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L’Italia è in prima fila per il portafoglio digitale e l’identità digitale, con la sperimentazione del IT-Wallet.
“La grande sperimentazione del famoso Green Pass è stata quella di trasformare diritti, che sono diritti sacrosanti, come il diritto di libera circolazione all’interno del territorio della Repubblica e altri diritti simili, in privilegi, concessi solo ai cittadini sufficientemente obbedienti e che avevano un atteggiamento sufficientemente sottomesso rispetto alle esigenze rappresentate dalla casta dei parassiti governanti”, denuncia l’avvocato Alessandro Fusillo.
“L’esperimento è stato quello, e la stessa applicazione, appunto la famosa app IO, è quella che dovrà contenere questa nuova diavoleria che è IT-Wallet.
Invito tutti, e immagino che tra i nostri ascoltatori non ce ne siano, chiunque avesse l’app IO, a cancellarla dal cellulare.
Il primo mezzo di reazione rispetto a queste cose è il boicottaggio, che in alcuni casi ha funzionato.
Quando lanciarono la famosa app di tracciamento dei contatti, che doveva funzionare con i telefonini, non la scaricò nessuno, perché in quell’occasione gli italiani subodorarono la fregatura che ci poteva stare dietro e xhe quindi, non ha avuto nessun successo, non è stata utilizzata.
Fate la stessa cosa con l’app IO. Anche coloro che sono stati costretti, in qualche modo, tramite il ricatto economico, a farsi il famoso marchio verde, oggi hanno tutta la possibilità di cancellare questa applicazione, togliersela dai telefonini, e quindi non essere nemmeno destinatari della proposta di scaricare il T-Wallet.
Adesso deve partire un’ulteriore sperimentazione, partirà il 23 ottobre, più o meno in linea con l’anniversario dell’infamia del Green Pass.
Sarà proposto, e dicono sul sito che saranno selezionati con criteri demografici e geografici per dare una distribuzione più o meno uniforme a questa proposta, e potranno scaricare all’interno dell’app IO anche l’applicazione IT-Wallet.
È fondamentale anche che chi non ha scaricato l’app IO dica di no alla proposta. Ricordiamoci che in questa fase è tutto facoltativo, tanto che c’è una propaganda abbastanza martellante che presenta questa nuova applicazione come una cosa comodissima, come se fosse particolarmente scomodo avere la patente nel portafoglio, come abbiamo sempre fatto, o avere altri documenti come la tessera sanitaria, che non è nemmeno più cartacea, ma di plastica, perché non sono più di carta questi documenti.
Non c’è nessuna comodità, evidentemente, anzi c’è la scomodità e il rischio connesso ad avere tutta questa documentazione su uno strumento elettronico che è facilmente aggredibile da parte di hacker ed esperti informatici che, con veramente poche mosse, possono impadronirsi dei nostri documenti, che già di per sé non sono particolarmente sicuri, ma così lo diventano ancora meno.
La previsione poi è letteralmente ridicola, perché il sito dedicato all’IT-Wallet della Presidenza del Consiglio prevede che entro il 2026 tutti gli italiani abbiano l’app T-Wallet, cioè prevedono che il 100% degli italiani siano muniti di questa schifezza.
Inutile dire che c’è un elemento fondamentale: uno potrebbe banalmente non avere lo smartphone, molto semplicemente, o magari averlo con un numero di telefono estero e quindi non essere nemmeno registrato in Italia come utente della rete di telefonia cellulare. E quindi già lì cadrebbe tutto il castello di carte.
Probabilmente arriverà un momento in cui sarà opportuno avere qualcuno di quei vecchi cellulari che non si scaricavano mai, perché non avevano niente che ne rallentasse il funzionamento, e se ci diranno:
“Hai IT-Wallet?” potremo rispondere: “Non posso, ho soltanto questo vecchissimo Nokia o simile (non facciamo pubblicità alle marche), comunque questo vecchissimo cellulare, e quindi non ho modo di scaricare questi documenti.”
Il tutto si lega poi a un pesante accentramento amministrativo, perché tutta la gestione di queste nuove piattaforme elettroniche è centralizzata nelle mani della Presidenza del Consiglio, che opera attraverso commissari straordinari e tramite società che prevedono fin d’ora il cosiddetto partenariato pubblico-privato, che è sinonimo di fregature.
Quando leggete partenariato pubblico-privato, iniziate a preoccuparvi. Si prevede che questo sistema elettronico sia collegato all’anagrafe nazionale della popolazione residente, che è stata recentemente centralizzata anche quella.
È tutta gestita a livello del governo centrale. In parallelo alla nostra libertà e alla nostra riservatezza, c’è un attacco evidente anche al decentramento amministrativo: i comuni non gestiscono più sostanzialmente i servizi anagrafici e non è previsto che li gestiscano, perché per funzionare questa piattaforma deve essere evidentemente centralizzata e gestita da pochi soggetti.
L’ultimo aspetto, e forse il più inquietante, è quello della disponibilità dei dati, che saranno liberamente accessibili.
Chiediamoci per farci cosa? Questo, poi, con buona pace dei tanti che dicevano e continuano a dire: “È tutto finito, è tutto finito.” Non è finito un bel niente.
Le famose agende vanno avanti a pieno ritmo, e questa della digitalizzazione è una delle agende più inquietanti e pericolose con cui avremo a che fare nel corso dei prossimi anni.
Saranno selezionati qualche decina di migliaia di cittadini italiani che sperimenteranno iT-Wallet, cioè avranno la possibilità di avere proprio dentro l’app IO tre documenti, tra cui la patente. Proprio l’app che tanti orgogliosamente mostravano con il QR code per entrare e mangiare la pizza, mentre noi e tanti altri facevamo colazione fuori.
Ricorderete all’epoca: io ricordo colazioni prese in fretta, da amante della colazione all’italiana, con cornetti e simili. E quindi mi ricordo di colazioni fatte seduti su un muretto, seduti in macchina”.