Ogni volta che ascoltiamo certe dichiarazioni di un qualsiasi politico italiano crediamo che il fondo del barile dell’ignoranza sia stato toccato; poi succede invece che puntualmente all’ennesima uscita pubblica ci accorgiamo che il barile ormai è totalmente privo di fondo, tanto da farci sprofondare fino alla più totale indecenza.
E’ il caso delle ultime dichiarazioni del “novello” ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che parlando di crediti fiscali in tema Superbonus, si è spinto, oltre i confini dell’inimmaginabile, ad affermare:
“E’ passata l’idea che il credito d’imposta sia sostanzialmente moneta ma non è così, quindi chi deve fare un investimento deve valutare se l’impresa costruttrice o la banca sia disponibile a riconoscere il credito d’imposta perché se non è così devono calcolare il progetto d’investimento in diverso modo” [1]
Io mi chiedo, Giancarlo Giorgetti, quando parla di economia ha qualcuno che lo consiglia su cosa dire oppure va libero come uno sciatore senza i paletti?
Affermare che un credito fiscale non sia moneta equivale a riscrivere millenni di storia del mondo e della scienza economica. Ma senza spingersi così lontano, è come se Giorgetti ci dicesse che la banconota da 50 euro che abbiamo nel nostro portafoglio non è moneta e se vogliamo programmare di andarci a mangiare una pizza, dobbiamo trovare la pizzeria che ce l’accetta.
Va bene, resettiamo tutto, forse Giorgetti non è così ignorante (nel senso che ignora), anzi, forse anche lui da sempre perfetto esecutore degli interessi di certi poteri è già sintonizzato su quello che sarà il mondo del futuro prossimo, dopo il compimento del tanto prospettato piano, di matrice elitaria a tutti noto come Grande Reset.
Un mondo dove non sarà più sufficiente disporre della sola moneta per poter ottenere in cambio i beni ed i servizi desiderati, ma occorrerà anche rispettare certi canoni di comportamento ed affinità di pensiero appositamente predisposti da chi sarà, non più solo il padrone del mondo e delle nostre vite ma anche il manipolatore dei nostri pensieri.
A tal proposito faccio notare le ulteriori parole sull’argomento da parte del ministro dell’economia, parole oggi apparentemente folli e criptiche, domani forse rappresentative di una nuda e cruda realtà:
“la cessione del credito è una possibilità, non un diritto” [1-ibidem]
Ecco che la moneta non è più un mezzo di pagamento a corso forzoso, ovvero accettata per diritto, ma una “possibilità”, eventualmente concessa, oggi da un governo, domani da un qualcosa o un qualcuno di superiore ancora non definito.
D’accordo, sono partito dalle conclusioni finali, questo per rendere sempre più allerti i più svegli sul mondo che taluni vogliono che sia, ma soprattutto per benevolenza e concedere il beneficio del dubbio a Giancarlo Giorgetti ed alla sua cotanta e dimostrata non conoscenza della materia.
Quindi torniamo all’inizio e cerchiamo di spiegare perché i crediti fiscali sono esattamente la moneta moderna fiat. Anche perché vedo già saltare sulle loro sedie certi economisti e forse anche alcuni di voi che spesso commentate su questo portale web i miei articoli; per non parlare degli amici della “moneta fiscale” che beatificati dalle “incompetenti” parole dell’uomo nero della Lega, potranno così tornare a credere nel loro sogno infranto (dalla dottrina), ossia di considerarsi i Galileo Galilei del 21^ secolo.
Intanto dobbiamo dire che Warren Mosler e la Modern Monetary Theory, attraverso i loro studi decennali sul funzionamento dei sistemi monetari e della moneta moderna, definiscono, in inglese, la moneta fiat un tax-credit, tradotto nella lingua di Dante, un credito fiscale.[2]
“La moneta fiat è un credito fiscale non garantito da alcun bene tangibile”
Nel 1971 l’amministrazione Nixon abbandonò lo standard aureo (c.d. gold standard) e adottò un sistema monetario fiat, modificando profondamente la natura di quella valuta, ma non le sue sembianze. In un sistema monetario fiat, la moneta è un mezzo di scambio accettato solo perché il Governo la esige per il pagamento delle tasse.
Scendendo nel pratico, proprio per dimostrare che i crediti fiscali sono esattamente la moneta che abbiamo nei nostri portafogli o depositata presso le nostre banche, voglio farvi notare questa fondamentale assonanza: un biglietto da 50 euro finito nelle nostre tasche attraverso la spesa pubblica dello Stato, è destinato a rimanerci o a circolare all’interno del settore privato, finché un giorno verrà usato da qualcuno per pagare le tasse; un credito fiscale è altrettanto un biglietto (certificato oppure numero elettronico sul tuo cassetto fiscale), che nel caso tu lo possa trasferire per effettuare pagamenti (esattamente come il biglietto da 50 euro), può circolare all’interno del settore privato, finché anch’esso un giorno verrà utilizzato per pagare una qualsiasi imposta.
Non vi sembrano la stessa identica cosa!?
Certo che sì!
Allora correte tutti a dirlo a Giorgetti!
I crediti fiscali sono moneta ed esattamente quella merce, da molto tempo così rara da reperire nel nostro paese per la maggioranza degli italiani. Questo perché, come spesso evidenziato, viene fatta mancare deliberatamente a colpi di avanzi primari, fiore all’occhiello di tutti i nostri governi.
Vedo che piano piano stiamo cominciando a comprendere, come mai molti di coloro che assecondano i poteri, si siano eretti a paladini contro il superbonus ed il metodo di fare spesa pubblica attraverso lo strumento dei crediti fiscali.
Perché, è bene essere chiari, al netto della qualità della spesa pubblica – riteniamo il Superbonus: “non la prima necessità di spesa per il nostro paese”, – i crediti fiscali, ovvero la moneta, consentono di fare spesa pubblica, proprio quello che i nostri governi non sono comandati a fare.
Allora come si fa a rientrare nei ranghi ed a fare in modo che i crediti fiscali non siano più moneta? Semplice: si impedisce il loro trasferimento.
Cosa che puntualmente ha deciso di fare questo governo, attraverso le parole di Giorgetti che ancora, probabilmente, mal consigliato afferma:
“Altrimenti avremmo creato una moneta, che invece non è stata creata”
Eh no, caro Giorgetti, non avresti creato un’altra moneta!!! Avresti creato euro, perché i crediti fiscali in questione, sono denominati in euro e quello che determina quale moneta sia, è la sua denominazione.
Quindi, niente fantasie sulla creazione di una moneta, da molti definita erroneamente parallela. Attraverso i crediti fiscali in euro, il governo spende euro, che qualora fosse in grado di uscire dalle regole di bilancio imposte (fiscal compact), potrebbe addirittura salvare il nostro sistema economico attraverso i naturali ed oggi più che mai necessari deficit.
Va bene, abbiamo capito, il Giancarlo “uomo di fiducia” di Mario Draghi, ha imparato velocemente la lezione sulla moneta a lui impartita dal suo ex presidente del Consiglio, e nel ripeterla davanti ai giornalisti ha fatto un po’ di confusione. L’importante è che il risultato sia stato raggiunto: fine della trasferibilità dei crediti fiscali, fine della possibilità di usare i crediti fiscali (la moneta), per fare qualsiasi tipo di deficit per occupazione, consumi e bollette.