Mona Ortiz ha un figlio che soffre di un ritardo mentale, Joel: un giovane uomo che lei ha cresciuto da sola e cui ha dedicato tutta la vita, e che ha ancora bisogno di assistenza continua, o meglio, è Mona ad essere convinta di doverlo tenere sempre sotto controllo, perché questo ha fatto per tutta la vita. Quando Joel mette incinta la ragazza di cui è innamorato, Ocèane, che è a sua volta disabile, Mona vede la sua vita futura complicarsi ulteriormente, e in un impulso del momento porta Joel a fare una gita, dicendogli che andrano in Antartide, ovvero dove Joel pensa che abiti quel padre che non ha mai conosciuto. Sarà per entrambi un viaggio alla scoperta dei propri limiti e possibilità, nonché dei cambiamenti necessari della loro relazione fino a quel momento tanto esclusiva.
Tutto l’amore che serve (il cui titolo francese, molto esplicativo, era Mon inséparable) racconta proprio il vincolo viscerale che c’è fra un genitore e un figlio “non normale: la parola proibita”, come dirà Mona nella scena più intensa del lungometraggio di esordio nella finzione (dopo il documentario En Travail) della regista e sceneggiatrice Anne Sophie Bailly.
Bailly sceglie di concentrarsi sul dilemma morale di Mona che “cerca di vivere ogni tanto”, occasionalmente comportandosi “come se Joel non ci fosse”, in questo liberandosi del pesante velo dell’ipocrisia davanti alla reale situazione di chi deve accudire una persona con disabilità e, al di là di tutto l’amore che prova, patisce l’esasperazione esistenziale del doversi mettere sempre al servizio delle esigenze dell’altro.
Il film trova la sua forza nella straordinaria Laure Calamy, che sa passare senza sforzo apparente dalla leggerezza della commedia allo strazio del dramma, cambiando espressione ogni secondo e comunicando in modo sincero ed efficace le difficoltà del suo personaggio, su cui Bailly non esercita alcun giudizio e a cui non fa mai la morale, come invece fanno le persone intorno a Mona, quelle che non capiranno mai cosa voglia dire stare di guardia 24 ore su 24.
Mona porta il suo peso quotidiano con una specie di allegria, ma rischia di rimanere schiaccciata dalla pressione che la situazione esercita su di lei senza tregua. Anche Charles Peccia Galletto è efficace nel difficile ruolo di Joel, sempre in equilibrio tra volontà di emancipazione e incapacità di provvedere completamente a se stesso.