grano in una rotta protetta da Odessa e da altri due porti ucraini del Mar Nero, i media occidentali mainstream sostengono che il rifiuto creerà una carestia a livello globale e un’impennata dei prezzi dei prodotti alimentari. Un attacco ucraino al principale ponte che collega la terraferma russa con la penisola di Crimea, programmato proprio per la fine dell’accordo sul grano, ha provocato un massiccio attacco di rappresaglia da parte delle forze russe, che ha danneggiato gravemente Odessa e i vicini porti di spedizione del grano. Qual è la situazione delle forniture alimentari del “granaio d’Europa”, come veniva chiamata l’Ucraina?
Il 19 luglio sull’Indian Express campeggiava questo titolo: “Il mondo si trova di fronte alla prospettiva degli ‘hunger games’ mentre la Cina fa incetta di cereali e la Russia si ritira dall’accordo“. Inoltre, si leggeva: “L’anno prossimo potrebbe prospettarsi una carestia mondiale a causa del ritiro della Russia da un importante accordo con l’Ucraina sui cereali alimentari e per le conseguenze dell’accaparramento di cereali da parte della Cina, il più grande consumatore di riso al mondo, ha messo in guardia un analista“. Il Los Angeles Times è stato altrettanto allarmista: “La Russia interrompe l’accordo che permette all’Ucraina di esportare grano, dando un colpo alla sicurezza alimentare globale”. CNN, Yahoo e altri media occidentali hanno pubblicato storie allarmistiche simili. Nessuno di essi si è preoccupato di entrare nel dettaglio della situazione attuale. È molto meno allarmante di quanto affermano. Il mondo potrebbe presto trovarsi di fronte ad una carenza di grano, ma non sarà a causa delle azioni della Russia in Ucraina.
Il 19 luglio, due giorni dopo il non rinnovo dell’accordo, i prezzi dei futures mondiali del grano erano aumentati di circa l’8%, sulla base della notizia che la Russia avrebbe considerato qualsiasi nave diretta a Odessa o in altri porti ucraini come sospetta di trasportare armi e quindi un legittimo bersaglio per i missili russi. I media occidentali avevano poi affermato che la Russia stava causando una potenziale carestia mondiale ponendo fine all’accordo di esportazione del grano in Ucraina. Quali sono i fatti reali?
Perché la Russia non lo ha rinnovato
L’accordo, denominato Black Sea Grain Initiative, era stato concordato nel luglio 2022, in base al fatto che le azioni militari della Russia in Ucraina avrebbero creato gravi problemi alle forniture di grano ai Paesi africani e ad altri Paesi poveri. La Russia aveva accettato, con il patrocinio delle Nazioni Unite, un accordo in base al quale dai porti cerealicoli ucraini, come Odessa, sarebbe stato garantito dalla Russia un passaggio sicuro nel Mar Nero, in cambio della revoca da parte dell’Occidente delle sanzioni sull’esportazione di grano e fertilizzanti russi, compresa la revoca dell’esclusione dallo SWIFT della principale banca statale russa che si occupa di esportazioni cerealicole. Il 22 luglio 2022 la Russia, l’Ucraina, la Turchia e le Nazioni Unite avevano raggiunto un accordo per fornire un corridoio marittimo umanitario alle navi che trasportavano cibo e fertilizzanti dai porti ucraini del Mar Nero. Il 18 maggio 2023, la Russia aveva prorogato l’accordo, denominato Black Sea Grain Initiative, per 60 giorni, fino al 17 luglio.
C’era un problema importante. L’Occidente si era rifiutato di onorare la parte russa dell’accordo. Secondo il portale statale russo Sputnik, “l’accordo è parte integrante di un pacchetto di accordi. La seconda parte – il memorandum Russia-ONU, che dovrebbe rimanere in vigore per tre anni – prevede lo sblocco delle esportazioni russe di cibo e fertilizzanti, la riconnessione della Banca Agricola Russa allo SWIFT, la ripresa delle forniture di macchinari agricoli, pezzi di ricambio e servizi, il ripristino del gasdotto per l’ammoniaca Togliatti-Odessa (che l’Ucraina ha sabotato nel giugno scorso) e una serie di altre misure. Mosca sostiene che questa parte dell’accordo non è stata ancora attuata“.
Il 17 luglio, il giorno in cui la Russia aveva annunciato che non avrebbe rinnovato l’accordo, l’Ucraina, aiutata dall’intelligence di Stati Uniti e Regno Unito, aveva lanciato un attacco distruttivo all’unico ponte che collega la Crimea, dove si trova la base della flotta russa del Mar Nero, alla terraferma russa. Il ponte era stato gravemente danneggiato da un drone navale ucraino e due civili erano rimasti uccisi, mentre una terza persona era finita in coma. Nelle notti successive, Mosca aveva lanciato una rappresaglia mortale, con grandi bombardamenti che avevano distrutto gran parte delle infrastrutture portuali di Odessa e di altri porti del Mar Nero nelle vicinanze.
I terminali per il grano e le infrastrutture portuali in Ucraina erano stati presi di mira dagli attacchi russi nella notte tra il 18 e il 19 luglio e avevano subito gravi danni, che richiederanno almeno un anno per essere completamente riparati, secondo il Ministero della Politica Agraria e dell’Alimentazione dell’Ucraina. Una parte significativa delle infrastrutture del porto di Chornomorsk era stata messa fuori uso e 60.000 tonnellate di grano distrutte. Erano stati danneggiati i silos di stoccaggio di commercianti e trasportatori internazionali e ucraini, come la lussemburghese-ucraina Kernel, Viterra, che fa parte dell’enorme gruppo svizzero Glencore, il più grande commerciante di materie prime del mondo, e il gruppo francese CMA CGM.
Secondo Mosca, non solo l’ONU e l’Occidente si sono rifiutati di onorare la parte russa dell’accordo, ma l’Occidente stava anche usando le navi protette per consegnare all’Ucraina armi NATO e di altro tipo per alimentare la guerra, un atto che difficilmente si potrebbe definire umanitario.
Grano per l’UE?
Mentre l’Occidente sosteneva che il blocco russo del traffico navale da Odessa e da altri porti ucraini stava creando un disastro umanitario in Africa e in altri Paesi poveri, il grano, insieme al mais e all’olio di girasole ucraino, non finiva nei Paesi del Sud più povero ma nell’UE, almeno, fino a quando alcune grandi rivolte di agricoltori in Polonia, Bulgaria, Romania e in altri Paesi dell’UE non avevano costretto Bruxelles a vietare temporaneamente l’importazione del grano ucraino a basso costo. Secondo le Nazioni Unite, l’UE è stata la principale beneficiaria dell’accordo sul grano del Mar Nero: il 38% di tutto il grano ucraino è stato inviato in Europa, nonostante l’UE sia un esportatore netto di grano. Un altro 30% è andato in Turchia e il 24% in Cina. Un misero 2% è andato alle nazioni del Sud globale.
Ad aprile, di fronte alla grande rivolta degli agricoltori contro l’ondata di importazioni di grano ucraino a basso costo, Polonia, Slovacchia, Ungheria e Bulgaria avevano introdotto un divieto temporaneo sui prodotti agricoli ucraini, dopo aver visto fallire le loro ripetute richieste all’UE di Bruxelles di imporre un divieto generale e di permettere al grano di essere trasportato in Africa e in altri Stati del Sud globale, secondo l’accordo originale.
Alcuni fatti concreti dall’USDA
Mentre la maggior parte delle statistiche del governo statunitense non ha molto valore, a causa di decenni di manipolazioni politiche, quelle del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti sulla produzione mondiale di grano sono generalmente considerate abbastanza accurate, poiché i cartelli mondiali dell’agroalimentare dipendono da questi dati per stabilire il prezzo del grano. Nel rapporto del 12 luglio, appena prima della fine del rinnovo dell’accordo sul grano con la Russia, il rapporto dell’USDA, intitolato Grain: World Markets and Trade, faceva osservare quanto segue: “Mentre l’anno commerciale 2022/23 volge al termine, la Russia ha consolidato la sua posizione di primo esportatore di grano al mondo”. Si stima che nel 2022/23 la Russia esporterà 45,5 milioni di tonnellate. Le destinazioni principali sono il Medio Oriente, il Nord Africa e l’Asia centrale… Si prevede che le esportazioni di grano della Russia raggiungeranno un altro record di 47,5 milioni di tonnellate nel 2023/24″.
Il rapporto dell’USDA prosegue parlando dell’Ucraina, dove i combattimenti hanno interessato le regioni con la miglior produzione cerealicola: “La superficie coltivata in Ucraina è diminuita in modo significativo a causa della guerra con la Russia. La produzione prevista per il 2023/24 è di 17,5 milioni di tonnellate, il raccolto più scarso da oltre un decennio. Con una forte riduzione delle forniture e l’incertezza sul futuro della Black Sea Grain Initiative, le esportazioni di grano dell’Ucraina per il 2023/24 sono previste in 10,5 milioni di tonnellate, con un calo di oltre il 40% rispetto alla media prebellica. Sebbene nel 2022/23 la Black Sea Grain Initiative abbia aiutato l’Ucraina ad esportare 16,8 milioni di tonnellate di grano, il 39% del grano si è mosso al di fuori del corridoio cerealicolo (principalmente attraverso spedizioni via terra verso l’Europa orientale)”.
Se si sottraggono i 6,6 milioni di tonnellate di grano che sono andati nell’UE attraverso le rotte terrestri, circa 10,2 milioni di tonnellate di grano ucraino non sono attualmente trasferibili sui mercati mondiali attraverso il Mar Nero. Tuttavia, ciò equivale quasi esattamente al volume di grano ucraino che aveva invaso i mercati locali dell’UE lo scorso anno.
La Russia promette grano all’Africa
Il 27 luglio, in occasione del secondo vertice annuale Russia-Africa tenutosi a San Pietroburgo, il Presidente russo Putin ha promesso che la Russia fornirà gratuitamente grano ad alcuni Paesi africani che [in precedenza] avevano ricevuto grano dall’Ucraina: “Saremo pronti a fornire al Burkina Faso, allo Zimbabwe, al Mali, alla Somalia, alla Repubblica Centrafricana e all’Eritrea 25-50.000 tonnellate di grano gratis per ciascun Paese nei prossimi 3-4 mesi“.
La NATO e i principali media occidentali stanno manipolando una narrazione unilaterale per incolpare la Russia di qualcosa che le loro stesse azioni corrotte hanno causato. La sospensione russa dell’accordo sul grano, che [i russi] dichiarano di essere pronti a riaprire, a patto che ci siano garanzie sul rispetto delle clausole a loro favore, non sta creando una catastrofe globale. Ciò che è molto più pericoloso per il mondo sono le azioni deliberate dell’UE e dell’amministrazione Biden per imporre tagli severi alla produzione mondiale di fertilizzanti nell’ambito della loro cosiddetta Agenda verde a zero emissioni di carbonio.