Di Ciro Silvestri
Il taglio del cordone ombelicale al momento della nascita è un atto necessario che consente al neonato di attivare le proprie funzioni autonome.
È la conclusione di un ciclo, vitale ma limitato nel tempo.
Dal taglio inizia una nuova ed entusiasmante fase di vita del nascituro, che attraverserà l’avventura della vita, adeguandosi a ogni periodo in maniera diversa.
La gran parte dei fortunati vivranno l’ infanzia, l’adolescenza, la giovinezza, la maturità e la terza età, e ad ogni passaggio sarà sempre come iniziare una nuova vita.
Dall’osservazione della natura s’imparano tante cose, ma quello che più conta è trasformare le conoscenze in esperienza.
La politica è, nella sua definizione più ampia, la gestione e la regolazione della comunità, che in Occidente ha preso, storicamente, la forma dello Stato: perché non sia però mera gestione dell’esistente o puro rapporto di forza, necessita di un’ispirazione morale e di una serie di principi e valori di riferimento. Ma principi e valori, ovviamente, non possono essere immutabili, devono evolversi, come la vita umana.
Se è centrata sull’uomo, come deve esserlo, la politica deve adattarsi alla sua evoluzione ed essere sempre al passo con i suoi bisogni.
In fondo, è quello che hanno fatto le diverse ideologie che hanno animato la politica degli ultimi due secoli.
Nel frattempo però, concetti come sinistra, destra, fascismo, comunismo, etc. sono entrati a far parte del linguaggio comune e più si diffondevano come etichette, più si radicavano nel pensiero comune, tanto da condizionarlo fortemente. Ormai sono etichette sclerotizzate, buone per attaccare gli avversari o per confondere orwellianamente le acque, come quando politici del Pd insultano col termine “fascista” chi si oppone alle loro brutali restrizioni – quelle sì, “fasciste” – di diritti e libertà fondamentali. In verità, le accuse incrociate di “fascismo” sono diventate qualcosa di surreale e grottesco nel teatrino politico nostrano.
È chiaro che tutto questo – l’uso spurio di etichette politiche ormai inerti, cosi come i vecchi concetti di “destra” e “sinistra”, come anche “reazionario” o “progressista” – è ormai un ostacolo a una rigenerazione, che dev’essere in primo luogo ideologica e ideale, della politica, affinché questa possa ritrovare le ragioni e i valori entro i quali potersi riconoscere.
Ora, se c’è qualcosa di buono in questi assurdi ultimi trenta mesi, è proprio la creazione di una rete trasversale di cittadini che si sono riconosciuti nei valori che hanno percepito messi in pericolo dalla terribile gestione della cosiddetta emergenza pandemica,
Le piazze della protesta sono state condivise dalle persone più disparate per origine, cultura e formazione, e questo ha formato un promettente melting pot.
La vita in qualche modo ci ha voluto dare l’ennesima lezione: gli uomini si riconoscono e si identificano soprattutto nella comune percezione delle cose. È di fronte al pericolo che l’“animale politico” che è l’essere umano si coalizza per darsi forza e per fare resistenza, creando comunità.
Una nuova politica, e chi la interpreterà, dovrebbe fare tesoro di questa lezione.
Dovremmo abbandonare una buona volta i vecchi schemi, con tutto il lessico divisivo che ha contraddistinto un’epoca ormai superata.
Ostinarsi a mantenere linguaggio e mentalità novecenteschi, non ha altro effetto che ritardare il tempo dell’elaborazione di concetti e categorie più adeguati al nostro tempo e alla nostra condizione.
Certo, non mi nascondo che è difficile, perché per inerzia si è più inclini a ripetere che a imparare ed elaborare, ma è inevitabile.
Prima ci libereremo delle zavorre che ci tengono ancorati al passato, prima taglieremo definitivamente il “cordone ombelicale” che ancora ci lega al Novecento, e più presto e più facile sarà affrontare a viso aperto le sfide di un mondo cambiante che non può più essere compreso con schemi che hanno fatto il proprio tempo.