Granada (pronuncia spagnola [ɡɾaˈnaða], italianizzato a volte in Granata) è una città spagnola, capoluogo dell’omonima provincia andalusa. È molto vicina alle montagne della Sierra Nevada, sita sulla confluenza di due fiumi: il Darro, affluente del Genil.
La storia
Il suo periodo migliore fu quello successivo al periodo in cui al-Andalus fu dapprima un Emirato e poi Califfato omayyade, con sede a Cordova. Con i reinos de taifas la città – che ospitava una ricca e attiva comunità ebraica], stanziata soprattutto nel quartiere Realejo, tanto da far chiamare la città Granada dei ebrei – fu governata dal 1013 in modo progressivamente indipendente dagli Ziridi, una dinastia fondata da Zāwī ibn Zīrī, un Berbero giunto dal Nordafrica per partecipare alle guerre innescate in al-Andalus dal crollo del Califfato.
Durante il dominio arabo, Granada è stata una delle maggiori città commerciali per lo scambio di pietre preziose, pelli, armi e polveri da sparo. Alcuni di questi oggetti venivano anche dall’Estremo Oriente, come la Cina e la Mongolia, anche se i primi importatori di oggetti provenienti da questi territori, furono gli antichi romani, nel loro periodo di grande prosperità. Nel corso della dominazione Almoravide e Almohade, Granada perse la sua indipendenza, costretta a piegarsi al volere dei signori venuti dall’Africa settentrionale, ma recuperò il proprio ruolo quando, nel 1238, Muḥammad ibn Yūsuf ibn Nāẓar (o Naṣr) entrò nella città dalla Puerta de Elvira per occupare il Palazzo del Gallo del Vento e legare la sorte della sua dinastia nasride al Sultanato di Granada. I Nasridi dettero alla città venti sultani, fino alla sua caduta nel gennaio del 1492.
I Nasridi trasformarono la loro capitale in uno dei centri più brillanti dell’intera Penisola Iberica, tanto sotto il profilo economico e sociale quanto sotto quello prettamente culturale.
Fu l’ultimo reame ad essere “riconquistato” dai cristiani che, per un lungo periodo, le consentirono di sopravvivere, sia pure in uno stato di sostanziale infeudamento, alla corona di Castiglia, fino a quando, nel 1492, Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona costrinsero alla resa e all’esilio l’ultimo Sultano Abū ʿAbd Allāh (il “Boabdil” delle cronache cristiane dell’epoca). C’è una località chiamata “Sospiro del Moro” sulla Sierra Nevada da dove, prima di procedere verso la costa, si vede per l’ultima volta il panorama della città, e qui secondo la tradizione si fermò Boabdil a rimpiangere il suo perduto regno. Secondo la tradizione, la madre di quest’ultimo lo rimproverò dicendogli: “Piangi come una donna perché non hai saputo difendere il tuo regno come un uomo”.
Il fatto che i “Cattolicissimi” re avessero deciso di eleggere come propria sede reale a Granada proprio il palazzo dei sultani dell’Alhambra (dall’arabo al-Ḥamrāʾ, ossia “la Rossa”, a causa forse del colore rosato delle strutture murarie o, forse, del colore rossiccio della barba del primo sultano) preservò la costruzione dalla devastante damnatio memoriae dei vincitori. Oggi l’Alhambra è considerata uno dei Patrimoni dell’Umanità. Carlo V edificò anche un suo palazzo nel mezzo dell’Alhambra, che non fu però terminato.
Alla fine del XVI secolo, con Filippo II al potere, scoppiò la sanguinaria ribellione dei moriscos (cristiani convertiti all’Islam) e fu costretto ad intervenire il fratellastro di Filippo II, don Giovanni d’Austria, vincitore di Lepanto, che operò una repressione durissima: il capo degli insorti Abén Humeya (1520-1569) il cui nome cristiano era Fernando de Córdoba y Válor mentre quello arabo era Muḥammad ibn Umayya, fu tradito e assassinato da Abén Abó (Ibn ˁAbbād o Ibn ʿAbbās) che, a sua volta, fu decapitato dai cristiani che esposero la sua testa sulla Porta Reale. I moriscos vennero definitivamente espulsi dal suo regno da Filippo III e ci fu un periodo di grave crisi dell’economia nazionale (originata dallo sfacelo del settore agricolo), seguito nei secoli XVII e XVIII da un periodo di grande splendore (provocato dall’oro e dall’argento delle Americhe) e vennero avviate e completate le costruzioni delle grandi opere del Barocco e del periodo successivo.
Nei secoli seguenti, Granada non fu più al centro della vita culturale del paese fino a quando, nel 1829, giunse in città Washington Irving, il quale dimorò all’Alhambra e scrisse “I racconti dell’Alhambra” che attrassero molti scrittori, artisti e viaggiatori romantici come Alexandre Dumas, Honoré Daumier, Delacroix ed altri. Nel 1889 si iniziò il restauro dell’Alhambra che fu aperta al pubblico con Alfonso XIII.
Da allora Granada ha accresciuto la sua fama con Federico Garcia Lorca, Salvador Dalí, Andres Segovia e Manuel de Falla, che vi dimorarono contemporaneamente, facendo diventare la città andalusa uno dei maggiori centri mondiali della letteratura e della musica.
Il clima
Nonostante la vicinanza al mare e lo scorrere tra le sue mura del fiume Darro, il clima è secco e continentale. La pioggia è rara e le alte montagne della Sierra Nevada impediscono che il mare mitighi il clima. Per questo in inverno le temperature scendono spesso sotto lo zero e d’estate superano quasi sempre i trenta gradi. C’è anche una grande escursione termica tra il giorno e la notte, spesso anche con una differenza di quindici gradi. Le ore di sole durante l’anno sono 2662.