Nunzia Alessandra Schilirò è nata il 2 gennaio 1978 a Catania, ha lavorato prima come avvocato e poi è entrata in Polizia, ricoprendo anche il ruolo di vicequestore a Roma. Il 25 settembre 2021 è diventata un simbolo del movimento ‘No Green Pass’ dopo essere salita sul palco in piazza S. Giovanni a Roma e aver parlato di fronte a migliaia di manifestanti.
Molte cose sono accadute a partire da quel giorno: ci sono stati altri palchi (come quello della grande manifestazione di Firenze ‘Venere vincerà’), altre iniziative (lettere, convegni, incontri) per sensibilizzare sui temi della libertà e dell’indipendenza dell’informazione, fino alla scelta di mettersi ancora più in gioco, prima con il Comitato di Liberazione Nazionale promosso dal Prof. Ugo Mattei e poi, nel 2022, candidata alle elezioni per Italexit. Un anno denso di azioni e dichiarazioni al quale il provvedimento di destituzione, notificato nel pomeriggio del 28 settembre 2022 (dopo 12 mesi di sospensione e sette procedimenti disciplinari), ha voluto mettere un bel punto di stop.
Fine della corsa, quindi, per la scomoda Nunzia Alessandra Schilirò?
Niente affatto.
Lasciati alle spalle gli anni trascorsi in polizia e archiviata la non felice esperienza politica, Nandra – come si fa chiamare dagli amici – si è dedicata totalmente ad approfondire ciò che fin da bambina l’ha sempre molto interessata arrivando in brevissimo tempo alla laurea in psicologia clinica (nel 2024). Non solo, ha anche scritto libri: ‘Soli nella notte dell’Anima – come salvarsi dalle molestie in casa, al lavoro, per strada’, ‘La Ragazza con la Rotella in Più’ e ‘Immortali. Indagini in Altri Mondi’ che è l’ultimo, in ordine di tempo.
Oggi ha una nuova vita totalmente diversa. Dalle indagini criminali è passata a quelle su piani molto più sottili e offre alle persone percorsi individuali di risveglio interiore attraverso tecniche che coniugano dialogo, ipnosi regressiva e meditazione evocativa.
Un cambiamento radicale. Una svolta.
Ho voluto capirne le ragioni. È nata così questa lunga intervista.
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Dottoressa Schilirò, Lei è stata, prima un affermato avvocato, poi un bravo dirigente della Polizia di Stato. Il suo intervento in piazza San Giovanni nel 2021 le è costato la carriera: come ricorda quel momento e cosa ha significato per lei?
“La mia liberazione. Fino a ottobre 2022, quando ho iniziato a svolgere il lavoro che faccio oggi, non vivevo la mia vita, ma quella che l’ambiente e le insicurezze avevano determinato per me. La maggior parte di noi non se ne accorge mai, se non quando è troppo tardi, ma moltissimi vivono una vita che non corrisponde a quello che desiderano nel profondo. Si adattano alla vita che li renderà socialmente accettabili e amabili e si illudono così di poter essere felici. Io ho avuto il coraggio, quel 25 settembre 2021, di farmi vedere per quella che veramente ero. Ho rinunciato all’anonimato che tanto amavo – e infatti avevo pubblicato con uno pseudonimo Giorgyl Sungrif – perché ritenevo di poter fare qualcosa di concreto per evitare l’estrema gravità di quanto stava per accadere, ovvero l’introduzione del green pass il 15 ottobre.
Dopo quel palco, però, sono tornata a vivere commettendo gli errori di sempre: credere più agli altri che a me stessa e, dunque, ho fatto tantissime cose, ma sempre perché fortemente condizionata da persone che stimavo e che pensavo ne sapessero sempre più di me. Tutti gli errori, però, mi sono serviti per svegliarmi, per capire che nessuno meglio di me poteva sapere cosa dovevo e volevo fare e, così, ho intrapreso la battaglia più dura, quella per essere completamente me stessa e mostrarmi come tale, rinunciando alle tante proposte allettanti che arrivarono in quel periodo.”
C’è stata anche una breve parentesi politica nella sua vita e la sua scelta di candidarsi fu criticata anche da alcune persone che l’avevano seguita con entusiasmo fin dall’inizio. Cosa le aveva fatto cambiare idea dopo la sua iniziale reticenza e come giudica oggi quell’esperienza? È stata contenta di essersi messa in gioco o reputa che sia stato un errore?
“Uno dei tantissimi errori commessi in quel periodo. ‘L’Italia ha bisogno di te, gli italiani te lo chiedono’ e frasi del genere nella testa di una che ha sempre voluto aiutare gli altri hanno provocato un corto circuito, perché io non sapevo ancora qual era la differenza tra mettersi al servizio e fare la serva e, così, mi sono lasciata convincere. Ho vissuto molto male quel periodo. Una profonda stanchezza, unita a senso di impotenza, perché ancora una volta mi sono scontrata con una realtà che non mi apparteneva e mi sono accorta di essere una povera illusa, una credulona, un’idiota, che pensava davvero che il mondo fosse pieno di gente che mi somigliava. La disillusione è stata fortissima. Le persone che, come me, credevano davvero nell’idea di politica come missione erano pochissime, per lo più lontane dalle luci dei riflettori e impotenti, esattamente come lo ero io. Ci sentivamo numeri per riempire le liste elettorali e portare voti. Il sistema che volevamo cambiare ci stava inglobando e, mentre i più pregavano di entrare in Parlamento, io e pochissimi altri ridevamo pensando che, se anche fossimo mai riusciti a entrare, dopo due giorni al massimo, saremmo usciti, dando le dimissioni.
La mia non è una critica al partito o ai suoi componenti, intendiamoci! Ero io che, ancora una volta, mi trovavo nel posto sbagliato, con le mie solite idee discordanti e mi rendevo conto che, dopo quel palco, stavo attraversando le fasi di Pinocchio per trasformarmi da burattino in essere umano. Senza l’esperienza della politica, non lo avrei mai capito. Benedetto dunque quell’errore, perché ho imparato più in quei pochi mesi che in tanti anni.”
Chi è, oggi, Nunzia Alessandra Schilirò? Può raccontarci il punto di svolta della sua vita, legato alla sua esperienza di premorte e a come ha influenzato la sua vocazione attuale?
“Sono sempre stata un’iper-razionale, che credeva solo nel visibile, eppure da quando sono piccola, ho vissuto una quantità incredibile di percezioni e fatti razionalmente inspiegabili, ai quali cercavo di non dare importanza, anche se aumentavano la distanza tra me e gli altri. Fino a tre anni fa, ho sempre fatto del mio meglio per uniformarmi, per rendermi invisibile e ho studiato moltissimo, anche testi esoterici e di antropologia gnostica, nel disperato tentativo di capire cosa mi rendesse diversa dal resto del mondo. Per quasi tutta la mia vita mi sono sentita sbagliata e ho visitato molti studi di psicoterapia, sottoponendomi a molti test di personalità per vedere se ci fosse qualcosa di sbagliato in me. Poi, però, sono accaduti dei fatti che mi hanno talmente traumatizzato – e due di questi li racconto nel mio ultimo libro – da iniziare una vera e propria guerra alla spiritualità. Nutrivo una totale avversione per tutto ciò che non era materiale e concreto, ero atea e agnostica, ma continuavo a cercare, studiando e curiosando tra letture non esattamente consone a un adolescente. Leggevo Brian Weiss, Jung e Hillman tra i tanti. Nel 2005, poi, finalmente stavo per coronare il mio sogno: lasciare questo mondo. Mi ammalai gravemente, infatti e, una sera, ormai allo stremo, persi i sensi. Non so per quanto tempo mi assentai da questo mondo, mentre mia madre chiamava l’ambulanza e mi ricoveravano in ospedale. Quando riaprii gli occhi, però, ero un’altra, completamente guarita e, come leggeranno i pochi che amano ancora farlo in ‘Immortali, indagini in altri mondi’, ero afflitta da una di quelle malattie da cui difficilmente si guarisce, quando giungono a una certa gravità. In quelle ore senza ricordi terreni, ho vissuto l’esperienza più strabiliante della mia vita. Ho provato una gioia, un amore e una libertà indescrivibili a parole. Mi commuovo ancora adesso al solo pensiero. Ho appreso una quantità di informazioni esagerata per il lasso di tempo in cui sono mancata e compiuto esperienze che richiederebbero mesi in questa nostra dimensione. Sono tornata da quel viaggio, come dicevo, completamente guarita e già questo basterebbe come miracolo, ma in più avevo un’incredibile voglia di vivere, una gioia immensa e consapevolezze che non avevo mai avuto: la morte non era come ce la raccontavano, niente era come dicevano; l’aldilà era uno spazio sconfinato, i mondi e le dimensioni molte più di quelle che si immaginano ed esistevano i Maestri, entità di luce pronte a sostenerci e a guidarci in ogni situazione, se solo impariamo a comunicare con loro.
Dopo aver parlato di quell’esperienza solo con uno psichiatra, decisi di non parlarne mai più, perché io non volevo occuparmi dell’invisibile, ma della realtà concreta. Così continuai la mia guerra alla spiritualità, nonostante vivessi una sorta di doppia vita: una pubblica, in cui cercavo di non parlare mai di anima e invisibile, e una privata, in cui colloquiavo interiormente con le mie guide e con quel mondo straordinario che avevo avuto la fortuna di visitare. Quando, moltissimi anni dopo, mi sottoposi alla mia prima seduta di ipnosi regressiva, restai scioccata, perché era la cosa più simile alla mia esperienza premorte. Se non avessi vissuto quell’esperienza nel 2005, non avrei mai avuto il coraggio, nel 2022, di fare ciò che, oggi, è diventata la mia nuova professione. Se non avessi conosciuto quella gioia e quell’amore, non avrei mai sentito il desiderio di svolgere una professione che mi permette di provare a fare in modo che chiunque possa sentire quello che ho provato io, entrando in contatto con quel divino che sta fuori e dentro di noi.”
Una volta uscita dalle forze dell’ordine, come ha gestito il passaggio verso una vita completamente diversa, da lei percepita come ‘di luce’, ma probabilmente non da tutti coloro che aveva vicino?
“Dopo il primo licenziamento del 28 settembre 2022 – perché la polizia mi ha licenziato due volte, persino da già licenziata – mi ero rifugiata in un altro lavoro da dipendente, perché non avevo ancora il coraggio di mostrarmi per come sono. Avevo iniziato a svolgere contemporaneamente anche il mio attuale lavoro, ma pensavo che sarebbe rimasto sempre un passatempo. Quando poi mi accorsi che anche il mio nuovo posto fisso mi angosciava, e miliardi di volte più del precedente, chiesi aiuto alle mie guide, cosa che faccio spesso e, dopo tre giorni, arrivò il terzo licenziamento anche da quella nuova ditta in cui mi ero rifugiata. Per me fu una grande gioia. Finalmente ero libera di fare ciò che volevo. Naturalmente avevo tutti contro. Nessuno mi capiva, nessuno mi appoggiava, se non qualche caro amico che comunque non avrebbe potuto pagarci le bollette, nel caso in cui avessi fallito. Mio marito mi ha sempre lasciato libera, anche se era molto preoccupato. Non me lo diceva, ma forse anche lui pensava che fossi impazzita. Io però sapevo di non essere sola e di aver scelto la via giusta, perché ero piena di gioia ed entusiasmo per la mia nuova attività.
Purtroppo, nessuno ci spiega che, ogni volta che sentiamo gioia e ci entusiasmiamo, siamo sulla strada giusta! Quello è stato uno dei milioni di insegnamenti che ho ricevuto dal mondo spirituale.”
Lei viene da un mondo molto razionale, quello del diritto: cosa ha imparato dagli anni nell’Avvocatura e in Polizia che le è utile nel lavoro più spirituale che svolge oggi?
“Ho imparato che bisognerebbe portare il mondo dello spirito nell’avvocatura e in polizia, perché potrebbero notevolmente migliorare. Da queste due attività ho imparato che non facevano per me, per quella che è la mia vera essenza e, soprattutto, che le persone hanno bisogno di sentirsi al sicuro dentro, non solo quando camminano per strada o sono in metropolitana o sul divano della suocera. Gli esseri umani hanno un disperato bisogno di conoscersi, di capirsi, di diventare padroni delle proprie emozioni e, senza un percorso spirituale con qualcuno che abbia fatto esperienza diretta sia del mondo visibile che di quello invisibile, il percorso diventa molto difficile. Qualcuno a cui avevo confidato che frequentavo corsi di meditazione e leggevo libri di Gurdjieff, Gandhi, Yogananda e sul buddismo, il taoismo, ma anche sulla fisica quantistica, e molto altro, mi chiedeva perché sprecassi così il mio tempo. Io non rispondevo, ma dentro pensavo mi sto preparando, a cosa neanche lontanamente potevo immaginarlo. Tutto quello che facevo era per compensare ciò che mi mancava. Anche quando la mia carriera in polizia andava particolarmente bene, io non sentivo gioia, non ero felice. Allora non sapevo che la mia anima non stava crescendo e, di conseguenza, non potevo percepire gioia. Ho amato moltissimo il mio lavoro da investigatrice, e ancora di più la polizia, e stavo male per quella insoddisfazione che sentivo dentro e a cui non sapevo dare spiegazione. Pensavo che mi mancasse la scrittura e così ripresi a scrivere di notte, ma anche quando uno dei miei libri fu premiato, non provai alcuna emozione. Ero semplicemente nel posto sbagliato. Il mio desiderio di aiutare gli altri e il mio sconfinato bisogno di giustizia mi avevano portato in polizia ma, per quanto lavorassi tantissimo, non mi sentivo appagata: mi sembrava di non fare abbastanza. Non era quello il tipo di aiuto che volevo portare. Io volevo parlare di ciò che mi aveva salvato nel 2005, il contatto con lo spirito e spiegare a tutti come fare perché, se c’ero riuscita io, chiunque avrebbe potuto, ma all’inizio neanche ne ero consapevole e poi mi sembrava un’idea folle.
Tutto ciò che viene dall’invisibile, in genere, viene scambiato per pazzia, all’inizio, dalla mente razionale. Solo chi riesce ad andare oltre può scoprirne il valore e la potenza.”
Cosa significa per lei “risveglio evocativo” e come si struttura un suo percorso con un cliente tipo?
“Il risveglio evocativo, in estrema sintesi, è una tecnica che fonde insieme l’ipnosi regressiva di Brian Weiss, tecniche di meditazione trascendentale e che arrivano dall’antico Egitto. Ha l’obiettivo di accendere la luce all’interno del ricercatore. Io non ho clienti né pazienti, infatti, ma ricercatori, esseri umani che, come me, sono alla ricerca dell’essenza e del vero.
Lei fa domande troppo intelligenti, quest’intervista potrebbe diventare un libro, se dovessi rispondere come si deve. Cerco di riassumere al massimo. L’obiettivo di questa tecnica è di portare il ricercatore a conoscere sempre di più se stesso, tornando in contatto con la propria parte divina, in modo da capire qual è lo scopo di questo suo viaggio, il senso del suo esistere, liberandosi da tutti quei pesi che gli impediscono di imparare a costruirsi il proprio angolo di paradiso. Andiamo a scoprire le vite passate, parallele o interiori del ricercatore con il fine di tornare in contatto con la propria anima e rimettere in equilibrio la nostra parte razionale, oggi abusata e sopravvalutata, con quella spirituale, puntiamo all’equilibrio tra i nostri due emisferi cerebrali. Questo porterà a una maggiore consapevolezza, sicurezza in sé, benessere, pace e infine gioia. Risvegliamo la nostra connessione con il divino per questo risveglio e diventiamo evocatori della nostra essenza, chiedendo di vedere oltre i nostri blocchi, le paure, i fallimenti, cosa siamo realmente. Se non conosci i semi che hai piantato in un passato che neanche ricordi, come potrai capire le spine e i disastri di oggi? Come potrai cambiare le cose, se non sai cosa ha generato i problemi che hai oggi?”
Nel 2024 ha conseguito la laurea in Psicologia clinica: cosa l’ha spinta e come integra competenze cliniche e spirituali?
“A mio avviso, non si può pensare di andare oltre la mente se prima non si conosce la mente umana. Qual è il confine tra misticismo e malattia mentale? Se non sei laureato in psicologia clinica difficilmente potrai rispondere e, soprattutto, ancora più difficilmente ti accorgerai se di fronte hai un essere umano afflitto da un qualche disturbo o con capacità straordinarie. Inoltre, solo gli psicologi possono usare strumenti, che oggi vengono considerati di valenza scientifica, in grado di valutare lo stato di salute psichica di una persona. Che cosa accadrebbe se io dimostrassi, utilizzando quegli strumenti, che una terapia basata sull’approccio con il divino, può ristabilire il benessere e, magari, in tempi sorprendentemente rapidi?”
Veniamo ai suoi libri: in particolare ‘Immortali. Indagini in altri mondi’: quale messaggio intende trasmettere ai lettori?
“Molti messaggi, perché sono numerosi i messaggi che i Maestri hanno voluto donarci. Il principale credo che sia questo: se l’essere umano tornerà in contatto con la sua parte divina, nessuno potrà mai più essere posseduto e il male scomparirà come acqua che evapora al sole. Il nostro vero potere è spirituale. Prima lo si comprende, prima sarà possibile tornare in equilibrio. Oggi, infatti, predomina la sola razionalità (materialità) e questo ci sta portando al collasso.”
Per la seconda volta in questa intervista ha fatto riferimento a “i Maestri”. Chi sono i Maestri, secondo lei, e come si pone nei riguardi della religione cattolica?
“Dedico un interno capitolo di ‘Immortali indagini in altri mondi’ a spiegare chi sono i Maestri e quali sono le caratteristiche di un vero Maestro. In estrema sintesi, posso dire che i Maestri sono coloro che sono usciti dal
ciclo di nascita e morte e, dunque, non si incarneranno più fisicamente su questa terra. I Maestri sono stati esseri umani, che hanno completato il loro ciclo evolutivo e, ora, guidano coloro che riescono a recepirne i messaggi affinché possano fare lo stesso. Gurdjieff, Gandhi, Yogananda e molti altri sono Maestri e, tra i tanti, per me il Maestro dei Maestri è Gesù Cristo. Ritengo, infatti, che abbia spiegato tutto quello che, oggi, in varie forme, viene riproposto per cercare di stare bene. Per questo, ho dedicato un capitolo intero ad alcune citazioni dei Vangeli ufficiali e di quelli apocrifi, giusto per dare un assaggino della grandezza dei suoi insegnamenti. La parabola dei talenti e la maledizione del fico hanno un ruolo centrale nella mia visione della spiritualità e, di conseguenza, nel lavoro che svolgo. Ognuno di noi deve avere il coraggio di essere ciò che è, di far fruttare i propri talenti, perché una vita che non dà frutto è una vita già morta.”
Quali feedback e risultati concreti ha visto da chi si è affidato alle sue pratiche o ha letto i suoi testi?
“Numerosi, altrimenti non avrei la forza di continuare, ma come si dice… chi si loda si imbroda… perciò lascio che siano i fatti a parlare. E poi ci sono stati i libri di Brian Weiss che hanno parlato dei risultati e a me non piace ripetere ciò che hanno già detto altri, soprattutto quando ritieni che i tuoi risultati siano a dir poco sorprendenti. La mia tecnica non è ovviamente identica alla sua, altrimenti l’avrei dovuta chiamare ‘l’ipnosi regressiva non ipnosi né regressiva di Brian Weiss usata dalla Schilirò’, ma si avvicina molto, anche se preferisco che siano gli altri, con il tempo, a scoprirne le differenze. Non potevo chiamarla ipnosi perché non è ipnosi – e lo dico da ipnologa – e non potevo chiamarla regressiva, perché non si va solo nel passato, tanto più che il tempo è solo un’illusione di questo mondo, come quasi tutto il resto… mi creda, sto sintetizzando moltissimo, altrimenti non troverà neanche il giornalino di quartiere disposto a pubblicarle quest’intervista. Preferisco, dunque, non parlare dei miei risultati lavorativi, tanto chi si trova bene poi passa parola… parlarne tramuterebbe quest’intervista in uno spot pubblicitario e io non faccio la venditrice di professione. Chi vuole, inoltre, può andare sul mio sito, dove i più coraggiosi hanno lasciato un commento sulla loro esperienza con il mio meraviglioso lavoro.”
Il suo approccio unisce emisfero sinistro logico ed emisfero destro intuitivo: può spiegare come avviene questo equilibrio?
“Lo spiego in modo approfondito nel libro, grazie al lavoro che alcuni scienziati hanno fatto effettuando misurazioni con strumenti specifici. Attraverso il rilassamento indotto dalla meditazione e l’attivazione della parte creativa indotta da parole specifiche, l’emisfero razionale si spegne un po’, si attiva il destro e si cambia stato di coscienza, entrando – come minimo – in onde alfa e questo consente di connettersi con una parte di noi, di cui altrimenti non abbiamo quasi mai cognizione.”
In che modo pensa che la spiritualità possa intervenire positivamente sul benessere psico-fisico delle persone?
“Non è che penso… lo vedo, lo riscontro su di me e molti altri. Ognuno deve trovare la propria via, ma tutti avrebbero bisogno di riscoprire questa loro parte. Non è detto che per tutti vada bene il risveglio evocativo, ma per tutti coloro che risuonano con la sottoscritta è molto probabile che sarà così. Vivere senza spiritualità significa rinunciare a una parte di sé, tra l’altro la più essenziale. Si può vivere anche senza spiritualità, sia chiaro, ma è una vita monca, ti mancherà sempre la visione dall’alto e solo se vedi le cose da una certa prospettiva ne comprendi l’insieme e il senso, altrimenti avrai solo dei frammenti e ti illuderai che il soffitto di una gabbia sia il cielo.”
Quali progetti futuri ha in programma?
“Fare in modo che le giornate durino 48 ore, così da poter scrivere nuovi libri, fare corsi ed eventi, oltre a continuare con le sedute di risveglio evocativo e a stare con la mia famiglia. Ci tengo, però, a segnalare che il 17, 18 e 19 ottobre, sarò a Torino al IX Convegno Internazionale sull’Oltre e poi il 22 novembre a Modena e il 30 novembre a Milano per quest’anno. Chi vuole può seguirmi sui miei social, in particolare sul mio canale Telegram Nandra, dove aggiorno costantemente chi vuole restare in contatto con me.”
La nuova Nandra come vede il mondo di oggi e come vive le sue dinamiche?
“Da anni parlo del nostro mondo come di un mondo alla rovescia e le prospettive non sono affatto buone. In ‘Immortali indagini in altri mondi’ ci sono numerose previsioni sul futuro, perché attraverso questa tecnica, visto che il tempo non esiste, è possibile andare indietro, ma anche avanti, ma nulla è già predestinato, molto dipenderà da noi, da quanto riscopriremo il nostro vero potere, quello spirituale, il solo in grado di renderci padroni delle nostre vite. La vera sfida è proprio quella di diventare se stessi in uno psicopenitenziario come il nostro, che cerca costantemente di portarci alla follia.”
Un augurio o una parola finale che desidera rivolgere ai nostri lettori.
“Finché siamo vivi, possiamo cambiare e sistemare le nostre vite. Nulla è immutabile. Niente è già scritto. Bisogna imparare a vivere con il cuore più leggero di una piuma, dando il giusto peso alle cose, agendo quando dipende da noi e lasciando andare o affidandoci all’invisibile quando esula dalle nostre competenze.
L’equilibrio è la chiave del benessere. Equilibrio tra le due coscienze che ci portiamo dentro, come direbbe lo psicobiologo Roger Sperry: quella razionale, l’emisfero sinistro, e quella deputata al mondo invisibile, l’emisfero destro. E, poi, equilibrio tra il nostro libero arbitrio e l’invisibile e, dunque, tra la nostra capacità di agire e ciò che da noi non dipende. Chi vuole travalicare i confini, sostituendosi all’Assoluto, genera uno squilibrio che non può che portare a conseguenze nefaste.”




