Come ben noto, la NATO ha nella componente militare il cuore pulsante del suo intero corpo esistenziale.
Essa infatti non esisterebbe senza il “collante della forza”, con gli USA che hanno un ruolo preponderante in questo contesto.
Se il cuore è la forza militare, il cervello è certamente però la forza politica.
Forza politica che, in concreto, parte da Washington e si irradia sugli altri Stati membri.
In sostanza, dunque, la testa di questa alleanza sono gli Stati Uniti, così come il cuore pulsante della stessa.
Questa è una situazione che ormai viviamo dal 1945 e che le ultime fibrillazioni sulla Presidenza Trump hanno dimostrato ancora una volta (non che ce ne fosse stato bisogno). Fra le altre cose:
- Il tramonto del figliol prodigo del progressismo globale, il canadese Justin Trudeau.
- Una risposta cauta e debole dei Paesi NATO alle affermazioni del Tycoon sulla volontà prendersi, con la forza o meno, il Canada, il Canale di Panama e la Groenlandia.
- La paura serpeggiante dei membri NATO di non riuscire a compiacere o a trovarsi d’accordo con il “Capo” arrivato di nuovo alla Casa Bianca. Quando mai si è vista una tale apprensione generale per l’elezione di un altro Presidente in un qualsiasi altro Paese membro dell’Alleanza Atlantica?
Se gli USA e il suo strumento di proiezione di potenza globale per eccellenza (la NATO), dunque, hanno una certa capacità di operare in vari contesti del globo anche con la forza, dall’altra parte della barricata tale organizzazione è ancora in divenire. Lasciando dunque terreno all’Occidente.
Se ci fosse bisogno di un’ulteriore esempio, basti pensare alle “guerre contro il terrore” post – 2001 condotte da Washington in giro per il mondo. Condotte sì dalla Casa Bianca ma ufficialmente formate da coalizioni di Paesi (Iraq, etc.). Guarda caso tutti Paesi alleati di Washington (c’è chi direbbe succubi, ma sorvoliamo).
Altra parte della barricata che invece ha “appena iniziato” ad organizzarsi dal punto di vista di coordinamento e azione; almeno se pensiamo al livello raggiunto dalla controparte (appunto la NATO).
Un’organizzazione che ha fatto passi da gigante negli ultimissimi anni, soprattutto dal punto di vista del dialogo politico e degli obiettivi da raggiungere in primis nel campo economico. Condividendo addirittura il destino comune da raggiungere: l’abbattimento dell’ordine globale unipolare a vantaggio di uno multipolare.
Un’organizzazione che però ancora stenta a trovare forme e legami “indissolubili” dal punto di vista militare. Infatti, la “struttura” NATO non ha paragoni in altri contesti globali e in altre relazioni fra Paesi del mondo.
BRICS+ e Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (solo per citarne due delle più significative), infatti, se sono organizzazioni di primo livello su tanti aspetti di collaborazione fra Paesi aspiranti al multipolarismo, hanno ancora tanta strada da fare per divenire vere e proprie “associazioni militari”.
Per ovviare a tale mancanza (finanche necessità, visto il periodo di chiaro scuro “unipolarismo – multipolarismo” che stiamo vivendo) e nell’attesa di arrivare a una qualche forma di “integrazione militare multipolare” di risposta alla NATO (dunque con uno spiccato “cuore militare”), le grandi e medie potenze più impegnate nel contrasto alla visione di Washington si stanno organizzando altrimenti.
E a mio avviso, la Russia è quella che ci sta investendo di più tramite i “Partenariati Strategici Globali”: forme di associazione fra Paesi che toccano vari ambiti relazionali, compreso quello militare.
Nuovi livelli di partnership, dunque, che possono fare da “apripista multipolare” a legami sempre più forti e più ampi fra vari Paesi del mondo. Non dunque limitandosi a quelli bilaterali, come avviene ora.
E a tal proposito, quello Russia – Corea del Nord è veramente una novità, un passo significativo verso tale possibile “ambizione e disegno” multipolare. Alcuni degli articoli più significativi dal punto di vista “militare – securitario”:
- Articolo 3
Le Parti cooperano tra loro per garantire una pace e una sicurezza regionali e internazionali durature. In caso di minaccia immediata di un atto di aggressione armata contro una delle Parti, queste ultime, su richiesta di una di esse, utilizzeranno immediatamente i canali bilaterali per le consultazioni al fine di coordinare le loro posizioni e concordare possibili misure pratiche aiutarsi a vicenda per eliminare la minaccia emergente.
- Articolo 4
Se una delle Parti subisce un attacco armato da parte di uno o più Stati e si trova quindi in uno stato di guerra, l’altra fornirà immediatamente assistenza militare e di altro tipo con tutti i mezzi a sua disposizione ai sensi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite e in conformità con la legislazione della Repubblica Popolare Democratica di Corea e della Federazione Russa.
- Articolo 5
Ciascuna Parte si impegna a non stipulare accordi con Stati terzi diretti contro la sovranità, la sicurezza, l’integrità territoriale, il diritto alla libera scelta e allo sviluppo dei sistemi politici, sociali, economici e culturali e altri interessi fondamentali dell’altra Parte, e a non prendere parte in tali azioni. Le Parti non consentono a Stati terzi di utilizzare il proprio territorio allo scopo di violare la sovranità, la sicurezza o l’integrità territoriale dell’altra Parte.
- Articolo 6
Le Parti sostengono reciprocamente le politiche pacifiche e le misure volte a proteggere la sovranità statale, a garantire la loro sicurezza e stabilità, a difendere il loro diritto allo sviluppo, e collaborano attivamente tra loro nel perseguire tali politiche volte a stabilire un giusto nuovo ordine mondiale multipolare.
- Articolo 7
Guidate dagli obiettivi di mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, le Parti si consultano e cooperano tra loro nel quadro delle organizzazioni internazionali, comprese le Nazioni Unite e le sue agenzie specializzate, su questioni di sviluppo globale e regionale che direttamente o indirettamente possono rappresentare una sfida per gli interessi comuni e la sicurezza delle parti. Le Parti cooperano e sostengono reciprocamente l’adesione di ciascuna Parte alle pertinenti organizzazioni internazionali e regionali.
- Articolo 8
Le Parti creano meccanismi per attività congiunte volte a rafforzare le capacità di difesa nell’interesse di prevenire la guerra e garantire pace e sicurezza regionale e internazionale.
- Articolo 16
Le Parti si oppongono all’uso di misure coercitive unilaterali, comprese quelle di natura extraterritoriale, e considerano la loro introduzione illegale e contraria alla Carta delle Nazioni Unite e al diritto internazionale. Le parti coordinano gli sforzi e interagiscono per sostenere iniziative multilaterali volte ad eliminare la pratica dell’utilizzo di tali misure nelle relazioni internazionali. Le Parti garantiscono la non applicazione di misure coercitive unilaterali rivolte direttamente o indirettamente contro una delle Parti, persone fisiche e giuridiche di tale Parte o loro proprietà sotto la giurisdizione di tale Parte, beni, lavoro, servizi, informazioni, risultati dell’attività intellettuale, compresi i diritti esclusivi sugli stessi, originari di una Parte, destinati all’altra Parte. Le Parti si astengono dall’aderire a misure di esecuzione unilaterali o dal sostenere tali misure di terzi se tali misure influenzano o sono dirette direttamente o indirettamente contro una delle Parti, persone fisiche e giuridiche di tale Parte o le loro proprietà sotto la giurisdizione di tale terzo. , beni provenienti da una Parte, destinati all’altra Parte, e (o) opere, servizi, informazioni, risultati di attività intellettuale, compresi i diritti esclusivi sugli stessi, forniti da fornitori dell’altra Parte. Se misure coercitive unilaterali vengono introdotte contro una delle Parti da parte di terzi, le Parti si impegnano concretamente a ridurre i rischi, eliminare o minimizzare l’impatto diretto e indiretto di tali misure sulle reciproche relazioni economiche, sulle persone fisiche o giuridiche delle Parti o i loro beni situati nella giurisdizione delle Parti, beni provenienti da una Parte, destinati all’altra Parte, e (o) opere, servizi, informazioni, risultati di attività intellettuale, compresi i diritti esclusivi sugli stessi forniti dai fornitori delle Parti. Queste ultime adottano inoltre misure per limitare la diffusione di informazioni che potrebbero essere utilizzate da terzi per imporre e intensificare tali misure.[1]
In conclusione, dunque, è possibile affermare che i “Partenariati Strategici Globali” possono e devono essere considerati sia come una “risposta” alla NATO (e alleati) che come un esempio di ciò che il “mondo altro” (rispetto all’Occidente) può mettere in campo dal punto di vista “securitario – militare”.
D’altronde, se gli ultimi due “Partenariati Strategici Globali” vedono accanto a Mosca il nome Pyongyang (20 giugno 2024) e Teheran (17 gennaio 2025) qualcosa vorrà pur dire.