SE ALLA BCE PENSANO AD EUROBOND ED UNIONE BANCARIA… BEH, LA TENUTA DELL’EUROZONA ALLORA È VERAMENTE A RISCHIO!
Cari Amici lettori, non prendiamoci in giro e soprattutto non facciamoci più prendere in giro, da chi per lunghi anni ha devastato le nostre vite, rilegandole nella perenne precarietà del lavoro, nel debito eterno e costretto noi e le nostre famiglie alla continua rinuncia, anche nel soddisfare i bisogni più essenziali.
Se direttamente dalle pagine online del blog della Banca Centrale Europea (Bce), Fabio Panetta, membro più che autorevole del suo board (già designato a ricoprire il ruolo di governatore di Banca d’Italia), mette la sua faccia per dirci che eurobond ed unione bancaria sono essenziali come l’acqua, non lo fa certo perché ha preso coscienza delle reali condizioni di vita in cui versa la maggioranza di chi abita il continente europeo.
Sì, avete compreso bene, sto parlando degli stessi eurobond che tutto il mondo accademico serio reclamava quando lo spread era a 500 alla vigilia del golpe che portò Monti al governo, e di quegli stessi eurobond la cui pronta introduzione avrebbe evitato le ormai famose manovre lacrime e sangue al popolo greco, con tagli alla Sanità che fecero schizzare il tasso di mortalità infantile a livelli africani.
A quel tempo, a Francoforte da quell’orecchio proprio non udivano! La disoccupazione, la precarietà e le eterne sofferenze per famiglie e piccole imprese italiane – che il loro non decidere per un debito comune garantito dal monopolista della moneta avrebbe provocato – non furono sufficienti per scalfire i loro cuori.
La priorità era quella di tenere aperto il condotto dei vasi comunicanti regolato dalla truffa dello spread, con la quale continuare a dirottare 80 miliardi all’anno di soldi veri nei conti di una ristretta élite e del mondo finanziario appartenente alle loro fratellanze, tutti provenienti direttamente dalle tasche degli italiani.
La priorità era anche, che i popoli europei, con i greci in prima linea, sputassero sangue per restituire interamente alle banche tedesche e francesi, tutti i prestiti da loro stesse concessi, con i quali anni prima avevano contribuito ad elevare l’export di quei paesi, comprando i loro prodotti. Un gioco delle tre carte così talmente sporco, tanto da rendere santi e beati i giullari napoletani che lo propongono per le strade dei Quartieri Spagnoli nel centro della bellissima città partenopea.
Se questa gente, apertamente priva della pietà umana non si è fermata nemmeno di fronte alla consapevolezza della morte del prossimo, cosa allora, li sta convincendo a mettere in discussione tutta la struttura fraudolenta che da sempre guida la loro moneta?
Perché deve essere chiaro, ancora una volta, visto che noi lo ripetiamo da sempre: non può esistere una unione monetaria priva di unione fiscale e bancaria, come disegnata dai poteri profondi che comandano nel nostro continente!
Queste sono le prime parole di Panetta che si leggono sul blog della Bce, a giustificazione del grande passo verso quella verità dottrinale, per anni implorata da tutte quelle menti illuminate, volutamente tenute fuori dalle stanze che contano:
Le tensioni geopolitiche e le sfide globali emerse negli anni recenti – prime tra tutte la transizione digitale e il cambiamento climatico – rendono necessario rafforzare la capacità dell’economia europea di fronteggiare shock dirompenti e di investire sul futuro. Questi obiettivi sono raggiungibili unendo le forze e lavorando insieme a livello europeo. In un conteso globale sempre più frammentato, un’economia europea integrata e coesa al suo interno potrà ottenere risultati ambiziosi. [1]
Quindi, per il prossimo governatore che siederà a Palazzo Koch – uomo ultra-fedele di Mario Draghi – le tensioni geopolitiche (immagino si riferisca al conflitto tra Russia ed Ucraina ed alle conseguenze delle sanzioni sui sistemi monetari, ndr), la transizione digitale ed il cambiamento climatico, sarebbero argomenti più che essenziali, per convincere i lor signori a rinunciare al meccanismo diabolico del differenziale sui titoli di stato emessi da paesi che usano la stessa moneta, di cui si nutrono per mettere in moto il mostro della speculazione, che valanghe di soldi porta nei loro forzieri.
Argomenti che vanno oltre la morte dei loro popoli e che, come vedremo, servono a convincere anche chi tra i poteri profondi stessi, è più restio ad arrivare a quella unione bancaria, che in soldoni, significa la garanzia totale sui depositi da parte della Bce.
Tra le giustificazioni di facciata e gli intrecci lessicali degli scritti di Panetta – che solo gli addetti ai lavori riescono a decifrarne il reale significato – la domanda è sempre la stessa: allora perché lo fanno?
La risposta, all’apparenza è molto semplice, quanto scontata: l’euro, la moneta coloniale costruita su un cumulo di falsità dottrinali, non sta più in piedi!
Un sistema economico, quello europeo, costruito sulla finanza ed un cambio sostanzialmente fisso, per garantire la scarsità di una moneta creata dal nulla e l’immacolatezza dei risparmi in mano a pochi, con il resto della gente immerso nella vasca di acido rappresentata dalla deflazione salariale infinita, dove non si produce più niente e soprattutto si privi di energia; questo euro e’ destinato a sfaldarsi di fronte all’unirsi di quei paesi, i cui sottosuoli pullulano di gas e petrolio, che oggi dimostrano di fregarsene degli estratti conto forniti dalle banche centrali dell’occidente denominati in dollari ed euro, in cambio dei loro beni.
Sono queste le conseguenze delle “tensioni geopolitiche” che preoccupano Panetta. E tutta la filippica che il membro del board della Bce mette in piedi, focalizzata sulla estrema urgenza di creare un mercato dei capitali integrato a livello europeo (UMC), non è altro che un voler decorare la situazione per farla digerire, da una parte come detto, ai poteri europei stessi che ancora sono contrari o recalcitranti, e dall’altra a non far comprendere al popolino, quanto il loro agire sia stato così delinquenziale fino ad oggi.
Per realizzare questo obiettivo – scrive Panetta – “occorre ampliare l’orizzonte di osservazione e guardare alla struttura dell’Unione economica e monetaria. Vi sono due punti critici nel cammino verso una vera e propria UMC. Il primo è l’assenza di un titolo sovrano privo di rischio emesso su base stabile dall’UE. Il secondo punto debole è la mancanza di un’unione bancaria completa, che costringe le banche europee a operare in uno o pochi mercati nazionali.
Storicamente, i mercati dei capitali più avanzati si sono sviluppati attorno a un titolo sovrano. Negli Stati Uniti, ad esempio, il mercato dei capitali si è formato in parallelo con la crescita del mercato dei titoli pubblici emessi dal governo federale.”
L’aggettivo “storicamente”, usato da Panetta, allo stesso tempo, fa sorridere ed arrabbiare. Sorridere perché è la storia che conferma la dottrina ed arrabbiare perché la storia e la dottrina erano già entrambe ben chiare sul tema, quando un quarto di secolo fa fu fattto nascere l’Euro!
Insomma, alla vigilia delle nozze d’argento della moneta comune europea, a Francoforte, improvvisamente, ci si rende conto che una unione monetaria non può stare in piedi senza la garanzia totale sui depositi da parte del monopolista di quella, che è la valuta che caratterizza l’unione monetaria stessa.
Beata Modern Monetary Theory!
Siccome il Lupo perde il pelo ma non il vizio ed il diavolo sempre risiede nei dettagli, l’uomo di Draghi – dopo aver decantato la necessità dell’unione bancaria – ben si guarda dal parlare di unione fiscale (eccetto che per l’unione dei tassi, oggi necessari per tenere in piedi l’Euro, ndr), altro elemento essenziale per poter operare con giustizia sociale, attraverso una moneta comune.
Dal momento che il problema di chi accumula, oggi nel continente europeo, è la mancanza di denaro, stante il blocco dei flussi provenienti dalle esportazioni e la naturale mancanza dei deficit governativi a sostegno del mercato interno (folle presupposto su cui si fonda l’Euro, ndr), ecco che Panetta, ben conscio che la parola debito non è contemplata nei bilanci dei lor Signori, invoca il ricorso ai soldi pubblici per finanziare i progetti elitari:
Il capitale azionario e le altre forme di investimento specializzate, come il venture capital, sono infatti più adatti rispetto al debito per finanziare tali progetti, caratterizzati da rischi elevati e flussi di reddito altamente variabili, che mal si conciliano con il rimborso periodico di finanziamenti sotto forma di debito.
Per chi non lo sapesse il venture capital, è una forma di investimento di medio-lungo termine in imprese non quotate ad alto potenziale di sviluppo e crescita (high-grow companies) che si trovano nella fase di start up, effettuata prevalentemente da investitori istituzionali con l’obiettivo di ottenere un consistente guadagno in conto capitale dalla vendita della partecipazione acquisita o dalla quotazione in borsa.
Quindi, tutto risulta estremamente chiaro: ecco quello che i Signori residenti nel belpaese chiedono, per continuare il saccheggio:
- l’unione bancaria – per garantire la sopravvivenza della moneta coloniale Euro ed il tempestivo intervento a copertura totale in caso (più che certo, ndr), di crollo di una o più banche sistemiche che a catena coinvolgerebbe tutto il sistema bancario ed economico del continente e quindi i loro stessi preziosi depositi;
- gli eurobond – sempre per tenere in piedi questa unione monetaria che al momento, non può permettersi assolutamente crisi al suo interno dovute a disallineamenti sui tassi il cui impatto fiscale non è più sostenibile per paesi come ad esempio l’Italia e la Grecia, la cui uscita equivarrebbe alla fine del progetto-euro;
- Soldi pubblici (politiche fiscali per l’élite) – per i nuovi e futuri progetti, da gestire in modo monopolistico, nei settori che interessano alle lobby di potere (digitale, clima, fonti energetiche alternative, ecc.). Mentre per tutti gli altri, seguendo sempre la solita ricetta, la moneta resta a debito;
Il pensiero di Panetta, chiaramente espresso, non sul Corriere dei Piccoli ma sul blog ufficiale della Bce, rende ancora più chiare le motivazioni del forte interesse da parte dei poteri profondi italiani ad usare come merce di scambio, di fronte quanto richiesto da Panetta, la ratifica del nuovo trattato sul Mes.
La loro contrarietà è ormai nota da tempo ed unica nel suo genere, rispetto alla perenne accoglienza di tutto ciò che in questi anni proveniva da Francoforte e Bruxelles.