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      • LA SANITÀ TI PORTA VIA LA FIGLIA E I CARABINIERI TI ENTRANO IN CASA

      LA SANITÀ TI PORTA VIA LA FIGLIA E I CARABINIERI TI ENTRANO IN CASA

      Risveglio sconcertante per Maurizio Federico e Margherita Eichberg, papà e mamma di Lisa, la ragazza deceduta tre anni fa al Bambino Gesù a seguito di un trapianto di midollo osseo infuso in presenza di globuli rossi incompatibili (pubblicammo la testimonianza di questi genitori in una lunga intervista che si può leggere cliccando QUI).
      Per la tragica vicenda due medici della nota struttura pediatrica sono stati accusati di omicidio colposo ed è stato indagato anche il Prof. Franco Locatelli, coordinatore del CTS durante l’emergenza Covid e responsabile dell’Unità Operativa dove prestano servizio i sanitari che si sono occupati della scelta del donatore e dell’esecuzione materiale del trapianto (in tempi successivi la sua posizione è stata archiviata due volte). Tra perizie e rinvii il percorso che dovrebbe portare all’apertura del processo appare ancora molto travagliato e la scorsa settimana si è verificato un nuovo colpo di scena: i genitori di Lisa hanno subito una perquisizione al mattino presto da parte dei carabinieri.

      “Un’intimidazione”, l’ha definita senza tanti giri di parole il Dottor Maurizio Federico che, rispondendo ai microfoni dell’ANSA ha raccontato: “Ho subito una denuncia per minacce e diffamazione e non so ancora da chi, perché non è stata messa a mia disposizione. Poco prima delle 7 di mattina sono arrivati cinque carabinieri in casa nostra, ci hanno notificato questo mandato di perquisizione personale, ambientale, e anche informatico, per cui, alla fine, sono andati a cercare sui computer un software che non conoscevamo assolutamente, attraverso il quale sarebbero state mandate, indirizzate a Locatelli, queste mail di minaccia e diffamazione. Ovviamente io non ne sapevo nulla, i carabinieri, gentilissimi, non hanno trovato nulla e sono tornati via. Aspettiamo di vedere la documentazione e, se sarà il caso, eventualmente, fare una denuncia di calunnia contro chi ci ha denunciato in maniera del tutto impropria e ha provocato questa visita che è particolarmente non gradita, non tanto per i carabinieri ma, vista tutta la situazione generale: noi chiediamo giustizia per la morte di nostra figlia e ci vediamo perquisiti. Sicuramente l’aspetto intimidatorio è molto pesante. Noi non abbiamo avuto mai a che fare con la giustizia, con cose di questo genere; quindi, vedere cinque carabinieri venire a perquisire casa alle 7 di mattina non è una cosa che consiglio assolutamente a nessuno. Interpretiamo esattamente in questa chiave intimidatoria quello che è successo martedì scorso.”

      Incalzato dal giornalista dell’ANSA: “Voi avete sollevato anche la responsabilità di Locatelli, primario, che oggi riveste anche ruoli importanti”, il padre di Lisa ha precisato: “Locatelli era stato individuato in prima istanza dal PM che ha ricevuto la nostra denuncia come uno dei responsabili, poi in un primo momento la sua posizione è stata stralciata ed è stata chiesta l’archiviazione a cui noi ci siamo opposti. Il Tribunale, attraverso la GIP Ciranna, ha accolto la nostra opposizione e purtroppo il PM ha ancora una volta chiesto l’archiviazione, ma noi abbiamo la possibilità e il diritto di opporci nuovamente. Fondamentalmente, c’è una battaglia giudiziaria che va parallelamente al procedimento penale contro i medici che direttamente hanno messo le mani su Lisa, quindi noi abbiamo almeno due fronti aperti dal punto di vista giudiziario e uno aperto specificatamente contro Locatelli. E, vedi caso strano, arriva questa denuncia. Io non so … posso avere dei sospetti”.

      Fin qui le dichiarazioni rilasciate all’ANSA dal Dottor Maurizio Federico (che è anche Responsabile del Centro Nazionale per la Salute Globale presso l’Istituto Superiore di Sanità) durante un sit-in davanti all’Ospedale Bambino Gesù lo scorso 3 settembre, ricorrenza mensile della morte di Lisa.
      Il video completo dura 5 minuti e 22 secondi (è visualizzabile QUI) e contiene anche le dichiarazioni di Margherita Eichberg, madre della ragazza e attuale Soprintendente per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale.

      Due giorni fa, 5 settembre, abbiamo contattato i genitori per un aggiornamento e il papà di Lisa ha così commentato gli ultimi accadimenti: “Il PM ci ha negato di prendere visione della denuncia quindi non posso ancora dire se la perquisizione è stata frutto di una denuncia diretta alla mia persona, o di una iniziativa della Procura in risposta ad una denuncia contro ignoti. Il risultato netto, comunque è che alla richiesta di giustizia da parte di chi può dimostrare di aver perso la figlia non per un imprevisto, non per un’emergenza gestita male, non per una malattia inguaribile, ma per una infusione di 350 ml di globuli rossi incompatibili attraverso una decisione pensata, pianificata, e le cui conseguenze mortali erano scontate, si risponde con infondate perquisizioni tipicamente riservate a criminali e terroristi.”

      Quello di Lisa è un caso – uno dei tanti, purtroppo – di malasanità che questa volta, però, getta un’ombra inquietante e rischia di macchiare in modo indelebile la reputazione di uno degli ospedali più importanti a livello nazionale, considerato anche all’estero un’eccellenza in pediatria e, di conseguenza, anche il nome di chi, all’interno di esso e in questa vicenda, ha avuto un ruolo di responsabilità.

      I genitori di Lisa non hanno intenzione di arrendersi, l’amore per la figlia li rende coraggiosi e determinati ad andare avanti: non solo vogliono giustizia per la loro Lisa, ma desiderano anche che non si ripeta mai più che qualcuno debba soffrire ciò che ha sofferto la loro figlia. Per questo hanno fondato L.I.S.A., un’associazione che si propone di aiutare i genitori dei piccoli ricoverati ad avere un quadro chiaro, costante e dettagliato circa le diagnosi e le terapie che riguardano i propri bambini anche con l’ausilio di avvocati e periti medici esperti del campo, nel caso subentrassero difficoltà nel rapporto con le strutture sanitarie.

      Una Sanità che lavori con scrupolo e con coscienza è interesse di tutti.
      Ed è interesse di tutti anche una Giustizia che funzioni efficacemente in tempi ragionevoli.
      Una giustizia continuamente ritardata rischia di diventare una giustizia negata. E la lentezza non rischia di minare soltanto l’efficacia della giustizia, ma anche l’affidabilità e la credibilità della magistratura.

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