I lettori di ComeDonChisciotte.org conoscono Mystes e l’accuratissimo reportage d’inchiesta che segue arriva direttamente dal Brasile, i cui tumultuosi eventi odierni trovano, come vedremo, radici lontane.
Se in Europa la sinistra del lavoro, decennio dopo decennio, si è trasformata in quella del capitale (finanziario), anche in America (Nord e Sud) o almeno in larga parte di essa, non sembra andata diversamente. E la destra? Oggi forse subisce, in termini di potere, quel che non riesce più a fare, sarà perchè c’è chi lo fa meglio o magari è ormai perlopiù un capitalismo territoriale che arranca rispetto ai grandi conglomerati capitalistici transnazionali, che ci fanno vivere in un colpo di Stato permanente, quando formalmente è sempre tutto in piedi: Costituzioni, Istituzioni, Partiti, Elezioni e Media.
Fatto sta che rimane difficile decifrare la vera alternativa, quella che fa gli interessi popolari. Sempre che sia mai esistita. Magari manca soltanto quella, in tempi dove vediamo davvero di tutto.
Quotidinamente su queste pagine, astraendosi dagli schemi politici classici riusciamo a scorgere e indagare una realtà fattuale diversa.
Il documento elaborato da Mystes è importante, soprattutto se guardiamo all’Europa di domani come lo specchio, più antico e sofisticato, ma allo stesso modo disperato, dell’America Latina di oggi.
Buona lettura.
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L’Asse del Male
Di Mystes, dal Brasile
Premessa
Desidero presentare ai lettori di CdC un documento esclusivo nel quale racconto e descrivo le tappe percorse dalla sinistra latino-americana per la conquista del potere. Dividerò il documento in capitoli, utilizzando alcuni post da me pubblicati negli ultimi mesi su CdC, affinchè dal quadro d’insieme e unitario che ne risulterà il lettore interessato possa farsi un’idea precisa di ciò che succede al di là dell’Atlantico.
Come premessa generale, voglio citare una celebre dichiarazione di Jose Dirceu (ministro di Lula in un precedente governo di sinistra) perché il lettore italiano intenda la mentalità dei politici che attualmente sono al potere in alcuni paesi del Sudamerica. (“E’ solo questione di tempo- aveva dichiarato il Dirceu – prima di prendere il potere. Noi prenderemo il potere, il che è diverso dal vincere le elezioni”. La frase controversa e sottotitolata, ripeto è stata pronunciata da José Dirceu, ex ministro e uomo forte del governo Lula, nel corso di un’intervista al quotidiano El País quando gli era stato chiesto della possibilità che il PT “vinca o non vinca” le elezioni. (“Vamos tomar o poder, que é diferente de ganhar a eleição“, diz José Dirceu” (1)i In poche parole è ininfluente per il partito della sinistra brasiliana il funzionamento del sistema elettorale necessario in una democrazia, perchè è possibile ed è ammesso, secondo la mentalità totalitaria della sinistra, ricorrere alla frode visto che non interessa tanto vincerle le elezioni ma “prendere il potere” e poichè è risaputo che il sistema democratico basato sul consenso e sulla maggioranza dei voti non garantisce sempre la vittoria; ecco perchè diventa legittimo frodarlo PUR DI PRENDERE IL POTERE (parole dell’ideologo comunista). Quel che si è verificato nelle ultime elezioni brasiliane conferma le previsioni (o sarebbe meglio dire le aspettative!) dell’ex-ministro di Lula.
DICHIARAZIONI SULLA FRODE ELETTORALE IN BRASILE
L’ex consigliere della Casa Bianca Steve Bannon ha detto che l’elezione di Lula nel 2022 alla carica di Presidente della Repubblica è stata “rubata”. La dichiarazione è stata fatta ALL’ ARRIVO in un tribunale di New York per un’udienza su un presunto schema di frode nella raccolta di donazioni per la costruzione di un muro al confine tra Stati Uniti e Messico. (2)ii
Al suo arrivo alla corte, giovedì scorso, a Bannon è stato chiesto dai giornalisti se ha mantenuto i contatti con l’ex presidente Jair Bolsonaro (PL). Nella sua risposta, Bannon ha parlato dei manifestanti brasiliani contrari al risultato elettorale, che ha definito “Combattenti per la libertà.”
– Sono combattenti per la libertà. Sono passati 75 giorni, con decine di milioni di persone in strada, dal primo giorno. Quell’elezione è stata rubata. “Se leggi il rapporto, le Forze Armate affermano che l’audit non è stato finalizzato”, ha detto. (3) iii
In questa settimana è la seconda volta che l’ex consigliere ha parlato delle elezioni brasiliane del 2022. Lunedì scorso, Bannon ha detto che il risultato delle elezioni brasiliane era stato truccato e che non si sarebbe tirato indietro “nè di un centimetro” nel confermare la sua dichiarazione. Ha anche chiesto l’apertura di un’inchiesta contro il presidente Luiz Inácio Lula da Silva (PT).
“Siate trasparenti, lasciate che i cittadini del Brasile vedano”, ha detto Bannon sulle elezioni in Brasile nel suo podcast War Room. (14-01-2023)
IL TRAMONTO DI UN PRESIDENTE
Su Jair Bolsonaro, presidente silurato, ci sarebbe molto da dire. E’ stato un politico dai molti difetti, e dai pochi meriti, pochi ma importanti e buoni, come l’onestà (e in un paese governato quasi sempre dalla corruzione e dai corrotti, l’onestà fa la differenza) la trasparenza di governo, il carisma. Molti si chiedono ancora come è stato possibile non rieleggere un uomo così, adorato dalle folle quando appariva in pubblico, oggetto degli appellativi più simpatici, che rispecchiano la grande popolarità di quest’uomo.
Nei momenti più delicati e che avrebbero richiesto una diversa determinazione e modo di agire, Bolsonaro si è però mostrato fiacco, indeciso, incapace di affrontare e sconfiggere il mostro politico che si stava formando intorno a lui e al suo governo. (Catone rimproverò a Cesare, d’aver preferito far correre alla propria patria l’estremo pericolo piuttosto che soccorrerla contro le sue stesse leggi e cambiare qualcosa, (4) iv
Dopo numerosi e intensi attacchi contro la sua persona, contro la sua famiglia e contro il suo governo da parte dei giudici del Supremo Tribunale Federale, (5) v giudici notoriamente e dichiaratamente di sinistra e di estrema sinistra, alla vigilia della campagna elettorale questo Tribunale, a maggioranza, delibera la sospensione della pena di Ignazio Lula da Silva, detenuto in un carcere di massima sicurezza, e gli porgono su un vassoio d’argento la candidatura alla Presidenza della Repubblica, per competere contro Bolsonaro candidato uscente. Bolsonaro o non ha capito la pericolosità di questa indicazione, illudendosi di poterla affrontare da solo e con le proprie forze, o, come tutto lascia credere, è scivolato sulla classica buccia di banana sulla quale sono sdrucciolati 4 anni di governo che avevano ed hanno rappresentato la rinascita di un paese conosciuto nel mondo intero solo per le mulatte, il carnevale e il gioco del calcio. In questo contesto Bolsonaro ha dimostrato di essere impreparato, debole e indeciso: ma in politica la debolezza e l’indecisione si pagano care, specialmente quando il confronto è con persone che si servono delle istituzioni non per la difesa della legge ma per oltraggiarla. (Nemesi brasiliana: Lula libero, a Bolsonaro danno già la caccia per mandarlo in prigione: (6) vi
Nonostante tutto ciò, continuo a credere e ad essere convinto che non sono stati gli eventi giudiziari che hanno determinato la caduta di Bolsonaro. (7) vii
A mio vedere sono due gli episodi che hanno portato alla fine di Bolsonaro: il suo comportamento durante la pandemia per l’equilibrio e la calma mostrati ed in occasione del suo viaggio in Russia e del suo incontro con Putin.
Due eventi che a mio vedere hanno segnato il percorso politico di questo Presidente facendolo emergere e distinguere nel panorama geo-politico, come un uomo che non si è piegato ai diktat nefasti della globalizzazione e agli interessi egoistici dei poteri apolidi della finanza internazionale.
In occasione della pandemia, notoriamente promossa e pilotata dagli stessi poteri di cui sopra, Bolsonaro non si è sottomesso e non ha obbedito alla generale isteria mondialista che aveva disposto in primo luogo il totale isolamento delle famiglie e la clausura della popolazione, assumendo una posizione di prudenza, permettendo soprattutto l’uso delle cure domiciliari o alternative e mandando così in bestia i numerosi padrini politici ed economici che avevano fiutato il lucroso affare della vaccinazione obbligatoria. Bolsonaro aveva assecondato l’orientamento del suo ministro della salute favorevole al vaccino contro il virus autorizzato dall’organo ministeriale di controllo, ma decisamente contrario all’uso obbligatorio dello stesso.
Su questa “solitaria e anomala” attitudine di J. Bolsonaro i cospiratori della globalizzazione se la sono legata al dito, dando il via, quasi sempre attraverso interposta persona (soprattutto l’apparato giudiziario e la stampa mainstream) a una serie di attacchi politici contro la persona del Presidente e contro il suo governo con lo scopo evidente di indebolirlo e di farlo giungere indebolito all’elezione presidenziale. (8) viii Il secondo avvenimento che deve aver soprattutto preoccupato i giocatori che manovrano sullo scacchiere geopolitico americano, è stato il viaggio di Bolsonaro in Russia, viaggio deciso nell’ambito delle nuova strategia geopolitica di Bolsonaro che si era prefigurata in occasione della guerra della Russia contro l’Ucraina, quando il Brasile, distanziandosi dall’allineamento dei cagnolini fedeli al padrone USA, aveva votato a favore della neutralità. (9) ix I suoi interventi all’ONU al BRICS, a DAVOS e in altre istituzioni internazionali confermano questa visione alquanto terzo-mondista di Bolsonaro che agli occhi dei perbenisti filo-americani deve essere suonata come eretica e inaccettabile.
Subito dopo l’abbraccio di prassi, Bolsonaro e Putin, come presidenti amici e nel corso di una serie di colloqui riservati, hanno dato inizio di una feconda e reciproca collaborazione in tutti i campi dell’economia e degli investimenti. Tutto ciò deve aver fatto suonare qualche campanello d’allarme nella stanza ovale della Casa Bianca dove si osservava il loro antico e come veniva definito “cortile di casa” sganciarsi dalla dipendenza yankee e diventare protagonista. (10) x Sarà stato allora che qualche “genio” del “partito democratico” avrà suggerito a Biden: stiamo perdendo la leadersheep carioca ma abbiamo il ricambio, e il ricambio non era altri che il corrotto Lula, segno questo del precipizio verso il quale sta ruzzolando la sinistra americana.
IL POST-ELEZIONI
Per quanto riguarda il sistema elettorale, Bolsonaro sapeva, da almeno un anno, (sicuramente anche prima) che il sistema elettorale brasiliano basato unicamente sul voto elettronico è passibile di frode da parte di chi detiene la chiave del codice segreto del sistema informatico elettorale, pertanto avrebbe dovuto usare tutto il suo peso politico e umano per impedire che questo sistema venisse usato nelle elezioni presidenziali del 2022. Non lo ha fatto: commesso comunque il primo errore, Bolsonaro è passato al secondo: (una volta ricevute le prove della frode dal presidente del suo partito che aveva eseguito una indagine approfondita sulla manipolazione fraudolenta delle urne elettroniche), (11) xi non ha fatto nulla per disporre l’annullamento del voto, nonostante il popolo urlante lo esigesse nel corso delle numerose manifestazioni di protesta che si sono svolte in tutto il Brasile per oltre un mese, ignorate sistematicamente dalla grande stampa internazionale, sempre sollecita a rompere i timpani in occasione di manifestazioni in Iran o in Turchia o in Egitto.
Nessuno ha saputo spiegare le ragioni dell’assenteismo di Bolsonaro subito dopo le elezioni, incluso il suo rifiuto di riconoscere la sconfitta elettorale. Se un presidente ancora in carica non ammette di essere stato battuto, è implicito supporre che abbia in mente una qualche reazione. Le prove della frode gli erano state fornite. Anche così, Bolsonaro, di solito molto loquace e comunicativo, si è chiuso in un silenzio di tomba, permettendo così al suo avversario di poter ricevere il 1° gennaio 2023 la carica di Presidente del Brasile.
Con questa “incoronazione” l’ex condannato a 12 anni di prigione per corruzione, appropriazione indebita, furto aggravato etc. etc. governerà il Brasile trasmettendo all’estero una immagine “sinistra” di questo grande paese, immagine che farà rimpiangere quella delle mulatte, di Pelé e del samba del carnevale di Rio, mentre a Bolsonaro e al suo partito non resterà da fare altro, magra consolazione, che organizzare un’opposizione democratica al governo Lula, ammesso (e sarà tutto da vedere) che il “democratico” Lula glielo permetta!!!…Ma non finisce qui, la sinistra chiede con insistenza all’autorità giudiziaria che Bolsonaro venga arrestato: (12) xii non si sa bene per quali reati, ma è chiaro che siamo in presenza di una totale inversione di valori: il corrotto Lula, libero e presidente del Brasile, l’onesto Bolsonaro rischia di finire in carcere!
IL RITORNO DI LULA (13) xiii
(Aditum nocendi perfido præstat fides. Fidarsi di un malvagio è dargli il mezzo di nuocere. Montaigne, Saggi, 2012)
Il ritorno di Lula sul luogo del crimine si annuncia gravido di brutte sorprese per il Brasile. Dopo quattro anni di libertà politica ed economica il Brasile non si meritava uno choc simile, il minimo che succederà, al di là della corruzione che tornerà a imperare, sarà una profonda recessione e un ritorno del Brasile tra i pulcinella della politica latino-americana. Chi aveva visto nel Brasile un’ottima opportunità nei diversi settori economici (soprattutto alimentazione e turismo) si dovrà ben presto e amaramente ricredere.
La stampa nordamericana di solito critica sospettosa o indifferente nei confronti del Brasile, questa volta ha dovuto ammettere che il “ritorno di Lula è una minaccia giudiziaria alla democrazia brasiliana”. Cosa vuol dire una “minaccia giudiziaria”? Vuol dire una minaccia all’ autonomia dei poteri che in tutte le democrazie moderne (parlamentari o presidenziali) è alla base di un’equilibrata applicazione delle leggi e della Costituzione nel rispetto della fiducia popolare. (14) xiv
Firmato dall’editorialista Mary Anastasia O’Grady, che è l’editore senior del Wall Street Journal, l’articolo afferma che Lula – “co-fondatore con il defunto Fidel Castro del Forum di estrema sinistra di San Paolo – sta confermando la sua antica intenzione di liberare la spesa pubblica, fermare le privatizzazioni e invertire le riforme che col governo Bolsonaro avevano contribuito a fermare la corruzione e a rilanciare l’immagine del paese all’estero.” (15) xv
Anche se le misure economiche annunciate hanno spaventato i sostenitori ancora più moderati, O’grady sottolinea che, ben al di là delle spese di “un presidente populista del Partito dei Lavoratori”, i brasiliani dovrebbero temere come una “minaccia maggiore” la Corte Suprema, “che sta oltrepassando la sua giurisdizione e mancando di rispetto allo stato di diritto per ragioni politiche di potere. “Secondo l’articolo, la corte “altamente politicizzata” è una ferita aperta nella vita di un popolo che sta perdendo la fiducia nelle proprie istituzioni. “Quando la Corte Suprema diventa alleata di politici ideologicamente schierati e corrotti, la democrazia è in grave pericolo. Il Brasile è arrivato ad un momento simile “, avverte il testo, citando la decisione del Supremo Tribunale Federale che nel 2019 aveva “scioccato la nazione” rilasciando Lula dalla prigione, dove scontava numerosi anni di carcere per corruzione, e permettendo così al condannato di candidarsi alla Presidenza ed essere eletto a seguito di una votazione considerata da molti osservatori inquinata dalla frode. (16) xvi
LULA AL GOVERNO: CAMPO DI CONCENTRAMENTO IN BRASILE
Un senatore della Repubblica visita un “campo di concentramento” montato per ordine di Lula. Più di 1500 liberi cittadini rei di aver protestato contro il governo di Lula sono attualmente rinchiusi in una specie di “gulag” brasiliano. (17) xvii
BRASILE: ALLERTA PROVA GENERALE DITTATURA COMUNISTA
Le agenzie governative federali del Brasile si stanno mobilitando per rafforzare la sicurezza degli edifici pubblici a Brasilia dopo la circolazione sui social network di messaggi che chiedono alla popolazione una “mega manifestazione nazionale per la ripresa del potere” in tutte le capitali del paese.
Secondo il procuratore generale della Repubblica, la convocazione costituisce “un nuovo tentativo di minacciare lo stato di diritto democratico, che deve essere salvaguardato e protetto, evitando sia l’abuso del diritto di riunione, usato come involucro illegale e incostituzionale per veri atti che attaccano lo stato di diritto democratico”. (18) xviii L’azione chiede anche l’arresto in flagranza di tutti i manifestanti che occupano o ostruiscono strade e autostrade urbane, comprese quelle adiacenti, nonché coloro che promuovono l’invasione di edifici pubblici. Il governo chiede anche che il diritto di manifestazione sia momentaneamente limitato ” fino a quando non verrà ripristinato lo stato di normalità.”
“Che venga limitato, puntualmente e momentaneamente, in considerazione della situazione di assoluta eccezionalità, l’esercizio del suddetto diritto di manifestazione vietando l’interruzione della circolazione urbana e stradale su tutto il territorio nazionale, nonché l’accesso agli edifici pubblici da parte di tali “manifestanti”, fino a quando non venga ripristinato lo stato di normalità”, ha affermato un rappresentante del governo di Lula. (19) xix
UN SENATORE BRASILIANO CHIEDERA’ LE DIMISSIONI DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA E l’IMPEACHMENT DI LULA (20) xx
PARTITI DI SINISTRA SUDAMERICANI HANNO LEGAMI COL NARCOTRAFFICO (21) xxi
Foro di San Paolo, l’Asse del Male
Un incontro fissato tra Lula presidente del Brasile, Maduro presidente del Venezuela e Fernandez presidente dell’Argentina, (22) xxii paesi tra i fondatori del Foro di San Paolo, (I tre dell’Ave Maria: (23) xxiii ha rinnovato l’attenzione del pubblico e degli osservatori politici su questa organizzazione accusata appena due anni fa di aver legami col narco-traffico sudamericano. (24) xxiv Riassumo le notizie pubblicate nel 2021 tornate prepotentemente di attualità:
I partiti di sinistra in Europa e in America Latina sono stati finanziati con denaro proveniente dal traffico di droga, ha denunciato la giornalista spagnola Cristina Segui. A questa conclusione si è giunti dopo l’esame del caso della detenzione in Spagna di Hugo Carvajal, ex capo dell’intelligence della dittatura socialista venezuelana. Arrestato nel 2021, l’amico e alleato di Nicolás Maduro era in fuga dal 2019, oltre a essere sulla lista dei più ricercati dagli Stati Uniti per traffico di droga e riciclaggio di denaro.
Cristina Segui ha accusato il Centro Nazionale di Intelligence (CNI) spagnolo di aver coperto la posizione di Carvajal. Secondo le indagini di Segui, il centro è controllato da partiti di sinistra che hanno ricevuto finanziamenti dai narcotrafficanti latinoamericani. Il CNI è collegato al Ministero della Difesa spagnolo. Il primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez, appartiene al Partito Socialista Operaio Spagnolo.
Secondo Cristina, la fuga di Cavajal è stata possibile con l’aiuto consistente della sinistra brasiliana. Tra loro c’erano “politici e personalità del partito di Lula” che hanno fornito un jet privato e interventi di chirurgia plastica per aiutare il fuggitivo. La segui ha inoltre affermato che i partiti politici e i regimi di sinistra sudamericani sono collegati con la criminalità organizzata attraverso il Forum di San Paolo, un’istituzione fondata negli anni ’90 dal dittatore cubano Fidel Castro e dall’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva. (25) xxv
“Il Forum di San Paolo e tutti coloro che sono aggregati a questa organizzazione e che si oppongono all’idea di libertà e prosperità dei popoli vivono con i finanziamenti della criminalità, del traffico di armi, del traffico di droga e del traffico di esseri umani”, ha avvertito, in un’intervista trasmessa sabato 9 da Jornal da Record. Alcuni centri operativi di questa organizzazione sono localizzati nelle favelas di Rio de Janeiro e di San Paolo.
Un Centro di Studi Politici e Sociali (Ceps) sarebbe stato creato a Valencia, in Spagna, per ricevere e trasferire il denaro dei traffici dai Paesi comunisti. “In teoria, il Ceps fatturava lavori di ricerca e consulenza per questi regimi. Parte di questo denaro è stato trasferito anche a Diima Rousseff e Lula”, ha detto Cristina. L’ex-presidente Dilma Rousseff fu poi processata per gravi reati fiscali e rimossa dalla presidenza del Brasile. (26) xxvi
Forum di San Paolo è rappresentato da 123 partiti in 27 Paesi, cinque partiti brasiliani sono tra i membri del sito web del Foro de Sao Paulo: Partido dos Trabalhadores (PT), Partido Popular Socialista (ora Partito della Cittadinanza), Partido Comunista Brasileiro (PCB), Partido Comunista do Brasil (PCdoB) e il Partido Democrático Trabalhista (PDT). (27) xxvii La prima riunione dell’organo si è svolta nel luglio 1990, nella città di San Paolo. In quell’occasione, 48 partiti di sinistra latinoamericani si sono riuniti a seguito all’appello lanciato dal dittatore cubano Fidel Castro e dall’ex presidente Lula per la fondazione di un Centro operativo che poi assunse il nome di Foro di San Paolo. (28) xxviii
LULA, IL SUO PARTITO E LA FARC ALIMENTANO IL TERRORISMO INTERNAZIONALE E L’ INSTABILITÀ POLITICA DELL’AMERICA LATINA: (29) xxix
Le notizie che pubblico nel testo che segue sono chiaramente datate, ma l’ho aggiunte proprio per questo motivo: perché il lettore si renda conto che “il male” viene da lontano e poiché, come è risaputo “il lupo perde il pelo ma non il vizio”, il ritorno “fraudolento” di Lula alla presidenza in Brasile fa sorgere più di un sospetto: che il progetto di potere della sinistra sudamericana mira al controllo di tutte le risorse di quel continente nel contesto più ampio del potere globale e mondialista emerso in questi giorni al World Economic Forum di Davos.
Il comandante delle FARC, Raúl Reyes, ha dichiarato alla Folha de S.Paulo che il principale contatto del gruppo terroristico in Brasile è il PT (Partito dei Lavoratori) il principale collegamento è Lula, capo del PT. (30) xxx
Nella cultura brasiliana si citano spesso due cose: la prima, siamo il Paese del calcio e la seconda i brasiliani hanno la memoria corta. Quest’ultima tendenza, rivelata dalle ultime elezioni, è in declino: il 49,1% dei brasiliani ha votato contro Lula. Si tratta di circa 400.000 voti in più rispetto al 2018, quando Bolsonaro ricevette 57.797.847 voti (55,1%) e vinse le elezioni; un risultato molto positivo, nonostante la vittoria del comunista. In questi ultimi giorni, la sinistra e la sua consorteria (Lula, PT, partiti di sinistra, Supremo Tribunale Federale, Rete televisiva Globo, giornalisti attivisti, ecc.) hanno oscurato e fatto finta di dimenticare come non mai la parola terrorismo. In questo articolo, mi propongo di riportare alla mente degli smemorati una denuncia del 2016, per chiarire chi sono i veri terroristi in Brasile che da decenni finanziano e propagano il terrorismo internazionale.
Un articolo di Mary Anastasia O’Grady, pubblicato sul Wall Street Journal americano, illustra l’azione congiunta delle FARC e del governo dell’ex presidente della Bolivia Evo Morales nel traffico internazionale di droga che alimenta il terrore in Africa. Due grandi alleati del Partito di Lula collaborano per fornire droga ai terroristi islamici. Questo articolo fondamentale, citato dalla rivista Veja (pubblicata dal giornalista Felipe Moura Brasil l’8 febbraio 2016 e aggiornata il 30 luglio 2020), è citato in questo testo. (31) xxxi
I. La relazione Lula-Morales-Dilma
Nel maggio 2006, Evo Morales ha nazionalizzato due raffinerie di gas appartenenti alla Petrobras (industria petrolifera brasiliana) in Bolivia, dopo che erano state occupate e sequestrate dall’esercito boliviano. Il governo di Lula non reagì e, due anni dopo, Lula annunciò un prestito di 332 milioni di dollari a Morales per la costruzione di un’autostrada.
Il 5 ottobre 2015, in occasione di un evento organizzato dall’Istituto che porta il suo nome, Lula ha dichiarato di essere stato consultato da Morales, prima dell’occupazione militare delle installazioni dell’azienda statale brasiliana: “Evo mi ha chiesto: “Come ti comporteresti se nazionalizzassimo Petrobras?”. Ho risposto: “Il gas è tuo”. Ed è così che ci siamo comportati, rispettando la sovranità boliviana”, ha dichiarato Lula.
Il 21 agosto 2015, Evo Morales ha dimostrato la sua gratitudine al PT con una minaccia alla democrazia brasiliana. Durante le celebrazioni per i 115 anni della Scuola Militare dei Sergenti Maximiliano Paredes, nella città di Tarata, a Cochabamba, il presidente del narco-stato boliviano ha reagito così all’imminente apertura di un procedimento legale di impeachment contro la comunista Dilma Rousseff: “Ho sentito che in Brasile c’è un colpo di Stato contro la presidente Dilma, contro Lula e il PT. Fratelli comandanti, ufficiali delle Forze Armate del Brasile, inviate il mio messaggio al vostro comandante: non permetteremo colpi di Stato in Brasile, né in Sud America, né in America Latina. Difenderemo le democrazie. E personalmente, agiremo per difendere Dilma, presidente del Brasile, per difendere il Partito dei Lavoratori”. (32) xxxii
II. La relazione Partito dei Lavoratori-FARC
Il 27 agosto 2003, l’allora comandante delle FARC, Raúl Reyes, ha dichiarato al giornale Folha de Sao Paulo (vedi punto III) che il principale contatto del gruppo terroristico in Brasile è il partito di Lula e, al suo interno, Lula, Frate Betto ed Emir Sader.(33) xxxiii
Ha inoltre dichiarato di aver incontrato Lula alla riunione del Forum di San Paolo a San Salvador, presieduto dalla stessa FARC. Nel 2008, l’allora dittatore venezuelano Hugo Chávez ha ricordato in un video il suo incontro con Reyes in quella stessa edizione salvadoregna del Forum, nel 1996. Nel marzo 2005 è scoppiato lo scandalo della “donazione” di 5 milioni di dollari da parte delle FARC ai candidati del Partito dei Lavoratori nelle elezioni del 2002, anno in cui Lula era candidato alla presidenza. La notizia occupò la copertina della Rivista Veja di San Paolo:
Nel 2006, il governo Lula ha rifiutato la richiesta di estradizione di Medina da parte del governo colombiano e gli ha concesso un rifugio politico in Brasile. Nel maggio 2008, il quotidiano colombiano El Tiempo ha pubblicato un articolo che includeva scambi di messaggi trovati sul computer di Raúl Reyes, colpito dall’esercito colombiano in un bombardamento nel nord-est dell’Ecuador. Estratto dall’articolo: “Il contatto delle FARC, Francisco Antonio Caderna Collazos, alias ‘Camilo’ [altri nomi di Medina] – sposato con un’insegnante brasiliana e incaricato di scambiare cocaina con armi e di reclutare simpatizzanti – non poteva essere estradato in Colombia perché gode dello status di rifugiato dal 2006”.
Sempre nel 2006, Dilma Rousseff ha firmato la richiesta che la moglie di Medina, Angela Maria Slongo, Mona, fosse ceduta dallo Stato del Paraná al governo federale per occupare un posto nella Segreteria della Pesca. La richiesta è stata accettata. Dilma ha garantito un lavoro alla moglie dell’agente delle FARC.
Nel marzo 2008, Marco Aurelio Garcia, consigliere speciale dell’allora Presidente Lula, ha dichiarato a Le Figaro: “Vi ricordo che il Brasile ha una posizione neutrale sulle FARC: non le consideriamo un gruppo terroristico o una forza belligerante. Accusarli di terrorismo non serve a nulla.
Il giornalista Felipe Moura Brasil afferma: “Dopo tutto, il PT ha ‘negoziato’ con le FARC la conquista del potere in America Latina in assemblee segrete del Foro de Sao Paulo… Sotto il governo del Partito di Lula – lo stesso che dà la caccia ai ‘crimini d’odio’ dei suoi avversari politici su Internet – il Brasile è fino ad oggi ‘neutrale’ sul carattere terroristico di un gruppo che aggredisce, rapisce, decapita, uccide e traffica droga nel nostro Paese, alimentando l’industria responsabile di buona parte dei 60 mila omicidi brasiliani all’anno”.
III. La droga delle FARC in Brasile e nel mondo. Ecco alcuni esempi emblematici:
Il 9 aprile 2006, il capo del Dipartimento Narcotici della Polizia Federale di Rio de Janeiro, Vítor Santos, ha informato il quotidiano O Dia che “18 narcotrafficanti del Comando Vermelho (?) si recano periodicamente alla frontiera brasiliana con la Colombia per acquistare cocaina direttamente dai guerriglieri delle FARC” e che “hanno occupato lo spazio che un tempo era esclusivamente di un celebre trafficante Luiz Fernando da Costa, Fernandinho Beira-Mar”.
Il 16 maggio 2007, il giudice Odilon de Oliveira, di Ponta Pora (Mato Grosso, Brasile), ha reso note le prove che le FARC operano sul territorio nazionale addestrando i banditi del PCC (organizzazione criminale di San Paolo) e del Comando Vermelho alle tecniche di guerriglia urbana.
Il 4 giugno 2015, la Rivista Veja ha pubblicato che un’organizzazione criminale guidata da uomini d’affari brasiliani era responsabile del trasporto di cocaina dalle FARC su una rotta dal Venezuela all’Honduras, sulla quale tonnellate di droga venivano consegnate ai cartelli messicani Sinaloa e Los Zetas. (34) xxxiv
Il 17 giugno 2015, la stessa Veja ha pubblicato che la polizia italiana ha sequestrato più di 4 tonnellate di cocaina fornita dalla FARC, per un valore di 1 miliardo di euro, e ha arrestato 38 persone sospettate di essere coinvolte in un’enorme fazione mafiosa del narcotraffico.
Prima di raggiungere le rotte del Nord Africa, secondo l’Interpol, la droga colombiana passa attraverso i porti brasiliani almeno dal 2007, con Santos e i porti del Nordest come i più attrezzati e usati. Una volta arrivata sulla costa dell’Africa occidentale, la droga passa attraverso il Mali, il Marocco, l’Algeria e la Libia, da dove viaggia verso l’Europa. Gli aerei che decollano da piste clandestine in Amazzonia viaggiano anche verso la costa africana, in un collegamento noto come “Air Cocaine”.
IV. L’asse della cocaina: Bolivia-Jihad:
Evo Morales ha sempre negato di essere a capo di un narco-stato. Le prove stanno aumentando per suggerire il contrario. Un massacro promosso da Boko Haram in un villaggio della Nigeria nord-orientale ha attirato l’attenzione internazionale con la rivelazione che i terroristi hanno bruciato vivo un bambino. Molto meno pubblicizzate sono le affermazioni secondo cui una delle principali fonti di reddito per Boko Haram e altri estremisti islamici è la cocaina, prodotta ed esportata dalle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) e da altri cartelli della droga che lavorano in collaborazione con il governo boliviano. Sono le stesse FARC che starebbero negoziando un accordo di pace con il presidente colombiano Juan Manuel Santos.
Ai consumatori europei di droghe piace la cocaina. I combattenti europei contro la droga in generale e quelli britannici in particolare pensavano di poter ridurre la disponibilità della polvere bianca attaccando le rotte di approvvigionamento sudamericane. Ma i caposaldi della cocaina hanno deviato le rotte transatlantiche verso l’Africa, dove le istituzioni deboli non sono all’altezza di combattere la criminalità organizzata transnazionale. Diversi media hanno identificato sia Boko Haram che Al-Qaeda nel Maghreb come elementi chiave nell’attività di contrabbando di coca attraverso il Mediterraneo verso l’Europa.
L’Ufficio per gli Stupefacenti e le Forze dell’Ordine del Dipartimento di Stato americano ha registrato che la Colombia è ancora una volta uno dei maggiori esportatori di cocaina al mondo. Ma la Bolivia potrebbe essere il luogo più redditizio in cui operare per cartelli come le FARC.
Ciò è stato suggerito da un documento del gennaio 2014 scritto da David Spencer, dell’antiterrorismo presso il William J. Perry Center di Fort McNair, e da Hugo Achá Melgar, un giornalista boliviano che vive negli Stati Uniti. Ha seguito l’ascesa al potere del presidente boliviano Evo Morales, ex leader sindacale dei coltivatori di coca del Paese.
Nel 2006, quando Morales ha occupato per la prima volta la carica di Presidente della Bolivia, l’Ufficio della Casa Bianca per la politica nazionale di controllo delle droghe stimava che la coltivazione di coca in Bolivia fosse di 21.500 ettari. Nel 2014, la stima era stata du 35.000 – non a caso, visto che Morales ha legalizzato la coltivazione della coca con la motivazione che è integrata nel patrimonio culturale della Bolivia, essendo usata per masticare e sotto forma di tè.
Tuttavia, la maggiore espansione della coltivazione della coca si è verificata nella regione del Chapare, che produce una varietà di pianta che non si presta a essere masticata. E nel rapporto “La Repubblica della Cocaina”, della rivista Veja, il giornalista Duda Teixeira ha rivelato che solo un terzo del raccolto di cocaina boliviano è destinato agli usi tradizionali. (35). xxxv
La superficie totale coltivata a coca in Colombia è maggiore di quella della Bolivia. Ma il terreno del Chapare produce una varietà di coca che ha una foglia più grande, che si rifornisce più rapidamente, e ha un contenuto più elevato di principio attivo necessario per produrre cocaina rispetto a quella coltivata in Colombia. I critici di Morales sostengono che diversi cartelli – tra cui quelli messicani, brasiliani, colombiani e africani – hanno ricevuto da lui concessioni che danno loro accesso a questa coltura e permettono di aprire laboratori per la lavorazione delle foglie e l’esportazione del prodotto.
Roger Pinto Molina era senatore boliviano nel 2010 quando membri della polizia ed elementi ben informati del governo di Morales gli portarono documenti che, a suo dire, provavano che due membri del gabinetto del presidente avevano legami con i cartelli colombiani e brasiliani.
Nell’articolo di Veja, Teixeira ha scritto di aver visto dei documenti, tra cui un rapporto di un’unità di intelligence politica boliviana che collegava almeno un membro del gabinetto ai cartelli. Il governo boliviano ha negato le dichiarazioni del rapporto. Pinto si rifugiò nell’ambasciata brasiliana, dove rimase per due anni fino a quando riuscì a fuggire dal Paese.
Prima del 2006, le navi battenti bandiera boliviana non navigavano nelle zone di conflitto del Mediterraneo. Con Morales, questa prassi è cambiata. A settembre 2010, la Grecia ha abbordato una nave carica di 500.000 munizioni e 5.000 fucili e diretta verso un porto libico. A gennaio, la Turchia ha sequestrato un’altra nave al largo delle coste libiche che trasportava 13 tonnellate di hashish. (36) xxxvi
CENSURA: LA NUOVA VESTE DELLA SINISTRA LATINO-AMERICANA (37) xxxvii
Western Magazine ha ricevuto la notifica di non poter più trasmettere i programmi del suo palinsesto settimanale su YouTube. Il divieto è entrato in vigore lunedì scorso. La piattaforma valuterà la difesa avanzata da West contro l’accusa di aver pubblicato “contenuti violenti o dannosi” – i termini vaghi usati per applicare il bavaglio della censura. Non è la prima volta: l’anno scorso, nel tratto finale della campagna elettorale in Brasile, Google ha imposto una sanzione di sette giorni al canale, dopo aver ricevuto una denuncia anonima. Si trattava di un video con immagini di manifestazioni di Black Lives Matter, pubblicato nel luglio 2020 – cioè, misteriosamente, un film che ha dato fastidio a qualcuno solo 870 giorni dopo.
All’epoca, Branca Nunes, direttore editoriale della Rivista Oeste, scrisse un articolo definitivo sull’escalation della censura: “La rivista non si è mai arresa. Ora non sarà diverso”. Questa settimana, a causa della punizione, i programmi sono migrati sulla piattaforma canadese Rumble, oltre a essere mostrati normalmente su Twitter e sul sito web della rivista. In pochi giorni, il programma giornaliero Western Unfiltered ha raggiunto il più alto numero di spettatori nella storia della Rumble, con una media di 520.000 visualizzazioni al giorno. Anche il numero di visite al sito si è moltiplicato.
È del tutto plausibile affermare che è in corso una caccia ai liberi pensatori, o la criminalizzazione della “destra”, in un mondo sempre più ostaggio del “progressismo” e della “globalizzazione” – la nuova veste della sinistra dopo che il marxismo culturale ha attecchito soprattutto nei media. Negli Stati Uniti, Fox News sta affrontando una battaglia contro un movimento soprannominato “DropFOX”, cercando di minare la sopravvivenza di chi non è d’accordo. Il caso è raccontato nell’articolo di Dagomir Marquezi: “La cosa curiosa è che non esiste DropCNN.
Tutto questo è avvenuto in una settimana in cui il Paese è stato stordito da manifestazioni politiche che sono degenerate in deplorevoli – e assolutamente riprovevoli – atti di vandalismo. Gli edifici pubblici della Palazzi Governativi sono stati depredati. La rappresaglia delle autorità per i crimini commessi da una folla estremista infiltratasi nel gruppo di manifestanti è stata dura. Non si sa ancora chi siano i veri colpevoli ed esistono forti sospetti di connivenza da parte delle autorità (Pare che lo stesso Ministro della Giustizia nominato da Lula fosse stato informato il giorno prima sulla infiltrazione nella manifestazione pacifica di gruppi di estremisti violenti). Tuttavia, come è accaduto negli ultimi anni nel Paese, l’applicazione della legge ha pesato in modo sproporzionato: 1500 persone sono state rinchiuse in una palestra sportiva di Brasilia, senza individualizzazione dei comportamenti, sono state costrette a firmare una “nota di colpevolezza” per il reato di terrorismo, è stato rimosso il governatore del Distretto Federale ed è stato ordinato l’arresto dell’ex Segretario alla Sicurezza e dell’ex comandante della Polizia Militare.
“Non c’è mai stato questo in nessuna dittatura brasiliana del passato”, scrive il giornalista J.R. Guzzo, nella storia di copertina di questa Rivista Oeste. “La Legge in pratica, non è più la Costituzione federale del 1988 – è l’inchiesta perpetua, illimitata e illegale che il ministro Alexandre Moraes, presidente della Suprema Corte Elettorale, sta conducendo da più di tre anni per punire quelli che lui, la sinistra e i media chiamano “atti antidemocratici” e “disinformazione””. (38) xxxviii
Come afferma il diplomatico e scrittore Gustavo Maultasch nel suo brillante libro Against All Censorship – A Treatise on Freedom of Expression, la storia dimostra che “l’autoritarismo chirurgico” può essere molto costoso. La libertà di espressione è la misura della qualità della democrazia – della vera democrazia, non di una democrazia addestrata.
CONCLUSIONE: IL “FILANTROPO” GEORGE SOROS IN BRASILE
Per finire: A questi due eventi vorrei aggiungere anche la difesa della sovranità dell’Amazzonia, difesa che è servita a spegnere gli appetiti di un tipaccio come Macron e delle ONG sparse per il pianeta le quali, con la scusa della difesa dell’ambiente, hanno da tempo messo in campo e mostrato la faccia truce di un nuovo colonialismo. (39) xxxix La ministra dell’ambiente di Lula Marina Silva è stata oggetto di riso e di caricature al Forum Economico Mondiale di Davos. (40) xl
Parlando di Amazzonia ecco un sintetico “spaccato” delle attività “filantropiche” di George Soros in Brasile.
Il consigliere per gli Affari internazionali dell’ex Presidente della Repubblica Jair Bolsonaro, l’anno scorso dichiarava che la rivista Time – che avrà Lula sulla sua prossima copertina – e l’attore Leonardo Di Caprio non sono gli unici a “intromettersi nella politica interna brasiliana” e soprattutto negli affari dell’Amazzonia.
Secondo Martins, una delle persone che cospirano contro il Brasile è George Soros, miliardario unghereseamericano e fondatore della ONG (Organizzazione Non Governativa) Open Society Foundation, che “ha creato un altro strumento per interferire in Brasile, destabilizzare la nostra società e promuovere gruppi e individui legati alla sinistra in posizioni di rilievo”….
La fondazione guidata dal miliardario George Soros ha erogato, in un solo anno, l’equivalente di 107,2 milioni di reais a organizzazioni che operano in Brasile. Un’indagine condotta in esclusiva dal giornale Gazeta do Povo sottolinea che un centinaio di ONG brasiliane hanno ricevuto risorse da Soros attraverso la Open Society Foundations, da lui fondata. Il totale ha raggiunto i 19,9 milioni di dollari.
La cifra è simile a quella trasmessa nel 2020, quando 109 organizzazioni hanno ricevuto circa 22 milioni di dollari.
Il conto include solo progetti incentrati sul Brasile da parte di entità brasiliane (la maggioranza) e straniere.
Il volume delle risorse di Soros giunte in Brasile tende ad essere ancora maggiore. Questo perché alcune entità hanno ricevuto finanziamenti dalla Open Society per finanziare progetti in più di un Paese contemporaneamente.
Gli ingenti investimenti del miliardario apolide sollevano interrogativi su un possibile squilibrio nel dibattito pubblico del Paese. Molti degli enti da lui finanziati producono rapporti e ricerche che vengono poi utilizzati per sostenere le decisioni dei tre poteri. E alcune delle cause difese da Soros sono chiare. La depenalizzazione delle droghe, la promozione dell’agenda LGBT e la promozione delle agende più radicali del movimento nero sono tra queste.
Tra le ONG brasiliane che hanno ricevuto fondi da Soros nel 2021, il maggior beneficiario è stato l’Istituto Clima e Società. L’entità ha ricevuto 1,5 milioni di dollari. L’ONG è guidata da Ana Toni, che ha presieduto il consiglio di amministrazione di Greenpeace International ed è stata direttore della Fondazione Ford in Brasile. Come la Open Society Foundations, la Fondazione Ford promuove cause progressiste in tutto il mondo.
Sul suo sito web, l’Instituto Clima e Sociedade sostiene di agire a sostegno di “diversi attori locali che si battono affinché il Brasile eviti gli impatti negativi del riscaldamento globale”. Inoltre, l’Istituto finanzia spesso altre organizzazioni in Brasile. Nell’elenco figurano l’Associazione nazionale degli avvocati della Repubblica, il Memorial Chico Mendes, la Commissione pastorale fondiaria del Parà.
L’Istituto Alana, noto per la promozione di cause progressiste presso i bambini, riceve anche risorse dall’Istituto Clima e Società. Nel 2022, l’Istituto Alana ha mantenuto un progetto per “analizzare ed evidenziare il piano delle politiche pubbliche, comprese le politiche climatiche dei candidati alla presidenza per l’infanzia, con la produzione di contenuti sullo scenario attuale per la popolazione e l’esecuzione di un lavoro di fact-checking su questioni che riguardano l’infanzia”.
Un altro beneficiario dei fondi dell’Istituto per il clima e il tempo nel 2022 è stata l’Unione nazionale degli studenti. L’ente, che da decenni è nelle mani di elementi di estrema sinistra ha fatto campagna elettorale per l’elezione di Luiz Inácio Lula da Silva.
Al terzo posto tra i maggiori beneficiari di George Soros in Brasile nel 2022, c’è l’INESC (Istituto di studi socioeconomici). Uno dei progetti dell’organizzazione, la Mappa degli affetti, guida negozianti a rispettare “l’identità di genere nei bagni del loro spazio”.
Al quinto posto troviamo il GAJOP (Gabinete Assessoria Jurídica Organizaçôes Populares). Con sede a Recife, la missione dell’ente è “Difendere e promuovere i diritti umani, con particolare attenzione all’accesso alla giustizia e alla sicurezza”. L’organizzazione ha in portafoglio un programma che “rafforza i familiari delle persone private della libertà per affrontare gli impatti causati dalla Legge sulle droghe”, “con enfasi sugli elementi strutturanti della disuguaglianza (genere, razza e classe)”. Il GAJOP è anche firmatario dell’Agenda nazionale per la scarcerazione, che chiede la “sospensione di qualsiasi investimento nella costruzione di nuove unità carcerarie”.
Molte delle entità beneficiarie della Open Society in Brasile ricevono anche contributi da altre grandi organizzazioni straniere. Il GAJOP, ad esempio, è sostenuto dalla Oak Foundation e da Die Sternsinger, un ramo della Chiesa cattolica in Germania. Il CFEMEA riceve il sostegno di almeno altri cinque enti stranieri, tra cui l’Unione Europea e la Fondazione Ford. L’Agenzia Mural das Periferias ha recentemente collaborato con enti come l’Unesco, l’Unicef, Facebook e Twitter.
Per Giuliano Miotto, presidente dell’Istituto Libertà e Giustizia il numero di ong brasiliane che hanno ricevuto finanziamenti da George Soros rende evidente la disparità tra destra e sinistra. “Un’organizzazione con una proposta più a destra difficilmente, o quasi mai, avrà accesso a finanziamenti di così alto valore”, afferma l’autore, che è anche avvocato e scrittore.
Secondo Miotto, gli imprenditori che si identificano con la destra tendono a fare donazioni solo durante le elezioni. Inoltre, secondo lui, manca una visione chiara da parte dei brasiliani liberali e conservatori. “La destra brasiliana non ha ancora la percezione dell’importanza del lavoro dei think tank e delle ONG politicamente schierate sul fronte di sinistra”, afferma.
BRASILE: LA SUPREMA CORTE ACCUSATA DI ABUSO DI POTERE
In un articolo pubblicato sul Wall Street Journal, la giornalista Mary Anastasia O’Grady ha messo in guardia dalla “cortina di fumo” creata intorno agli atti di vandalismo nel corso delle recenti manifestazioni di piazza in Brasile, utilizzata per forgiare una cronaca secondo cui l’ex presidente brasiliano, ispirato da Trump, sarebbe una sorta di minaccia per la democrazia brasiliana. Il giornalista ha avvertito che tutto ciò “può essere conveniente per coloro che vogliono attaccare Trump”. Ma trascura il pericolo imminente che incombe sulla libertà in Brasile: una Corte Suprema che sta imbavagliando i suoi critici (censura), bloccando i loro beni e persino arrestandone alcuni, il tutto senza rispettare il giusto processo di legge e la COSTITUZIONE”.
La giornalista spiega: “Gli eventi recenti meritano una condanna inequivocabile”. Sottolineando che lo Stato ha il dovere di perseguire (legalmente) e punire i responsabili, l’articolista rifiuta e ribatte le dichiarazioni della sinistra. Dire che gli atti di Brasilia sono il frutto degli eventi occorsi negli Stati Uniti sa di moralità selettiva. Quando nel 2021 gli estremisti di sinistra hanno vandalizzato la Colombia per mesi, non ricordo di aver visto le classi governanti statunitensi accusare le ondate di violenza legate agli eventi negli Stati Uniti”.
Ha sottolineato che le violazioni dei diritti fondamentali e delle libertà pubbliche possano avvenire su iniziativa dei governi e della magistratura: “le folle nelle strade, sia della destra brasiliana che della sinistra, come in Perù, minacciano il governo rappresentativo. Ma la libertà può essere soffocata anche dall’interno del governo” (come starebbe avvenendo adesso col governo Lula).
Il giornalista ha mostrato degli esempi, ricordando il sistema bolivariano che, in Venezuela, ha utilizzato il controllo del sistema giudiziario per instaurare un regime dittatoriale: “Il Venezuela era una democrazia all’inizio degli anni 2000 quando Hugo Chàvez ha assunto il controllo del sistema giudiziario, eliminando i diritti legali e le tutele per le minoranze. Jimmy Carter ha applaudito lo chavismo. I tiranni in Bolivia e Nicaragua hanno copiato il manuale di Chàvez”.
In questo modo, O’Grady ha evidenziato lo stato di impoverimento istituzionale dell’America Latina: “Oggi la separazione dei poteri, necessaria per la sopravvivenza della democrazia, è incerta in molti Paesi della regione, tra cui Colombia, Honduras, El Salvador e Messico”.
La giornalista ha ricordato alcuni degli schemi di corruzione in cui Lula e il suo partito sono stati coinvolti: “a partire dal 2007, il presidente Lula e il suo PT hanno orchestrato il più grande schema di corruzione dell’emisfero occidentale. L’appaltatore brasiliano Odebrecht era al centro di tutto e aveva persino un dipartimento al governo di Lula per la corruzione. Molte persone sono finite in carcere per appalti truccati e tangenti, che hanno sottratto miliardi di dollari di denaro pubblico, oltre che per riciclaggio di denaro. Lula, che è stato condannato nel 2017, era uno di loro”.