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      • Papa Leone, che delusione!

      Papa Leone, che delusione!

      Ci eravamo illusi, che questo Papa americano potesse cambiare le sorti della Chiesa Cattolica di Roma. Sembrava, in quel suo primo incedere e con quell’aria quieta, modesto e interessato alle nostre anime, nonché alla diffusione del Verbo. Abbiamo pensato che un nuovo Corso era lì per iniziare, e tirato un gran sospiro di sollievo.

      Ammettiamolo, è stata una gigantesca cantonata. Prevost si è adeguato, senza manco provare ad opporvisi, alle bestialità della Chiesa postconciliare modernista. L’allarme definitivo è scattato dopo che ha benedetto in Vaticano il ghiacciolo di Schwarzenegger (scena al limite del comico). Non ci potevamo credere, noi che pensiamo che Dio sia ben altro che un’entità che si occupa di cambiamento climatico come un Carlo d’Inghilterra qualsiasi. E invece…

       

       

      Non contenti, quelli del Sinodo (scusate, ma non saprei in altro modo chiamarli) sfornano due settimane fa un documento “Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia” che, di fatto, apre la Chiesa Cattolica alle “giornate contro l’omofobia e la transfobia” indicate nel paragrafo “La cura delle relazioni”  inserito nella parte I, con tanto di appello: 

      tutto il testo portato ai voti è un’adesione piena e incondizionata alle istanze dell’omosessualismo portate avanti in questi anni sotto la forma dell’omoeresia. (lanuovabq.it)

      E un certo sollievo lo abbiamo provato alla notizia contemporanea della grandissima partecipazione alla Messa in rito antico del Cardinal Leo Burke (potenza del latinorum…), quasi come se il messaggio dei fedeli a questa casta arcivescovile progressista woke sia uno e uno solo, cioè quello di una Fede incondizionata e della concreta speranza nel provvidenziale intervento divino nel mettere a posto le cose una volta per tutte, sotto il cielo vaticano.

      Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso risale a qualche giorno fa, quando Tucho Fernandez, ahimè tristemente noto per il libro “Guariscimi con la tua bocca. L’arte del bacio”, ha stilato la Nota dottrinale dove arriva ad affermare nel paragrafo 22 che il titolo di Corredentrice attribuito a Maria Madre di Dio

      è inappropriato” e “rischia di oscurare l’unica mediazione salvifica di Cristo e, pertanto, può generare confusione e squilibrio nell’armonia delle verità della fede cristiana”.

      Immagine

      Inappropriato parlare di Corredenzione, sentenzia il Dicastero per la Dottrina della Fede, dunque. Quel titolo, usato più volte da san Giovanni Paolo II e da molti altri prima di lui nei secoli precedenti, per Fernández rischia di «oscurare l’unica mediazione salvifica di Cristo».

      Apriti cielo. Un’ondata di reazioni scandalizzate e contrastanti, ha caratterizzato i commenti di giornalisti, teologi, osservatori e fedeli. Insomma, nella Chiesa di Roma non c’è Pace, e per chi crede non resta che pregare, e se necessario però affermare l’importanza di un dogma definitivo su una questione basilare per la fede cattolica. Bussare quindi alla porta di Leone.

      Nella discussione, senza mai smentirsi, è entrato l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, di cui riportiamo il suo scritto da exsurgedomine.it.

       

      La Nota Dottrinale presentata nei giorni scorsi in Vaticano con il solo incipit in latino, Mater populi fidelis (qui), costituisce l’ennesimo, scandaloso affronto di una Gerarchia traditrice e deviata, che da oltre sessant’anni, in un inarrestabile crescendo usa la propria autorità per imporre speciosamente ai Cattolici le proprie deviazioni dottrinali e morali, allo scopo di smantellare la Chiesa Cattolica e perdere le anime. La fretta – si direbbe quasi la furia – di distruggere è tale, da rendere evidenti anche le contraddizioni esistenti all’interno della stessa compagine sinodale, affetta da un significativo bipolarismo patologico: da una parte essa dichiara improprio il titolo mariano di Corredentrice attribuito alla Vergine Maria, e dall’altra promuove doctor Ecclesiæ John Henry Newman, che quel titolo aveva difeso contro gli Anglicani dopo il loro attacco al dogma dell’Immacolata Concezione. 

      Lo sdegno e il senso di oltraggio che invade ogni Cattolico dinanzi alla denigrazione della Vergine Santissima rende arduo padroneggiare la santa collera che coglie il fedele nel sentire vilipesa la Madre di Dio. Ma è proprio nei frangenti in cui il nemico ci provoca per ottenere da noi una reazione “sopra le righe” che occorre mantenere la massima lucidità di giudizio. 

      Proprio nell’analizzare e soppesare la portata di certe affermazioni, è indispensabile ricordare che tutte le dichiarazioni e le azioni dei funzionari della chiesa sinodale sono pretestuose e ingannevoli. Esse ci portano a seguire l’avversario sul terreno sul quale egli vuole condurre lo scontro, mentre è proprio lì che non dobbiamo assolutamente farci attirare, se non vogliamo cadere nella trappola che questi eretici ci hanno astutamente teso.

      Diciamolo senza giri di parole: a Tucho Fernández non importa nulla della Corredenzione, né tantomeno dei possibili fraintendimenti dei fedeli. E sarebbe patetico pensare che voglia ribadire l’unica mediazione di Nostro Signore, mentre entrambi i suoi datori di lavoro – Bergoglio e Prevost – sostengono che tutte le religioni portino comunque a Dio. A Tucho Fernández non interessa nemmeno la diffusione di errori dottrinali che il Dicastero da lui indegnamente presieduto dovrebbe prontamente condannare, e che viceversa alimenta deliberatamente. Nessuno si preoccupò di possibili “fraintendimenti dottrinali”, quando si cercò di spacciare l’immondo idolo della Pachamama come immagine della Vergine che porta in grembo il Signore, dopo che i fedeli erano insorti scandalizzati per il culto reso da Bergoglio e dai suoi sodali a un orrido simulacro pagano. 

      La confusione e la contraddizione sono la nota distintiva della chiesa sinodale, il suo “marchio di fabbrica” per così dire. È infatti nell’accettazione della contraddizione che il fedele deve abdicare alla propria ragione e al Sensus Fidei, come professio apostasiæ richiesta al seguace.

      Tucho Fernández ha la sensibilità spirituale di una zappa e l’erudizione di un manuale di montaggio dell’IKEA, ed è troppo occupato a far dimenticare i suoi osceni libelli, dopo aver allestito quel vergognoso processo-farsa “per scisma” nei miei confronti e firmato il Decreto della mia “scomunica”. Le sue priorità non sono quelle di un Pastore divorato dallo zelo per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, ma di un cinico burocrate, senza Fede, nominato con il compito di demolire il ruolo, il prestigio, la credibilità, l’autorità e l’autorevolezza di quella Suprema Sacra ed universale Congregazione del Sant’Uffizio che già Montini aveva declassato a Congregazione per la Dottrina della Fede e che Bergoglio ha ridenominato Dicastero. 

      Se dunque Tucho ha promulgato questa Nota, lo ha fatto per altri scopi ed è su questi che bisogna soffermarsi, se si vuole comprendere l’indole ereticale e la portata distruttiva della sua opera eversiva. Non dimentichiamo che questo documento era in preparazione sin dai tempi di Bergoglio e che esso è stato pubblicato dopo l’omelia tenuta il 26 Ottobre scorso da Prevost in occasione del pellegrinaggio giubilare delle “équipe sinodali e degli organismi di partecipazione” (qui): 

      «Su di voi, su noi tutti, sulla Chiesa sparsa nel mondo, invoco l’intercessione della Vergine Maria con le parole del Servo di Dio don Tonino Bello: «Santa Maria, donna conviviale, alimenta nelle nostre Chiese lo spasimo di comunione. […] Aiutale a superare le divisioni interne. Intervieni quando nel loro grembo serpeggia il demone della discordia. Spegni i focolai delle fazioni. Ricomponi le reciproche contese. Stempera le loro rivalità. Fermale quando decidono di mettersi in proprio, trascurando la convergenza su progetti comuni» (Maria, Donna dei nostri giorni, Cinisello Balsamo 1993, pag. 99).»

      Non è superfluo ricordare chi fu questo “don Tonino Bello”, Vescovo di Molfetta, eretico e sottilmente perverso e pervertitore come solo i Modernisti sanno essere. Nell’irriverente libello citato da Leone egli scriveva: 

      «Vogliamo immaginarla [Maria] adolescente, mentre nei meriggi d’estate risale dalla spiaggia, in bermuda, bruna di sole e di bellezza, portandosi negli occhi limpidi un frammento dell’Adriatico verde (qui).»

      Non è dunque solo a Tucho Fernández che si deve rimproverare questa abominevole Nota, ma all’intero establishment vaticano e ai suoi vertici. Un establishment che, mentre esalta “la infinita dignità dell’uomo” ribelle a Dio, non esita ad umiliare la dignità della Donna avvolta di Luce. E questo non da oggi né da ieri, ma da sessant’anni, ossia da quando la conventicola che era appena riuscita a respingere gli schemi preparatori del Concilio aveva fatto in modo che venisse cassata anche la proclamazione del dogma della Corredenzione di Maria Santissima, auspicata da larga parte dell’Episcopato mondiale, giudicata “poco ecumenica” nei riguardi dei dissidenti protestanti.

      E se Tucho Fernández è giunto ad impugnare un termine teologico che trova innumerevoli menzioni nei documenti papali di Pio IX, Leone XIII, San Pio X, Benedetto XV, Pio XI e Pio XII, non è per sollecitudine verso i fedeli o per evitare formulazioni equivoche della dottrina, ma per vero e proprio odio nei confronti della Madre di Dio. È la mano di Satana che ha vergato quelle parole odiose; è il soffio gelido della dannazione eterna che le ha ispirate. Non vi è nulla di buono: nemmeno l’intenzione, che è pretestuosa e serve ad altro, anzitutto ad abituarci all’idea che ogni dottrina cattolica possa essere soggetta a mutamenti, che quello che ieri era vero oggi non lo sia più, che la Fede che ha portato in Cielo le anime fino a Pio XII possa essere diventata motivo di confusione o addirittura di eresia. 

      Così, mentre Prevost e Tucho Fernández fingono di voler dissipare gli equivoci di una dottrina confermata invece dalla Fede semplice del popolo, si apprestano a dare consistenza teologica alla sodomia, al diaconato femminile e alla sovversione del Papato in chiave sinodale. Tout va très bien, Madame la Marquise: basta non denunciare le loro imposture e riconoscere la loro autorità. 

      Non dobbiamo analizzare questo documento per coglierne l’indole perversa: basta guardare negli occhi coloro che ce lo propongono. Lo sguardo vuoto, sordo, tetro e privo di Carità delle anime perdute. Lo sguardo di chi, dinanzi alla Vergine Madre di Dio, invece di inchinarsi riverente, non ha altro da fare che sfruttarla per la propaganda immigrazionista – invocandoLa come Solacium migrantium – e strapparLe i titoli che la Santa Chiesa Cattolica le riconosce e con i quali il popolo fedele La venera e ottiene le Grazie di cui Ella è munifica dispensatrice. Tra queste Grazie, non mancherà di essere esaudita quella che invochiamo ardentemente: che cioè Colei che da sola sbaraglia tutte le eresie e calpesta il capo orgoglioso del Dragone infernale, affretti il trionfo del Suo Cuore Immacolato.

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