Israele non è né un amico né un alleato degli Stati Uniti. Israele bada a Israele il 100% delle volte e non si preoccupa di ciò che può accadere agli altri. Agli americani è stato fatto il lavaggio del cervello e sono convinti che Israele sia “il nostro pit-bull in Medio Oriente” che tiene in riga i nativi. Ma questo non è vero. Le attività di Israele nella regione minano gli interessi degli Stati Uniti e infliggono gravi danni all’immagine pubblica dell’America. Ecco come lo ha riassunto l’esperto di politica estera John Mearsheimer:
Israele è un albatros strategico intorno al nostro collo. È un peso. Vorrei sottolineare che gli Stati Uniti non si limitano a dare a Israele molte armi e molti soldi. Lo fanno incondizionatamente. Questo è davvero notevole. Non trattiamo Israele come un Paese normale e lo aiutiamo perché è strategicamente a nostro vantaggio. Non è questo che sta succedendo. Gli Stati Uniti fanno quello che fanno grazie alla Lobby (AIPAC). Gli Stati Uniti hanno un sistema politico che consente ai gruppi di interesse di avere una grande influenza. La lobby di Israele è una delle più potenti, se non la più potente, degli Stati Uniti. E questa lobby fa di tutto per assicurarsi che la politica estera americana sostenga incondizionatamente Israele. E ha un successo strepitoso. È davvero impressionante la bravura della lobby nel convincere i responsabili della politica estera degli Stati Uniti a sostenere Israele. PalMedia@PalBint
Non biasimiamo Israele per aver capito come truccare il sistema in modo che funzioni a proprio vantaggio; dopo tutto, gli Stati Uniti operano allo stesso modo nelle nazioni di tutto il mondo attraverso i loro media, le loro ONG e i loro agenti di intelligence. Quindi, sarebbe ipocrita da parte nostra criticare Israele perché si comporta come noi. Ma questo non cambia il fatto che Israele è una passività strategica, anzi, ne esemplifica il concetto. Consideriamo, ad esempio, i recenti sviluppi di un’iniziativa strategica chiave (di cui forse non avete mai sentito parlare), da cui dipende la futura competitività dell’America. Se proviamo a capire quanto questa iniziativa sia critica per il potere e la prosperità globale dell’America e, allo stesso tempo, notiamo con quanta leggerezza Israele abbia distrutto ogni sua prospettiva di successo, possiamo farci un’idea dell’insensibile disprezzo che Israele ha per gli interessi americani.
Di cosa stiamo parlando?
Il 10 settembre 2023, i rappresentanti di India, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Francia, Germania, Italia, Giordania, UE e Stati Uniti hanno firmato un memorandum d’intesa che impegna i loro Paesi a realizzare un piano innovativo che dovrebbe collegare gli impianti di produzione in Asia con i mercati del Medio Oriente e dell’Europa. Il piano è stato chiamato Corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC) ed è stato concepito come un’alternativa alla vasta iniziativa cinese Belt and Road (BRI), emersa come il Gold Standard dei progetti infrastrutturali intercontinentali. La BRI comprende più di 125 Paesi e raggiunge il 65% della popolazione mondiale. È di gran lunga il più grande progetto di infrastrutture e investimenti della storia e sta riducendo notevolmente i costi di spedizione, aumentando la produttività e incrementando la prosperità [delle regioni interessate]. L’IMEC è il tentativo di Washington di creare un sistema alternativo di commercio che riproduce molte delle caratteristiche della BRI e che, secondo gli esperti, migliorerà la capacità dell’America di competere con la Cina nel nuovo secolo. In altre parole, Washington conta sull’IMEC per preservare il posto preminente dell’America nell’ordine globale e per aiutare gli Stati Uniti nella loro più ampia ambizione di contenere economicamente la Cina.
Vi sembra importante?
Potete scommetterci. Guardate questo estratto dal Times of Israel:
Sabato scorso, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden e i suoi alleati hanno annunciato i piani per la costruzione di un corridoio ferroviario e marittimo che collegherà l’India con il Medio Oriente e l’Europa, un progetto ambizioso volto a promuovere la crescita economica e la cooperazione politica:
“È un grande affare”, ha detto Biden. “È una cosa davvero importante”.
Il corridoio contribuirà all’incremento del commercio, al trasporto delle risorse energetiche e al miglioramento della connettività digitale. Includerà l’India, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, la Giordania, Israele e l’Unione Europea, ha dichiarato Jake Sullivan, consigliere di Biden per la sicurezza nazionale….
“Pensiamo che il progetto in sé sia audace e trasformativo, ma la visione che sta dietro al progetto è altrettanto audace e trasformativa, e la vedremo replicata anche in altre parti del mondo”, ha detto Sullivan.…
Sullivan ha affermato che la rete riflette la visione di Biden di “investimenti di vasta portata” che derivano da una “efficace leadership americana” e dalla volontà di accogliere altre nazioni come partner. Secondo Sullivan, il potenziamento delle infrastrutture stimolerebbe la crescita economica, aiuterebbe a unire i Paesi del Medio Oriente e farebbe della regione un centro di attività economica, anziché una “fonte di sfide, conflitti o crisi” come è stato nella storia recente. Biden unveils US-backed transport corridor to link India to EU via Mideast, Israel, Times of Israel
Biden ha ragione. Il piano per un massiccio corridoio ferroviario e marittimo che colleghi l’India al Medio Oriente e all’Europa è un affare molto importante. E Washington ha molto in ballo, compresa la sua futura prosperità e potenza. Purtroppo, ad Israele non importa nulla di una banalità come il futuro dell’America, soprattutto quando è obnubilata dalla sua fanatica ambizione di conquistare un minuscolo tratto di terra sterile a Gaza. Nella mente degli israeliani questo è tutto ciò che conta.
Si tenga presente che Washington sta lavorando all’IMEC da molto tempo. Infatti, i cosiddetti Accordi di Abramo erano solo un sottoinsieme di questa più ampia strategia di integrazione economica. Gli accordi miravano a normalizzare le relazioni tra Israele e i suoi vicini arabi, in modo che dei tradizionali rivali accettassero di collaborare allo stesso progetto di integrazione. Ma, naturalmente, la furia di Israele a Gaza, che dura da 11 mesi, ha cancellato ogni speranza di collaborazione dei leader arabi con Israele, indipendentemente dalle pressioni degli Stati Uniti. Proprio la scorsa settimana, l’Arabia Saudita – che è un nodo chiave dell’IMEC – ha annunciato di voler “mollare tutto” e di voler sospendere ogni sforzo per stabilire relazioni diplomatiche con Israele. Questo è tratto da un articolo di Responsible Statecraft:
In un discorso televisivo di oggi, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha dichiarato che “il Regno [Saudita] non cesserà i suoi sforzi instancabili per la creazione di uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est come capitale. Affermiamo che il Regno non stabilirà relazioni diplomatiche con Israele senza di questo”.
Con questa dichiarazione, il principe ereditario è sembrato spegnere le residue speranze dell’amministrazione Biden per un importante accordo di normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita, che avrebbe anche dato a Riyadh un piano di difesa con gli Stati Uniti e un impegno alla creazione di un programma nucleare civile.
Anche se l’amministrazione Biden aveva precedentemente segnalato che sarebbe stata disposta a procedere con l’accordo di difesa tra Stati Uniti e Arabia Saudita anche in assenza di una normalizzazione con Israele, l’annuncio di MBS sembra uccidere definitivamente la possibilità del cosiddetto “Grand Bargain” che i consiglieri presidenziali Brett McGurk, Jake Sullivan e altri alti funzionari di Biden avevano sperato potesse offrire un mezzo per contrastare la Cina, risolvere la crisi di Gaza e superare gli accordi di Abraham di Trump, tutto in uno.…
La chiara dichiarazione di MBS del sostegno saudita alla creazione di uno Stato palestinese dimostra l’impatto degli eventi dell’ultimo anno. La devastante campagna israeliana contro Gaza – con il taglio di acqua ed elettricità, con una media di 42 bombe sganciate al giorno e con il blocco all’invio nel territorio di adeguate quantità di cibo, forniture sanitarie e altri beni di prima necessità – ha provocato una condanna a livello mondiale, molto più forte in Medio Oriente. MBS: No Saudi-Israel normalization until Palestinians get a state, Responsible Statecraft
Nessuno incolpa Israele per aver risposto all’attacco del 7 ottobre. Ciò che si rimprovera a Israele è il suo bagno di sangue, che dura da 11 mesi, che ha ucciso decine di migliaia di civili e ha ridotto in macerie l’80% di tutte le strutture di Gaza. Questa non è una risposta accettabile al terrorismo. Questo è genocidio.
Naturalmente, se vogliamo essere onesti, il genocidio di Gaza è solo la punta dell’iceberg. Per capire quanto Israele sia un peso, basta consultare il sito web del Dipartimento di Stato americano. Ecco cosa troverete:
La partnership di 75 anni (tra Stati Uniti e Israele) è stata costruita su interessi reciproci e valori democratici condivisi fin dall’inizio, con israeliani e americani uniti dall’impegno per la democrazia, la prosperità economica e la sicurezza regionale.
ASSISTENZA E COOPERAZIONE IN MATERIA DI SICUREZZA
Il costante impegno degli Stati Uniti per la sicurezza di Israele è rafforzato da una solida assistenza alla sicurezza – compreso il MOU [Memorandum of Understanding] decennale da 38 miliardi di dollari concluso nel 2016. In linea con il MOU, gli Stati Uniti forniscono 3,3 miliardi di dollari all’anno in finanziamenti militari esteri e altri 500 milioni di dollari in finanziamenti per la difesa missilistica. I finanziamenti per la difesa missilistica sostengono diversi programmi cooperativi di difesa missilistica, tra cui David’s Sling e Iron Dome, nonché Arrow, Arrow II e Arrow III, le cui capacità di salvare vite umane si sono rivelate vitali per la sicurezza di Israele. Nel 2022, gli Stati Uniti hanno fornito un finanziamento supplementare di 1 miliardo di dollari per rifornire le scorte israeliane di intercettori missilistici per l’Iron Dome….
PACE E COOPERAZIONE REGIONALE
Gli Stati Uniti sono impegnati a promuovere un Medio Oriente più integrato, prospero e sicuro, a beneficio di tutti i suoi popoli. Siamo impegnati ad approfondire ed espandere la normalizzazione e l’integrazione tra Israele e gli Stati arabi e a maggioranza musulmana – come esemplificato dagli Accordi di Abraham e da altri accordi di normalizzazione… Gli Stati Uniti promuovono l’integrazione regionale, la cooperazione e lo sviluppo per aumentare la pace, la sicurezza e la prosperità economica dell’intera regione, comprese le iniziative che potrebbero rafforzare l’economia palestinese e migliorare la qualità della vita dei palestinesi. Gli Stati Uniti rimangono impegnati a promuovere una soluzione globale e negoziata a due Stati per il conflitto israelo-palestinese.…
Nell’ambito dei nostri sforzi per promuovere la soluzione dei due Stati e la pace regionale, gli Stati Uniti stanno programmando i primi due anni di un piano di finanziamento quinquennale (una tranche di 100 milioni di dollari)… per rafforzare l’impegno tra israeliani e palestinesi. US Relations with Israel, US State Department
È scioccante, vero? 3 miliardi di dollari qui, 38 miliardi di dollari là. In un attimo, arriviamo a cifre veramente importanti.
E si potrebbe notare che tutto il denaro viene incanalato in un’unica direzione: da Washington a Tel Aviv. Mai al contrario. Come mai?
Si noti, inoltre, come l’autore si vanti degli Accordi di Abraham, dei progetti di “integrazione regionale” (IMEC) e persino dell’inafferrabile “soluzione dei due Stati”, tutti elementi di primaria importanza per gli Stati Uniti, ma tutti deliberatamente sabotati dal nostro “buon amico” Israele.
Non so come una persona obiettiva possa esaminare i fatti e non trarre la stessa conclusione di Mearsheimer, ovvero che Israele è una passività strategica e un albatros [legato al collo].
Se fossimo intelligenti, chiuderemmo la nostra ambasciata a Gerusalemme e richiameremmo immediatamente il nostro ambasciatore. Quando è troppo è troppo.