I BRICS sono un’organizzazione che ha il potenziale di spostare l’intero equilibrio economico e geopolitico mondiale a favore del Sud del mondo; inoltre, è giusto dire che ciò è già avvenuto. Questa organizzazione è un argomento chiave del nostro blog. Il nostro primo articolo, “L’ascesa inarrestabile dell’Oriente” del 18 novembre 2022, era dedicato ai BRICS. I lettori che basano la loro visione del mondo principalmente sui media occidentali sanno poco o nulla di questa organizzazione, poiché l’Occidente si concentra sull’ignorare completamente i BRICS o ne parla in modo condiscendente, come un tentativo fallito o imbarazzante da parte di alcuni Paesi in via di sviluppo di superare la loro insignificanza. Questo è il modo in cui l’Occidente collettivo comunica l’intera storia ai propri sudditi. La realtà, tuttavia, presenta un quadro completamente diverso.
In questa prima parte, raccoglieremo i fatti relativi ai BRICS ed evidenzieremo le principali tendenze.
Nella seconda parte spiegheremo perché riteniamo che si stiano effettivamente addensando nubi tempestose, poiché i BRICS, o meglio i suoi membri, partner e candidati, non possono svilupparsi in pace e tranquillità come aveva fatto la sua controparte nell’Occidente collettivo, il G7, fondato nel 1975, o la Banca mondiale, fondata nel 1944. La loro controparte era stata lanciata solo nel 2014 e si chiama New Development Bank, e deve tenere testa a tempi turbolenti.
Nella terza e ultima parte, cercheremo quindi di mostrare dove potrebbe dirigersi questa organizzazione e cosa ci si può aspettare dal Collettivo Occidentale in termini di tentativi per impedirlo.
A che punto sono oggi i BRICS?
Difficoltà nella raccolta di informazioni – “La nebbia di guerra”
È sempre stato difficile ottenere dati accurati sui membri, sui partner e sui candidati, il che è probabilmente uno dei motivi per cui, che io sappia, questo è l’unico blog ad aver intrapreso questo enorme compito. Il nostro Denis Dobrin setaccia instancabilmente Internet per estrarre informazioni affidabili da un groviglio di pettegolezzi e voci.
Al momento, tuttavia, sembra che queste informazioni vengano mantenute deliberatamente ancora più vaghe di prima, dato che il sito web ufficiale dei BRICS è assai reticente nel fornire informazioni rispetto al passato. Questo è un chiaro indicatore del fatto che molte parti che stanno valutando l’adesione stanno perseguendo una politica informativa molto cauta per paura della repressione e dell’aggressività americana. Si tratta di un fenomeno nuovo per un’alleanza economica dei nostri tempi. Chiamiamo le cose con il loro nome: una “nebbia di guerra” è calata sulle informazioni chiave relative a questa organizzazione.
Per questo motivo, le seguenti informazioni devono essere intese come il “miglior sforzo possibile”; confermiamo cioè di aver compiuto ogni sforzo per ottenere informazioni corrette, ma non possiamo fornire alcuna garanzia.
Membri
Membri del G7 – rosa; membri dei BRICS – verde – Fonte: ForumGeopolitica
I BRICS contano attualmente 10 membri a pieno titolo. L’Indonesia è stata ammessa come membro a pieno titolo il 6 gennaio 2025. L’Indonesia è poco conosciuta in Occidente. Questo enorme Paese (1.905.000 km²) è grande più di cinque volte della Germania (357.022 km²) e la sua popolazione (285 milioni) supera quella della Germania (83 milioni) di un fattore 3,5.
Partners
Membri del G7 – rosa; membri dei BRICS – verde; partner dei BRICS – giallo: Fonte: ForumGeopolitica
Lo status di partner era stato creato in occasione del vertice BRICS del 2024 a Kazan. Non si tratta di un’adesione di seconda classe. La cooperazione BRICS va ben oltre l’economia: comprende anche cultura, istruzione, ricerca, relazioni tra i popoli e diritti delle donne. Nel corso del 2024, quando la Russia aveva detenuto la presidenza, in Russia si erano tenute oltre 200 conferenze secondarie sui BRICS. Ciò rappresenta un enorme sforzo per creare un percorso comune a vari livelli tra popoli molto eterogenei. Lo status di partner può quindi essere descritto e inteso come un’anticamera alla piena adesione. I Paesi con status di partner scambiano idee con i membri a pieno titolo nell’anticamera e si coordinano per poi raggiungere congiuntamente la piena adesione.
Presumo che i Paesi che ottengono lo status di partner mantengano già durante questo status relazioni economiche più strette e vantaggiose con i membri a pieno titolo.
Candidati
Membri del G7 – rosa; membri del BRICS – verde; partner del BRICS – giallo; candidati al BRICS – blu: Fonte: ForumGeopolitica
L’elenco dei candidati dovrebbe essere trattato con cautela a causa della “nebbia di guerra“. Si vocifera che ci siano numerosi altri Paesi, non presenti nell’elenco, che non hanno voluto attirare l’attenzione per paura della repressione da parte dell’Occidente collettivo.
La classifica in base ai numeri
Dati demografici
Il mondo occidentale rappresenta circa il 10% della popolazione mondiale e per questo ha controllato più o meno il resto del mondo per secoli, prima attraverso i portoghesi, poi gli spagnoli, gli olandesi, i francesi, gli inglesi e ora gli Stati Uniti.
La parte del mondo che chiamiamo Sud del mondo rappresenta circa il 90% della popolazione mondiale e non vuole più essere dominata dal 10%: questo è probabilmente uno dei motivi principali per cui i BRICS si stanno sviluppando così rapidamente. In passato, il dominio dell’Occidente era possibile, per dirla in parole povere, perché il Sud del mondo non era in grado di difendersi militarmente, poiché mancava la coesione sociale, spesso a causa della mancanza di istruzione, e non osava ribellarsi a questi superuomini. Ora la situazione è completamente cambiata. Le università americane sono ancora in cima alle classifiche, ad esempio nelle classifiche universitarie, ma questo è dovuto principalmente al fatto che tali classifiche sono compilate in Occidente. Sulla carta si può scrivere qualsiasi cosa, se la qualità dei risultati, ad esempio nel campo scientifico, fosse inclusa come criterio, le università del Sud del mondo (Cina, India, Russia) sarebbero probabilmente molto ben rappresentate nelle classifiche.
Prodotto nazionale lordo
Mostriamo il prodotto nazionale lordo corretto per la parità di potere d’acquisto. Utilizzare il dollaro statunitense come parametro di riferimento per il PIL distorce la forza economica di un Paese: se si vuole misurare realisticamente il potere finanziario, è molto importante, ad esempio, se un Big Mac costa il doppio in dollari statunitensi in un luogo rispetto ad un altro. Il cosiddetto indice Big Mac è una ragione sufficiente per utilizzare dati corretti in base al potere d’acquisto quando si confrontano i dati relativi al PIL. Il motivo per cui i media occidentali utilizzano dati non corretti è unicamente per motivi di marketing, per nascondere la svalutazione del dollaro statunitense e farlo apparire più forte di quanto non sia in realtà.
Produzione di petrolio
Nel valutare i dati relativi alla produzione di petrolio, è necessario tenere conto dei seguenti fattori aggiuntivi:
In primo luogo, sebbene gli Stati Uniti siano ancora il più grande produttore mondiale di petrolio, con circa il 18% della produzione globale, sono anche il Paese che ne consuma di più, con oltre il 20% del consumo mondiale. Ciò significa che, attualmente gli Stati Uniti, non sono nemmeno in grado di coprire il proprio consumo. Questa circostanza è di per sé uno dei motivi per cui gli Stati Uniti esercitano pressioni, ad esempio, sull’Arabia Saudita per impedirle di aderire ai BRICS.
In secondo luogo, i principali Paesi produttori di petrolio membri dei BRICS esercitano una grande influenza, se non addirittura un controllo, sull’OPEC. Poiché i BRICS dominano anche l’OPEC e controllano quindi il prezzo e la distribuzione di gran parte del petrolio, si può parlare di una posizione di monopolio (indiretto) dei BRICS.
In terzo luogo, i costi di produzione del petrolio statunitense sono parecchie volte superiori a quelli dei Paesi BRICS.
Questi fattori rafforzano ulteriormente la posizione di potere dei Paesi BRICS per quanto riguarda il petrolio.
Gas naturale
Per quanto riguarda il gas naturale, va notato che con l’adesione dell’Iran ai BRICS, i due maggiori produttori mondiali di gas naturale, la Russia e l’Iran, sono entrambi membri dei BRICS.
Il più grande produttore di gas non fa parte dei Paesi BRICS, è il Qatar che è (ancora) alleato degli Stati Uniti. I BRICS sono quindi anche un vero e proprio centro di potere in termini di gas naturale.
Oro
In passato siamo stati più volte oggetto di scherno per aver incluso la produzione di oro nella tabella delle materie prime importanti. Oggi, tuttavia, è chiaro che l’oro, così come l’argento, non solo sarà importante nel contesto instabile dei mercati finanziari e delle valute legali, ma sarà anche strategicamente indispensabile per la sopravvivenza di tutte le economie.
Ulteriori dati
Un ringraziamento speciale a Simon Hunt
Durante la stesura di questo articolo, ho consultato il mio caro amico Simon Hunt e gli ho chiesto ulteriori dati, per i quali lo ringrazio calorosamente.
Dinamiche dello sviluppo futuro del PIL
Il PIL dei Paesi BRICS dovrebbe crescere in media del 3,8% quest’anno e di un ulteriore 3,7% entro il 2026 (Banca Mondiale).
Per quanto riguarda i problemi fondamentali legati all’affidabilità del PIL come misura della creazione di valore, rimando all’eccellente articolo di Tony Deden “The Illusion of Progress” (L’illusione del progresso).
Al contrario, il PIL reale dei Paesi del G7 dovrebbe crescere dell’1,0% quest’anno e dell’1,2% entro il 2026 (Banca Mondiale).
Se ipotizziamo che il PIL reale dei Paesi BRICS cresca in media del 3,5% fino al 2032 e quello dei Paesi del G7 del 2% all’anno, giungiamo alla seguente conclusione.
Ciò comporterebbe un aumento del 27% del PIL dei Paesi BRICS e solo del 14% di quelli del G7. Tuttavia, questo esercizio numerico ha solo lo scopo di illustrare il maggiore dinamismo dei Paesi BRICS, poiché tale estrapolazione della crescita economica presuppone che la composizione dei BRICS rimanga invariata fino al 2032 e che le dinamiche generali dello sviluppo economico non cambino, cosa che ritengo altamente improbabile.
Questa opinione è confermata da Bloomberg:
Altre materie prime e produzione industriale
Secondo la ricerca di Simon Hunt, la quota delle materie prime globali, oltre a quelle elencate nelle nostre tabelle, è davvero notevole. Ad esempio:
70% della produzione globale di carbone
72% delle riserve globali di minerali rari (compresa la lavorazione)
42% della produzione globale di grano
52% della produzione globale di riso
43% della produzione globale di mais
Hunt stima che i Paesi BRICS rappresentino attualmente il 38% della produzione industriale totale.
Dati finanziari dei Paesi BRICS
La Nuova Banca di Sviluppo – La “Banca BRICS”
Ha sede a Pudong, in Cina. L’attuale presidente è Dilma Rousseff, ex presidente del Brasile, competentemente supportata da quattro vicepresidenti e circa 300 dipendenti.
La banca ha un capitale iniziale autorizzato di 100 miliardi di dollari, di cui 10 miliardi sono versati in parti uguali dai cinque membri fondatori. Il capitale richiamabile ammonta a 40 miliardi di dollari, che i membri devono fornire quando necessario per far fronte agli obblighi finanziari.
Gli Emirati Arabi Uniti hanno aderito alla banca nel 2021.
È stata istituita una struttura operativa e amministrativa formale. L’amministrazione opera in modo molto conservativo. Ad esempio:
* Il coefficiente patrimoniale minimo è fissato al 25%, ma, alla fine del 2024, era pari al 37%.
* Il coefficiente di liquidità minimo è pari al 100%, ma, alla fine del 2024, era pari al 149%.
* L’utilizzo massimo del capitale è del 90%, ma, alla fine dello scorso anno, era pari al 16%.
La banca è stata recentemente autorizzata a rimborsare i prestiti in valuta locale. L’obiettivo finale è che la Banca BRICS diventi la principale fonte di credito per i Paesi membri, sostituendo così la Banca Mondiale e il FMI. Questa nuova politica è coerente con lo sviluppo del commercio e degli investimenti all’interno della comunità BRICS, che sarà condotto in valuta locale e, in ultima analisi, quando sarà finalmente strutturata, nella nuova valuta BRICS sostenuta dall’oro.
Ciò avverrà probabilmente attraverso lo Shanghai Gold Exchange (SGE), che sta costruendo caveau per l’oro nei Paesi membri. Una nuova struttura per l’oro è stata creata a Hong Kong e lo SGE sta completando un caveau per l’oro in Arabia Saudita. L’Arabia Saudita ha un surplus commerciale di circa 20 miliardi di dollari con la Cina. Attualmente, le vendite di petrolio alla Cina vengono pagate in yuan, che l’Arabia Saudita può attualmente scambiare con oro a Shanghai, se lo desidera. In futuro, lo scambio avverrà presso lo SGE in Arabia Saudita. Pertanto, l’oro è il valore intermedio, non il dollaro. Questo è il piano per tutti i membri e i partner dei BRICS.
L’espansione del sistema cinese di pagamenti internazionali transfrontalieri (CIPS) è legata allo sviluppo del sistema monetario BRICS. Attualmente, 189 Paesi partecipano al sistema. Secondo la Banca Popolare Cinese (PBOC), nella prima metà del 2025 sono state elaborate più di 4 milioni di transazioni per un valore di 12,7 trilioni di dollari, molte delle quali sono state effettuate all’interno dei Paesi BRICS.
La tendenza ad abbandonare il dollaro statunitense a favore del renminbi
L’uso del dollaro statunitense come arma sta portando sempre più spesso al declino del suo utilizzo come valuta di riserva.
Gli Stati Uniti, per decenni, hanno usato il dollaro come arma, escludendo Paesi, aziende e individui dal commercio in dollari se, a loro insindacabile giudizio, non agivano in conformità con gli interessi statunitensi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata sicuramente il congelamento e il successivo furto delle riserve valutarie della Russia. I membri dei BRICS hanno ora capito che gli Stati Uniti possono devastare qualsiasi Paese con un semplice tratto di penna, dimostrando che detenere dollari statunitensi è un’impresa rischiosa e pericolosa nell’attuale situazione geopolitica.
La risposta dei Paesi del Sud del mondo, non solo dei BRICS, è stata immediata, come mostra il grafico seguente di Bloomberg:
Fonte: Bloomberg
A ciò si aggiunge il continuo deprezzamento del dollaro statunitense. Nel 1971 un’oncia d’oro costava 35 dollari; oggi il prezzo è di 4100 dollari. Il dollaro statunitense ha quindi perso il 99% del suo valore rispetto all’oro.
La Russia era stata inizialmente la precursora, passando dal dollaro statunitense al renminbi a causa delle sanzioni.
Diversi Paesi africani hanno quindi iniziato a convertire in yuan cinesi il proprio debito denominato in dollari statunitensi. Il Kenya ha completato la conversione di tre prestiti cinesi per un valore di circa 3,5 miliardi di dollari. L’Etiopia sta attualmente negoziando con Pechino per convertire almeno una parte del proprio debito cinese di 5,38 miliardi di dollari in prestiti denominati in yuan. Secondo Chinascope, altri Paesi seguiranno l’esempio.
Secondo FinanceAsia, la Banca di sviluppo del Kazakistan ha emesso la sua prima obbligazione offshore in renminbi. La CICC (China International Capital Corporation) ha agito in qualità di coordinatore globale per l’emissione di un’obbligazione dim sum [titolo di debito emesso fuori dalla Cina continentale (soprattutto a Hong Kong), ma denominato in renminbi/yuan (CNY), N.D.T.] del valore di 2 miliardi di renminbi con un rendimento del 3,35%: da notare il basso tasso di interesse.
Energia
Tra le nostre risorse strategiche dobbiamo includere anche la capacità di generare grandi quantità di energia elettrica. Ciò non significa solo la capacità di fornire elettricità all’industria e alla popolazione. Ci riferiamo alla capacità di un’economia di produrre quantità significative di energia elettrica al di là del quadro industriale “convenzionale”, ad esempio per i centri dati di ogni tipo, in particolare per l’intelligenza artificiale.
Anche in questo caso, l’Occidente nel suo complesso si trova in una posizione molto scomoda rispetto alla Cina.
Chiudendo e smantellando le sue solide centrali nucleari e rivolgendosi all’energia solare con fervore quasi religioso, la Germania si è messa in una posizione insostenibile per un Paese industrializzato. Il grafico seguente lo illustra sulla base dei volumi di importazione ed esportazione per l’anno 2025 fino ad oggi:
Con questa struttura energetica, la Germania, attualmente la più grande economia dell’UE, non sarà in grado di partecipare al mercato dei dati, che sarà decisivo per il futuro. Questo perché un centro di intelligenza artificiale con i suoi data center richiede enormi quantità di elettricità che devono essere disponibili in ogni momento. Tuttavia, con il suo gigantesco errore di calcolo nel settore energetico, la Germania sta trascinando con sé l’intera Europa. E questo senza nemmeno considerare il bizzarro attaccamento dell’UE all’Ucraina, che sembra garantire un ulteriore declino piuttosto che prosperità.
Ma anche gli Stati Uniti hanno problemi evidenti, come dimostra una recente analisi di stock3.com. che, facendo riferimento a Goldman Sachs, afferma:
“Otto dei 13 mercati regionali dell’elettricità statunitensi operano già a livelli di riserva critici o inferiori. La capacità di riserva effettiva nella produzione di energia elettrica è crollata dal 26% di cinque anni fa al 19% di oggi, avvicinandosi alla soglia di emergenza del settore, che è del 15%”.
Continua poi: “I data center consumano già il 6% della domanda totale di energia elettrica degli Stati Uniti. Entro il 2030, questa quota dovrebbe salire all’11%, il che potrebbe portare le reti al collasso“.
La Cina, invece, sta raccogliendo i frutti di un approccio strategico ben ponderato in questo settore cruciale:
“La Cina, al contrario, sta perseguendo un’offensiva energetica di proporzioni storiche. Entro il 2030, il Regno di Mezzo disporrà di riserve elettriche effettive pari a circa 400 GW, più del triplo della domanda globale prevista per i data center, che si aggira intorno ai 120 GW. Pechino sta diversificando in modo aggressivo il proprio mix energetico e ampliando la capacità a un ritmo vertiginoso“.
Va inoltre ricordato che l’offensiva energetica è accompagnata da un’offensiva altrettanto ben ponderata nello sviluppo e nella produzione dei semiconduttori di ultima generazione.
Risultato provvisorio
I dati nudi e crudi sono certamente impressionanti e, in circostanze normali e pacifiche, la corsa tra il Sud del mondo e l’Occidente collettivo sarebbe probabilmente già finita. Ci sono due attori principali: da un lato, i BRICS come organizzazione i cui pesi massimi, Cina, Russia e India, dettano non tanto la direzione del viaggio quanto il ritmo. Dall’altro lato, la Cina sta sfidando gli Stati Uniti in termini di valuta di riserva, una tendenza che non può più essere ignorata. Tuttavia, va chiarito che questo sarà solo il preludio a una svolta completa, poiché il Sud del mondo multipolare non punta al renminbi come valuta di riserva come obiettivo finale, ma, in ultima analisi, all’uso multipolare di molte valute con un sistema di regolamento che, probabilmente, sarà basato sull’oro. Si veda il nostro articolo del febbraio 2025: “Come i BRICS potrebbero superare la loro sfida più grande: il regolamento dei pagamenti”.
Nella seconda parte, che seguirà nei prossimi giorni, spiegheremo perché descriviamo l’attuale situazione geopolitica come una tempesta che sta influenzando lo sviluppo ordinato dei BRICS.




