Un ex ispettore fiscale olandese, attualmente giudice di un tribunale distrettuale dell’Aia, ha condannato tre uomini rei di aver costituito un’associazione criminale finalizzata all’uccisione dei 283 passeggeri e dei 15 membri dell’equipaggio del volo MH17 della Malaysia Airlines il 17 luglio 2014, su ordine del comando militare russo e del governo di Mosca. Il giudice, Hendrik Steenhuis (immagine di copertina, a destra), ha dichiarato ammissibili le prove del crimine fornite da organizzazioni statali olandesi e ucraine e dai loro ufficiali militari, agenti di intelligence e forze di polizia. Tutte queste persone hanno testimoniato in segreto che “non sono state trovate tracce di manomissione [delle prove].” Steenhuis ha concluso che “tutti [i nastri delle registrazioni telefoniche e le immagini fotografiche] erano autentici e non erano stati manipolati.”
Ha dichiarato inammissibili e respinto tutte le prove fornite dalle organizzazioni russe perché, ha detto, sono agenzie statali, “non sono chiare, trasparenti, e non sono completamente convincenti.”
I condannati – il colonnello Igor Girkin (immagine di copertina, a sinistra), il colonnello Sergei Dubinsky e Leonid Kharchenko – avevano formato una loro organizzazione per commettere crimini nel conflitto in Ucraina orientale, in cui lo Stato russo era direttamente impegnato da una parte, ma il giudice ha ritenuto che nessun altro Stato straniero fosse impegnato dall’altra. Ha inoltre stabilito che le leggi di guerra e l’immunità dei combattenti per l’impiego e l’uso delle armi proteggevano legalmente le forze di Kiev, ma non si applicavano all’esercito del Donbass. Di conseguenza, ha dichiarato Steenhuis, “a causa della mancanza di immunità bellica, gli indagati, come qualsiasi altro civile, non avevano il diritto di sparare ad alcun aereo, compresi quelli militari, e quindi di ucciderne gli occupanti appartenenti alle forze armate.” L’atto criminale perpetrato di abbattere un aereo e uccidere gli occupanti era quindi già incluso nel piano originale.”
“La corte è del parere che, sebbene il missile Buk sia stato lanciato deliberatamente, [i colpevoli] probabilmente pensavano che si trattasse di un aereo militare e non di un aereo civile. In questo senso, deve essersi trattato di un errore. Tuttavia, tale errore non sminuisce l’intenzione e la premeditazione.”
Implicitamente, il tribunale olandese ha stabilito che la resistenza ucraina e russa al cambio di regime a Kiev del febbraio 2014, la lotta armata per l’autodeterminazione che ne era seguita e l’autodifesa dagli attacchi aerei e terrestri ucraini erano e rimangono illegali – un crimine di Stato russo perché, ha detto Steenhuis, “nel 2014, la Federazione Russa aveva il controllo generale della DPR [Repubblica Popolare di Donetsk].”
Steenhuis ha poi parlato dei “bombardamenti di artiglieria sul territorio ucraino, che sarebbero stati effettuati dalla Federazione Russa a partire dall’inizio di luglio 2014. I testimoni hanno anche parlato di attrezzature russe con soldati russi, che attraversavano il confine, effettuavano i bombardamenti e poi ritornavano indietro.” [Steenhuis[ non fa invece alcun riferimento ai bombardamenti o agli attacchi aerei aerei delle forze di Kiev.
Nelle 16.000 parole della sentenza di Steenhuis, Kiev non viene mai menzionata; né Washington; né il presidente ucraino dell’epoca, Petro Poroshenko (immagine di copertina, in secondo piano); né i finanziamenti del governo statunitense, né le armi e altri aiuti alle operazioni militari [ucraine] nel Donbass.
Al contrario, il presidente Vladimir Putin, il suo consigliere Vladislav Surkov (foto sul tavolo) e altre “persone di alto rango nella Federazione Russa” vengono citati dal giudice per aver “provveduto al finanziamento della DPR, con l’invio e l’addestramento di uomini e la fornitura di armi e materiali. Inoltre, dalla metà di maggio 2014, la Federazione Russa aveva avuto un’influenza decisiva sulla copertura delle cariche importanti all’interno della DPR e aveva collaborato al coordinamento delle azioni militari, intraprendendo anche azioni militari sul territorio ucraino.”
Come prova dell’arma del delitto, il giudice ha annunciato di aveva accettato un unico pezzo di scheggia a forma di papillon proveniente dalla testata esplosiva [del missile] (al centro del tavolo), che ha detto essere stato recuperato dal corpo di un membro dell’equipaggio. La scoperta [del frammento] da parte degli investigatori statali ucraini e olandesi non era stata documentata e la catena di custodia del frammento non è stata verificata. Steenhuis non ha fornito alcuna spiegazione sulla scomparsa di tutti gli altri 2.600 pezzi di schegge a forma di papillon presenti nella testata del missile che si presume sia esploso contro la cabina di pilotaggio dell’MH17.
Secondo il Codice di procedura penale olandese, sezione 344a: “[un giudice] non può ritenere che vi siano prove che l’imputato abbia commesso il reato specificato nel capo d’accusa esclusivamente o in misura decisiva sulla base di materiale scritto contenente dichiarazioni di persone la cui identità è nascosta.”
Per giustificare la sentenza, l’assoluzione del tenente colonnello Oleg Pulatov, le tre condanne all’ergastolo e il risarcimento di 16 milioni di euro, Steenhuis ha introdotto un concetto della Corte Suprema olandese chiamato “co-perpetrazione funzionale.” Gli avvocati olandesi e internazionali riconoscono che si tratta di un caso di colpevolezza per associazione. Fanno però osservare che nel diritto internazionale, nordamericano e britannico, ciò non può essere provato con un testimone che testimonia in segreto, con prove raccolte con una catena di custodia tenuta segreta e verificate in segreto, senza il controinterrogatorio di esperti in un tribunale aperto al pubblico e per sentito dire da un giudice che fa riferimento ad un altro giudice inquirente la cui identità e il cui procedimento sono rimasti anch’essi segreti.
Non c’è “alcuna possibilità di dubbio ragionevole,” ha dichiarato il giudice Steenhuis nel suo riassunto.
“La responsabilità penale congiunta è un’idea che gli Americani avevano cercato di utilizzare trent’anni fa nei tribunali per i crimini di guerra della Jugoslavia e del Ruanda – è una legge fasulla,” ha commentato Christopher Black, un avvocato canadese che ha rappresentato gli imputati accusati in quei procedimenti.
“Assolvendo Pulatov, l’unico imputato ad essere rappresentato in tribunale,” commenta l’esperto olandese di giurisprudenza Alfred Vierling, “la corte ha fatto del suo meglio per impedire agli imputati condannati di passare ad un grado superiore di giudizio per contestare la legge e le condanne in Corte d’Appello.”
Giovedì pomeriggio, per quasi due ore, Steenhuis ha letto quella che ha definito una sintesi della sentenza del tribunale. Il documento riassuntivo in inglese è di poco più di 16.000 parole ed è costituito da oltre 70 pagine.
Ha poi consegnato un documento agli avvocati presenti in aula. Il documento è stato pubblicato sul sito web della magistratura olandese in olandese e in inglese, in versioni separate per ciascuno dei quattro imputati dell’accusa ufficiale. Ogni versione è composta da oltre 90.000 parole e occupa 159 pagine.
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