Trump non ha propriamente usato poteri dittatoriali per imporre le sue tariffe…. Tuttavia, le sue azioni, in particolare l’uso dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) e di altri poteri di emergenza, hanno sollevato notevoli preoccupazioni tra i critici, gli studiosi di diritto e alcuni membri del Congresso. Secondo loro, Trump sta allargando i confini dell’autorità esecutiva in modi che potrebbero essere considerati autoritari o dittatoriali. Grok
Vi presentiamo il nuovo capo, uguale al vecchio capo
Abbiamo appena appreso che la persona più potente del mondo, Donald Trump, ha un capo: il mercato obbligazionario. Forse non lo ha capito, ma il tumulto finanziario globale da lui provocato …. lo ha rinchiuso in una prigione fiscale. …. È totalmente in debito con la benevolenza degli investitori in obbligazioni….
Ha anche consegnato una pistola carica al suo nemico percepito, la Cina, e al suo presunto alleato, il Giappone…. Le pistole cariche che hanno sono… più di un trilione di dollari di Buoni del Tesoro statunitensi. Se dovessero vendere questi titoli, o anche se scegliessero di non rifinanziare i titoli in scadenza, questo potrebbe essere un disastro per Trump. Perché una cosa del genere potrebbe causare un’altra impennata potenzialmente paralizzante dei rendimenti obbligazionari.
Ecco la misura della debacle di Trump. Potrebbe aver distrutto l’unico e più importante vantaggio competitivo finanziario dell’America, ossia il fatto che gli investitori per tradizione acquistato dollari e titoli di Stato statunitensi nei momenti di incertezza economica e politica. Ora non più, perché lui stesso è diventato la maggior fonte di incertezza e ansia economica del mondo. Quindi, come ho detto, ora si trova in una prigione fiscale. E, se gli investitori obbligazionari, compresi Giappone e Cina, lo vedono imporre dazi o tagliare le tasse in modi a loro sgraditi,… hanno i mezzi e il potere per fermarlo. Robert Peston@Peston
Perché i mercati hanno reagito in modo così irregolare all’annuncio del “Giorno della Liberazione” di Trump?
Agli investitori non piace l’incertezza. L’incertezza genera paura, alla paura subentra il panico e il panico provoca il crollo dei mercati. L’improvvisa imposizione di tariffe doganali a tappeto da parte di Trump ha innescato il timore che i cambiamenti fondamentali nel commercio globale producano un aumento dell’inflazione, un rallentamento della crescita, un’interruzione delle linee di approvvigionamento e un’escalation dei conflitti con i partner commerciali dell’America. Questi sono gli esiti previsti che hanno messo in allarme gli investitori e fatto crollare i mercati.
Trump ha cercato di placare i timori degli investitori presentando le tariffe come parte essenziale della sua politica “America First“. Sta cercando di convincere i suoi sostenitori che questi nuovi dazi “libereranno” i lavoratori americani da quelle che Trump chiama “pratiche commerciali sleali”. (In un discorso ha paragonato le tariffe a una dichiarazione di indipendenza economica, facendo un parallelo con altre pietre miliari storiche degli Stati Uniti).
Cosa possiamo estrapolare da tutto questo?
Innanzitutto, (secondo lui) gli Stati Uniti sono stati vittima di un trattamento abusivo da parte di alleati e rivali: “Ci stanno fregando”. Questa è la mentalità di base che anima la filosofia del “Giorno della Liberazione” di Trump, una filosofia secondo cui il resto del mondo dovrebbe essere punito per l’eccesso di consumo generato dal deficit dell’America e per il suo oceano di inchiostro rosso da 36 trilioni di dollari. È colpa degli altri, non nostra. E, soprattutto, è colpa della Cina, che ha aperto il Paese alle voraci imprese americane che hanno trasferito le loro industrie per approfittare della manodopera cinese a basso costo. Secondo Trump, la Cina dovrebbe essere incolpata anche di questo.
Il problema della politica economica “America First” è che anche gli altri Paesi difendono i propri interessi economici. Quindi, se qualcuno come Trump cerca di eliminare arbitrariamente l’attuale sistema di commercio internazionale e di imporre la propria versione, incontrerà una forte opposizione. (Come è successo).
In ogni caso, l’annuncio di Trump ha avuto un effetto disastroso sul sistema finanziario globale, innescando una fuga convulsa dai Buoni del Tesoro statunitensi. Questo, a sua volta, ha spinto molti analisti a ipotizzare che la guerra commerciale di Trump cambierà radicalmente il modo in cui viene condotto il commercio internazionale. Questo, ovviamente, ha fatto scattare altri allarmi e ha fatto salire l’ansia degli investitori a nuovi massimi. Il ministro degli Esteri di Singapore, Vivian Balakrishhnan, ha riassunto la situazione in questi termini:
Questa è la fine di un’era… L’architetto, il pianificatore, lo sviluppatore del sistema di integrazione economica basato sulle regole ha deciso che ora deve impegnarsi in una demolizione su larga scala dello stesso sistema da lui creato.
Ha ragione, non è vero? L’era dei mercati integrati in un sistema globalizzato è finita. Il mondo è stato suddiviso in blocchi in guerra tra loro da un’amministrazione che ritiene che il Paese che prende in prestito e consuma più di ogni altro nella storia dell’umanità sia ingiustamente sfruttato dai lavoratori a basso salario di tutto il pianeta. L’idea è ridicola.
Per comprendere appieno la misura in cui la teoria di Trump dipende dalla convinzione che “ci stanno fregando”, abbiamo estratto questo breve spezzone da un post di Arnaud Bertrand che commenta un discorso del presidente del Consiglio dei consulenti economici di Trump, Steve Miran:
Il succo dell’argomentazione di Miran consiste nel riposizionare lo status di valuta di riserva globale del dollaro non come un esorbitante privilegio… ma come un “fardello” che il resto del mondo deve compensare agli Stati Uniti. Come spiega Miran, il dollaro come valuta di riserva “ha causato persistenti distorsioni valutarie e ha contribuito, insieme alle ingiuste barriere commerciali di altri Paesi, a deficit commerciali insostenibili” che “hanno distrutto il nostro settore manifatturiero”.
Quindi, [Trump] vuole rinunciare allo status di valuta di riserva del dollaro, giusto? Sbagliato. Vuole avere entrambe le cose. Dice che “il dominio finanziario dell’America non può essere dato per scontato; e l’amministrazione Trump è determinata a preservarlo”, ma questo stesso dominio finanziario “ha un costo” e “le altre nazioni” dovranno pagarlo….
Fermiamoci un attimo a contemplare la vera follia di tutto ciò: gli Stati Uniti stanno letteralmente dicendo che gli altri Paesi dovranno spedire assegni al Tesoro degli Stati Uniti come tributo per il “privilegio” di poter avere il dollaro come valuta di riserva globale, quando è proprio lo status di riserva del dollaro la pietra angolare del potere degli Stati Uniti. Arnaud Bertrand
In sostanza, Miran ritiene che il consumo eccessivo e la spesa in deficit siano così indispensabili per il sistema economico globale che gli altri Paesi dovrebbero pagare gli Stati Uniti, in modo che continuino con il loro sfacciato scrocconaggio?
In effetti, questa è la sua posizione. E questa convinzione non è limitata a Miran. Questa è la pietra angolare ideologica su cui poggia la filosofia commerciale di Trump. Noi spenderemo, voi pagherete. Noi prenderemo, voi darete. Noi comanderemo, voi seguirete”. Capito il concetto?
Oh, e tanto per aggiungere la beffa al danno, in questa relazione noi ci consideriamo anche la “vittima”. (“Ci stanno fregando”) È incredibile.
Il disorganizzato approccio di Trump al commercio internazionale rivela un’arroganza senza limiti. E questa sembra essere la forza trainante del “Giorno della Liberazione”, l’immutabile convinzione che il resto del mondo esista solo per servire gli interessi degli Stati Uniti. Mi sbaglio?
Non mi sbaglio. Basta guardare i mercati. Gli investitori votano con i fatti. Si stanno dirigendo verso l’uscita. Il loro panico equivale a un referendum sulle politiche commerciali di Trump. Non si tratta di una “crisi finanziaria”. Si tratta di una “corsa agli asset di rischio statunitensi indotta dai dazi”, attribuibile a un solo uomo: Donald Trump. Nessun altro ha causato questo fenomeno.
Il programma economico firmato da Trump (tariffe reciproche) si basa sull’idea errata che il resto del mondo debba funzionare come il bancomat personale dell’America. Ma gli investitori non sono di questo avviso: pensano che i dazi scateneranno una vendita di beni finanziari statunitensi e faranno crollare il mercato. E questo è ciò che ci dice anche il crollo del mercato dei Buoni del Tesoro. Questo è tratto da un articolo di Politico:
Il brusco crollo dei titoli di debito pubblico, che sono alla base del sistema finanziario globale, ha spinto il presidente Donald Trump a sospendere per 90 giorni i suoi piani per imporre dazi punitivi a decine di partner commerciali….
Gli investitori spesso considerano i titoli di Stato come un rifugio nei momenti di stress del mercato. Ora si è verificato il contrario. Gli hedge fund e altri investitori hanno scaricato i titoli del Tesoro anche quando le azioni sono crollate, facendo salire i rendimenti che vengono utilizzati come benchmark per qualsiasi cosa, dai tassi dei mutui ai prestiti aziendali.
La pausa di 90 giorni ha fatto poco per placare i timori del mercato. …. Se l’incertezza sulla politica commerciale continuerà ad agitare gli investitori obbligazionari e a far salire i costi dei prestiti, Trump si troverà di fronte a un mix letale di alti tassi di interesse, inflazione elevata e crescita economica lenta o addirittura negativa.…
Al momento non è chiaro fino a che punto il nervosismo del mercato obbligazionario sia dovuto alle turbolenze generali del mercato – alcuni investitori stanno vendendo Buoni del Tesoro perché hanno bisogno di liquidità – o se sia il segnale di qualcosa di più minaccioso, come una minore fiducia negli asset statunitensi, dato che Trump sta sconvolgendo l’ordine economico globale…. Il fatto che il dollaro e i titoli del Tesoro stiano affondando anche mentre le azioni crollano riflette domande più ampie su “chi finanzierà i continui deficit”. Da dove arriverà il capitale per sostenere gli asset statunitensi in generale?”. Bond market motion sickness in Trump’s economy, Politico
La situazione è disastrosa ed è per questo che Trump ha gettato la spugna e revocato i dazi su 90 Paesi, esclusa la Cina. Il suo piano di utilizzare i dazi come strumento per infliggere dolore ai partner commerciali è stato fatto deragliare da un’inaspettata e imprevista fuga dal debito statunitense.
L’incidente dimostra l’estrema importanza dei Buoni del Tesoro statunitensi nel sistema globale. Il mercato dei Buoni da 28.000 miliardi di dollari, il più liquido e ben capitalizzato del mondo, svolge un ruolo speciale nell’economia globale. I rendimenti dei titoli decennali e biennali fungono da benchmark per la determinazione del prezzo di altri strumenti finanziari in tutto il mondo, tra cui obbligazioni societarie, mutui e prestiti. Quando i rendimenti del Tesoro aumentano o diminuiscono, influenzano i costi di prestito a livello globale. In altre parole, i rendimenti dei Buoni del Tesoro statunitensi “danno il tono alle condizioni monetarie globali” e quando il mercato diventa volatile – come è successo in seguito al fiasco dei dazi di Trump – tutto va in tilt.
Non è esagerato dire che il mercato dei titoli di Stato statunitensi è la pietra angolare su cui poggia il capitalismo di tipo occidentale e qualsiasi crepa in queste fondamenta potrebbe avere un impatto catastrofico sull’economia mondiale. Ecco perché Trump si è arreso rapidamente e ha allentato la politica nei confronti di tutti, tranne che della Cina.
Per quanto riguarda la Cina, il Paese è ora effettivamente sotto un embargo statunitense, imposto a casaccio senza l’approvazione del Congresso e in chiara violazione delle regole dell’OMC. Ecco un breve trafiletto di Grok:
L’OMC definisce un quadro di riferimento per il commercio internazionale (che include) il divieto di barriere commerciali arbitrarie o ingiustificabili… (le tariffe) non possono essere utilizzate per discriminare ingiustamente i partner commerciali. Le tariffe di Trump violano le regole dell’OMC… in quanto sembrano violare la politica della NPF (Nazione Più Favorita), la non discriminazione e gli impegni tariffari vincolanti senza una chiara giustificazione in base alle eccezioni dell’OMC. (Le tariffe non sono inoltre sufficientemente giustificate dalle eccezioni per la sicurezza nazionale e sono considerate discriminatorie e protezionistiche. (Grok)
Vale anche la pena notare che ai Paesi a cui Trump ha imposto dazi viene chiesto di allinearsi agli obiettivi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti. È una questione che i media non hanno trattato in dettaglio, ma l’implicazione è che l’amministrazione sta usando la coercizione economica per arruolare una coalizione anti-Cina che si unirà agli Stati Uniti nei suoi sforzi per sanzionare, isolare e accerchiare la RPC.
Inoltre, “Trump ha invocato l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) per giustificare le sue tariffe, comprese quelle annunciate come parte della sua politica del “Giorno della Liberazione” e azioni precedenti”. Secondo Grok:
Una nota informativa della Casa Bianca del 2 aprile 2025 afferma che Trump ha dichiarato un’emergenza nazionale a causa di “pratiche commerciali ed economiche straniere” che creano una minaccia alla sicurezza nazionale ed economica degli Stati Uniti, e menziona l’uso dell’IEEPA per imporre “tariffe reattive” per affrontare questa emergenza….
L’IEEPA, promulgato nel 1977, consente al presidente di dichiarare un’emergenza nazionale in risposta a una “minaccia insolita e straordinaria” alla sicurezza nazionale, alla politica estera o all’economia che ha origine al di fuori degli Stati Uniti. Dopodichè, il presidente può bloccare le transazioni, regolare le importazioni/esportazioni e adottare altre misure economiche….
….Conclusione
Sì, Trump ha invocato l’IEEPA per giustificare le sue tariffe, comprese quelle annunciate il 2 aprile 2025 in occasione del Giorno della Liberazione e le azioni precedenti del febbraio 2025. Ha dichiarato l’emergenza nazionale ai sensi dell’IEEPA per imporre sia la tariffa di base del 10% su tutte le importazioni sia le tariffe reciproche più alte, inquadrando i deficit commerciali e le questioni correlate come minacce alla sicurezza economica e nazionale degli Stati Uniti. (Grok)
Domanda: Trump ha usato l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) per evitare l’approvazione del Congresso per la sua politica commerciale?
Sì, Trump ha usato l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) per evitare l’approvazione del Congresso per le sue tariffe, comprese quelle del Giorno della Liberazione e le precedenti azioni del 2025. Dichiarando emergenze nazionali relative a deficit commerciali, traffico di droga e migrazione, Trump rivendica l’autorità unilaterale dell’IEEPA per imporre tariffe senza il consenso del Congresso, sfruttando gli ampi poteri di emergenza della legge.
Domanda: il Congresso ha l’autorità legale di supervisionare l’imposizione di tariffe?
Sì, il Congresso ha il diritto legale di supervisionare l’imposizione di tariffe doganali in base alla Costituzione e alla legge federale (Articolo I, Sezione 8), in quanto detiene l’autorità ultima di regolare il commercio estero e imporre dazi. Tuttavia, l’uso dell’IEEPA da parte di Trump per dichiarare le emergenze nazionali permette di aggirare temporaneamente questa supervisione, facendo affidamento su ampi poteri esecutivi che non richiedono l’approvazione del Congresso.
Ultima domanda per Grok: come chiamiamo un leader politico che usurpa la legittima autorità costituzionale del Congresso e si appropria di tutti i poteri dello Stato?
Un leader politico che usurpa la legittima autorità costituzionale del Congresso e si appropria di tutti i poteri dello Stato è più comunemente chiamato autocrate, dittatore o tiranno in casi estremi.… Per Trump in particolare, le etichette dipendono dalla prospettiva: i critici vedono il suo uso dell’IEEPA come autoritario, mentre i sostenitori lo vedono come una leadership coraggiosa.
Io incolpo sia il Congresso che Trump, ma comunque si guardi la cosa, siamo in acque inesplorate.