Uno dei più quotati giornalisti del Wall Street Journal, Gerry Baker, afferma: “Siamo stati presi in giro e ingannati per anni, tutto in nome della ‘democrazia. Questo inganno è ‘crollato’ con il dibattito presidenziale di giovedì“.
“Adesso che il mondo ha visto la verità… [e non solo] la ‘disinformazione’… la finzione della competenza del signor Biden… suggerisce che loro [i Democratici] evidentemente pensavano di farla franca promuovendola. [Tuttavia], perpetuando questa finzione, hanno anche rivelato il loro disprezzo per gli elettori e per la democrazia stessa”.
Baker continua:
“Biden ha avuto successo perché ha fatto dell’allineamento alla linea del partito il lavoro di tutta una vita. Come tutti i politici il cui ego supera il loro talento, si è arrampicato su un palo viscido seguendo pedissequamente il suo partito, ovunque esso lo portasse… Infine, nell’ultimo atto di servilismo partitico, era diventato vicepresidente di Barack Obama, la vetta del successo per chi è incapace, ma fedele: la posizione più alta per un consumato ‘yes man’”.
“Ma poi, proprio quando era pronto a scivolare in una comoda e meritata oscurità, il suo partito aveva bisogno di un prestanome… Cercavano una figura di riferimento leale e affidabile, una bandiera di convenienza, sotto la quale far navigare il vascello progressista nei meandri più profondi della vita americana – in una missione per far progredire lo statalismo, l’estremismo climatico e il ‘risveglio’ autolesionista. Non c’era veicolo più fedele e conveniente di Joe”.
Se è così, allora chi ha effettivamente “tirato i fili dell’America” negli ultimi anni?
“Voi [del Partito Democratico] non potete ingannarci, prenderci in giro per anni, facendo finta che quest’uomo sia perfettamente competente nel proprio lavoro e una forza risanatrice per l’unità nazionale, per poi venirci a dire, quando il vostro inganno viene scoperto, che ‘per Bonzo è l’ora di andare a letto’ – grazie per il vostro servizio, e andiamo avanti”, avverte Baker.
Ora le cose andranno orribilmente male. Gran parte del suo partito non ha più bisogno di lui… in un atto straordinariamente cinico che ricorda la peggior pubblicità ingannevole, [stanno cercando di] scambiarlo con qualcuno più utile alla loro causa. Una parte di me pensa che non dovrebbe essere permesso loro di farla franca. Mi trovo nella strana posizione di voler fare il tifo per il povero Joe farfugliante… Sono tentato di dire alla macchina democratica che si mobilita freneticamente contro di lui: non potete fare questo. Non potete ingannarci, dissimulare e prenderci in giro per anni”.
Qualcosa di significativo è scattato all’interno del “sistema”. Si è sempre tentati di collocare tali eventi nel “tempo immediato”, ma anche Baker sembra alludere a un ciclo più lungo di inganni e raggiri, che solo ora è di colpo venuto alla luce.
Tali eventi, sebbene apparentemente effimeri e momentanei, possono essere presagi di contraddizioni strutturali più profonde in movimento.
Quando Baker scrive che Biden è l’ultima “bandiera di convenienza” sotto la quale gli strati dominanti hanno potuto far navigare il vascello progressista nei meandri più profondi della vita americana – “in missione per far progredire lo statalismo, l’estremismo climatico e il ‘risveglio’ autolesionista” – sembra probabile che si riferisca all’era degli anni ’70, della Commissione Trilaterale e del Club di Roma.
Gli anni ’70 e ’80 erano stati il momento in cui il lungo arco del liberalismo tradizionale aveva lasciato il posto ad un “sistema di controllo” meccanico e dichiaratamente illiberale (tecnocrazia manageriale) che oggi si spaccia fraudolentemente per democrazia liberale.
Emmanuel Todd, storico e antropologo francese, esamina le dinamiche a più lunga scadenza degli eventi che si stanno svolgendo nel presente: l’agente principale del cambiamento che ha portato al declino dell’Occidente (La Défaite de l’Occident), sostiene, è stata l’implosione negli Stati Uniti (e in Inghilterra) del protestantesimo “anglo”, con le sue prerogative occupazionali, individualistiche e industriali – un credo le cui qualità erano ritenute in grado di riflettere la grazia di Dio attraverso il successo materiale e, soprattutto, di confermare l’appartenenza alla classe degli “Eletti” da Dio.
Mentre il liberalismo tradizionale aveva le sue motivazioni, il declino dei valori tradizionali ha innescato lo scivolamento verso la tecnocrazia manageriale e il nichilismo. La religione persiste in Occidente, anche se assomiglia ad uno “zombie”, sostiene Todd. Tali società, sostiene Todd, annaspano, in assenza di una sfera metafisica che faccia da guida e fornisca alle persone un sostentamento non materiale.
Tuttavia, la dottrina attuale, secondo cui solo una ricca élite finanziaria, esperti di tecnologia, leader di multinazionali e banche possiederebbero la lungimiranza e la comprensione tecnologica necessarie per manipolare un sistema complesso e sempre più controllato ha cambiato completamente la politica.
Le antiche consuetudini sono scomparse, così come l’empatia. Molti hanno sperimentato la disconnessione e la noncuranza della fredda tecnocrazia.
Quindi, quando un redattore senior del WSJ ci dice che l’”inganno e la presa in giro” sono crollati con il dibattito Biden-Trump trasmesso alla CNN, dovremmo sicuramente prestare attenzione; sta dicendo che la gente sta finalmente aprendo gli occhi.
La presa in giro era la finzione della democrazia e anche quella dell’America che si dichiarava – nelle sue stesse scritture – la pioniera e l’apripista dell’umanità: l’America come nazione eccezionale: l’unica, la pura di cuore, la battezzatrice e la redentrice di tutti i popoli disprezzati e oppressi; l’”ultima, migliore speranza della terra“.
La realtà è sempre stata molto diversa. Naturalmente, le nazioni possono “vivere nella menzogna” per un lungo periodo. Il problema di fondo – il punto che Todd sottolinea in modo così convincente – è che si può riuscire a ingannare e manipolare la percezione del pubblico, ma solo fino a un certo punto.
La realtà è che, semplicemente, non ha funzionato.
Lo stesso vale per l’”Europa”. L’aspirazione dell’UE a diventare un attore geopolitico globale era subordinata alla convinzione che la Francia, l’Italia, la Germania e altri potessero continuare ad essere entità nazionali vere e proprie, anche se l’UE si accaparrava con l’inganno tutte le prerogative decisionali nazionali. L’ammutinamento [tradotto su CDC] alle recenti elezioni europee riflette questo malcontento.
Naturalmente, la condizione di Biden è nota da tempo. Allora, chi ha gestito gli affari, prendendo quotidianamente decisioni critiche sulla guerra, la pace, la composizione del sistema giudiziario e i confini dell’autorità statale? Il pezzo del WSJ fornisce una risposta: “Consiglieri non eletti, membri del partito, familiari intriganti e persone a caso prendono tutti i giorni decisioni critiche” su questi temi.
Forse dovremmo rassegnarci al fatto che Biden è un vecchio iracondo e rimbambito che urla al suo staff: “Durante gli incontri con gli assistenti che stanno preparando i briefing formali, alcuni funzionari di alto livello si sono a volte impegnati a fondo per curare le informazioni, nel tentativo di evitare di provocare una reazione negativa“.
“È come se dicessero: ‘Non puoi includere questo, lo farebbe arrabbiare’ o ‘Mettici quello, gli piace’”, ha ammesso un alto funzionario dell’amministrazione. “È [una persona] molto difficile e la gente è spaventata a morte da lui“. Il funzionario ha poi aggiunto: “Non accetta consigli da nessuno, se non da quei pochi aiutanti al vertice, e diventa una tempesta perfetta perché si isola sempre di più dai loro sforzi per controllarlo“.
Seymour Hersh, il noto giornalista investigativo, riferisce:
“La deriva di Biden verso il vuoto è in corso da mesi, poiché lui e i suoi assistenti di politica estera hanno sollecitato per Gaza un cessate il fuoco che non ci sarà, continuando a fornire le armi che rendono meno probabile un cessate il fuoco. C’è un paradosso simile in Ucraina, dove Biden ha finanziato una guerra che non può essere vinta – rifiutandosi però di partecipare ai negoziati che potrebbero porre fine al massacro”.
“La realtà dietro a tutto questo, come mi è stato detto per mesi, è che Biden, semplicemente, ‘non c’è più’ – in termini di comprensione delle contraddizioni delle politiche che lui e i suoi consiglieri di politica estera hanno portato avanti”.
D’altro canto, Politico ci dice: “La ristretta squadra senior di Biden conosce bene gli assistenti di lunga data che continuano ad avere l’orecchio del presidente: Mike Donilon, Steve Ricchetti e Bruce Reed, così come Ted Kaufman e Klain all’esterno“.
“Sono sempre le stesse persone, non le ha cambiate per 40 anni… Il numero di persone che ha accesso al presidente è diventato sempre più piccolo. Da mesi si stanno rintanando sempre più in fondo al bunker”. E, ha aggiunto lo stratega, “più si addentrano nel bunker, meno ascoltano la gente”.
Secondo le parole di Todd, le decisioni vengono prese da un piccolo “villaggio di Washington”.
Naturalmente, Jake Sullivan e Blinken si trovano al centro della cosiddetta visione “inter-agenzia”. È qui che si discute soprattutto di politica. Non viene elaborata esclusivamente nel Comitato per la sicurezza nazionale – ma è diffusa in una matrice di “gruppi” interconnessi, tra cui il complesso industriale militare, i leader del Congresso, i grandi donatori, Wall Street, il Tesoro, la CIA, l’FBI, alcuni oligarchi cosmopoliti e i principini del mondo della sicurezza e dell’intelligence.
Tutti questi “principini” fingono di avere una visione propria della politica estera e combattono come gatti per proteggere l’autonomia del loro feudo. A volte incanalano il loro “parere” attraverso l’NSC, ma, se possono, lo trasmettono direttamente all’uno o all’altro “attore chiave” in grado di sussurrare all’orecchio di qualche “villaggio” di Washington.
In ogni caso, la dottrina Wolfowitz del 1992, che sottolineava la supremazia americana a tutti i costi in un mondo post-sovietico, insieme all’”eliminazione dei rivali, ovunque possano emergere”, rimane ancora oggi la “dottrina corrente” che inquadra la linea di base “inter-agenzia”.
La disfunzione nel cuore di un’organizzazione apparentemente funzionante può persistere per anni senza che l’opinione pubblica si renda conto o apprezzi realmente la discesa nella disfunzionalità. Ma poi, all’improvviso, quando una crisi colpisce, o un dibattito presidenziale fallisce, di colpo vediamo chiaramente il crollo della manipolazione che ha confinato il discorso all’interno dei vari villaggi di Washington.
In questa ottica, alcune delle contraddizioni strutturali che Todd aveva individuato come i fattori che contribuiscono al declino occidentale vengono inaspettatamente “illuminate” dagli eventi: Baker ne ha evidenziata una: il patto faustiano chiave: la pretesa di una democrazia liberale che opera in tandem con un’economia liberale “classica” contro la realtà di una leadership oligarchica illiberale che siede in cima a un’economia corporativa iper-finanziarizzata che ha succhiato la vita dall’economia organica classica e creato disuguaglianze tossiche.
Il secondo motivo del declino occidentale è, secondo Todd, il fatto che l’implosione dell’Unione Sovietica ha reso gli Stati Uniti talmente imbambolati da innescare una paradossale espansione globale dell’impero “basato sull’ordine delle regole”, mentre, in realtà, l’Occidente si stava già consumando dalle radici in su.
Il terzo agente del declino risiede, sostiene Todd, nel fatto che l’America si dichiarava la più grande nazione militare del mondo – contro la realtà di un’America che si è liberata da tempo di gran parte della sua capacità manifatturiera (in particolare di quella militare) ma che sceglie di scontrarsi con una Russia stabilizzata, tornata una grande potenza, e con la Cina, diventata ormai il colosso manifatturiero del mondo (anche militarmente).
Questi paradossi irrisolti sono diventati gli agenti del declino occidentale, sostiene Todd. Non ha tutti i torti.