C40 Cities è una coalizione di miliardari, organizzazioni non governative (ONG), fondazioni, banche, governi e imprese che collaborano a:
– Promuovere progetti ambiziosi sul clima;
– Influenzare l’agenda globale;
– Costruire un movimento;
– Accelerare le azioni sul clima.
Circa 100 città in tutto il mondo sono salite sul carro del C40 Cities, comprese numerose città statunitensi guidate per lo più da sindaci di sinistra. Le organizzazioni sostenitrici comprendono nomi come Bloomberg, Clinton e Soros, solo per citarne tre. Il miliardario Michael Bloomberg è il presidente di C40. Gli altri membri del consiglio di amministrazione e del comitato direttivo sono una piccola congrega di signorotti feudali, che stanno facendo del loro meglio per eliminare la vostra libertà di scelta riguardo alle forme di energia che utilizzate, dove vivete, come vivete e cosa mangiate. Si fregano le mani, impazienti di mandare avanti il loro programma globalista e imporre un controllo totale.
C40 Cities è un’altra manifestazione distopica dell’agenda verde e globalista che viene imposta ai cittadini del mondo da una serie di entità per lo più non elette. Secondo il sito web di C40 Cities, il loro gruppo è “una rete globale di quasi 100 sindaci delle principali città del mondo, uniti nel tentativo di affrontare la crisi climatica”, come la definiscono loro.
Sebbene le Nazioni Unite (ONU) e il Forum economico mondiale (WEF) siano organi non eletti, entrambi esercitano un’influenza indebita sui leader di numerose nazioni. Il progetto C40 Cities viene sostenuto dai sindaci eletti di numerose grandi città del mondo senza che i loro elettori abbiano la possibilità di votare sulla sua attuazione.
Un rapporto generato da C40 Cities, intitolato “The Future of Urban Consumption in a 1.5 °C World” (Il futuro del consumo urbano in un mondo a 1,5°C), sostiene che il mondo sarà distrutto se non si limita l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius, che equivale a 2,7 gradi Fahrenheit.
Il rapporto afferma che:
“Se vogliamo rimanere all’interno dei budget per i gas serra e contenere l’aumento della temperatura a 1,5 °C, dobbiamo ridurre le emissioni del 50% entro il 2030 e dell’80% entro il 2050. E non si tratta solo delle emissioni delle automobili e degli edifici, ma anche di tutto ciò che consumiamo in città, dalla carne rossa alle automobili, dai blue jeans all’elettronica, fino ai viaggi in aereo”.
Le origini di C40 Cities e la sua metastasi
Il concetto originale di C40 Cities è attribuito a Carlos Moreno, professore all’Università della Sorbona di Parigi. Il suo concetto di “Città digitale e sostenibile” era stato introdotto nel 2006 ed era mutato più volte prima che il suo concetto di “Città in 15 minuti” venisse divulgato nel 2016.
Questo concetto viene pubblicizzato per la sua presunta sostenibilità e per le caratteristiche di “convenienza” e di “risparmio di tempo” che, presumibilmente, creerebbe per i cittadini. Un video promozionale di C40 Cities afferma che: “… la città di 15 minuti è una città in cui tutto ciò di cui abbiamo bisogno è vicino a casa”. A noi, veramente, sembra una prigione!
Nel 2005, l’allora sindaco di Londra, Ken Livingstone, aveva introdotto il concetto di C40 Cities e aveva convocato i leader di 18 grandi città di tutto il mondo affinché siglassero un accordo di cooperazione che avrebbe dovuto ridurre l’inquinamento climatico. Nel 2006, per non essere escluso, un movimento “me too” aveva portato all’adesione di altri 22 sindaci, da cui il nome C40 Cities.
Tra le 40 ci sono 14 città statunitensi, tra cui Austin, Boston, Chicago, Houston, Miami, New Orleans, New York City, Philadelphia, Phoenix, Portland, San Francisco, Washington DC, Seattle e Los Angeles [in Italia Roma e Milano, N.D.T.].
I sostenitori di C40 Cities hanno festeggiato l’Inflation Reduction Act del Presidente Biden, che ha messo a disposizione 369 miliardi di dollari per progetti come il loro. L’Amministrazione [Biden] ha ammesso apertamente che si tratta del “programma più ambizioso della storia in materia di clima e conservazione”. Che novità, il governo federale sta spendendo i soldi dei contribuenti per controllare la popolazione in nome del cambiamento climatico.
Laureata in urbanistica e sociologia, la direttrice regionale di C40 Cities per il Nord America, Laura Jay, ha dichiarato:
“Per gli Stati Uniti, l’Inflation Reduction Act è un passo fondamentale che consentirà di soddisfare il nostro obbligo condiviso di allontanare il mondo dai combustibili fossili…Dobbiamo continuare a lavorare insieme per attuare la legge al massimo delle sue potenzialità”.
Il desiderio fanatico di eliminare tutti i combustibili fossili è una sorta di culto.
Il C40 Cities trasforma i cittadini in prigionieri politici
L’agenda C40 Cities è completamente in linea con gli obiettivi delle Nazioni Unite e del WEF e, in pratica, trasformerebbe in prigionieri politici i cittadini che vivono nelle città partecipanti. Gli obiettivi dichiarati includono il controllo di ciò che i cittadini mangiano, di dove e quando viaggiano e persino di ciò che indossano, il tutto nell’ambito della crociata per la lotta al cambiamento climatico. Tra i numerosi sostenitori finanziari del C40 figurano Google, la Fondazione Clinton, la Banca Mondiale, Bloomberg Philanthropies, il Ministero Federale tedesco, IKEA, la Climateworks Foundation, FedEx e la Open Society Foundations di George Soros.
Considerando che il concetto di “crisi climatica” di origine antropica è sempre più messo in discussione dalla scienza, dai fatti, dalla verità e dalla logica, sta diventando evidente che l’intera agenda del cambiamento climatico riguarda unicamente il controllo delle persone. Un comunicato stampa di C40 Cities del settembre 2023 afferma che: “I sindaci del mondo guidano la strada verso un futuro senza combustibili fossili”. Il problema è che la tecnologia e le infrastrutture necessarie per sostituire i combustibili fossili su scala nazionale, e ancor di più a livello globale, non esistono ancora e probabilmente non esisteranno per decenni, se non mai.
Alcuni obiettivi centrali di C40 Cities sono:
– L’eliminazione di carne e latticini e la limitazione volontaria della dieta individuale a 2.500 calorie al giorno;
– Il divieto di possesso di auto private entro il 2030;
– La regolamentazione della frequenza e della distanza dei viaggi aerei; ad ogni singolo individuo verrà concesso un volo inferiore a 1.500 km (circa 930 miglia) ogni tre anni;
– Il divieto per ogni cittadino di acquistare più di tre capi di abbigliamento all’anno.
Questo genere di controllo delle popolazioni verrebbe molto probabilmente attuato attraverso punteggi di credito sociale legati alle valute digitali delle banche centrali (CBDC), in un sistema quasi identico a quello della Cina comunista. La Federal Reserve Bank degli Stati Uniti sta attualmente esplorando un sistema di questo tipo per un suo possibile utilizzo in America. È importante notare che la Cina utilizza anche circa 600 milioni di telecamere a circuito chiuso, attraverso le quali è possibile identificare le persone in base al volto e all’andatura. In questo modo si può limitare la possibilità dei cittadini di acquistare, vendere e viaggiare, anche nel caso dovessero pagare in contanti.
“Una dieta per la salute del pianeta”
Il sito web di C40 Cities si vanta del fatto che le sue città “si impegnano in politiche alimentari sostenibili che affronteranno l’emergenza climatica globale”. Sostengono arbitrariamente che la loro “Dieta della salute planetaria” potrebbe salvare 11 milioni di vite all’anno se adottata universalmente, il che, nella migliore delle ipotesi, è un’affermazione discutibile. Sostengono che “il sistema alimentare globale è fuori equilibrio… e che più di 820 milioni di persone soffrono la fame, mentre molte altre mangiano troppo e/o seguono una dieta malsana che contribuisce alla morte prematura e all’aumento dei costi sanitari”. Il C40 Cities non ha un piano per ridurre la fame nel mondo, ma ha un piano per controllare tutto ciò che i suoi “sudditi” (servi della gleba) potranno mangiare.
La Dieta per la salute planetaria di C40 si basa su due presupposti ripetutamente sfatati: il fatto che la produzione di cibo sarebbe una delle principali fonti del cambiamento climatico causato dall’uomo e, in secondo luogo, l’idea che la carne e i latticini nelle diete individuali non sarebbero salutari.
Il sito web di C40 Cities fa riferimento al “consumo eccessivo di carne, uno dei fattori principali delle emissioni di gas serra”. Tuttavia, un rapporto dell’EPA del 2016 ha dimostrato che, a livello globale, TUTTA l’agricoltura contribuisce solo al 9% dei gas serra, mentre l’intero settore dell’allevamento zootecnico contribuisce solo per il 3,9% al totale delle emissioni.
Il sito web di C40 Cities afferma che:
“La dieta per la salute planetaria è composta da alimenti equilibrati e nutrienti, cioè da cibi che forniscano fino a 2.500 calorie al giorno per tutti gli adulti (senza superare i 16 kg di carne per persona all’anno o ~300 g a settimana, e 90 kg di latticini per persona all’anno o ~250 g al giorno) e che siano a basso contenuto di ingredienti ultra-lavorati”. Un piatto in linea con la salute planetaria dovrebbe essere fatto per una metà da verdura e frutta e per l’altra metà principalmente da cereali integrali, fonti proteiche vegetali, oli vegetali insaturi e (facoltativamente) modeste quantità di fonti proteiche animali”.
Se venisse adottato un piano del genere, i cittadini delle città del progetto C40 avrebbero ancora la “libertà” di consumare carne e latticini, ma senza dubbio a prezzi esorbitanti. I governi delle Città C40 ovviamente attuerebbero le restrizioni dietetiche nelle istituzioni cittadine, come carceri e scuole, nonostante il fatto che le diete senza carne non siano adatte, nutrienti o salutari per i bambini. Questo sta già accadendo a New York, dove il sindaco Eric Adams, esercitando il controllo sui cittadini, sta limitando la quantità di carne e latticini serviti nelle istituzioni pubbliche.
Bioingegneria umana per limitare il consumo di carne
[Il comitato] di C40 Cities ha dichiarato che la riduzione delle “emissioni basate sul consumo richiederà significativi cambiamenti comportamentali”, ma è più discreto sul modo in cui tali cambiamenti potrebbero essere realizzati. Il fatto è che la maggior parte delle persone non vuole limitare, e tanto meno rinunciare, alla carne e ai latticini nella propria dieta. In effetti, solo l’1% della popolazione mondiale si definisce vegano. La risoluzione del problema prevede l’intervento della bioingegneria.
Il professore e “bioeticista” della New York University S. Matthew Liao ha scritto un documento intitolato “Affrontare il cambiamento climatico attraverso l’ingegneria umana“. In esso si afferma che le persone che “non hanno la motivazione o la forza di volontà” per smettere di mangiare carne rossa potrebbero essere “aiutate” dall’ingegneria umana.
“Proprio come alcune persone hanno un’intolleranza naturale, ad esempio al latte o ai gamberi, potremmo indurre artificialmente una lieve intolleranza alla carne rossa. Sebbene l’intolleranza alla carne sia normalmente poco diffusa, in linea di principio potrebbe essere indotta stimolando il sistema immunitario a reagire alle comuni proteine bovine. Anche se gli effetti non durerebbero tutta la vita, è probabile che l’apprendimento persista a lungo”.
Liao è attento ad affermare che “l’ingegneria umana è intesa come un’attività volontaria, eventualmente sostenuta da incentivi come agevolazioni fiscali o assistenza sanitaria sponsorizzata, piuttosto che come un’attività coercitiva e obbligatoria”. La parola “volontario” non sembra esistere nel vocabolario dei crociati del clima. Sembra più di stare nella Germania degli anni ’30 o nella Cina di oggi.
Cambiare il clima mangiando insetti?
La carne fornisce una serie di sostanze nutritive biodisponibili uniche nella dieta umana e rappresenta di gran lunga la migliore fonte proteica disponibile. La carne è una fonte proteica completa, cioè contiene tutti e nove gli aminoacidi essenziali. Le proteine complete non si trovano in nessun vegetale e le diete a base vegetale devono essere attentamente studiate affinché non manchino gli aminoacidi essenziali. Inoltre, le diete a base vegetale sono comunemente carenti di ferro, vitamine del gruppo B e D3.
Sorprendentemente, il movimento globalista verde ha riconosciuto i problemi nutrizionali legati all’imposizione di una dieta prevalentemente vegetale a grandi popolazioni. La loro risposta consiste nel sostituire la carne con gli insetti, sostenendo che, a prescindere da quanto l’idea sia ripugnante per la maggior parte delle persone, gli insetti possono fornire livelli di proteine paragonabili a quelli della carne con una presunta riduzione dell’impatto ambientale.
Il vero benessere dell’umanità non viene preso in considerazione
Il fatto che i sindaci delle città del C40 non abbiano messo ai voti la misura illustra la natura forzata e insidiosa dell’intera agenda “verde”. Man mano che la verità su ciò che viene effettivamente pianificato viene alla luce, è sempre più evidente che il benessere dell’umanità non viene preso in considerazione, a prescindere dal bel quadretto dipinto dai discorsi di C40 Cities. La realtà del raggiungimento dell’obiettivo, palesemente dichiarato dagli estremisti ambientalisti, delle emissioni net zero è stata addirittura definita “una ricetta per il suicidio di massa” dal cofondatore di Greenpeace, il dottor Patrick Moore.
Noi di Protect The Harvest ci battiamo ogni giorno per un’America libera e nutrita e crediamo che la libertà di scelta dei consumatori sia uno dei diritti umani più elementari. Andando oltre, si potrebbe facilmente interpretare il diritto di scegliere cosa mangiare, sancito dalla Carta dei Diritti, come parte della “ricerca della felicità”.