Trump in un presunto sfogo alla NBC, ha nuovamente cambiato idea, dicendo quanto fosse incazzato con Putin, colpevole di non aver accettato al volo le premature offerte degli USA di un cessate il fuoco.
Molti commentatori hanno sottolineato i sempre più maniacali voltafaccia di Trump, citando come le sue affermazioni di essere “arrabbiato” con Putin (reo di aver “improduttivamente” definito Zelensky illegittimo) si scontrassero con la sua precedente valutazione del capo ucraino, da lui stesso definito un “dittatore”:
“Se io e la Russia non riusciamo a trovare un accordo per fermare lo spargimento di sangue in Ucraina, e se penso che sia colpa della Russia – e potrebbe non esserlo – ma se penso che sia colpa della Russia, metterò delle tariffe secondarie sul petrolio, su tutto il petrolio che esce dalla Russia”, ha detto Trump domenica mattina durante un colloquio telefonico con NBC News.
“Se comprerete petrolio dalla Russia, non potrete fare affari negli Stati Uniti”, ha detto Trump. “Ci sarà un dazio del 25% su tutto il petrolio, un dazio da 25 a 50 punti su tutto il petrolio”.
Il problema per Trump sembra duplice:
Da un lato sembra essere legittimamente frustrato dalla sua incapacità di porre fine alla guerra in tempi brevi a causa delle pressioni interne che lo spingono ad affrontare l’emergente minaccia iraniana, nonché il grande pivot verso la Cina, da tempo atteso.
Tutto questo è stato evidenziato da un recente memorandum “segreto del Pentagono” che delinea la possibilità di scaricare i problemi europei sull’Europa e di concentrare le risorse militari statunitensi sulla presunta prossima “presa di Taiwan” da parte della Cina.
La tesi di fondo:
Ma la guida di Hegseth è straordinaria nella sua descrizione della potenziale invasione di Taiwan come scenario animatore esclusivo che deve essere prioritario rispetto ad altri potenziali pericoli – riorientando la vasta architettura militare statunitense verso la regione indo-pacifica al di là della sua missione di difesa interna.
I poveri europei saranno abbandonati a loro stessi:
“La Cina è l’unica minaccia per il Dipartimento e la negazione di una presa di fatto di Taiwan da parte della Cina – mentre contemporaneamente si difende il territorio degli Stati Uniti – è l’unico scenario per il Dipartimento”, ha scritto Hegseth. La sua struttura di pianificazione delle forze – un concetto di come il Pentagono costruirà e metterà a disposizione le risorse dei servizi armati per affrontare le minacce percepite – prenderà in considerazione solo il conflitto con Pechino quando pianificherà le contingenze per una guerra tra grandi potenze, lasciando la minaccia di Mosca in gran parte agli alleati europei.
In sostanza, gli Stati Uniti e Trump vogliono avere la botte piena e la moglie ubriaca: vogliono essere abbastanza forti da dominare la Cina e, allo stesso tempo, ricucire rapidamente la “piccola e fastidiosa” invasione russa e impedire che le varie esigenze geopolitiche successive precipitino sul continente europeo. Chi non lo vorrebbe? Il potere di dominare l’intero globo e controllare i suoi affari. Ma Trump e la sua amministrazione vivono in un altro tempo e in un altro luogo, camminando su carboni ardenti con stivali le cui suole di gomma si sono consumate da tempo.
Notizia flash: La conquista russa dell’Ucraina ha conseguenze geopolitiche di gran lunga superiori a quelle di una presa di Taiwan da parte della Cina, ma i pianificatori americani non lo sanno perché ormai sono di proprietà dei magnati dell’industria e della tecnologia che hanno puntato sulla TSMC [Taiwan Semiconductor Manufacturing Company]. Nel grande schema delle cose, Taiwan sarà irrilevante in un futuro non troppo lontano, ma, se si esplorano a fondo le ramificazioni delle realtà geopolitiche che verrebbero aperte dalla rinascita della Russia in Ucraina, non c’è paragone, se non altro perché i funzionari statunitensi hanno già da tempo promesso di distruggere la TSMC nel caso in cui la Cina si avvicinasse a prenderla, con linee parallele già aperte in Arizona. Ma ciò che la Russia ha da guadagnare in Ucraina non può essere “sabotato” allo stesso modo. La Cina si ritroverebbe con una roccia inutile, con infrastrutture fatiscenti e 20 milioni di abitanti, che non sono certo una goccia nell’oceano degli 1,5 miliardi di cinesi.
Tornando a Trump, la seconda cosa da menzionare è che il suo “scagliarsi” contro la Russia potrebbe avere un elemento teatrale. Non può farsi vedere come troppo filo-russo e, presumibilmente, deve ostentare una “posizione dura” contro Putin per mantenere le apparenze, in modo che le accuse di “ingiustizia” o di parzialità nei confronti dell’Ucraina non diventino troppo forti. C’è del vero in questo?
A quanto pare, parte del motivo per cui Trump ha espresso la sua frustrazione è che la fase dei convenevoli si è esaurita e la Russia sta ora dicendo apertamente che le attuali offerte di “cessate il fuoco” sono semplicemente insufficienti, come ha appena affermato il vice ministro degli Esteri Ryabkov:
MOSCA, 1 aprile (Reuters) – La Russia non può accettare le proposte statunitensi per porre fine alla guerra in Ucraina nella loro forma attuale, perché non affrontano quelle che, secondo Mosca, sarebbero le cause del conflitto, ha detto un diplomatico russo di alto livello, facendo capire che i colloqui tra Stati Uniti e Russia sul tema si sono arenati.
I commenti del viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov suggeriscono che Mosca e Washington non sono state finora in grado di colmare le differenze che il presidente Vladimir Putin aveva evidenziato più di due settimane fa, quando aveva detto che le proposte statunitensi dovevano essere rielaborate.
In realtà, nella sua dichiarazione completa Ryabkov ha ribadito proprio ciò che sto dicendo da settimane: che gli Stati Uniti cercano prima un cessate il fuoco e solo dopo l’inizio di veri negoziati. Ciò deriva dall’impazienza di Trump di segnare punti sul tabellone e dichiarare una rapida vittoria di PR, almeno in questa fase del processo. Ma la Russia è più scrupolosa e richiede che le cose si svolgano in modo metodico e sistematico. Per la Russia si tratta di una questione esistenziale, non di una trovata politica o di una rapida soluzione di pubbliche relazioni.
Trump minaccia ora “un’azione aggressiva” sotto forma di pesanti dazi che danneggeranno gli alleati più della Russia:
Gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di introdurre “sanzioni aggressive” contro le navi che trasportano petrolio russo, sostiene Fox News.
Si fa notare che Washington valuta l’efficacia delle attuali sanzioni antirusse ad un “livello 3 su 10”. Si specifica che tra le nuove possibili misure, gli Stati Uniti potrebbero tentare di vietare il passaggio delle navi che trasportano petrolio russo attraverso il Mar Baltico.
Leggete attentamente l’ultima parte: Trump potrebbe tentare di vietare il passaggio nel Mar Baltico a tutte le navi che trasportano petrolio russo, imitando così ciò che la Germania ha fatto la settimana scorsa quando ha sequestrato la petroliera “Eventin”, battente bandiera panamense e che avrebbe fatto parte della flotta “ombra” delle petroliere russe.
Questo è un aspetto da tenere d’occhio, dato che l’Impero sta stringendo il cappio sulla Russia nel Baltico, provocando sempre più l’Orso, in modo che la sua stessa profezia dell’”invasione” o dell’”aggressione” russa possa avverarsi.
Martedi, per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, la Germania ha ufficialmente dispiegato truppe al di fuori dei confini nazionali – una brigata corazzata di 5.000 uomini in Lituania – mentre Berlino si muove per rafforzare il fianco orientale della NATO in risposta alla guerra della Russia contro l’Ucraina.
➡️Secondo il gruppo di pressione delle forze armate tedesche, la neonata 45a Brigata corazzata è stata formalmente attivata durante una cerimonia nei pressi di Vilnius. È stato istituito un quartier generale temporaneo, è stato svelato lo stemma della brigata e l’unità è ora ufficialmente sotto il comando del generale di brigata Christoph Huber.
Abbiamo una missione chiara: garantire la protezione, la libertà e la sicurezza dei nostri alleati lituani sul fianco orientale della NATO”, ha dichiarato Huber alla dpa, l’agenzia di stampa tedesca. “Così facendo, proteggiamo anche il territorio della NATO – e la stessa Germania”.
Da un canale russo:
Qualcuno vuole forse una ripetizione dello scenario ucraino?
Ricordiamo che solo la settimana scorsa, le truppe americane stavano girando nei loro carri armati a sole 7 miglia dal confine bielorusso, prima che un mezzo corazzato affondasse in una palude:
E questo una settimana dopo che il principe William aveva valorosamente sfilato in un carro armato britannico Challenger “nel cortile di Putin”, a pochi chilometri dal confine russo, durante le esercitazioni in Estonia.
L’ironia di tutto questo? I marmittoni atlantisti affermano di prendere precauzioni contro l’”aggressione” russa che si trova “proprio” alle loro porte, eppure il ministro della Difesa estone Hanno Pevkur ha dichiarato la scorsa settimana che la fine della guerra ucraina è pericolosa perché permetterebbe alla Russia di dislocare “300.000 truppe” al confine nord-occidentale del Baltico:
Quindi, la Russia attualmente non ha truppe al confine e, in realtà, è la NATO che agisce contro la Russia. L’evidente menzogna viene smascherata ancora una volta e la NATO viene indicata come il perpetuo aggressore.
Ahimè, i tamburi di guerra continuano a battere:
Tornando alla questione della flotta ombra, un nuovo grafico di S&P Global sembrerebbe confermare le stime precedenti, cioè che la flotta ombra delle petroliere russe è superiore a quella mondiale:
Secondo i nuovi dati di S&P Global, la Russia controlla oggi una flotta ombra di 586 petroliere, più di cinque volte la dimensione combinata delle flotte segrete di Iran e Venezuela.
Questa flotta trasporta silenziosamente circa 3,5 milioni di barili di petrolio al giorno, superando i volumi movimentati da altre nazioni sottoposte a sanzioni.
Nonostante le sanzioni occidentali, Mosca non solo ha mantenuto, ma ha anche aumentato le sue esportazioni di petrolio. Come? Grazie a una vasta rete di oscuri accordi di trasporto, tra cui trasbordi offshore in acque neutrali. I principali acquirenti: India e Cina. Questi due giganti asiatici continuano ad assorbire il greggio russo, neutralizzando l’impatto previsto delle sanzioni statunitensi e comunitarie. Si tratta di un enorme successo logistico e geopolitico, che ha ridisegnato i flussi energetici globali in soli due anni. Le sanzioni non hanno fermato il petrolio. Hanno solo cambiato il percorso.
Un commento sottovalutato per contestualizzare la propaganda atlantista:
Quindi, la Russia sta operando con quasi 600 navi cisterna, e forse molte di più, visto che in precedenza avevo riportato stime che si avvicinavano alle 1.000 unità. Sequestrarne qualcuna qua e là difficilmente potrà incidere in qualche misura sull’operazione.
Un altro punto importante:
Recentemente ho scritto delle affermazioni contraddittorie della NATO sul fatto che la Russia sia alla disperata ricerca di una “pausa”, mentre contemporaneamente spinge per espandere il conflitto in Europa. Ora, diversi personaggi della NATO hanno coordinato una campagna umoristica per costringere la Russia a un cessate il fuoco, cosa che mette in luce il loro disperato bisogno di una pausa per iniettare truppe europee nella zona demilitarizzata.
Notate il linguaggio imperioso, la Russia deve immediatamente smettere di tergiversare e deve accettare un cessate il fuoco. Perché la Russia avrebbe bisogno di una persuasione così pesante se stesse perdendo la guerra come sostengono?
E perché si tratta sempre di una forma di messaggistica coordinata, cioè di un copione?
“Abbiamo bisogno che Putin accetti un cessate il fuoco incondizionato ORA…”.
Chi vi sembra più disperato?
Un’ultima nota:
Trump continua a piagnucolare su come le strazianti morti in guerra siano la ragione principale per cui vuole porre fine al conflitto in Ucraina – oh, il pathos! Continua a lamentarti, mio cuore sanguinante!
Si tratta di una palese frode.
Se a Trump importasse qualcosa delle morti effettive per principio, direbbe le stesse cose a Israele e a Netanyahu, invece di armare e permettere loro di commettere un olocausto contro i palestinesi. I due pesi e le due misure rendono chiaro che le “morti inutili” non sono certo il motore della rabbiosa missione di Trump di porre fine alla guerra: a lui il massacro rituale va bene, purché serva a fini geopolitici favorevoli.
Qualche ultima considerazione: Per il campo di battaglia è la stagione della rasputitsa e, mentre ci avviciniamo al periodo in cui sarà nuovamente possibile manovrare, sembra che entrambe le parti si stiano preparando
Si noti l’interessante ammissione contenuta nell’articolo sopra citato:
“Negli ultimi due mesi i russi erano in preda a un significativo esaurimento. Nei primi 10 giorni di marzo, si erano presi una sorta di pausa”, ha dichiarato il portavoce militare, Magg. Viktor Trehubov, riguardo alla situazione a Pokrovsk. A metà marzo, l’attacco è ripreso. “Questo significa che i russi si sono semplicemente ripresi”.
Il “significativo esaurimento” dei russi si è risolto in soli 10 giorni. Si sono “semplicemente ripresi”. Come si fa a “riprendersi” da un “significativo esaurimento”? In realtà, la dichiarazione di cui sopra fornisce un’indicazione della propaganda filo-ucraina contro la Russia: qualsiasi cosa dicano, qualsiasi descrizione dell’esercito russo che diffondono, è sempre da prendere con le molle, perché è praticamente sempre inficiata dall’esagerazione.
Due nuovi record nelle statistiche di attacco russe:
Nuovo record per gli UAV: a marzo, la Russia ha lanciato 4.198 droni contro le strutture delle Forze armate ucraine in Ucraina
– Infografica: questo mese non c’è stata una sola notte senza attacchi – gli attacchi sono continuati per tutti i 31 giorni. La Russia ha cambiato tattica, ora gli squadroni colpiscono deliberatamente una città. Il numero di UAV è aumentato di quasi 10 volte rispetto allo scorso anno.
Include la seguente nota sul cambiamento di tattica della Russia:
La Bild riferisce della nuova tattica dei droni russi “Geranium-2” durante gli attacchi all’Ucraina.
Questi droni, noti come “Geranium”, si concentrano a pochi chilometri dall’obiettivo a 1 km di altitudine, riunendosi in gruppi che vanno da pochi ad alcune decine. Poi attaccano simultaneamente con intervalli di tempo minimi. In precedenza, i “Geranium” attaccavano singolarmente, spesso a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro, consentendo alle difese aeree nemiche di ricaricare e abbatterli uno per uno. Questa tattica di sciame viene utilizzata da tempo, ma il nemico nasconde la propria consapevolezza e la nostra parte rimane in silenzio per motivi di segretezza.
Questo coincide con un primo trimestre 2025 da record per quanto riguarda gli attacchi con bombe plananti [FAB]:
Post ucraino:
In soli 3 mesi, i russi hanno sganciato sull’Ucraina più di 10.000 bombe plananti.
In totale, nei primi tre mesi del 2025, l’aviazione tattica russa ha sganciato 10.577 bombe aeree guidate sul territorio dell’Ucraina. Lo riferisce il sito web del Ministero della Difesa ucraino:
“Gli attacchi degli aerei nemici sugli insediamenti ucraini e sulle posizioni delle Forze di Difesa non si fermano. A marzo, l’aviazione russa ha aumentato l’uso di bombe aeree guidate – circa 4.800 (a febbraio – 3.370)”.
Ndr: si tratta di circa 120 bombe al giorno in media. Se queste bombe generassero anche un solo morto in media, si tratterebbe di 120 morti al giorno senza contare l’artiglieria, i droni, le armi leggere e tutto il resto.
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La Russia sta usando sempre più spesso un’altra nuova tattica quando si tratta di FPV, in particolare del tipo a fibra ottica.
I droni si posizionano a terra sulle vie di rifornimento ucraine e rimangono in attesa, conservando le loro batterie fino a quando non viene individuato un veicolo logistico. A quel punto decollano e lo eliminano: ecco uno di questi attacchi degli ultimi giorni:
Certo, l’AFU era stata la prima a usare questo “trucco” molto tempo fa, ma la Russia lo sta ora ampiamente utilizzando con grande vantaggio. Uno dei motivi per cui è così letale è che normalmente i droni si sentono arrivare da grande distanza, dando ai bersagli il tempo di fare manovre evasive o di ripararsi, sparpagliandosi, ecc. Ma in questo tipo di predazione “a volo d’uccello” l’elemento di sorpresa è determinante e questo dà ai bersagli pochi secondi per reagire.
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Il T-90M russo con il nuovo sistema di difesa Arena-M APS (Active Protection System) è stato avvistato su un terreno di prova:
La Rostec ha pubblicato un video che mostra un nuovo test del sistema Arena-M. Ciò che rende il test interessante è il fatto che, secondo gli esperti, il proiettile che viene distrutto nel filmato sarebbe un Javelin americano catturato, il che, se è vero, significa che l’annosa questione se i mezzi corazzati russi si evolveranno in modo da essere in grado di gestire sistemi di attacco di punta come i Javelin ha finalmente trovato risposta: