Finalmente c’è la possibilità di ascoltare, peraltro in un luogo istituzionale, cose diverse da quelle che ci siamo sentiti ripetere come un mantra per lunghi quattro anni e, finalmente, queste testimonianze vengono registrate. Pare dunque, e questa è la speranza, che inizi a sgretolarsi quel blocco granitico di omertà che ha costituito il muro di gomma su cui hanno rimbalzato per mesi e mesi le voci di medici, avvocati, ricercatori e giornalisti indipendenti che hanno cercato di portare un’altra verità rispetto alla narrazione univoca sulla ‘pandemia’ ripetuta dalla stragrande maggioranza dei media.
Che il vento stia provando a soffiare in tutt’altra direzione lo confermerebbero, ad esempio, le recenti nomine del dottor Alberto Donzelli e del professor Vanni Frajese che sono stati proposti come consulenti della Commissione Parlamentare di Inchiesta sul Covid.
Il primo, laureato in Medicina e specialista in Igiene e Medicina Preventiva e in Scienze dell’Alimentazione, e da oltre 40 anni impegnato a tempo pieno nella sanità pubblica, è stato nominato da Fratelli d’Italia. Il secondo, specializzato in Endocrinologia e vicepresidente dell’Associazione Contiamoci!, è stato voluto dalla Lega. Sono entrambi medici che negli ultimi quattro anni si sono battuti per un’informazione completa e chiara riguardo le misure adottate durante l’emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2 e la loro nomina, ovviamente, non è stata ben accettata da chi non ha intenzione di fare chiarezza sulle ombre e le opacità che hanno caratterizzato la gestione dell’emergenza sanitaria.
Nei giorni scorsi, inoltre, la Commissione Covid ha ascoltato e messo a verbale diverse dichiarazioni importanti: quelle del presidente del Comitato Nazionale Ordine Psicologi (CNOP) il quale, sollecitato dalle domande dei commissari, ha espressamente denunciato il grave impatto delle misure restrittive e della didattica a distanza sull’integrità psicologica dei giovani e degli studenti; quelle del dottor Dario Giacomini, presidente dell’Associazione Contiamoci! che riunisce i medici che hanno subito la sospensione dal lavoro per aver detto no al vaccino, il quale ha evidenziato i motivi per cui le scelte fatte durante la gestione pandemica non erano giustificate (la sua audizione ha provocato le reazioni polemiche di alcuni commissari, QUI una sintesi di ciò che ha detto); quelle dell’avvocato Erich Grimaldi, presidente della Fondazione TDC 19 che, con documenti a supporto e una serie di domande mirate, ha evidenziato gli errori e le omissioni del Governo e del Ministero della Salute nella gestione dell’emergenza sanitaria e delle cure domiciliari precoci e quelle di Antonio Porto, Segretario Generale Nazionale del sindacato OSA Polizia, il quale ha riportato il vissuto di una parte degli appartenenti alle Forze dell’Ordine, in particolare di coloro che sono stati lasciati a casa senza stipendio dopo aver rifiutato l’obbligo vaccinale. Porto ha anche sottolineato l’illegittimità e la contrarietà delle disposizioni limitative della libertà adottate dalle Istituzioni e ha chiesto scusa ai cittadini per gli abusi che sono stati compiuti.
L’audizione di Antonio Porto, che si è tenuta il 19 novembre scorso, è stata breve e incisiva e ha messo in evidenza varie questioni che meritano approfondimento. Da qui l’idea di proporre un’intervista.
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Grazie di aver accettato di rispondere ad alcune domande. Va specificato, innanzitutto, che il sindacato che Lei rappresenta fa parte dell’associazione OSA Italia. Quando è nata, esattamente, l’associazione OSA Italia, da chi è formata e che obiettivo si pone?
“O.S.A. Italia è l’acronimo di Operatori di Sicurezza Associati, un’associazione APS che nasce nell’agosto del 2021 ed è composta principalmente da appartenenti alle Forze dell’Ordine, Forze Armate e da tutte le categorie che concorrono alla sicurezza e all’ordine pubblico. Nell’ultimo periodo OSA Italia è stata aperta anche ai civili. Essa si pone come obiettivo di promuovere e diffondere in ogni ambito culturale e sociale la cultura della Legalità, della Sicurezza e della Giustizia, in difesa della Costituzione Italiana. OSA Polizia invece, nasce nel mese di luglio 2022 ed è un sindacato della Polizia di Stato composto esclusivamente da poliziotti. La necessità di costituire il sindacato OSA Polizia nasce dalla esigenza di tutelare gli interessi dei poliziotti ed ha come controparte l’amministrazione della Pubblica Sicurezza a cui l’associazione OSA Italia non può riferirsi, in quanto non previsto.”
In Commissione Covid Lei ha detto che, di fronte ai manifestanti pacifici di Trieste, le Forze dell’Ordine avrebbero dovuto togliersi il casco piuttosto che caricare. Le Sue parole hanno colpito profondamente perché i fatti accaduti al porto sono rimasti scolpiti nella memoria di tante persone. Va detto anche che, nei giorni precedenti alla Sua audizione, ce ne è stata un’altra, quella del Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia SIULP e si è trattato di una testimonianza di tenore completamente diverso. “Abbiamo obbedito agli ordini. Facevamo ciò che ci dicevano di fare”, ha ripetuto più di una volta il rappresentante di quel sindacato. Appena di fronte alla Commissione, Lei ha voluto subito prendere le distanze da quella testimonianza. Possiamo, dunque, affermare che l’esperienza COVID ha determinato una netta spaccatura all’interno delle Forze dell’Ordine. È così?
“Sì, purtroppo la spaccatura che si è venuta a creare è stata pressoché inevitabile ma non solo nel nostro comparto. Non dimentichiamo il pressing di quel periodo, non dimentichiamo come sono stati trattati e tacciati coloro che si sono posti dei dubbi ed hanno cercato di ottenere più informazioni per una scelta consapevole ma ciò non è accaduto per il susseguirsi ininterrotto di notizie e direttive talvolta anche senza comprensibili basi scientifiche. La minoranza di coloro che si sono dissociati dalla narrazione di quel periodo e mi riferisco sempre ai colleghi che hanno rifiutato di vaccinarsi non sono stati tutelati in questa loro scelta da parte dei sindacati di maggioranza, anzi. Ecco perché mi sono distaccato dalla testimonianza del collega sindacalista che mi ha preceduto.”
Tornando a Trieste, che lei ha definito “una pagina buia della storia della democrazia italiana”, ha affermato che “non si conosce ancora chi ha dato l’ordine di usare la forza contro un dissenso totalmente pacifico”. Com’è possibile? Chi dovrebbe indagare a proposito?
“In generale l’ordine pubblico non è incardinabile in un protocollo di intervento ben definito tant’è che ogni servizio di ordine pubblico va gestito tenendo conto di tante variabili ed eventualità. Lo scopo primario per le Forze dell’Ordine è quello di contenere sempre un eventuale intemperanza e violenza dei partecipanti durante le manifestazioni pubbliche. L’uso degli idranti è l’estrema ratio utilizzata per contenere ed ammansire i soggetti violenti che com’è risaputo (le cronache ne sono piene) provocano danni a persone e cose. Orbene, nel caso di Trieste, c’erano intemperanze e violenze da contenere? Ovviamente no! Ed è stato sotto gli occhi di tutti. Pertanto, chi e perché ha dato l’ordine di utilizzare gli idranti non lo sappiamo. Per conoscere la risposta a questo quesito bisogna attendere le determinazioni sul punto della Commissione d’inchiesta.”
L’obbligo vaccinale imposto a varie categorie, tra cui le Forze dell’Ordine, ha sicuramente creato divisioni all’interno dell’ambiente di lavoro. Il sindacato OSA Polizia è nato proprio per accogliere i poliziotti che rifiutarono il vaccino. Che ricordo ha di quei giorni?
“Un ricordo tristissimo. Molti colleghi in quei giorni si sono rivolti a me in quanto sindacalista già attivo contro quell’obbligo. Ho toccato con mano in molti di loro la disperazione nell’essere obbligati ad affrontare mesi senza stipendio, mentre altri erano disposti a farsi sospendere senza stipendio al fine di difendere il proprio diritto al lavoro ma soprattutto la dignità. Quella insistenza nell’imporre un siero sperimentale ha aperto gli occhi a molti di noi, perché il Decreto-legge nr. 44 del 2021 imponeva la vaccinazione obbligatoria per l’accesso ai luoghi di lavoro per diverse categorie di lavoratori per la prevenzione dell’infezione dal virus della SarsCov-2. Ma la legge si riferiva alla prevenzione dall’infezione dal virus mentre i farmaci predisposti c.d. ‘vaccini’, forse, ne prevenivano la malattia grave, ovvero, la Covid-19, pertanto non erano funzionali a quanto previsto nella legge; quindi, vi era una discrepanza tra quanto affermato dalla legge e quanto veniva somministrato. Per di più non vi erano garanzie sulla sicurezza ed efficacia degli stessi, ma nonostante tutto prima di vaccinarsi bisognava firmare un consenso informato che avrebbe poi sollevato da ogni responsabilità chi lo aveva imposto e/o somministrava nel caso di effetti avversi anche fatali.”
La scelta se vaccinarsi o meno, ha determinato una spaccatura non solo all’interno degli ambienti lavorativi, ma anche all’interno delle famiglie e nella società intera. A tal proposito andrebbero considerate anche le disposizioni limitative della libertà altrui poiché si tratta di un aspetto che ha contribuito a generare malcontento da parte della popolazione anche nei confronti delle Forze dell’Ordine che erano chiamate ad applicare quelle disposizioni. Lei ha apertamente dichiarato di fronte alla Commissione Covid che molte di quelle disposizioni “hanno sconfinato nell’eccesso di potere e nella violazione dei diritti costituzionali”. Cosa direbbe ai cittadini che sono ancora arrabbiati perché si sono sentiti vessati da chi, invece, li doveva difendere? Crede che la frattura che si è creata sia sanabile?
“Chiedo che capiscano che chi indossa una divisa è un essere umano che pertanto può fallire, può sbagliare. In quel periodo non tutto era chiaro e la diffusione di notizie che oggi sappiamo essere state distorte ha fatto sì che qualcuno dei miei colleghi sia stato molto intransigente nell’applicare le norme e nel far rispettare quanto disposto dai vari DPCM e successivamente dai relativi D.L. Di contro va anche detto che tanti colleghi hanno posto in essere azioni di supporto morale, di aiuto e comprensione verso i cittadini che ne avevano bisogno. La spaccatura è sanabile, OSA Polizia si pone tra i suoi obiettivi primari proprio quello di riavvicinare il cittadino alle FF.OO. ed il primo passo lo abbiamo fatto in Commissione dove pubblicamente abbiamo chiesto scusa agli italiani per azioni che non abbiamo commesso noi personalmente.”
In Commissione Covid ha affermato che voi di OSA avete notato sin dall’inizio la divergenza tra realtà e quanto comunicato attraverso i media e ha aggiunto che vi siete dedicati ad indagare su molti aspetti di quanto stava avvenendo con il contributo di vittime, professionisti, medici, ricercatori e avvocati. Il vostro lavoro è sfociato, tra l’altro, in una dettagliata denuncia, sporta da un esperto di governance sanitaria, che illustra come “in l’Italia sia stato riportato un distorto quadro clinico ed epidemiologico sia a livello interregionale che nazionale e internazionale”. Lei ha raccontato che questa denuncia è stata depositata alla Procura della Repubblica di Napoli il 10 dicembre 2021, ma che poi se ne è persa traccia. Che spiegazione si è dato per questa sparizione? A chi spetterebbe indagare e approfondire?
“Il non avere dato seguito ad una denuncia dove vengono dettagliatamente riportate informazioni importanti in relazione ad alcune gravi violazioni di natura sanitaria è un fatto stranissimo che, a mio giudizio, la Commissione d’inchiesta dovrebbe approfondire. Per questo motivo ho depositato la copia integrale di quella denuncia e chiederemo l’audizione dell’esperto della governance sanitaria firmatario di quella stessa denuncia.”
Un altro passaggio del suo intervento degno d’attenzione è quando ha detto: “Dalle bare di Bergamo ci siamo resi subito conto che qualcosa non andava”. Può argomentare maggiormente questa dichiarazione?
“Tutti ricordiamo quella sfilata di camion dell’Esercito, evitabile a mio avviso perché in quel delicatissimo periodo per il nostro Paese la popolazione andava rassicurata e non ulteriormente terrorizzata. Ritengo impossibile che non sia stato messo in conto un risultato di così grande impatto emotivo. Ricordo che la testata giornalistica ‘Repubblica’ titolava il 18 marzo ‘Bergamo, non c’è più posto: 70 mezzi militari portano le salme fuori dalla regione’ ed ancora ‘BERGAMO – Un’immagine da teatro di guerra: nel centro di Bergamo. Una lunga colonna di mezzi militari ferma in via Borgo Palazzo – a poche centinaia di metri dal cimitero. Sono i furgoni dell’esercito impiegati per trasportare le bare dal camposanto bergamasco verso forni crematori di altre Regioni’, con a corredo la foto di quella lunga colonna di camion militari. Nello stesso giorno altre testate giornalistiche riportavano quella stessa notizia parlando di 65 bare. Quindi sono io a chiedere: perché in piena emergenza quelle notizie riportate così crudamente senza rispetto per i familiari delle vittime? Perché una tale spettacolarizzazione della morte? Forse era funzionale ad altro, che poi sappiamo essersi verificato con l’obbligo di inoculazione di un siero sperimentale? Credo che oggi abbiamo le informazioni giuste per darci la risposta corretta.”
C’è un’altra importante questione che merita approfondimento. Insieme al Comitato Ascoltami, che riunisce molti danneggiati da vaccino, al Sindacato Finanzieri Democratici, a OSA Italia e anche all’ex senatrice del M5S Bianca Laura Granato, nel maggio 2023 Lei ha denunciato l’ex ministro della Salute Roberto Speranza e l’ex direttore generale di AIFA Magrini. In Commissione Covid ha riferito che, nell’interrogatorio datato 3 febbraio 2023, l’ex ministro Speranza aveva confessato che già a giugno 2020 stava trattando l’acquisto di enormi quantitativi di farmaci che poi sarebbero stati somministrati alla popolazione nell’immediato futuro; quindi, ben prima che questi farmaci fossero, di fatto, prodotti e autorizzati. Sono dichiarazioni che non possono essere ignorate ed è dei giorni scorsi la notizia che avete richiesto al Tribunale per i Ministri di Roma la riapertura delle indagini del procedimento penale a carico dell’ex Ministro Speranza. Le accuse sono gravi: “reati di omicidio, di falso e di commercio e somministrazione alla popolazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute umana”. Per Speranza, infatti, il Tribunale dei Ministri si era espresso con un’archiviazione, mentre, ad oggi, è ancora indagato l’ex direttore generale di AIFA Nicola Magrini. Che sviluppi seguiranno, secondo lei?
“Noi auspichiamo la riapertura dell’indagine a carico dell’ex Ministro della Salute Roberto Speranza perché abbiamo fornito nuovi ed importantissimi elementi di prova che vanno assolutamente approfonditi anche analizzando il suo stesso interrogatorio reso innanzi al Tribunale di Ministri di Roma il 3 febbraio 2023. Siamo certi che tali approfondimenti verranno effettuati dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sull’epidemia della SarsCov-2, la quale sembrerebbe abbia ha già richiesto l’acquisizione del fascicolo al Tribunale dei Ministri che, come sappiamo, ha archiviato precedentemente la posizione di Speranza, trasmettendo alla Procura della Repubblica di Roma la documentazione per vagliare la posizione dell’ex Direttore dell’AIFA Nicola Magrini, indagine ancora aperta a carico di quest’ultimo.”
In seguito alla sua audizione in Commissione Covid che reazioni ci sono state all’interno dei vari ambienti delle Forze dell’Ordine? Ha ricevuto attacchi o solidarietà? Che riscontri state ricevendo voi di OSA dai cittadini?
“La mia audizione sembrerebbe aver dato una forte impennata all’attività della Commissione, anche in considerazione di vari post sui social da parte dello stesso Presidente e del partito politico che ha fortemente voluto questa Commissione. Nei miei confronti vi sono state molte parole di vicinanza e di attestati di stima, ma non sono mancati anche tanti attacchi sia alla mia persona che all’istituzione cui appartengo. Mentre agli attacchi fatti alla mia persona ho inteso non rispondere perché di me parlano i fatti, per quelli invece diretti all’istituzione alla quale appartengo, il più delle volte, ho fornito spiegazioni atte a far comprendere qual è stata la posizione della maggioranza dei poliziotti durante il periodo pandemico. Non va dimenticato che gli interventi di controllo eseguiti ai fini del rispetto delle varie norme repressive emanate dagli Esecutivi di quel periodo, erano basati sulle stesse norme, quindi, va da sé che è comprensibile che abbiano agito per far rispettare quelle leggi e non per contestarle e non vi erano i presupposti per disapplicarle. I cittadini si rivolgono a noi OSA chiedendo che la nostra attività di ricerca della verità e della giustizia venga portata avanti. Mentre per i colleghi iscritti sono in corso numerose iniziative per ripristinare lo status quo ante.”
Un’ultima domanda, ringraziandola per la disponibilità dimostrata finora. Non riguarda la sua audizione, ma la notizia recentemente circolata in merito alla giudice Susanna Zanda del Tribunale di Firenze che per le sue posizioni contrarie all’obbligo vaccinale rischia adesso di essere rimossa dal suo lavoro con l’accusa infamante di ‘infermità’ e ‘inettitudine’. Qual è il suo personale pensiero e quale è la posizione di OSA Polizia a riguardo?
“Abbiamo già espresso personalmente la nostra vicinanza e solidarietà alla Dr.ssa Zanda. È discutibile quanto si sta ponendo in essere a carico di un Giudice Libero che applica la Legge senza condizionamenti. Auspichiamo che il procedimento aperto a suo carico si concluda positivamente e vengano cancellate le accuse infamanti espresse a suo carico. La stima che OSA Polizia ripone nel Giudice Zanda si rinnova ogni giorno e non potrebbe essere diversamente, giacché le sue sentenze sono il frutto coscienzioso nell’applicazione delle Leggi Italiane nonché isolati atti di coraggio nell’andare controcorrente.”