Per mere ragioni anagrafiche possiamo testimoniare a ragion avveduta che la “fotografia” colta a cavallo degli anni Sessanta e Settanta era fedele, realistica nel senso che rispondeva esattamente a quanto avveniva nella realtà: la contro-informazione od “informazione-altra”, Kellertheater come venivano chiamati le puzzolenti stamberghe in cui si mettevano in scena le pièce teatrali in Germania del teatro off-off (esile, esangue, quasi priva di mezzi e più volte scalcagnata: si pensi ad esempio alla disparità dello stesso “utensile” di questa tipologia informativa che era il ciclostile, macchinetta meccanica-manuale assolutamente improvvida, ridicola rispetto agli “utensili” impiegati nella Grande Informazione: stampa offset; rotative motorizzate a ciclo continuo; quadricromie; settimanali ed ebdomadari a tirature gigantesche; distribuzione capillare e massiccia; folte redazioni lautamente foraggiate con prebende mica da poco… ) si distingueva per ciò dall’informazione che costituiva la vulgata dominante (imperante, massiccia, onnipresente, tonitruante talvolta).
Un altro metro di misura poteva essere certamente la dimensione delle redazioni dell’Informazione Istituzionale a confronto (misero) con gli umidi scantinati in cui si “cucinavano” tramite appunto il ciclostile quelle sorta di samizdat самиздат[2] o dazibao[3] 大字报 che costituivano la stampa allora chiamata “underground” non a caso, sotterranea. Noi stessi fra la messe di riviste underground a cui eravamo abbonati[4] solevamo ricevere “Freak”: rivista redatta completamente da quello che poi sarebbe diventato il più famoso critico musicale del pop-rock, Riccardo Bertoncelli e che per l’appunto “cucinava” “Freak” avvolto in carta giallastra da macellaio non avendo tema di offrire la sua “fanzine” spillate con delle graffe da imballatore, da spedizioniere! Ora bisogna comprendere che la force de frappe – il suo peso “penetrativo” – della contro-informazione scontava come penso sia facile capire una soverchiante inferiorità rispetto all’Informazione degli Apparati Ideologici di Stato: in un articolo precedente sempre in questo sito abbiamo menzionato che i rapporti di forza vincenti da un punto di vista sono 10 ad 1, per ogni nemico ci vogliono 10 degli “arrivano i nostri!” ma qui, altro che 10 ad 1: l’Informazione del Signore, per dirla con Hegel, era 100, 1000 contro l’1 del Servo il quale si dibatteva tra una e centomila difficoltà: i soldi in primis, i locali, la distribuzione, il volontariato dei redattori, le sedi abbiamo detto scalcinate ed usiamo un eufemismo e via dicendo.
Ma c’è un ma – ben colto da un lettore e commentatore del nostro articolo precedente, il “prologo”: La propaganda assoluta – Come Don Chisciotte e consiste nel fatto che c’erano delle “stecche”, delle “dissonanze” per dirla con Adorno, in questa panoramica orchestrale della contro-informazione giacché ad esempio molti si domandarono come facesse la patinatissima rivista[5] dell’Internazionale Situazionista ad essere così spudoratamente ricca (stampa superlativa in offset; realizzata in quadricromia e distribuita pressoché gratis ovunque) per non parlare quando si verificarono dei veri e propri “falsi d’autore” grazie/a causa dell’entrata in campo della longa manus dei Servizi[6] come nel caso dell’operazione “manifesti cinesi”,[7] prova-provata che non tutto quello che luccicava sotto il Cielo underground fosse oro colato davvero. Per tacere, infine, sull’episodio più eclatante di questa serie e cioè il climax assoluto: il giornale di Lotta Continua[8] era stampato niente di meno che da un mammasantissima tutto stelle & strisce, 100% made in Usa! Tutto ciò ci dà il destro per porre la pallina al centro del campo da giuoco e cioè: “quale attendibilità ha il nostro giudizio difronte alla notizia visionata?”
Non è una domanda affatto peregrina né tantomeno coeva: già sul finire degli anni Cinquanta un giornalista americano – si deve onestamente riconoscere che l’Impero del Male ha partorito nonostante tutta la sua infingardità figure di giornalisti investigativi di altissimo lignaggio, basti citare un Lyndon LaRouche od un Gary Webb – Vance Packard vergò un testo[9] seminale, ancor attualissimo oggidì, in cui seppur descrivendo minuziosamente l’ambiente pubblicitario, ci dette una precisissima ragione per capire come i più, l’audience, potesse essere facilmente adescata a falsi convincimenti. Un inciso doveroso ed in polemica con un nostro conoscente, musicista professionista: quando si ha in mano un testo che reitera sostanzialmente tesi già ultra note bisogna chiedersi quanto quel testo in oggetto porti davvero di originalità rispetto a quanto noto e risaputo appunto.
Diciamo questo perché il testo di Vance ci faceva calare nella “realtà” per così dire “aumentata”, artefatta allo scopo dagli Apprendisti Stregoni delle squadre di marketing, di Public Relations, dei team dell’Advertising, tutti tipici portati della Società dell’Opulenza americana di allora, massimo punto di picco del capitalismo old-economy ma, intendiamoci bene, nihil sub sole novi!
Se uno avesse avuto presente ciò che fu descritto niente di meno nel lontanissimo Cinquecento da Giordano Bruno nei suoi Vincoli e legami non avrebbe avuto nessuna meraviglia compulsando il testo di Vance che ritraeva né più e né meno quei vincoli, quei legami che una volta creati, messi in atto dunque, coll’uso delle Immagini e delle Parole (cos’è l’Advertsing se non questo ancor oggi?!) affatturavano[10] le persone, gli individui, le masse, le moltitudini per dirla con Toni Negri!
Difatti la messe ultima di saggi che invero son tutto meno che saggi ma bignami borfi di bolo riciclato – sui Soliti Noti, i Rothschild, Soros, la Trilaterale, il Bilderberg e simili sono firmati da Indossatori delle Idee Altrui visto che pietre miliari su tali topoi sono e rimangono i testi dei vari Epiphanius, Gianni Vannoni, Lyndon LaRouche, Yann Moncomble, Henri Coston, Richard Deacon, Richard B. Spence, Gary Webb, Alfred W. McCoy per dirne solo alcuni consci che ci stiamo dimenticando più di uno e tutti questi sono vecchi come il cucco dimostrando vieppiù che non esiste alcun bisogno di ingurgitare minestre riscaldate per di più di cattiva lega.
Affermiamo questo in virtù del fatto che questo ci consente di addentrarci nel cuore dell’articolo e di concluderlo allo stesso tempo: l’Indecifrabilità non totale ma quasi del nostro “vedere” per quanto acuto possa essere sicché tutto quello che possiamo elaborare, decifrare, rimane solo, al meglio delle ipotesi, il congiungimento di punti salienti, cospicui come si dice nella navigazione costiera, affinché si possa rimirare una sorta di figura, di mera immagine non definita, che rassomigli ad un “qualcosa”, più una gouache, bozzettoa guazzo, che un quadro, un dipinto vero e proprio.
Sappiamo con ciò di stizzire, di scontentare le jene della tastiera, tutti coloro che giocano divertendosi al gioco de “Il Piccolo Investigatore”, de “Il Piccolo Maigret” et similia ma tant’è: costoro non hanno presente che i rapporti di forza tra gli Apparati Ideologici di Stato[11] ed il singolo individuo confinato nello stanzino (di nuovo!) col suo misero tower dell’altrettanto misero PC, il tutto condito coll’uso del web! Basterebbe ricercare-googolare su un qualsiasi sito di un Ministero degli Interni qualsiasi di qualsiasi Nazione per rendersi conto che una ventina di milioni di euro come minimo di budget, circa diciamo 19mila addetti costituiscono una force de frappe irriducibile rispetto alle potenzialità di decifrazione di qualsiasi persona.
Quindi materialmente la chance è persa ma peggio è persa in quanto la Verità ha connotati metafisici che sfuggono ad ogni essere umano sic et simpliciter.
Prova provata? Ogni addetto alla Sicurezza è formato su base giurisprudenziale, base che ha espulso da sé ogni metafisica e si acquatta unicamente sul detto di Agatha Christie: “un indizio è un indizio, due indizi sono una traccia, tre indizi una prova” ma la Verità vola bel più alta di questo mero slogan da squadretta di marketing.
Un esempio eclatante? A vous: «Jack Kerouac presentò, ad un incontro, presentò un […] programma politico […] della Beat Generation. In esso si parlava della “volontà che unisce i nostri gruppi e che ci fa comprendere che gli uomini e le donne devono apprendere il sentimento comunitario al fine di difendersi contro lo spirito di classe, la lotta delle classi, l’odio di classe! […] si concludeva […] “Noi andiamo a vivere presto in comune la nostra vita e la nostra rivoluzione! Una vita comunitaria per la pace, per la prosperità spirituale, per il socialismo”. Il pubblico composto da alternativi di sinistra ne fu entusiasta ma si raggelò subito apprendendo di aver applaudito un discorso pronunciato da Adolf Hitler al Reichstag nel 1937»:[12] attenzione Piccoli Maigret!
Ad ogni giorno vi compare un Jack Kerouac difronte alla vostra tastiera! Buona fortuna!