logo-andreazzo-normallogo-andreazzo-normallogo-andreazzo-mobile-normallogo-andreazzo-mobile-normal
    • Homepage
    • Chi sono
    • Il mio blog
    • Le mie foto
    • Sms
    • Links
    • Musica
    • Contattami
    • Appuntamenti
    • In The Music Experience
    • Video
    • Meteo
    • Spazio pubblicitario
    • Viaggi
    • Cinema
    • Libri
    • Vini
    • Birra
    • Economia
    • Newsletter
    • Shop
    • Hi-Tech
    • Podcast
    • Volley
    • Spagna
    • Lifestyle
    • Sport
    • Motori
    • Spettacolo
    • Donne
    • Webmail
      • Home
      • Il mio blog
      • ALZARE I TASSI FA CRESCERE L’INFLAZIONE! ORA ANCHE BLOOMBERG SCOPRE L’ACQUA CALDA

      ALZARE I TASSI FA CRESCERE L’INFLAZIONE! ORA ANCHE BLOOMBERG SCOPRE L’ACQUA CALDA

      Con chiunque io parli – e provi a sostenere che alzando i tassi – contrariamente a quanto si pensi, le banche centrali stanno in realtà mettendo in atto una misura inflattiva – vengo guardato come se fossi appena sceso da Marte.

      Warren Mosler, padre fondatore della Modern Monetary Theory (MMT), è uno dei pochi che, da sempre, sostiene che in fatto di contrasto all’inflazione, i banchieri centrali interpretano al contrario la politica sui tassi. E da quando è scoppiato il fenomeno inflattivo in corso, non si è mai stancato di mostrare questa evidenza, confezionando paper ben argomentati e tweet giornalieri che mostrano come pagare interessi più alti faccia affluire maggior denaro nelle tasche del settore privato, aumentandone la capacità di spesa.

      Del resto, anche un bambino capirebbe che se metti in tasca più soldi alla gente, questi comprano di più.

      Poi naturalmente quando si parla di fenomeni inflattivi, il detto “tutto il mondo è paese” perde per intero il suo valore. Questo perché essendo il livello dei prezzi (inflazione) direttamente determinato dalla politica fiscale dei singoli governi, è chiaro che forme ed intensità con cui essa si manifesta, difficilmente saranno le stesse tra una nazione ed un altra.

      Mosler giustamente analizza quanto avviene negli Stati Uniti, dove l’alta spesa per interessi va ad aggiungersi al già importante deficit che l’amministrazione Biden sta conseguendo da tempo, con la sua nota politica economica espansiva, denominata Bidenomics.

      Il risultato è che l’inflazione non scende….. guarda strano!

      Ma ancora più strano è che finalmente, pare che tra coloro che da sempre sostengono il pensiero unico mainstream, nonché tra gli addetti ai lavori che operano nel mondo della grande finanza d’oltreoceano, si comincia a prendere coscienza che alzare i tassi non raffredda l’inflazione.

      In attesa che arrivi il momento che anche i banchieri centrali se ne accorgano, vi riporto questo articolo tradotto dall’inglese, uscito pochi giorni fa su Bloomberg, che testimonia questa inaspettata presa di coscienza da parte di tre diavoli della finanza.



      Questa volta, i tassi più alti stanno stimolando la spesa e l’economia

      Di Ye Xie, Bloomberg
      14 June, 2024

       

      Secondo una stima, le famiglie statunitensi ricevono interessi attivi su oltre 13mila miliardi di dollari di asset a breve termine.

      Si suppone che l’aumento dei tassi di interesse rallenti l’economia. E se invece lo aiutassero?

      L’idea è così radicale che rasenta l’eresia. Ma mentre l’economia americana va avanti, confondendo gli esperti che avevano messo in guardia da un’imminente recessione, sempre più investitori sono disposti almeno a prendere in considerazione il modello economico marginale sostenuto dai seguaci della Modern Monetary Theory.

      I contrari – che ora includono figure di spicco come il gestore di hedge fund David Einhorn e il guru obbligazionario di BlackRock Inc. Rick Rieder – sostengono che il balzo dei tassi di interesse da quasi lo 0% a oltre il 5% negli ultimi due anni sta dando agli americani un flusso significativo di reddito dalle loro obbligazioni e dai conti di risparmio per la prima volta in due decenni. “La realtà è che le persone hanno più soldi”, dice Kevin Muir, un ex trader di derivati ​​che scrive una newsletter di investimenti chiamata Macro Tourist. Queste persone – e aziende – stanno a loro volta spendendo una fetta abbastanza grande di quel denaro ritrovato, secondo la teoria, per spingere verso l’alto la domanda e sostenere la crescita.

      In un tipico ciclo di rialzo dei tassi, la spesa aggiuntiva da parte delle persone e delle imprese che ricevono interessi non è nemmeno lontanamente sufficiente a compensare il calo della domanda da parte di coloro che smettono di prendere in prestito denaro perché tassi più alti rendono più costosa la stipula di mutui e l’emissione di obbligazioni. Questi fattori causano la classica recessione indotta dalla Fed (e, in teoria, un corrispondente calo dell’inflazione).

      Ma questa volta è diverso per alcuni motivi, sostengono i contrari. Il principale tra questi è l’esplosione del deficit di bilancio degli Stati Uniti: gli interessi aggiuntivi che il governo deve pagare sul suo debito mettono più soldi nelle tasche degli investitori obbligazionari americani (e stranieri). Solo nel mese di aprile, il pagamento degli interessi è ammontato a 102 miliardi di dollari, più del doppio dell’importo di dieci anni fa.

      Einhorn di Greenlight Capital, uno dei più noti investitori value di Wall Street, afferma che le famiglie statunitensi ricevono interessi su oltre 13mila miliardi di dollari di asset a breve termine, quasi il triplo dei 5mila miliardi di dollari di debito al consumo, esclusi i mutui, sui quali devono pagare gli interessi. (Molti americani sono riusciti a mantenere tassi estremamente bassi sui loro mutui trentennali durante la pandemia, proteggendoli da gran parte del dolore causato dall’aumento dei tassi.) Ai tassi odierni, questa differenza si traduce in un guadagno netto per le famiglie di circa 400 miliardi di dollari. all’anno, stima Einhorn.

      Un altro cambiamento importante riguarda la demografia. Con il pensionamento dei baby boomer, gli anziani sono diventati il ​​principale motore dei consumi statunitensi. Sebbene i tassi di interesse più elevati danneggino i mutuatari a basso reddito, arricchiscono i pensionati, che tendono ad avere più risparmi e che rappresentano oltre il 20% della spesa dei consumatori, afferma Rieder di BlackRock.

      A corollario della teoria dell’aumento dei tassi-aumento della crescita, c’è l’idea che i tagli dei tassi potrebbero spingere l’inflazione verso il basso, non verso l’alto, perché ridurrebbero il reddito e la spesa. “Le persone spendono – spendono gli anziani e i redditi medio-alti – e mantengono l’inflazione dei servizi a livelli elevati”, ha detto Rieder in un’intervista a Bloomberg Television. “Vorrei sostenere che, in realtà, se si tagliano i tassi di interesse, si riduce l’inflazione.”

      Per essere chiari, la maggior parte degli economisti e degli investitori crede ancora fermamente nel vecchio principio secondo cui tassi più alti soffocano la crescita. A riprova, essi sottolineano l’aumento delle inadempienze su carte di credito e prestiti auto e il rallentamento della crescita occupazionale, sebbene ancora robusta. Mark Zandi, capo economista di Moody’s Analytics, ha parlato a nome dei tradizionalisti quando ha definito la nuova teoria semplicemente “fuori base”. Ma anche Zandi riconosce che “i tassi più alti stanno facendo meno danni economici che in passato”.


      Alcune precisazioni riguardo all’inflazione e quanto sta succedendo nel nostro paese.

      L’inflazione, come ad esempio l’imposta sul valore aggiunto (IVA), è sostanzialmente un tipo tassa di quelle che arrecano più danni ai sistemi economici. Una tassa che tende a colpire le classi meno abbienti (oggi la maggioranza in Italia) e soprattutto i salariati che rappresentano la categoria di consumatori finali per eccellenza.

      Nei paesi come il nostro, la cui economia naviga in costante stato recessivo da decenni in conseguenza del perdurare delle note politiche di austerity – con zero crescita, alto tasso di disoccupazione involontaria e soprattutto per quanto ci riguarda un risparmio concentrato in poche mani e dentro le istituzioni finanziarie – alzare i tassi aggrava notevolmente lo status e compromette in modo definitivo ogni possibilità di crescita reale.

      Rate di mutuo più costose e prezzi più elevati per beni essenziali (come l’energia ad esempio), riducono la capacità di spesa delle famiglie in altri settori, evento che immancabilmente porta ad una riduzione dei loro fatturati, causa questa di futuri fallimenti con conseguente innalzamento della disoccupazione.

      E’ chiaro quindi che aumentare i tassi nel nostro paese – per combattere un aumento del livello dei prezzi che ha le caratteristiche della stagflazione – è decisamente una misura errata che porta ad aggravare la nostra già pessima economia. Oltre a non mitigare l’inflazione nel breve termine, stante il fatto che le aziende, di fronte a costi più elevati (energia e credito), tenderanno ad alzare il prezzo dei prodotti.

      Un giorno, prima o poi i prezzi subiranno una flessione, e quel giorno su tutti i giornali si magnificheranno le politiche dei banchieri centrali, ma chiaramente, tale flessione non sarà certo dovuta all’azione sui tassi da parte della Banca Centrale, ma bensì dalla perdita di domanda conseguente all’aggravarsi della crisi economica come ampiamente spiegato (*).

      Condividi

      Post correlati

      17 Maggio 2025

      Cercasi medico di famiglia disperatamente


      Visualizza
      16 Maggio 2025

      GLI USA HANNO COSTRETTO L’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE DELL’AVIAZIONE CIVILE (ICAO) A DICHIARARE GUERRA ALLA RUSSIA


      Visualizza

      Lascia un commento Annulla risposta

      Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

      Email: info@pierfrancescoandreazzo.eu - info@pierfrancescoandreazzo.com
      Skype: Pierfrancesco.Andreazzo - Twitter: PierAndreazzo


      Facebook Twitter LinkedIn


      ©Copyright 2035 - www.pierfrancescoandreazzo.eu®
      Marchio Registrato, vietato l'uso, anche parziale, del presente Dominio.
      Privacy Policy - Cookie Policy
          Utilizziamo i cookie per garantire il corretto funzionamento del sito web e offrirti una migliore esperienza di navigazione. Cliccando "Accetta" acconsenti di ricevere tutti i cookie del nostro sito; cliccando su "Dettagli" puoi avere maggiori informazioni sui singoli cookie di ogni categoria. Il pulsante "Rifiuta" comporta il permanere delle impostazioni di default, e dunque la continuazione della navigazione con i soli cookie necessari.
          Cookie Policy
          Accetta
          RifiutaDettagli
          Gestisci consenso

          Informativa Cookie

          I cookie sono piccoli file inviati dal sito al dispositivo, i quali vengono memorizzati dal browser per poi essere ritrasmessi alla successiva visita del medesimo utente. In questo modo il sito web riesce ad adattarsi automaticamente agli utenti, migliorando la loro esperienza di navigazione. Inoltre i cookie forniscono al gestore del sito informazioni sulla navigazione degli utenti, al fine di ottenere dati statistici di utilizzo e costruire un profilo delle preferenze manifestate durante la navigazione, personalizzando i messaggi di promozione commerciale. Questo sito utilizza diversi tipi di cookie e alcuni di essi sono collocati da servizi di terze parti che compaiono sulle nostre pagine, in qualsiasi momento puoi modificare o revocare il tuo consenso alla loro memorizzazione. Per maggiori informazioni su come trattiamo i tuoi dati personali consulta la nostra privacy policy.
          Necessari
          Sempre abilitato
          Cookie che non memorizzano alcuna informazione personale e sono assolutamente essenziali per il corretto funzionamento del sito web. Questa categoria include solo i cookie che garantiscono le funzioni di base e le caratteristiche di sicurezza del sito web.
          CookieDurataDescrizione
          cookielawinfo-checkbox-advertisement1 annoCookie impostato dal plugin GDPR Cookie Consent, utilizzato per registrare il consenso di un utente per la categoria cookie pubblicitari.
          cookielawinfo-checkbox-analytics11 mesiCookie impostato dal plugin GDPR Cookie Consent, utilizzato per registrare il consenso di un utente per la categoria cookie analitici.
          cookielawinfo-checkbox-functional11 mesiCookie impostato dal plugin GDPR Cookie Consent, utilizzato per registrare il consenso di un utente per la categoria cookie funzionali.
          cookielawinfo-checkbox-necessary11 mesiCookie impostato dal plugin GDPR Cookie Consent, utilizzato per registrare il consenso di un utente per la categoria cookie necessari.
          cookielawinfo-checkbox-others11 mesiCookie impostato dal plugin GDPR Cookie Consent, utilizzato per registrare il consenso di un utente per la categoria altri cookie.
          cookielawinfo-checkbox-performance11 mesiCookie impostato dal plugin GDPR Cookie Consent, utilizzato per registrare il consenso di un utente per la categoria cookie di performance.
          viewed_cookie_policy11 mesiCookie impostato dal plugin GDPR Cookie Consent che serve a memorizzare se un utente ha acconsentito o meno ad utilizzare i cookie. Non memorizza alcun dato personale.
          Funzionali
          Cookie che aiutano ad eseguire determinate azioni come la condivisione dei contenuti del sito web su piattaforme di social media, la raccolta di feedback, ecc.
          Performance
          Cookie utilizzati per comprendere e analizzare gli indici di performance chiave del sito web. Questi cookie aiutano a fornire una migliore esperienza utente per i visitatori.
          Analitici
          Cookie utilizzati per capire come i visitatori interagiscono con il sito web. Questi cookie aiutano a fornire informazioni su metriche, numero di visitatori, frequenza di rimbalzo, fonte di traffico, ecc.
          CookieDurataDescrizione
          CONSENT2 anniYouTube imposta questo cookie tramite i video incorporati per registrare dati statistici anonimi.
          Pubblicitari
          Cookie utilizzati per fornire ai visitatori annunci pertinenti e campagne di marketing. Questi cookie tracciano i visitatori e raccolgono informazioni per fornire annunci personalizzati.
          CookieDurataDescrizione
          VISITOR_INFO1_LIVE5 mesi 27 giorniCookie impostato da YouTube per misurare la larghezza di banda e determinare la migliore interfaccia del lettore.
          YSCFine sessioneCookie impostato da YouTube e utilizzato per tracciare le visualizzazioni dei video incorporati.
          yt-remote-connected-devicesNessuna scadenzaYouTube imposta questo cookie per memorizzare le preferenze dell'utente durante la visualizzazione di un video tramite il suo lettore integrato.
          yt-remote-device-idNessuna scadenzaYouTube imposta questo cookie per memorizzare le preferenze dell'utente durante la visualizzazione di un video tramite il suo lettore integrato.
          yt.innertube::nextIdNessuna scadenzaQuesto cookie, impostato da YouTube, registra un ID univoco per memorizzare dati relativi ai video di YouTube visualizzati.
          yt.innertube::requestsNessuna scadenzaQuesto cookie, impostato da YouTube, registra un ID univoco per memorizzare dati relativi ai video di YouTube visualizzati.
          Altri
          Altri cookie analizzati e in fase di classificazione, da stabilire insieme ai loro fornitori.
          Salva e accetta
          Powered by CookieYes Logo