Già la mattina non era partita benissimo, con il ritiro di Laura Palmisano nella 20 km e il quarto posto nel canottaggio 4 senza.
Vabbè, è lo sport.
Ma erano giorni che mi chiedevo come avrebbe potuto essere quella cosa innaturale costituita da un incontro di boxe tra un uomo e una donna sul ring.
Sia chiaro, la polemica sul fatto che Imane Khelif, boxeur algerino, sia uomo, sia trans, sia intersex o vattelapesca, oppure sia donna mi era nota, ma alla fine è la realtà dei fatti che conta, e perciò mi ero messa nell’ottica del “vedremo come va a finire”.
Tra l’indignazione generale e il tentativo dei media woke di far passare il tutto come una cosa del tutto normale e le mie perplessità dovute alle immagini di combattimenti precedenti della “signorina algerina”, stamane, alle 12:20 circa, con le migliori intenzioni, mi sono piazzata davanti alla tv.
E dunque, mi appare già evidente il punto: i commentatori RAI tendono a minimizzare la questione. “Angela Carini potrà dimostrare il suo valore”, sento un po’ sbalordita, e mi chiedo:
ma questi, ci fanno o ci sono? Li avranno minacciati per dire certe cose? Mah!
Entra l’algerino, ed è in tutta la sua plastica evidenza, un uomo, alto un metro e ottanta.
Entra Angela, ed è una bella donna italiana.
Prevedo il peggio. Chiunque abbia praticato sport da combattimento, come è capitato alla sottoscritta (non prendetemi in giro, ho fatto un sacco di sport), sa che mai e poi mai una donna può vincere un uomo, anche se a parità di peso. Il delirio woke del CIO si compie.
Inizia il match, 1° round.
Già come si muovono, è evidente che si sfiorerà la tragedia.
Angela ha paura e lo tiene a distanza, perché è una grande campionessa e capisce che se va avanti non rischia solo la faccia.
L’algerino parte con un uno-due che letteralmente la sposta, lei si riprende ma guarda altrove, riconosco nel suo sguardo che ha paura.
Mi alzo in piedi, inizio a sbraitare, panico in casa, mi avvicino alla tv, non ce la faccio a guardare questa ragazza che va al suo angolo come cercasse un conforto, i commentatori continuano a non capire un cazzo e invece io si, la vedo, la capisco.
Riprende l’incontro, ma la nostra atleta ha già deciso: quello le tira un altro montante destro, lei torna all’angolo, io non ce la faccio e se potessi gli spaccherei la faccia, a quel vigliacco energumeno che picchia le donne e se ne fa pure vanto, che sia maledetto.
Angela si ritira, e io tiro un sospiro di sollievo, al suo angolo provano a convincerla ma lei no, si ribella, e gli urla
MA FA MALISSIMO!!
e allora urlo anch’io i peggio insulti agli allenatori, ai giudici, ai commentatori, al CIO pieno di wokismo fetido, mi scaglio contro la TV, mio figlio percepisce la follia che s’impossessa di me e fortunatamente mi riporta nella realtà del mio salotto (giuro, è tutto vero).
Angela non saluta giustamente l’avversario, che invece è li tutto tronfio e fa pure il saluto militare quando lo proclamano vincitore, il pirla.
Mi siedo, mi spiace vedere questa giovane azzurra piangere a dirotto, mi si spezza il cuore, a vedere le sue speranze disilluse da una accozzaglia di gentaglia corrotta che le donne non le ama, proprio no.
E spero che la Federazione Italiana Boxe e il CONI si facciano sentire, invece di piegare sempre la testa agli orrori sportivi che stiamo vedendo.
Perché guardate che non c’è alcuna differenza tra tuffarsi nella Senna o affrontare un uomo in un incontro di boxe: sempre di merda si tratta.