I due avvocati olandesi Arno van Kessel e Peter Stassen hanno intentato una causa presso il tribunale di Leeuwarden. L’obiettivo del procedimento è far riconoscere la responsabilità dello Stato olandese e di 16 personalità eccellenti, nazionali ed internazionali, per presunti danni fisici subiti da 7 cittadini dopo la somministrazione dei vaccini anti-Covid19.
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Arno van Kessel
Secondo il giornale indipendente De Andere Krant, durante i giorni del processo, Arno van Kessel è stato arrestato e sarà trattenuto per 90 giorni nel carcere di Vught, in quanto sospettato di frequentare “una rete criminale”, un movimento considerato di “orientamento anti-istituzionale”: il Soevereinen, che punta alla sovranità individuale non riconoscendo quella statale olandese.
L’arresto di van Kessel, molto controverso secondo De Andere Krant, è avvenuto poco prima dell’udienza prevista per il prossimo 9 luglio, sollevando sospetti, tra i suoi sostenitori, su un possibile tentativo di ostacolare il procedimento contro i grossi personaggi del sistema Covid.
Ma entriamo nel dettaglio di una causa giudiziaria così scomoda e molto significativa anche per noi italiani.
Vaccini Killer: in Olanda gravi accuse contro Rutte, Gates, Bourla (Pfizer) e Agnes Kant (Lareb)
Di Toine de Graaf, deanderekrant.nl – Paesi Bassi
I media nel nostro Paese sembrano non prendere molto sul serio le cause legali intentate dal 2023 dagli avvocati Arno van Kessel e Peter Stassen contro i protagonisti (inter)nazionali della crisi Covid. Diversi imputati, invece, prendono molto sul serio la causa civile, come dimostrano le loro ampie difese scritte.
I querelanti, che hanno subito danni da vaccinazione, sostengono che gli accusati li abbiano “ingannati” sulla sicurezza e l’efficacia dei vaccini contro il Covid e li ritengono personalmente responsabili. Le prove a sostegno dell’inganno contengono materiale esplosivo e mettono in cattiva luce soprattutto Albert Bourla (Pfizer) e Agnes Kant (Lareb, il Centro nazionale di farmacovigilanza olandese, ndt).
I voluminosi atti processuali che Arno van Kessel, recentemente arrestato, ed il suo collega Peter Stassen hanno reso noti dall’estate del 2023 devono aver richiesto un enorme investimento di tempo. Il documento più recente è stato presentato a processo l’11 giugno 2025, giorno in cui Van Kessel è stato arrestato. In questo documento processuale di 52 pagine, i querelanti rispondono alla difesa scritta degli accusati. È corredato da oltre cinquanta “prove documentate” (allegati) e ricco di dinamite. La citazione in giudizio originale, del 14 luglio 2023, contava 71 pagine e 90 evidenze.
Finora i media tradizionali non hanno mostrato alcun interesse per gli aspetti sostanziali del caso, così come ignorano tutte le notizie relative ai danni causati dai vaccini anti-Covid. La domanda è: per quanto tempo ancora potranno continuare così? La campagna vaccinale annuale contro il Covid-19 è diventata quasi “normale”, ma secondo i critici non lo è affatto. Ad esempio, l’Artsen Collectief, che conta 2700 medici e professionisti sanitari, chiede da tempo una moratoria sulle vaccinazioni con vaccini a mRNA a causa del “gran numero di effetti collaterali, tra cui gravi, mortalità inspiegabile, calo inspiegabile delle nascite e bassa efficacia”.
Diversi imputati avevano probabilmente già superato la fase di disinteresse nell’estate del 2023, quando hanno ricevuto l’atto di citazione dettagliato in cui vengono ritenuti personalmente responsabili dei danni causati dai vaccini a sette querelanti, uno dei quali è nel frattempo deceduto. Tra gli accusati figurano nomi noti come Mark Rutte, Hugo de Jonge, la prof.ssa Marion Koopmans e la prof.ssa Agnes Kant, ma anche due persone coinvolte dall’estero: Albert Bourla (amministratore delegato della Pfizer) e Bill Gates. Tutti e sedici hanno svolto un ruolo di primo piano durante la crisi covid.
Il diciassettesimo accusato è lo Stato olandese.
Esemplare è stata la reazione di Bill Gates, che con la sua Bill & Melinda Gates Foundation ha investito miliardi di dollari nello sviluppo dei vaccini a mRNA e ha intrapreso un’azione legale per liberarsi dell’intera faccenda. In una “procedura incidentale”, Gates ha contestato la competenza del giudice della Frisia olandese nei suoi confronti, poiché risiede negli Stati Uniti. Ma lo scorso autunno il tribunale di Leeuwarden non ha accolto la sua richiesta e il miliardario americano ha dovuto pagare 1406 euro di spese processuali. Anche le reazioni di alcuni altri accusati parlano chiaro. Non hanno badato a spese per difendersi per iscritto dalle affermazioni e dalle istanze dei querelanti. La difesa più articolata è quella di Bourla, che conta 54 pagine, seguita da quella dello Stato olandese (52 pagine).
I procedimenti giudiziari vertono principalmente sulla “disinformazione” circa la vera natura dei vaccini contro il COVID. Questi prodotti non erano infatti “sicuri ed efficaci”, come era stato sempre affermato. Secondo gli atti processuali, gli imputati avrebbero saputo già all’inizio del 2021 che i vaccini causavano lesioni e decessi, ma avrebbero omesso di comunicarlo ai cittadini. Se i querelanti avessero conosciuto la verità, non si sarebbero fatti vaccinare. Pertanto, ritengono gli accusati personalmente responsabili dei danni subiti, che consistono in danni fisici, danni psicologici e danni economici. Vi sono inoltre danni immateriali, come il dolore per l’ingiustizia subita.
La motivazione della presunta “frode” è esplosiva e si concentra principalmente sul vaccino Pfizer, il più utilizzato nel nostro Paese. Bourla viene pesantemente criticato nella citazione in giudizio. Viene citata una sua lettera aperta, pubblicata il 15 ottobre 2020 sul sito web di Pfizer, in cui l’AD di Pfizer faceva diverse promesse e assicurazioni alla popolazione. Ha sottolineato l’importanza della trasparenza e ha assicurato che le autorità farmaceutiche avrebbero approvato il vaccino Pfizer solo quando il produttore avesse dimostrato di soddisfare tre condizioni: che il vaccino fosse efficace, sicuro e producibile con una qualità costantemente elevata.
Nel giro di sei mesi, gli addetti ai lavori, anche nel nostro Paese, sapevano che quelle promesse erano state infrante. Il 30 aprile 2021, il rapporto di sicurezza riservato della Pfizer FDA-CBER-2021-5683-0000054 diceva che prima del 28 febbraio 2021 erano già stati segnalati alla Pfizer 1223 decessi e 11.361 casi di lesioni fisiche gravi e permanenti dopo la vaccinazione. “I dati contenuti in questo rapporto dimostrano che il ‘vaccino’ Pfizer contro il Covid-19 è pericoloso per la vita”, si legge nella citazione in giudizio. “Da questo rapporto sulla sicurezza è emerso che non era possibile soddisfare le tre condizioni”. Poiché Bourla ha tenuto nascosto il rapporto al pubblico, le persone sarebbero state “deliberatamente” ingannate. Grazie all’intervento di un giudice statunitense, il rapporto sulla sicurezza è stato finalmente reso pubblico nell’ottobre 2021, un anno dopo la lettera aperta di Bourla.
Il requisito di “qualità costantemente elevata” è stato particolarmente compromesso dai lotti ‘tossici’ di Pfizer che hanno causato vittime già all’inizio del 2021, anche nel nostro Paese. Ma anche questo è stato tenuto nascosto. Secondo l’evidenza contraria, a causa delle “grandi differenze” tra i lotti non può esserci “una licenza di commercio valida”.
Solo nella primavera del 2023 la questione è stata resa pubblica da uno studio molto discusso condotto da tre ricercatori danesi. Essi hanno esaminato se durante la campagna di vaccinazione nel loro paese si fossero verificate variazioni di sicurezza “relative al lotto”. In altre parole: alcuni lotti di vaccini causavano più effetti collaterali rispetto ad altri? Hanno concluso che il 4% dei vaccini Pfizer utilizzati in Danimarca era responsabile del 71% di tutti gli effetti collaterali segnalati. Quel 4% comprendeva nove numeri di lotto specifici, utilizzati all’inizio della campagna di vaccinazione. Questi sono risultati collegati anche al 47% di tutti i decessi segnalati (579) nel Paese scandinavo.
Lo studio danese suggeriva che nella produzione dei vaccini Pfizer nove lotti “tossici” erano sfuggiti ai controlli. O peggio ancora: che si fosse deliberatamente sperimentato con composizioni diverse. Nella sua conclusione, Bourla nega la questione e cerca di screditare lo studio danese. Nel frattempo, però, gli stessi ricercatori hanno riscontrato un pattern variabile di effetti collaterali anche in Svezia, mentre scienziati cechi hanno ottenuto risultati simili nel loro Paese. Vibeke Manniche, una delle ricercatrici danesi, parla quindi di un “problema diffuso”. Secondo Manniche, differenze così significative nelle segnalazioni di effetti collaterali, correlate a lotti specifici, avrebbero portato, in circostanze normali, a valutazioni di sicurezza e al ritiro dei prodotti.
Ciò che è doloroso per Bourla lo è anche per Agnes Kant. Già ad aprile, infatti, avrebbe confermato nel rapporto riservato sulla sicurezza di Pfizer l’ondata di danni da vaccino che ha travolto il Lareb dall’inizio del 2021. Secondo i documenti processuali, non può esserle sfuggito nemmeno l’impatto dei lotti tossici. Otto dei nove lotti “tossici” di Pfizer sono stati infatti utilizzati anche nei Paesi Bassi, con il lotto EM0477 a svolgere il ruolo di killer di massa.
Questo lotto “ha causato ben 33 decessi segnalati nei Paesi Bassi nel periodo dal 25 gennaio 2021 al 5 febbraio 2021”, secondo la conclusione della replica dibattimentale. Queste segnalazioni del Lareb sono state riportate alla luce nel 2023 grazie a un’accurata ricerca nella storia del database americano sugli effetti collaterali dei vaccini (VAERS). Secondo la citazione in giudizio, è “spaventoso” che questi decessi “si siano verificati quasi tutti entro pochi giorni” dalla somministrazione del vaccino Pfizer. Ciononostante, Kant non ha segnalato che “la sicurezza del ‘vaccino Covid-19’ non potesse più essere garantita”.
Nella sua difesa scritta, Kant contesta l’intera questione: “Non è possibile trarre conclusioni dal numero di segnalazioni relative ad un numero di lotto specifico”. Ciò che i querelanti qualificano nuovamente nella loro replica come “una palese menzogna”. Secondo la difesa di Kant, il Lareb non avrebbe nemmeno redatto elenchi degli effetti collaterali registrati per ogni numero di lotto, poiché ciò “non avrebbe senso” ai fini della sorveglianza della sicurezza. “Per individuare eventuali problemi legati ai lotti, il Lareb effettua invece le cosiddette ‘analisi dei lotti’”. Tuttavia, queste analisi bisettimanali non avrebbero rilevato “alcun segnale di problemi legati ai lotti”.
I ricorrenti concludono: “L’argomentazione di Kant si riduce sostanzialmente al fatto che il Lareb, nella registrazione delle segnalazioni, ha seguito una procedura interna di segnalazione tale da non far emergere alcun ‘segnale’ che richiedesse un intervento”. Si parla di un “insabbiamento”, mentre Kant sarebbe stato ben a conoscenza delle “numerose segnalazioni di gravi effetti collaterali” e delle “differenze significative e evidenti” tra i lotti. L’insabbiamento sarebbe stato necessario per ‘ingannare’ l’opinione pubblica e “mantenere alta la disponibilità alla vaccinazione”, secondo la conclusione della controparte.
Lo scorso dicembre questo giornale ha riportato ampiamente la notizia del “lotto killer” EM0477, sulla base delle informazioni fornite dall’esperto di dati Wouter Aukema. Tra un milione di segnalazioni di effetti collaterali ricevute dal Paul Ehrlich Institut (PEI) tedesco, equivalente al Lareb, ha identificato il lotto Pfizer più letale in Germania: EM0477, per il quale ha contato decine di segnalazioni di decessi.
Anche in altri paesi europei l’EM0477 ha lasciato una scia mortale, con la Francia in triste testa con 105 segnalazioni di decessi. L’avvocato tedesco Tobias Ulbrich ha parlato di un “gioco d’azzardo” dei lotti, in cui un lotto ha generato molti effetti collaterali e l’altro nessun effetto o quasi. Sulla base di un’analisi dei modelli di segnalazione tedeschi, ha espresso su X il forte sospetto che il lotto EM0477 sia stato silenziosamente ritirato dal mercato senza informare la cittadinanza.
Van Kessel e Stassen hanno trovato prove di ciò anche nel nostro Paese. “Ben la metà del lotto killer EM0477 è stato ritirato dal mercato nei Paesi Bassi all’inizio di febbraio 2021”, si legge nella conclusione della replica. La consegna sarebbe stata interrotta “dopo che il giorno prima, il 5 febbraio 2021, era stato segnalato al Lareb l’ennesimo decesso correlato a questo lotto”. Questo è uno dei tanti passaggi esplosivi contenuti nei documenti processuali, che provocheranno una reviviscenza emotiva condivisa soprattutto nei critici più accaniti del covid, poiché vengono riproposti fatti di ogni genere avvenuti negli ultimi anni.
Se i documenti processuali abbiano contribuito all’arresto di Arno van Kessel è una domanda su cui potranno poi scervellarsi.
L’avvocato Meike Terhorst: “Stanno cercando di screditare il suo caso”
Meike Terhorst fatica a immaginare che l’avvocato Arno van Kessel possa essere coinvolto in attività criminali. Ritiene possibile che sia stato arrestato a causa delle cause legali che ha intentato insieme al collega Peter Stassen contro i protagonisti del periodo COVID, come Bill Gates. “Non sottovalutate il suo potere”, afferma l’avvocato di Alkmaar.
Quando Meike Terhorst ha saputo che Arno van Kessel era stato arrestato il 11 giugno a Leeuwarden, il suo primo pensiero è stato: potrebbe avere a che fare con le sue cause legali? “Si può arrestare qualcuno solo se sussiste un ragionevole sospetto di colpevolezza”, afferma Terhorst. “E un avvocato non viene arrestato così, senza motivo. La settimana scorsa la sua custodia cautelare è stata prorogata di 90 giorni. Sembra una cosa seria. Ma non dimenticate che in questa fase dell’indagine la Procura non è tenuta a presentare prove. Deve però avere degli indizi, e questo è un concetto molto ampio”.
Terhorst fatica a immaginare che Van Kessel possa essere coinvolto in attività criminali. “È un avvocato valido e professionale. Non si mette a rischio il proprio lavoro facendo cose strane. Ho esaminato parte dei documenti dei processi contro i protagonisti del periodo del covid. Sono ben strutturati e puntano il dito dove serve. Sono disposta a mettere la mano sul fuoco per lui.“
Ritiene possibile che Van Kessel sia stato arrestato a causa dei processi. ”Gli imputati, tra cui Bill Gates, sono ritenuti personalmente responsabili dei danni causati dai vaccini. In tutto il mondo sono in corso cause contro, tra gli altri, il produttore di vaccini Pfizer. Ma, per quanto ne so, Gates non è perseguito legalmente in nessuna parte. Tranne che nei Paesi Bassi. Lui non lo accetta e non sottovaluta l’impatto della sua influenza. Arrestando Van Kessel ora, il suo caso viene screditato e questo aumenta le possibilità che non abbia successo”.
Terhorst sottolinea anche i precedenti casi legali discutibili relativi al COVID-19. “Si pensi alla sentenza sfavorevole al governo sul coprifuoco, che è stata modificata lo stesso giorno con un ricorso in appello. Si guardi come Willem Engel, Maria-Louise Genet e Jacob van der Veer vengono da anni mandati da un ufficio all’altro nel loro caso contro il Collegio per la valutazione dei medicinali (CBG). Si vedano anche le strane sentenze del Consiglio di Stato sui cicli di test PCR e sui medici che hanno curato persone con HCQ/ivermectina e che ora devono pagare per questo. E ora viene arrestato Van Kessel, a meno di un mese dalla prima udienza di merito. Quanto è sorprendente?”
Meike Terhorst invita le persone a recarsi in massa a Leeuwarden (Zaailand 102) mercoledì 9 luglio per l’udienza (ore 13.15), in segno di sostegno a Stassen e all’assente Van Kessel. Gli avvocati che desiderano partecipare sono pregati di contattare preventivamente Terhorst (Studio legale Koopman, Alkmaar).
Citati in giudizio anche (ex) caporedattori
Tra gli accusati nel processo di Leeuwarden figurano due giornalisti di spicco: Giselle van Cann (caporedattrice di NOS Nieuws) e Paul Jansen (ex caporedattore di Telegraaf). I querelanti sostengono nella citazione che entrambi hanno “mancato” al loro dovere giornalistico e hanno collaborato alla “censura” e all’insabbiamento. Van Cann e Jansen contestano tale accusa in una difesa scritta congiunta.
Giselle van Cann è stata vicedirettrice di NOS Nieuws dal 2011 al settembre 2022, quando è diventata direttrice. Secondo i querelanti, avrebbe seguito “servilmente la narrativa ufficiale imposta a livello mondiale dall’OMS e seguita acriticamente da tutti gli accusati”. Ciò si sarebbe tradotto in atti di censura, di cui la citazione fornisce alcuni esempi.
Ad esempio, NOS Nieuws non ha dato notizia dell’audizione tenutasi il 10 ottobre 2022 al Parlamento europeo, quando Van Cann era appena diventata caporedattrice. In risposta a una domanda del deputato europeo olandese Rob Roos, Janine Small aveva confermato a nome di Pfizer che il vaccino mRNA contro il COVID-19 di Pfizer-Biontech non era stato testato per la protezione contro la trasmissione del virus prima della sua immissione sul mercato. Lo slogan “lo fai per gli altri” si era quindi rivelato, fin dall’inizio, costruito sulle sabbie mobili. Secondo i querelanti, questa avrebbe dovuto essere una “notizia mondiale”, ma la NOS l’ha ignorata. Questo media non era l’unico, perché molti altri giornalisti non l’hanno ritenuta degna di nota.
Anche Paul Jansen, che dal 2015 al giugno 2023 è stato caporedattore del Telegraaf e ora è corrispondente negli Stati Uniti, deve pagare il prezzo. “Jansen è personalmente responsabile della censura che ha causato, da un lato collaborando ad un insabbiamento e dall’altro riprendendo acriticamente la versione ufficiale, mentre anche con una minima indagine giornalistica avrebbe dovuto essere chiaro che questa versione era falsa”, si legge nella citazione in giudizio.
Nella loro difesa in forma di atto congiunto, Jansen e Van Cann affermano di considerare la richiesta di responsabilità come una “forma di intimidazione personale”. Essi sostengono che non sussiste alcun fondamento giuridico per la loro responsabilità personale e ritengono inoltre che vengano rivolte accuse “di fatto rivolte contro i loro datori di lavoro”. Van Cann e Jansen negano di aver collaborato ad un insabbiamento o di essersi resi colpevoli di censura. È degno di nota il fatto che entrambi facciano riferimento a diversi passaggi della difesa in giudizio dello Stato olandese, alla quale si allineano.




