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      • Ecco chi è Scott Bessent, la mente del blitz tariffario di Wall Street contro la Cina

      Ecco chi è Scott Bessent, la mente del blitz tariffario di Wall Street contro la Cina

      Giovedì il presidente Donald Trump ha rilasciato una infuocata dichiarazione su Truth Social. Ecco cosa ha scritto:

      ATTENZIONE: Tutti gli acquisti di petrolio o prodotti petrolchimici iraniani devono cessare, ORA! Qualsiasi Paese o persona che acquisti petrolio o prodotti petrolchimici dall’Iran, indipendentemente dalla quantità, sarà soggetto, immediatamente, a sanzioni secondarie. Non sarà permesso loro di fare affari con gli Stati Uniti d’America in alcun modo, forma o maniera. Grazie per la vostra attenzione a questo problema, PRESIDENTE DONALD J. TRUMP @realDonaldTrump

      La maggior parte delle persone che hanno letto la dichiarazione di Trump hanno pensato che il presidente avesse intenzione di inasprire le sanzioni economiche sull’Iran. Ma questo non coglie completamente il punto. Il vero obiettivo è la Cina, che importa l’85-90% della produzione di petrolio iraniano, circa 1,5 milioni di barili al giorno (bpd). Trump sta dicendo senza mezzi termini che, se la Cina continuerà ad acquistare petrolio dall’Iran, “non potrà fare affari con gli Stati Uniti d’America in nessun modo, forma o maniera”. In altre parole, Trump raddoppia la sua politica tariffaria (il 145% sulle merci cinesi) e impone un embargo totale. A quanto pare, Trump spera che questa nuova minaccia costringa Pechino a sedersi al tavolo delle trattative per ottenere le concessioni da lui auspicate.

       

      Ma i cinesi non cedono di un millimetro, anzi, Pechino è più risoluta che mai. Il Ministro degli Esteri cinese ha ripetuto più volte che Pechino non si piegherà alla prepotenza di Trump, né negozierà finché non saranno rimosse tutte le tariffe unilaterali. I media occidentali hanno deliberatamente fuorviato i lettori su questo punto, facendo credere che ci sia un “margine di manovra” da parte cinese. Ma non c’è alcun margine di manovra. O Trump elimina i dazi o non ci saranno colloqui. E, se non ci saranno colloqui, non ci sarà commercio. Fine della storia.

      La Cina ritiene di avere un vantaggio morale su questo tema, perché difende le regole del commercio internazionale che non possono essere cambiate da un esecutivo o dalle azioni arbitrarie di un autocrate impulsivo che pensa che il sistema debba essere riconfigurato per soddisfare i suoi interessi. I leader cinesi hanno detto chiaramente che non hanno intenzione di cedere su una questione che considerano di principio.

      L’era del bullismo è finita

       

      Ciò significa, in termini pratici, che Trump sarà costretto a cedere. E sarà costretto a cedere prima di quanto pensano molti americani. All’inizio di maggio l’attività nei porti statunitensi della costa occidentale è già rallentata in modo significativo e l’assenza di importazioni diventerà sempre più evidente con il passare dei giorni. Date un’occhiata:

      Secondo Gene Seroka, direttore esecutivo del porto di Los Angeles, si prevede una diminuzione del 35% negli arrivi di merci per la settimana successiva al 29 aprile 2025, rispetto allo stesso periodo del 2024….

      Per la settimana dal 4 al 10 maggio 2025 è previsto l’arrivo di sole 17 navi che trasportano 85.486 unità equivalenti a venti piedi (TEU), con un calo del 28,6% rispetto alla settimana precedente e del 10,5% rispetto all’anno precedente. [*]

      Circa il 45% dell’attività del porto deriva dalla Cina e molti grandi importatori, compresi i principali rivenditori, hanno sospeso o interrotto le spedizioni dalla Cina a causa dei dazi del 145% sulle merci cinesi.…

      Anche il porto di Long Beach sta registrando un forte calo del traffico mercantile dalla Cina. Per la settimana dal 4 al 10 maggio 2025 è previsto l’arrivo di sole 12 navi, rispetto alle 22 della settimana dal 20 al 26 aprile… Nel 2024, la Cina aveva rappresentato il 61% delle importazioni containerizzate di Long Beach, rendendola altamente vulnerabile alle perturbazioni commerciali….

      Tendenze più ampie:

      A livello nazionale, le prenotazioni di container oceanici dalla Cina agli Stati Uniti sono diminuite del 20% rispetto all’anno precedente, con alcuni rapporti che indicano un calo del 60% delle prenotazioni nelle ultime tre settimane dall’intensificarsi dei dazi.

      Quello a cui stiamo assistendo ora è un disastro ferroviario al rallentatore, che era del tutto evitabile e che danneggerà gravemente l’economia statunitense. Molti esperti ritengono che potremmo assistere a un calo di quasi il 50% su base annua dell’attività portuale della costa occidentale, accompagnato da interruzioni critiche della catena di approvvigionamento simili a quelle che si verificherebbero durante una guerra mondiale. La scarsità di importazioni si ripercuoterà su tutto, dai lavoratori portuali ai camionisti disoccupati, ai grossisti e dettaglianti, ai negozi a conduzione familiare in tutto il Paese. L’effetto a catena si tradurrà in prezzi più alti, licenziamenti generalizzati, rallentamento della crescita e mercati volatili e caotici. Per la prima volta a memoria d’uomo, gli americani sperimenteranno una vera e propria penuria, acquisti dettati dal panico e scaffali vuoti, un promemoria della ferita autoinflitta causata da una cattiva leadership.

      Allo stesso tempo, è improbabile che la Cina soffra molto. Si tenga presente che la Cina non solo ha un surplus delle partite correnti di 422 miliardi di dollari (l’economista Brad Setser sostiene che il surplus cinese “reale” potrebbe essere superiore di 300 miliardi di dollari), un PIL nominale di 18,1 trilioni di dollari, con un risparmio interno lordo di 8 trilioni di dollari nel 2023 e un risparmio delle famiglie di 19-20 trilioni di dollari nel 2024… Il governo cinese ha anche 3,1 trilioni di dollari di riserve valutarie (di cui 784,3 miliardi di dollari sono Treasury statunitensi).

      Al contrario, gli Stati Uniti sono indebitati per 36.000 miliardi di dollari, con un debito delle carte di credito che sale a 1.200 miliardi di dollari (secondo la Federal Reserve Bank di New York), un debito studentesco che attualmente supera i 1.75 miliardi di dollari e la maggioranza delle famiglie americane che dichiara di non essere in grado di far fronte nemmeno a un’emergenza di 500 dollari (senza ricorrere a un prestito).

       

      In breve, la Cina è piena di soldi, mentre gli Stati Uniti annegano in un oceano di inchiostro rosso. Il Segretario al Tesoro Scott Bessent vorrebbe far credere che la mancanza di fondi avvantaggi l’America nella competizione con la Cina. Ma non è così. Gli enormi risparmi della Cina consentono al governo di investire pesantemente in progetti in grado di mantenere l’economia in espansione durante le crisi finanziarie, le guerre commerciali o le recessioni. Così, mentre Trump continua a licenziare altri dipendenti pubblici e a tagliare le spese federali (il che rallenta la crescita), la Cina dirotta il proprio surplus verso stimoli fiscali che manterranno i lavoratori occupati e l’economia in crescita. Guardate questo estratto di un articolo di Global Times:

      Le crescenti politiche fiscali della Cina stanno emergendo come un pilastro nei suoi sforzi per stabilizzare l’economia, offrendo un sostegno molto necessario ai settori sotto pressione finanziaria e aiutando la seconda economia mondiale a resistere alla persistente incertezza globale.

      Nel 2025, il Paese si è impegnato a intensificare gli aggiustamenti anticiclici, portando il rapporto deficit/PIL al 4% e fissando il deficit pubblico a 5,66 trilioni di yuan (circa 786 miliardi di dollari), entrambi ai livelli più alti degli ultimi anni.

      Pur promettendo una politica fiscale più proattiva, la Cina prevede di emettere 1.300 miliardi di yuan in obbligazioni speciali del Tesoro a lunghissimo termine, da 1.000 miliardi di yuan nel 2024, oltre a 4.400 miliardi di yuan in obbligazioni speciali del governo locale.

      I dati indicano un’accelerazione dell’emissione di obbligazioni. Solo nel primo trimestre, l’emissione totale di buoni del tesoro governativi ha superato i 3,3 trilioni di yuan, mentre l’emissione di obbligazioni governative locali ha superato i 2,8 trilioni di yuan, con un aumento di oltre l’80% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

      Questi fondi sono stati rapidamente incanalati negli sforzi per stimolare la domanda dei consumatori, accelerare gli investimenti infrastrutturali e sovvenzionare le persone in difficoltà. Secondo gli economisti, questa spinta fiscale anticipata rafforza la stabilità a breve termine e lascia un ampio margine di manovra per l’ulteriore emissione di titoli del Tesoro a lunghissimo termine e per le misure di sostegno al capitale delle banche nel corso dell’anno.

      Finora gli sforzi si sono tradotti in una robusta domanda interna…. Le vendite al dettaglio di beni di consumo, un barometro chiave della forza economica, sono aumentate del 4,6% su base annua nel periodo gennaio-marzo, con il dato di marzo che ha registrato la crescita mensile più forte dal 2024…..

      Un maggiore sostegno finanziario è stato indirizzato anche alle amministrazioni locali, consentendo loro di portare avanti importanti progetti infrastrutturali fondamentali per sostenere lo slancio degli investimenti….

      “Nel primo trimestre, il nostro progetto ha ricevuto 1,497 miliardi di yuan in obbligazioni speciali del governo locale, il che ha contribuito a mantenere la costruzione in corso”, ha dichiarato il responsabile del progetto.

      Oltre a una spesa fiscale più espansiva, ai governi locali è stata concessa una maggiore flessibilità nell’indirizzare le obbligazioni speciali verso le categorie di progetti, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza degli investimenti e la reattività regionale.

      I risultati suggeriscono che il cambiamento di politica ha preso piede…. Gli investimenti in infrastrutture sono aumentati del 5,8% su base annua… l’offerta di obbligazioni potrebbe superare le aspettative nel secondo trimestre, in quanto il governo cerca di compensare le sfide esterne attraverso l’espansione fiscale. “L’accelerazione delle emissioni favorisce l’aggiustamento anticiclico e crea spazio per le future manovre politiche”, ha osservato Feng.  China’s financial salvo gains speed to shore up economic growth, Global Times

      Ciò che è ironico è che la Cina conosce le teorie economiche di John Maynard Keynes meglio di chiunque altro nell’amministrazione Trump. Nel capolavoro di Keynes, The General Theory,, l’economista britannico aveva sottolineato che le recessioni si verificano a causa di una domanda aggregata insufficiente, che può essere compensata da uno stimolo fiscale governativo (che compensa la perdita di investimenti privati e consumi personali). Gli stimoli iniettano denaro nell’economia, incoraggiando ulteriori consumi e mantenendo l’economia in crescita durante i crolli, le crisi finanziarie o le guerre commerciali. Una volta superata la crisi o terminata la recessione, il governo può ritirare gli stimoli e pareggiare i conti.

      Non dobbiamo aspettarci una risposta simile dagli economisti neoliberali dell’amministrazione Trump, che vedono ogni crisi come un’opportunità per attuare le loro teorie di estrema destra, la “dottrina dello shock”, sulla riduzione dei dipendenti statali, l’abbassamento delle tasse e l’ulteriore rafforzamento dell’oligarchia occidentale. E non dobbiamo confondere le chiacchiere di Trump sul nazionalismo economico (America First) con la vera motivazione dietro ai dazi alla Cina. Il vero motore è Wall Street, come spiegheremo tra poco. Ma, prima, una parola sul Segretario al Tesoro di Trump, Scott Bessent, l’uomo di Wall Street alla Casa Bianca. Questo è tratto da Wikipedia:

      Scott Bessent è un ex gestore di hedge fund, già partner di Soros Fund Management (SFM) e fondatore di Key Square Group, una società di investimenti macro globali..… Nel settembre 1992, era stato uno dei principali membri del gruppo che aveva tratto un profitto di 1 miliardo di dollari dal mercoledì nero, la crisi della sterlina britannica. Nel 2013 aveva realizzato un altro profitto di 1,2 miliardi di dollari per SFM scommettendo contro lo yen giapponese. Dopo aver lasciato il Soros Fund nel 2015, aveva fondato Key Square Group, un hedge fund….

      Nel 2000, Bessent aveva patrocinato una raccolta fondi per Al Gore nella sua casa di East Hampton, New York. Quell’anno aveva anche donato 1.000 dollari a John McCain. Nel 2007 aveva donato 2.300 dollari a Barack Obama e, nel 2013, 25.000 dollari alla campagna di Hillary Clinton. All’epoca veniva descritto come un democratico e un sostenitore delle cause liberali….

      Nel 2016, dopo l’elezione di Donald Trump, Bessent aveva donato 1 milione di dollari al comitato per l’inaugurazione delle presidenziali 2017 di Trump. Nel 2023 e nel 2024 aveva donato più di un milione di dollari alla campagna presidenziale di Trump …. Bessent ha sostenuto la necessità di ottenere concessioni da parte dei partner commerciali statunitensi per limitare le loro relazioni economiche con la Cina, al fine di isolare quest’ultima e ottenere un’influenza su di essa nei possibili negoziati commerciali.

       

      Bessent ha lavorato per il miliardario globalista George Soros, ha dato fondi a qualsiasi partito politico fosse al potere e si è fatto le ossa come gestore di alto livello di fondi speculativi.

      Dovremmo forse credere che un uomo come Bessent – che è ovviamente una creatura di Wall Street – avrebbe dichiarato una guerra commerciale contro la Cina per riportare i posti di lavoro negli Stati Uniti e ricostruire l’anemico settore manifatturiero statunitense?

      No, non è questo il suo vero obiettivo. Bessent è l’uomo di Wall Street alla Casa Bianca. Il suo compito è quello di fare tutto il possibile per rimuovere gli ostacoli che impediscono ai banchieri di accedere agli enormi risparmi e ai mercati finanziari cinesi. Pertanto, l’obiettivo delle tariffe di Trump non è la reindustrializzazione. È quello di “aprire i mercati“. Ecco altre informazioni da Grok:

      La spinta di Bessent verso l’apertura dei mercati cinesi comprende la liberalizzazione dei mercati finanziari e dei capitali, che coinvolge direttamente le banche di Wall Street. Ecco come tutto questo si inserisce nella sua visione, sulla base delle sue dichiarazioni dell’aprile 2025 e della più ampia politica commerciale:

      Accesso al settore finanziario cinese:

      La richiesta di Bessent: la Cina dovrebbe rimuovere le restrizioni sulle istituzioni finanziarie straniere, consentendo alle banche statunitensi di operare liberamente nella sua economia da 18.600 miliardi di dollari, in particolare nei settori bancario, della gestione patrimoniale e dei titoli. Bessent sostiene che ciò integrerebbe la Cina nella finanza globale, riducendo gli squilibri commerciali e favorendo un “accordo equo” (23 aprile 2025, Institute of International Finance). (Nota: quindi l’accesso ai mercati finanziari cinesi ridurrebbe gli squilibri commerciali? In altre parole, non c’è bisogno di ricostruire l’industria manifatturiera negli Stati Uniti, basta lasciare che i banchieri “facciano ciò che vogliono” e tutto andrà bene).

      Il ruolo di Wall Street: banche come JPMorgan, Goldman Sachs e Morgan Stanley cercano una maggiore quota di mercato nel settore finanziario cinese da 55.000 miliardi di dollari (dati 2024, compresi i settori bancario e mobiliare). Attualmente, le banche straniere detengono solo l’1,3% delle attività bancarie cinesi (59.000 miliardi di dollari) e devono rispettare dei limiti alla proprietà (ad esempio, il 51% dei titoli fino alle riforme del 2020)…. (Nota: “Dateci 55.000 miliardi di dollari e nessuno si farà male”. Dove l’abbiamo già sentita questa frase?)

      Vantaggi: l’apertura dei mercati consentirebbe a Wall Street di competere con le banche cinesi, attingendo ai 19-20.000 miliardi di dollari di risparmi delle famiglie cinesi. (Nota: “Anche Wall Street vuole accedere ai vostri risparmi personali”).

      Scott Bessent, in qualità di Segretario al Tesoro degli Stati Uniti nell’aprile 2025, ha chiesto alla Cina di “aprire i propri mercati” per affrontare gli squilibri commerciali, ridurre l’eccesso delle esportazioni, stimolare i consumi interni e liberalizzare i mercati commerciali e dei capitali..… Le banche di Wall Street, le maggiori istituzioni finanziarie statunitensi come JPMorgan Chase, Goldman Sachs, Morgan Stanley e Citigroup, svolgono un ruolo significativo ma complesso nelle richieste di Bessent. Esse possono trarre vantaggio dall’apertura del mercato cinese, in particolare nei servizi finanziari e nei mercati dei capitali, ma il loro coinvolgimento solleva anche preoccupazioni circa l’estrazione finanziaria e le tensioni geopolitiche… (Nota – Beh, ovvio!).

      La richiesta di Bessent: la Cina dovrebbe allentare i controlli sui capitali, consentendo flussi più liberi di investimenti esteri e la convertibilità dello yuan, integrando le sue riserve valutarie di 3.100 miliardi di dollari e il suo mercato obbligazionario di 12.000 miliardi di dollari nella finanza globale. Bessent ritiene che ciò faccia parte del “ripristino dell’equilibrio” dei mercati globali. (Nota – Alla Cina viene chiesto di affidare i propri risparmi nazionali ai truffatori che hanno avevano saltare il sistema finanziario nel 2008, una cosa che era costata al mondo oltre 50.000 miliardi di dollari).

      La richiesta di Bessent: l’apertura del mercato cinese è una condizione per attenuare la guerra commerciale… L’accesso ai mercati finanziari è una richiesta chiave degli Stati Uniti nei colloqui (obiettivo del terzo trimestre 2025, secondo Reuters). (Nota: è scritto nero su bianco: “O fate quello che vi diciamo, o vi facciamo saltare le cervella”. Riuscite a capire cosa sta succedendo?)

      La richiesta di Bessent: il modello cinese è a guida statale, con 7,894 trilioni di dollari di risparmi e 422 miliardi di dollari di surplus…. Bessent propone che la Cina non venga più considerata dalla Banca Mondiale un “Paese in via di sviluppo”, aprendo i mercati per ridurre il suo dominio finanziario. Grok

      Quindi, Bessent sta ordinando alla Cina di abbandonare il suo modello economico statale (che è la ragione principale del suo successo), così che la ricchezza del mondo possa rimanere nelle mani dei capitalisti più ricchi del pianeta. In altre parole, Bessent ammette candidamente di essere a capo dello sforzo per cancellare il “modello di sviluppo economico” di maggior successo della storia solo perché non è sotto il controllo dei voraci oligarchi occidentali. Non è solo l’ammissione che le tariffe sono una cortina fumogena volta a nascondere le vere motivazioni dell’amministrazione (l’accesso ai mercati finanziari cinesi). È anche l’ammissione che il modello occidentale non è più competitivo perché lo Stato (cinese) ricicla i profitti in sbocchi più produttivi, mentre gli oligarchi occidentali dirottano i profitti in riacquisti di azioni, dividendi, trading di derivati e altre forme di attività improduttive. Un sistema crea un futuro ottimistico per tutta l’umanità, mentre l’altro genera  povertà, instabilità politica e guerre.

      Non c’è dubbio su quale sia il sistema migliore.

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