Al Valdai Forum della scorsa settimana, a Mosca, ero stato invitato a parlare in una sessione intitolata “Il mondo che crolla: lezioni per il futuro dalla crisi politico-militare del 2022.” Il Forum è diventato un faro nella comunità intellettuale internazionale per quanto riguarda gli affari globali presenti e futuri. Il titolo della sessione mi aveva fatto venire dei dubbi, anche se non avevo protestato.
La crisi non è iniziata nel 2022, ma a metà degli anni Novanta, proprio come la Seconda Guerra Mondiale era realmente iniziata con il Trattato di Versailles del primo dopoguerra, che era ingiusto e aveva gettato le basi per quello che era successo poi.
Quasi tre decenni fa, l’Occidente si era rifiutato di trovare un accordo equo con la Russia post-sovietica. Invece, come all’epoca era sembrato a molti, aveva creato un nuovo sistema di dominio basato sulle cosiddette “regole.”
Altri, in seguito, lo avevano definito più accuratamente imperialismo liberale globale. Ma era costruito sulla sabbia. Conteneva la mina della Terza Guerra Mondiale che, prima o poi, sarebbe esplosa. I veterani come me tendono a immagazzinare ricordi, spesso sbagliati, ma, fin dal 1996-1997, avevo dichiarato che un mondo basato sull’espansione della NATO e sulla dominazione occidentale avrebbe portato alla guerra.
L’egemonia guidata dagli Stati Uniti aveva iniziato a sgretolarsi nel 1999, quando, in un’atmosfera di impunità, il blocco aveva attaccato la Jugoslavia. Lo sgretolamento era proseguito quando, in preda all’euforia, avevano invaso l’Afghanistan, poi l’Iraq e avevano perso, svalutando la loro superiorità militare e la loro leadership morale. Contemporaneamente si erano verificati due processi ancora più importanti. La Russia si era convinta – dopo la Jugoslavia, l’Afghanistan, l’Iraq e il ritiro degli Stati Uniti dal Trattato ABM – dell’impossibilità di costruire una pace giusta e duratura con l’Occidente e aveva iniziato a ricostruire la propria potenza militare.
Così, ancora una volta, come aveva fatto in passato, Mosca aveva iniziato a colpire globalmente le fondamenta del dominio occidentale nella sfera economica, politica e culturale, tutte basate sulla sua superiorità militare. Questo dominio, durato 500 anni, aveva cominciato a sgretolarsi negli anni Sessanta. Negli anni ’90, dopo la caduta dell’URSS, sembrava essere ritornato, ma ora Mosca ha ricominciato a scuoterne le fondamenta.
Allo stesso tempo, l’Occidente non aveva colto l’ascesa della Cina. In più aveva commesso un errore ancora più sorprendente. Alla fine degli anni 2000, aveva iniziato a strangolare contemporaneamente Cina e Russia, spingendole verso un unico blocco politico-militare che combinava i loro interessi fondamentali.
Una manifestazione di ciò era stata la crisi economica del 2008, verificatasi sullo sfondo dei processi sopra citati, e che aveva minato la fiducia nella leadership morale, economica e intellettuale dell’Occidente.
Dalla fine degli anni 2000 l’Occidente aveva creato le condizioni per una guerra fredda. Ma c’era ancora una finestra di opportunità per concordare con Russia e Cina i termini di un nuovo mondo. È esistita tra il 2008 e il 2013, ma non è stata sfruttata. Dal 2014, il blocco guidato dagli Stati Uniti aveva intensificato la sua politica attiva di contenimento della Cina e della Russia, promuovendo anche un colpo di Stato a Kiev e mandando al potere un governo fantoccio che aveva il compito di indebolire Mosca.
L’Occidente, perdendo terreno militare, politico e morale e persino la sua religiosità (si pensi all’allontanamento dell’Europa occidentale dal Cristianesimo), era passato ad un contrattacco isterico. La guerra stava diventando inevitabile, il problema era dove e quando.
La Covid ha fatto da sostituto per due anni. Ma, una volta diluito l’effetto, uno scontro è diventato impossibile da evitare. Rendendosene conto, la Russia ha deciso di colpire per prima.
L’operazione aveva diversi obiettivi: impedire all’Occidente di creare una testa di ponte militare offensiva ai confini della Russia (cosa che stava già rapidamente prendendo forma) e preparare il Paese agli effetti a lungo termine di un conflitto e di un rapido cambiamento. Tutto questo richiedeva un diverso modello di società e di economia, un modello di mobilitazione.
L’obiettivo successivo era quello di epurare le élite dagli elementi filo-occidentali e “comprador.”
Ma, forse, il fulcro dell’offensiva dal punto di vista della storia mondiale, e non solo di quella russa, è la lotta per la liberazione definitiva del pianeta dal giogo occidentale che dura da 500 anni, che ha soppresso Paesi e civiltà e ha imposto loro condizioni economiche inique. Prima, semplicemente, saccheggiandoli attraverso il colonialismo, poi con il neocolonialismo e, infine, con l’imperialismo globalista degli ultimi 30 anni.
Il conflitto in Ucraina, come molti eventi dell’ultimo decennio, non riguarda solo la frantumazione del vecchio mondo, ma anche la creazione di un mondo nuovo, più libero, più equo, più politicamente e culturalmente pluralista e multicolore.
Il significato globale della lotta in Ucraina è la restituzione della libertà, della dignità e dell’autonomia ai non Occidentali (noi proponiamo di chiamarli con un altro nome: la Maggioranza Globale, che era stata soppressa, derubata e umiliata culturalmente). E, naturalmente, [la restituzione anche di] una parte equa della ricchezza mondiale.
La Russia non può non vincere questa guerra, anche se sarà difficile. Molti di noi non avevano previsto una così forte volontà di combattere militarmente da parte dell’Occidente e una tale determinazione da parte di alcuni Ucraini – trasformati nelle sembianze dei nazisti tedeschi precedentemente schierati contro Mosca – a combattere così disperatamente e con un simile livello di armamenti. Probabilmente, date le tendenze generali e l’equilibrio di potere globale, avremmo dovuto colpire prima. Ma non conosco il livello di preparazione delle nostre Forze Armate.
Penso che, nel 2014, avremmo sicuramente dovuto agire in modo più deciso, abbandonando le speranze di un accordo.
Viviamo in un periodo pericoloso, sull’orlo di una vera e propria Terza Guerra Mondiale che potrebbe porre fine all’esistenza dell’umanità. Ma se la Russia vincerà, cosa più che probabile, e le ostilità non degenereranno in un vero e proprio conflitto nucleare, non dovremmo considerare i prossimi decenni come un periodo di pericoloso caos (come molti in Occidente stanno dicendo). Viviamo in questo periodo già da molto tempo.
Il vecchio sistema di istituzioni e regimi è già crollato (libertà di commercio e rispetto della proprietà privata). Nel frattempo, istituzioni come l’OMC, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, l’OSCE e l’UE sono arrivati, mi spiace per loro, agli ultimi anni di vita.
Cominciano ad emergere i nuovi organismi a cui appartiene il futuro. Si tratta della SCO, dell’ASEAN+, dell’Organizzazione dell’Unità Africana e del Partenariato economico regionale globale (RCEP). La Banca asiatica di sviluppo sta già erogando prestiti molte volte superiori a quelli della Banca Mondiale. Non tutte le nuove istituzioni sopravviveranno, ma speriamo che alcune di esse ci riescano, soprattutto nel sistema delle Nazioni Unite, che, nel segretariato, ha urgente bisogno di una riforma per rappresentare in primo luogo la Maggioranza Globale piuttosto che l’Occidente.
L’importante è evitare che un Occidente perdente blocchi la storia o la faccia deragliare con una guerra mondiale.
Non solo i Paesi della Maggioranza Globale, ma anche quelli occidentali possono vivere tranquillamente in questo mondo. L’Occidente perderà semplicemente l’opportunità di saccheggiare il resto del pianeta e dovrà ridimensionarsi. Dovrà vivere con i propri mezzi.
Temo che questo nuovo mondo che ora sta prendendo forma sarà creato al di là della mia vita intellettuale o fisica. Ma i miei giovani colleghi e certamente i loro figli lo vedranno.
Ma per questa bella visione bisogna lottare, innanzitutto evitando una Terza Guerra Mondiale causata dal tentativo di vendetta dell’Occidente. Anche in questo caso, è in Europa che si erano scatenate le prime due guerre mondiali. La Russia si batte ora, tra l’altro, per garantire che non si creino i presupposti per una terza. Ma i conflitti si verificheranno in un’epoca di rapidi cambiamenti. Quindi, la lotta per la pace dovrebbe essere uno dei temi principali della nostra comunità intellettuale e del mondo in generale.