Europa unita, libera circolazione di persone, merci, servizi, e capitali sembra la realizzazione di un ideale a tutto vantaggio delle popolazioni; ma se andiamo a conoscere meglio questa enorme istituzione, ci accorgiamo che si basa solo su interessi legati alla finanza, che considera le carta costituzionale di ogni singola nazione democratica un qualcosa da superare, per trasformare cittadini in schiavi da utilizzare per la crescita di coloro che vedono in noi solo una merce di scambio da utilizzare per i loro oscuri scopi.
L’idea di un mercato unico nasce il 25 marzo 1957 a Roma con l’acronimo MEC (Mercato Europeo Comune, successivamente trasformatosi in CEE (Comunità Economica Europea) e poi semplificato in CE (Comunità Europea), fino ad arrivare all’attuale UE (Unione Europea). E dagli iniziali 6 stati si è allargata a 27 paesi.
Acronimi, questi, che servono per identificare le leggi comunitarie (regolamenti o direttive).
Di fatto, il MEC è entrato in vigore il 1º gennaio 1958 e prevedeva che nell’arco di 12 anni si sarebbe dovuto realizzare un mercato unico; sulla carta tutto sembra a favore dei cittadini europei con uguali diritti, ma poi è venuto fuori il suo vero volto: il potere e il controllo dei sudditi europei.
L’accordo di Schengen del14 giugno 1985 dava il via libera alla circolazione delle persone e delle merci; successivamente con il trattato di Lisbona, siglato il 13 dicembre 2007 (sottoscritto per l’Italia da D’Alema e Prodi), segna la sconfitta della sovranità degli stati aderenti, l’obiettivo è quello di riformare le politiche interne ed esterne, attribuendo al Parlamento europeo ulteriore potere legislativo, ma solo nella forma visto che l’iniziativa legislativa (ossia la sostanza) la detiene soltanto la Commissione.
L’UE allargata doveva migliorare costantemente il funzionamento del mercato unico, agevolando la fornitura di servizi, la libera circolazione delle persone e dei lavoratori, sviluppando reti di trasporto, dell’energia e delle telecomunicazioni, ma di fatto ha comportato la perdita delle nostre industrie di settore, la vittoria del capitale finanziario trasnazionale e la sconfitta dei salariati.
Queste le azioni, considerate primarie dell’Ue, che ci stanno condizionando pesantemente: la dipendenza sempre più forte dalle fonti di energia esterna e l’aumento delle emissioni di gas serra. Per questo la Comunità Europea ha adottato una serie di provvedimenti per diminuire il consumo di energia attraverso il miglioramento dell’efficienza del sistema impianto/involucro degli edifici.
I principali provvedimenti nel settore energetico a livello europeo, presi in tal senso, sono stati diversi, ma sicuramente la Direttiva comunitaria più importante è stata la 2002/91/CE, anche nota come Direttiva EPBD (“Energy Performance of Buildings Directive“), che ripropose la certificazione energetica sollecitando gli stati membri ad attuare una serie di misure finalizzate al miglioramento dell’efficienza nel settore edilizio, responsabile del 40% di consumo.
Bisogna precisare che una direttiva è un atto legislativo che stabilisce un obiettivo che tutti i paesi dell’UE devono realizzare. Tuttavia, spetta ai singoli paesi definire attraverso disposizioni nazionali come tali obiettivi vadano raggiunti.
In Italia arrivò con il Decreto legislativo del 19 agosto 2005, n. 192:”Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia”, infine con il Decreto Ministeriale 26 giugno 2009: “Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici ”e con la Legge 23 luglio 2009 n. 99:“Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” .
In tal modo viene imposta la certificazione energetica per gli edifici, che è il complesso delle operazioni svolto dai soggetti certificatori di cui all’articolo 4, comma 1, lettera c) del Dlgs. 192/2005 per il rilascio dell’Attestato di Prestazione Energetica (APE) e delle raccomandazioni per il miglioramento della prestazione energetica degli edifici.
Tale prestazione viene indicata utilizzando una specifica classe energetica (da A+ a G).
L’APE è diventata obbligatoria nei seguenti casi: compravendita, affitto e donazione di edifici o singole unità immobiliari; annunci di vendita o affitto; edifici di nuova costruzione al termine dei lavori; riqualificazione energetica; ristrutturazioni importanti.
Infine la direttiva 2010/31/CE ha ripreso e sostituito la direttiva 2002/91/CE, indicando il 31 dicembre 2020 come data ultima in cui tutti gli edifici di nuova costruzione siano edifici a energia “quasi” zero (31/12/2018 per gli edifici pubblici).
Il 14 marzo 2023 il Parlamento europeo (con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astensioni) ha approvato il mandato negoziale su una proposta di legge per aumentare il tasso di ristrutturazioni e ridurre consumo energetico ed emissioni nel settore edilizio, che ne accelera la procedura. L’obiettivo è ridurre le emissioni di gas a effetto serra e il consumo energetico entro il 2030 per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Riporto il comunicato stampa dell’EU :
“Per i deputati, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche la scadenza è fissata al 2026. Tutti i nuovi edifici per cui sarà tecnicamente ed economicamente possibile dovranno inoltre dotarsi di tecnologie solari entro il 2028, mentre per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti la data limite è il 2032.
Sempre secondo la posizione del PE, gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033. Per gli edifici non residenziali e quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (E) e il 2030 (D).
Per prendere in considerazione le differenti situazioni di partenza in cui si trovano i parchi immobiliari nazionali, nella classificazione di efficienza energetica, che va dalla lettera A alla G, la classe G dovrà corrispondere al 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Stato membro.”
Questi parlamentari, a quanto pare non valutano che l’emissione zero non può essere raggiunta soprattutto per gli edifici già esistenti. L’aggravio economico soprattutto per l’Italia, sarà considerevole visto che il 70% degli italiani hanno una casa di proprietà: questo comporterà un ulteriore aggravio per tutti, sia possessori che acquirenti, in quanto rispetto alla precedente certificazione energetica i parametri da inserire si sono moltiplicati e sarà molto più difficile raggiungere la classe D. Tutto ciò a vantaggio di chi e per cosa? I prezzi saliranno per le nuove costruzioni e si abbasseranno per le vecchie. Si arriverà all’assurdo che se un cittadino vorrà vendere il proprio immobile nel 2033 in classe energetica G si ritroverà con un pugno di mosche.
Chi comprerà il nostro patrimonio immobiliare a prezzi stralciati?
Per l’Europa dobbiamo sacrificarci per il bene comune! Secondo la logica davosiana che se non si ha nulla si è felici! Così la nostra bell’Italia finirà nelle mani dei soliti faccendieri.. e poi cosa succederà? Demoliranno le vecchie costruzioni espellendo coloro che non hanno possibilità economiche per acquistare una casa a zero emissioni e realizzare così l’utopistica città dei 15 minuti basata sui principi del nuovo Bauhaus europeo all’insegna dell’estetica, sostenibilità e inclusione?
Nobili parole ma di fatto i cittadini saranno divisi in due gruppi: ricchi e poveri, occupati e disoccupati, dove per circolare con le automobili i poveri/schiavi dovranno chiedere il permesso. E tutto viene fatto in nome dell’ambiente. Ma la libertà di scelta?
I fautori di questa proposta pensano di imporre i loro orientamenti tecnici per la ristrutturazione: la conseguenza sarà che condizioneranno anche la progettazione, visto che i vari regolamenti edilizi e urbanistici, almeno per l’Italia, negli anni, hanno ostacolato la realizzazione di veri edifici passivi realizzati con i principi della bioedilizia, in quanto non rientranti negli standard imposti e nella mercificazione delle aree di espansione urbana. Si continua ad operare sempre nella logica di regole ed imposizioni, mentre la qualità architettonica e la creatività viene emarginata: per loro un’ opera architettonica come il Pantheon non si potrà più realizzare (non rientra nei parametri sich.).
Tutto ciò fa parte della follia del Green Deal europeo (il piano di crescita a lungo termine dell’UE), che vuole rendere l’Europa climaticamente neutra entro il 2050. Questo obiettivo è sancito nella normativa europea sul clima, insieme all’impegno giuridicamente vincolante a ridurre le emissioni nette di gas effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Per dare attuazione a tali obiettivi, nel luglio 2021 la Commissione ha presentato il pacchetto legislativo Pronti per il 55 % -55% gas serra al 2030 (Fit for 55): le proposte ivi contenute dovrebbero ridurre il consumo di gas del 30% entro il 2030; oltre un terzo di questi risparmi sarebbe ottenuto raggiungendo l’obiettivo UE di efficienza energetica. Questo è senza dubbio utopistico in quanto raggiungere tali obiettivi comporterebbe solo un aggravio per i cittadini/schiavi, senza considerare l’inutilità di tali sforzi, visto che noi rappresentiamo una microscopica parte dell’intero globo terrestre, mentre la Cina e gli USA hanno un impatto tra i più alti e una superficie maggiore.
Eppure l’Europa deve rappresentare il faro del mondo verso il rispetto dell’ambiente!
Il vero scopo è quello di favorire gli USA e i suoi alleati per il commercio del gas e per giustificarlo si sono inventati gli investimenti intelligenti (REPowerEU ) che consistono nel tagliare 100 miliardi di euro l’anno di importazioni del gas russo; ma per far questo si devono investire ben 210 miliardi di euro di investimenti supplementari entro il 2027 sostenuti dai cittadini europei. Infatti per importare il gas dai nuovi fornitori sono necessarie nuove infrastrutture supplementari che secondo le stime richiederebbero circa 10 miliardi di euro. I conti non tornano! Spendiamo 210 miliardi per risparmiare 100 miliardi e bisognerà costruire 10 miliardi di infrastrutture ecologicamente dannose per l’ambiente come i rigassificatori e i gasdotti.. senza considerare il trasporto marittimo del gas liquido.
Una vera e propria follia.
L’UE sta procedendo con vari accordi secondo un programma che prevede:
- Aumentare le forniture di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti e dal Canada e del gasdotto e del gas GNL dalla Norvegia
- Intensificare la cooperazione con l’Azerbaigian, in particolare sul Corridoio meridionale di trasporto del gas
- Concludere accordi politici con fornitori di gas come Egitto e Israele per aumentare le forniture di GNL
- Riavviare il dialogo energetico con l’Algeria
- Proseguire la cooperazione con i principali produttori del Golfo, compreso il Qatar, e l’Australia
- Coordinarsi con acquirenti di gas come Giappone, Cina e Corea
- Esplorare il potenziale di esportazione di paesi dell’Africa subsahariana come Nigeria, Senegal e Angola.
Avevamo un gas che ci costava poco con infrastrutture ormai realizzate (a parte quella distrutta dagli americani di proposito) e facciamo affari con paesi dove veramente vige un regime dittatoriale e che ce lo venderanno a costi più elevati. Per noi schiavi italiani questo comporterà la sostituzione di un quarto delle importazioni dalla Russia entro il 2025, praticamente e nonostante l’embargo, andiamo comunque avanti grazie al gas Russo.
Per non parlare che tutte queste nuove infrastrutture diventeranno presto obsolete, con un costo permanente ai danni dei cittadini, dell’economia e dell’ambiente. Infatti sono incompatibili con la politica dell’Europa che vuole limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi centigradi, alla fine del secolo, spingendo verso le rinnovabili con l’intenzione di ridurre la dipendenza dal gas.
In Toscana l’arrivo del rigassificatore Golan Tundra (acquistato da Snam a Singapore e battente bandiera delle isole Marshall) viene considerato un importante passo avanti per la non dipendenza dalla Russia, ma il governatore Eugenio Giani non si rende conto che il turismo e la difesa dell’ecosistema marittimo, tutelato dalla stessa Europa, dovrebbe essere più importante? E la salute degli abitanti? Per non parlare che una volta andato a regime sarà presto superato! E il suo smaltimento?
Ci hanno imposto una nave lunga 295 metri e larga 43 ormeggiata nel porto di Piombino come l’attrazione maggiore per la cittadina, ma vogliamo considerare il traffico di navi metaniere per il suo rifornimento e quella per il loro rifornimento? La nave sarà rifornita a intervalli regolari (5/7 giorni) da metaniere di taglia variabile e dovrà rifornirne a sua volta altre di piccola/media taglia, operazioni che, sulla carta, dureranno ogni volta un paio di ore. Snam (la ditta incaricata) ha già analizzato con carotaggi il suolo del porto e dei terreni che saranno attraversati dal metanodotto, sulla banchina dovranno realizzare strutture di supporto alla nave per la sicurezza e l’anti-incendio, con sensori per rilevare fughe di gas e presenza di fiamme, un deposito di acqua e generatori di emergenza. I rischi sono molteplici, anche se la ditta ha sulla carta risolto tutto, come il riempimento del rigassificatore, la trasformazione del liquido in gas, il trasferimento del gas al metanodotto, senza considerare il rischio più alto rappresentato dall’unità serbatoi di stoccaggio Gnl dovuta principalmente al fattore quantità. Tutto ciò per un costo stimato di 600 milioni di euro.
Chiaramente la difesa della biodiversità del mare non viene considerata, bisogna sacrificare i parchi nazionali come l’ Arcipelago Toscano, la Secca della Meloria, tutta la vasta area del Santuario dei Cetacei e il parco regionale della Maremma Toscana.
L’intera area ricade nel siti RN2000, solo per citarne alcuni sulla terra ferma : Zona Speciale di Conservazione Promontorio di Piombino e Monte Massoncello, l’ Area naturale protetta di interesse locale Baratti -Populonia, la Zona Speciale di Conservazione e Zona di Protezione Speciale Padule Orti – Bottagone, l’area naturale protetta di interesse locale Sterpaia; siti RN2000 nell’area marina: la Zona Speciale di Conservazione e Zona di Protezione Speciale Isole di Cerboli e Palmaiola, le Riserve Biosfera MAB, la riserva MAB Unesco Isole di Toscana, la Zona di Protezione Speciale Isola di Capraia – area terrestre e marina, la Zona Speciale di Conservazione Scoglietto di Portoferraio, la Zona di Protezione Speciale Elba orientale.
Il grande traffico marino che comporterà questo via vai di navi che trasportano gas liquido danneggerà il delicato ecosistema, ma sicuramente l’UE darà la colpa ai nostri pescatori o ai rari villeggianti del posto, visto che i turisti andranno altrove.
In conclusione, l’UE porta avanti lo slogan case green per obbligarci alla costruzione ed all’adeguamento del nostro patrimonio edilizio, che nel frattempo utilizza gas russo per il riscaldamento. Ricordo benissimo che per utilizzare questo combustibile sono stati investiti milioni di euro, sono stati stanziati degli incentivi per utilizzare le caldaie a condensazione (vi ricordate lo slogan: il metano ti dà una mano!?) e ora chissà perché, questa tecnologia è diventata la principale causa di inquinamento, anche se ogni anno gli utenti sono costretti a far effettuare la manutenzione e l’analisi della combustione per l’efficienza energetica. Senza considerare che più dell’82% delle nostre centrali termoelettriche sfruttano il gas naturale, pertanto la pretesa di sostituire gli impianti di riscaldamento con apparecchiature (pompe di calore) che utilizzano l’energia elettrica è la dimostrazione della loro cattiva fede.
La vera ragione è questa: la distruzione economica ed il saccheggio del patrimonio immobiliare della maggioranza della popolazione e quindi l’impoverimento generalizzato, con l’alibi della difesa dell’ambiente, della identità storico-culturale della comunità europea. Mascherandosi con nobili obiettivi per difendere quelli esecrabili: la guerra e l’embargo.