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      • La Russia non sta bluffando

      La Russia non sta bluffando

      Cosa fareste per salvare la democrazia? Per salvare l’America? Per salvare il mondo? Come voterete a novembre?

      Se non state ancora pensando alla fine del mondo, allora o siete dei cerebrolesi o siete bloccati in qualche angolo remoto del mondo, totalmente privi di accesso alle notizie.

      La scorsa settimana siamo stati più vicini a un conflitto nucleare tra Stati Uniti e Russia di quanto non lo siamo mai stati dalla crisi dei missili di Cuba del 1962.

      Oggi siamo ancora più vicini.

      Quasi tutti gli scenari ventilati dai media occidentali su un conflitto nucleare tra Russia e Stati Uniti vedono la Russia dare il via allo scambio usando armi nucleari contro l’Ucraina in risposta al deterioramento delle condizioni militari, economiche e/o politiche provocato dagli Stati Uniti e dalla NATO, che hanno sfruttato con successo l’Ucraina come proxy per ottenere la sconfitta strategica della Russia.

      È questo che intendono sia l’Ucraina che l’amministrazione Biden quando parlano di “vincere la guerra”.

      Questa è la continuazione dell’obiettivo politico enunciato dal Segretario alla Difesa Lloyd Austin nell’aprile del 2022: “vedere la Russia indebolita al punto da non poter fare il tipo di cose che ha fatto invadendo l’Ucraina“, ovvero che la Russia non dovrebbe “avere la capacità di ricostituire rapidamente” le forze e gli equipaggiamenti che ha perso in Ucraina.

      Lloyd Austin (a destra) e il Segretario di Stato Anthony Blinken (a sinistra) si rivolgono alla stampa, aprile 2022

      Questa politica è fallita: la Russia ha integrato quattro nuovi territori – Kherson, Zaporizhia, Donetsk e Lugansk – nella Federazione Russa e l’industria della difesa russa non solo ha rimpiazzato le perdite subite nel conflitto ucraino, ma attualmente sta armando ed equipaggiando altri 600.000 soldati che si sono aggiunti all’esercito russo dal febbraio 2022.

      Sono gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO ad essere con le spalle al muro, con l’Europa che si trova ad affrontare difficoltà economiche a causa dell’enorme effetto boomerang che hanno avuto le sanzioni sull’energia russa e con gli Stati Uniti che assistono impotenti al momento in cui la Russia, insieme alla Cina, trasformerà il forum economico dei BRICS, un tempo passivo, in un gigante geopolitico in grado di sfidare e superare il G7 guidato dagli Stati Uniti come organizzazione non governativa più influente del mondo.

      Come risultato di questo abissale fallimento, i responsabili politici sia negli Stati Uniti che in Europa stanno intraprendendo atti di escalation sempre più sfacciati volti a portare la Russia al punto di rottura, il tutto partendo dal presupposto che tutte le cosiddette “linee rosse” stabilite dalla Russia in merito all’escalation sono illusorie: la Russia, secondo loro, sta bluffando.

      E se la Russia non stesse bluffando?

      Lo scenario generato dall’Occidente dipinge un quadro apocalittico che vede una Russia debole e sconfitta, che usa le armi nucleari contro l’Ucraina in un ultimo, disperato atto di vendetta.

      Secondo questo scenario (che gli Stati Uniti e la NATO non solo hanno simulato nei war games, ma anche messo in atto quando hanno immaginato che la Russia si stesse preparando a usare le armi nucleari tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023), gli Stati Uniti e la NATO lancerebbero una risposta devastante contro obiettivi russi nel profondo della Russia, con l’obiettivo di degradare in modo punitivo i centri di comando e controllo, la logistica e la capacità bellica della Russia.

      Questo verrebbe fatto con armi convenzionali.

      Un F-16 dell’USAF sgancia un missile Joint Air Surface Standoff (JASSM)

      Se la Russia optasse per una rappresaglia colpendo obiettivi della NATO, gli Stati Uniti dovrebbero prendere una decisione: continuare a escalare, confrontandosi con la Russia fino all’esaurimento di una delle due parti, oppure usare preventivamente le armi nucleari come mezzo di “escalation to de-escalate”, lanciando un attacco nucleare limitato con armi nucleari a basso rendimento, nella speranza che la Russia si tiri indietro per paura di ciò che accadrebbe dopo: una guerra nucleare generale.

      Il Pentagono ha integrato uno scenario di questo tipo nella gamma di opzioni di prelazione nucleare a disposizione del Presidente degli Stati Uniti. In effetti, all’inizio del 2020 il Comando strategico degli Stati Uniti aveva condotto un’esercitazione in cui il Segretario alla Difesa aveva dato istruzioni di lancio ad un sottomarino statunitense della classe Ohio, affinché lanciasse un missile Trident con testate nucleari a basso rendimento W-76-2 contro un obiettivo russo, in uno scenario che prevedeva un’aggressione russa contro i Paesi Baltici, in cui la Russia avrebbe usato un’arma nucleare tattica per colpire un obiettivo della NATO.

      La follia di questo scenario è che ignora la dottrina nucleare russa pubblicata, secondo la quale la Russia risponderà con tutta la potenza del suo arsenale nucleare strategico in caso di attacco nucleare contro il territorio russo.

      Ancora una volta, i pianificatori nucleari statunitensi ritengono che la Russia stia bluffando.

      C’è un’altra svolta in questa discussione.

      Anche se gli Stati Uniti potrebbero pensare che la Russia non cercherebbe una guerra nucleare generale in seguito all’uso da parte degli Stati Uniti di testate nucleari a basso rendimento, il problema è che il mezzo di impiego della testata W-76-2 è un missile balistico lanciato da un sottomarino armato di Trident.

      La testata nucleare a basso rendimento W-76-2

      Mentre lo scenario del febbraio 2020 prevedeva che la Russia usasse per prima le armi nucleari (cosa che, all’epoca, avrebbe rappresentato una grave deviazione dalla dottrina nucleare russa pubblicata e dalle dichiarazioni politiche del Presidente russo), il fatto è che gli Stati Uniti non aspetteranno necessariamente che sia la Russia a dare il via al fronte nucleare.

      Gli Stati Uniti hanno da tempo abbracciato una postura nucleare che non solo incorpora il potenziale di un primo attacco nucleare, ma, attraverso dichiarazioni politiche, incoraggia attivamente i potenziali avversari nucleari dell’America a credere che tale azione sia, di fatto, possibile. David J. Trachtenberg, vice sottosegretario alla Difesa per la politica durante l’amministrazione Trump, aveva dichiarato in un discorso alla Brookings Institution nel 2019 che un aspetto chiave della postura nucleare degli Stati Uniti era “mantenere avversari come la Russia e la Cina nel dubbio se gli Stati Uniti avrebbero mai impiegato le loro armi nucleari“.

      Ma sono stati gli Stati Uniti ha togliere ogni dubbio dall’equazione. Theodore Postol, in un recente articolo su Responsible Statecraft, sottolinea che una nuova spoletta utilizzata sulla testata nucleare W-76 (non la W-76-2 a basso rendimento, ma piuttosto la versione da 100 chilotoni) ha trasformato le 890 testate W-76 caricate sui missili Trident trasportati a bordo dei sottomarini balistici della classe Ohio in armi in grado di distruggere i silos missilistici rinforzati russi e cinesi, con una sola testata.

      La testata nucleare W-76

      Ciò significa che, utilizzando una traiettoria a basso profilo da una posizione vicina alle coste della Russia o della Cina, gli Stati Uniti hanno la capacità di lanciare un primo attacco nucleare che avrebbe buone probabilità di mettere fuori gioco l’intera componente terrestre del deterrente nucleare strategico sia cinese che russo. Di conseguenza, la Russia è stata costretta ad adottare una postura nucleare “launch on detect“, in cui impiegherebbe la totalità del suo arsenale terrestre nel momento in cui rilevasse un potenziale primo attacco da parte degli Stati Uniti.

      Torniamo per un attimo allo scenario dell’impiego dell’arma nucleare a basso rendimento W-76-2 come parte della strategia di “escalation to de-escalate“, che è alla base dell’intera ragione di esistere dell’arma W-76-2.

      Nel momento in cui gli Stati Uniti lanciassero un missile Trident con una testata a basso rendimento, come dovrebbero interpretare questo atto i russi? Il fatto è che se gli Stati Uniti dovessero mai lanciare una testata W-76-2 con un missile Trident, i russi considererebbero questa azione come l’inizio di un primo attacco nucleare e come risposta ordinerebbero il lancio del proprio arsenale nucleare.

      Tutto questo perché gli Stati Uniti hanno abbracciato una politica di “ambiguità sul primo attacco” volta a mantenere russi e cinesi in dubbio sulle intenzioni nucleari americane.

      E, per mettere la ciliegina sulla torta nucleare, la risposta della Russia sembra essere stata quella di cambiare la propria dottrina nucleare per abbracciare una simile postura di prelazione nucleare, il che significa che, piuttosto che aspettare che gli Stati Uniti lancino effettivamente uno o più missili armati di armi nucleari contro un obiettivo russo, la Russia cercherà ora di prevenire tale attacco lanciando il proprio attacco nucleare preventivo, progettato per eliminare la forza di deterrenza nucleare terrestre degli Stati Uniti.

      In un mondo sano di mente, entrambe le parti riconoscerebbero i pericoli intrinseci di una simile postura proiettata in avanti e adotterebbero misure correttive.

      Ma non viviamo più in un mondo sano di mente.

      Inoltre, dato che il principio di fondo che guida le politiche statunitensi nei confronti della Russia è l’idea errata che la Russia stia bluffando, qualsiasi atteggiamento aggressivo che potremmo assumere per promuovere e sfruttare l’ambiguità derivante dalla possibilità di un primo attacco insito nell’attuale postura nucleare statunitense non farà altro che alimentare la paranoia russa nei confronti di una potenziale prelazione nucleare statunitense, spingendo la Russia ad agire in anticipo.

      La Russia non sta bluffando.

      E il nostro rifiuto di riconoscerlo ci ha portati su una strada in cui sembriamo più che disposti ad ostacolare la vita stessa.

      Dobbiamo prevenire la prelazione nucleare abbracciando una politica di rigorosi principi di “no first use“.

      Scegliendo la deterrenza al posto della guerra.

      De-enfatizzando la guerra nucleare.

      Controllando le armi nucleari attraverso trattati di controllo degli armamenti verificabili.

      Ed eliminando le armi nucleari.

      Si tratta davvero di una scelta esistenziale: le armi nucleari o la vita.

      Perché sono incompatibili l’una con l’altra.

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