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      • GUINEA, TERRA PLURIMILLENARIA DEL PANAFRICANISMO

      GUINEA, TERRA PLURIMILLENARIA DEL PANAFRICANISMO

      DAGLI IMPERI AL PANAFRICANISMO

      A partire dal 12.000 a.C. , sul territorio oggi chiamato Guinea si sono succedute diverse configurazioni statali con diverse popolazioni e le varie tradizioni. È un errore pensare che la storia della Guinea (o di qualunque altra Nazione Africana) sia recente. In realtà, l’Africa possiede una metastoria dai tempi più remoti. La storia della Guinea è più antica di quanto molte persone potrebbero pensare.

      Nell’attuale Guinea, si sono succedute diverse configurazioni imperiali fondate sul concetto di “comunità estesa”, “grande alleanza”, “famiglia estesa”: il Wagadugu (ossia l’Antico Ghana che comprendeva la Guinea, il Senegal, il Mali, la Mauritania) dal X al XI secolo d.C. , il Manden (che comprendeva Guinea, Mali, Gambia, Guinea-Bissau, Mauritania, Niger, Senegal) dal XIII al XVII secolo d.C , il Songhai dal XV al XVI secolo d.C, il Regno Soso, il Futa teocratico fondato dai Fulani nel 1725, l’Impero Tukolor, il Regno Kissi, l’Impero Wassoulou a fine 1800, e via dicendo.

      Il nome Guinea (esogeno) apparì soltanto nel 1300 e deriverebbe dall’espressione berbera “Akal n’Iguinawen” che significa “La Terra dei Neri”. Esiste invece un’altra versione endogena: “Guinè” che in lingua susu (lingua di una comunità in Guinea erede del grande Regno Soso) significa “Donna”. Per alcuni, quindi, l’origine del termine Guinea deriverebbe da Guinè e dall’interpretazione degli esploratori portoghesi di questa parola. Non per niente oggi all’uscita dell’Aeroporto Internazionale Sékou Touré si può notare una statua di una grande Donna, in relazione al significato profondo della parola Guinè.

      In ogni caso, tutti gli Imperi e i Regni precitati si riconoscevano in un unico grande “insieme” con all’interno delle comunità organizzate in Stati. Contrariamente alla versione della storiografia occidentale, gli Africani che popolavano l’attuale Guinea avevano sviluppato la nozione di Stato : la Carta Kurukan Fuga (conosciuta anche come Carta Manden all’UNESCO) del 1235-1236 promulgata all’indomani della fondazione del Manden sotto la guida di Sundiata Keïta (1190-1255), ne è la testimonianza.

      La Carta Kurukan Fuga era riuscita a mantenere la coesione sociale, l’unità, i diritti della collettività e dell’individuo, la difesa della Donna come rappresentante preponderante nella società, la difesa dell’ambiente, la difesa della libertà e della proprietà privata (nel senso africano). Questa Carta mantenne la stabilità nel Manden e ciò spinse all’innovazione e alla ricerca: Abu Bakr II attratto dalla curiosità di cosa fosse presente oltre l’oceano atlantico, organizzò delle spedizioni nel 1312 verso le Americhe (come spiegano autori come Ivan Van Sertima, Pathé Diagne e Runoko Rashidi).

      Kanku Musa Keïta (1280-1337) prese il potere al posto di suo fratello Abu Bakr II (durante il suo viaggio nelle Americhe) e la sua figura divenne altresì celebre per la costruzione di università, luoghi di culto, e per il suo pellegrinaggio alla Mecca. La sua ricchezza era incommensurabile. Fu l’uomo più ricco della Storia. Non mancarono grandi uomini e grandi donne. Tuttavia i disequilibri endogeni ed esogeni smantellarono i vari Imperi e Regni. Uomini come Kissi Kaba Leno (alias Kissi Kaba Keïta), Samory Ture (le sue tecniche militari furono delle migliori), Alpha Yaya Diallo, passarono alla storia per aver lottato ardentemente contro la penetrazione coloniale europea a fine 1800.

      In quel periodo di (dis)ordine sfortunatamente impiantato, era emersa una corrente: il Panafricanismo. Questa ideologia anticoloniale fondata sull’unità globale degli Africani e degli Afrodiscendenti era emersa tra una grande Diaspora Nera (Kilombos in Brasile, Rivoluzione Haitiana, le idee del ritorno alla Terra di Martin Delany, Robert Campbell, Marcus Garvey) e fu recuperata dagli apostoli della decolonizzazione nel Continente Africano (Kwame Nkrumah, Jomo Kenyatta, Modibo Keïta, Hailé Sélassié,..).

      Nel caso della Guinea fu recuperata da Ahmed Sékou Touré (pronipote del resistente-Imperatore Samory Ture) con il suo partito PDG-RDA (Parti Démocratique de Guinée – Rassemblement Démocratique Africain). Sékou Touré, fervente panafricanista rivoluzionario, a favore dell’unità continentale per vincere sul colonialismo e sul modello capitalista, fu il primo presidente della Guinea nel 1958 e fu lui a dargli un’indipendenza il 2 ottobre 1958.

      Mio Nonno materno Fara François Kamano (1935-2017), facente parte del PDG-RDA, deputato all’assemblea nazionale negli anni ’70, diplomatico, governatore, scrittore, professore di lettere, membro del Consiglio dei Saggi di Gueckedou, ha svolto un grande contributo durante l’indipendenza guineana (uno dei suoi figli, ossia mio Zio Tamba Benoit Kamano, è oggi Ministro Segretario Generale del Governo Guineano nel governo di Mamady Doumbouya).

      Il PDG-RDA ha avuto un impatto veramente panafricanista e sovranista, in particolar modo sulla questione della moneta: la Guinea fu una delle poche Nazioni Africane ad aver optato per la sovranità monetaria il 1 Marzo 1960, iniziando a stampare il Franco Guineano. Questo atto ci permise di uscire dal colonialismo monetario del Franco CFA. Il governo di Sékou Touré operò anche per costituire una confederazione regionale con il Ghana di Nkrumah e il Mali di Modibo Keïta. Varie situazioni esogene impedirono la consolidazione di questo progetto.

      Il governo di Sékou Touré non era né capitalista né socialista nel senso sovietico: esso rivendicava un socialismo con caratteristiche guineane, attorno alla “Comunocrazia”, in cui valori tradizionali-religiosi e giustizia sociale andavano di pari passo. La Guinea è ricordata anche per essere stata una Terra panafricanista di accoglienza per importanti figure Nere in pericolo nei paesi in cui risiedevano: Miriam Makeba (1932-2008) cantante e attivista sudafricana anti-apartheid, Stokely Carmichael Kwame Ture (1941-1998) militante Afroamericano del Black Power, Kwame Nkrumah (1909-1972) primo Presidente del Ghana, in seguito ad un colpo di Stato, fu accolto in Guinea, Amilcar Cabral (1924-1973) rivoluzionario della Guinea-Bissau, Paul Bernard Kemayou (1938-1985) rivoluzionario camerunese.

      Il panafricanismo di Sékou Touré disturbava i coloni, per questo non hanno mai cessato di demonizzarlo. Dopo la sua morte nel 1984, prese il potere Lansana Conté (1934-2008): Seppur grande statista, egli a differenza di Sékou Touré, fu in una logica di liberalizzazione per certi versi. Dopo la sua morte nel 2008, prese il potere il militare Moussa Dadis Camara (figura legata al Massacro del 28 settembre 2009, in cui dei Guineani morirono durante una manifestazione repressa violentemente), successivamente dal 2009 al 2010 prese il potere Sekouba Konaté.

      Nel 2010, fu eletto democraticamente Alpha Condé, che effettuò 2 mandati. Considerato inizialmente come il “Nelson Mandela della Guinea”, era considerato una speranza per una grande maggioranza. Un esempio di democrazia e giustizia sociale. Ma il suo governo divenne con il tempo, in particolar modo alla fine del suo secondo mandato, essenzialmente corrotto, iniquo, classista, amico dei nemici del continente africano come Bolloré e Soros. La sua deriva autoritaria (nel senso repressivo) degenerò quando modificò la costituzione per ottenere un terzo mandato.

      Il malcontento aumentò, la società civile panafricanista e sovranista invase le strade contro il regime di Condé. Il 5 settembre 2021, l’esercito in una logica di restaurazione dello Stato destituì Alpha Condé: il nuovo uomo forte alla guida della Guinea è il Presidente Mamady Doumbouya. La sua ideologia fondata sul panafricanismo, sul patriottismo guineano e sul sovranismo mancava dai tempi di Sékou Touré.

      I riferimenti di Mamady Doumbouya in effetti sono Jerry Rawlings (1947-2020) ex statista panafricanista del Ghana e Thomas Isidore Sankara (1949-1987) ex statista panafricanista rivoluzionario del Burkina Faso. Mamady Doumbouya è l’uomo che serve alla Guinea per rifondarla attorno al panafricanismo sovranista. Tra l’altro, la sua politica è patriota e africana e lo ha messo in chiaro: la Guinea e l’Africa sono sovrani e non cercano padroni, né tantomeno vogliono sostituirli.

      A settembre 2023 in un discorso all’ONU, Mamady Doumbouya affermava “Il popolo africano è stanco, esausto delle categorizzazioni con cui tutti vogliono intrappolarci (…) Non siamo né pro né anti-americani, né pro né anti-cinesi, né pro né anti-francesi, né filo-né anti-russi, né filo- né anti-turchi. Siamo semplicemente filo-africani. (…) È ora di smetterla di darci lezioni, di smetterla di trattarci con condiscendenza, come bambini”. Mamady Doumbouya rappresenta una nuova configurazione di sovranismo in Africa occidentale che rappresenta il prototipo dell’emancipazione africana in conformità con le besoin du peuple.

      LA GUINEA COME CENTRO DI GRAVITÀ PER I NERI

      Da anni difendo un panafricanismo inaugurale al passo con i tempi e soprattutto allineato con la decolonizzazione profonda. Se ad inizio 1900 il problema era il colonialismo, a metà e fine 1900 il problema era il neocolonialismo. Oggi il problema è il mondialismo neoliberale sul campo economico e sociale. La generazione panafricanista di cui il sottoscritto fa parte deve essere in grado di decostruire definitivamente il mondialismo. Se l’Africa è la “culla dell’umanità”, sarà la tomba del mondialismo.

      Dobbiamo abbracciare il multipolarismo, variare i partenariati con i Poli che resistono al mondialismo, mantenendo la nostra identità e i nostri valori civili e nazionali. L’Africa sarà il centro di gravità del mondo multipolare. La Guinea che è un mosaico di popolazioni dai tempi primordiali, che è il simbolo della resistenza africana, dell’accoglienza e del panafricanismo, dovrà essere un centro di gravità per i neri di tutto il mondo. Il concetto d’Impero, nel senso dell’alleanza e della solidarietà, deve tornare!

       

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