Un evento sotto falsa bandiera (false flag) è una messinscena che noi commettiamo, ma che viene abilmente organizzata in modo da deviare la colpa su un nemico politico, spesso usata come pretesto per iniziare una guerra contro un nemico esterno o per far approvare leggi draconiane in nome della sicurezza nazionale. Occasionalmente, come nel caso della diffusione di un agente patogeno biologico, l’evento è volutamente progettato per farlo apparire come un fatto naturale. Dal punto di vista degli autori si tratta di operazioni assai efficaci, dal momento che le vittime non hanno modo di sapere se l’attacco si è effettivamente verificato, tanto meno chi ne è responsabile. Gli Stati Uniti ne hanno eseguiti molti in Cina e Corea [1] e in America centrale e meridionale [2]. Si sono verificati anche molti decessi individuali, dovuti ad improvvisi “attacchi di cuore”, strani incidenti automobilistici o il classico “suicidio” di un possibile informatore. In ogni caso, i funzionari competenti (e i media di supporto) li attribuiscono a “cause naturali” o forse alla sfortuna. Si pensi a Steve Kangas, Gary Webb, Philip Marshall, Pat Tillman, Karen Silkwood, Bruce Ivins. [3]
In un’altra categoria, abbiamo le frequenti occasioni in cui il Dipartimento di Stato ebraico degli Stati Uniti [4] cerca di influenzare un’elezione presidenziale in un Paese che gli USA considerano di loro interesse, dove si assiste ad enormi proteste di piazza contro “l’elezione fraudolenta di un leader antidemocratico” e in dove, con un po’ di fortuna, i reporter della TV nazionale riescono a riprendere i “manifestanti” che, a fine giornata, si riuniscono presso l’ambasciata statunitense del posto per ritirare il loro compenso.
I media occidentali di proprietà ebraica sono maestri nel creare eventi false-flag, di solito falsificando o appropriandosi indebitamente di foto e video, e usandoli per sostenere storie che non si sono mai verificate o in cui gli eventi reali avevano poca o nessuna somiglianza con la propaganda pubblicata. Una di queste era stata la falsa storia che i russi stavano protestando in strada contro l’imminente elezione presidenziale, ma non c’era stata alcuna protesta di questo tipo; le foto utilizzate, immediatamente riconosciute da molti, erano immagini del 1991, quando i russi erano scesi in piazza per protestare contro la dissoluzione dell’URSS. Una rete mediatica ebraica aveva riproposto la stessa storia, ma non avendo a disposizione un video, aveva utilizzato un filmato di cittadini greci in rivolta contro l’austerità imposta dal FMI alla Grecia, con il risultato che molti si erano chiesti perché i russi a Mosca sventolassero cartelli di protesta scritti in greco. Su questo stesso tema, quando guardate i video delle proteste di piazza nei Paesi stranieri, vi siete mai chiesti perché tutti i cartelli di protesta sono in inglese, perché le persone in Iraq, Libia, Grecia, Egitto, Siria, Libano e in tante altre nazioni fanno cartelli in inglese per esprimere il loro disappunto invece di protestare nella loro lingua? Il motivo è che queste proteste sono tutte inscenate dal Dipartimento di Stato ebraico degli Stati Uniti con “dissidenti” assunti per un notiziario alla Disney espressamente confezionato per la TV USA [5].
Uno degli eventi false-flag più riusciti di tutti i tempi, certamente il più riuscito in termini di vittoria propagandistica, erano stati i famosi eventi del 1989 in Piazza Tienanmen – il tragico evento che non era mai accaduto [6]. Gli americani avevano il controllo del movimento studentesco dell’epoca e speravano di creare una “rivoluzione colorata” in Cina. Quando il tentativo era fallito, era stato comunque sfruttato dai media ebraici che avevano pubblicato una storia completamente falsa, supportata da foto di caos provenienti da un evento totalmente estraneo, e l’avevano venduta al mondo come un massacro di studenti. Come detto, non si è mai verificato un evento del genere e sono sempre stati disponibili i video – ma sempre censurati – dello sgombero pacifico della piazza. Questa vittoria propagandistica ha avuto un tale successo che i media ebraici l’hanno celebrata ogni anno come un anniversario per più di 30 anni. Un evento falso al 100%.
In modo simile, il controllo ebraico dei media e dell’editoria ha dato loro il potere di riscrivere la storia, cancellando dalla documentazione storica i loro molteplici crimini, attribuendone la colpa a eventi naturali o alle vittime e solitamente riuscendo a presentare se stessi come le vittime – una sorta di operazioni “doppie false-flag”, in genere piuttosto riuscite. Un esempio evidente è la tragedia dei 100 anni dell’oppio in Cina, che l’opinione pubblica mondiale è stata educata ad attribuire agli “inglesi”, quando invece si trattava al 100% di un’occupazione ebraica guidata dai Rothschild e dai Sassoon. Un’altra operazione false-flag al 100%, e di grande successo. E, in effetti, il ruolo degli Ebrei negli eventi storici non è mai stato dei più puliti. Nel caso della Cina, un’autrice ebrea di nome Julia Lovell, aveva scritto sulla tragedia dell’oppio in Cina, non menzionando nemmeno una volta gli Ebrei, ma, di fatto, dando la colpa ai cinesi e definendola “una tragicommedia”. Un’operazione di false-flag in cui si schiavizza una nazione con una droga che crea dipendenza, si massacrano circa 100 milioni di persone, poi la si definisce una sorta di “commedia” e ci si scusa scaricando tutta le colea sulla vittima.
A questo proposito, all’opinione pubblica mondiale è stato insegnato a provare simpatia per gli Ebrei, che, negli ultimi 1.000 anni, sono stati ripetutamente espulsi da quasi tutte le nazioni – apparentemente a causa dell’”antisemitismo”. Ma, ancora una volta, a causa del loro potere sui media e sull’editoria, pochi sanno che gli Ebrei sono sempre stati espulsi a causa dei loro crimini: usura, commercio di schiavi, tassazione sui raccolti, tentativo di distruzione del Cristianesimo e molto altro. L’antisemitismo non ha avuto alcun ruolo in queste espulsioni.
Abbiamo un’altra categoria di eventi false-flag che si verificano quando gli Ebrei usano il loro controllo sui media per presentare versioni completamente artefatte di importanti eventi storici in cui gli Ebrei hanno commesso enormi crimini, ma di cui riescono a deviare la colpa su altri o sulle stesse vittime. La Rivoluzione Russa è stata una di queste, ma, in realtà, gli Ebrei sono stati gli ispiratori delle varie rivoluzioni europee, tutte nate dalla stessa fonte: gli Ebrei khazari che cercavano di non essere espulsi dalle nazioni europee [7]. Inoltre, la cosiddetta “democrazia” – il sistema elettorale multipartitico oggi tanto caro agli occidentali – era stata concepita dagli Ebrei proprio come un modo per prendere il controllo dei governi da dietro le quinte e quindi togliere loro il potere di espellerli [8].
In altre notizie correlate, abbiamo i racconti dei vari “pogrom” contro gli Ebrei in vari Paesi, sempre apparentemente dovuti al dilagante “antisemitismo”. Anche questi sono quasi interamente eventi “false-flag”. Ad esempio, durante la Rivoluzione russa i Bolscevichi ebrei avevano massacrato il 30% dell’intera popolazione russa, compresi i ricchi, l’intellighenzia e il clero. Erano stati proprio gli Ebrei a gestire i gulag e a creare l’”homolodor” in Ucraina, che aveva portato alla morte per fame 8 milioni di persone. Erano stati gli Ebrei ad uccidere l’intera famiglia reale russa e a confiscare tutte le loro ricchezze. E, quando la loro rivoluzione era fallita, avevano saccheggiato l’intera nazione mentre se ne andavano. Ma, grazie al controllo dei media e dell’editoria, gli Ebrei sono riusciti a capovolgere i dati storici, a cancellarsi dal quadro e a dipingere se stessi come “vittime”. È difficile trovare un’operazione false-flag più riuscita di questa.
Un altro genere di false flag si verifica quando varie società, aziende farmaceutiche, ONG o agenzie ONU commettono crimini con la scusa di fare del bene. Per fare un esempio significativo, l’OMS ha sterilizzato surrettiziamente circa 150 milioni di donne nei Paesi del Terzo Mondo con un vaccino “anti-fertilità” prodotto dalla società farmaceutica ebraica Sanofi, di proprietà dei Rothschild, spacciandolo per un vaccino contro il tetano. Un abominevole crimine contro l’umanità, ma accuratamente sepolto sotto la falsa bandiera delle Nazioni Unite [9]. Me ne occuperò più avanti in questa serie di saggi.
Un altro tipo di false flag è quando, ad esempio, gli Stati Uniti avevano bombardato la Serbia fino a ridurla in miseria e avevano distrutto completamente la Jugoslavia, attribuendo poi l’azione militare alle forze della NATO. Tutti questi, e altri ancora, si qualificano come eventi false-flag in cui commettiamo un crimine o tessiamo una storia falsa contro un’altra persona o nazione, per poi deviare in modo plausibile la colpa verso un’altra fonte.
Gli Stati Uniti e Israele sembrano essere i maestri in questi giochi mortali di inganno e guerra, atti che entrambe le nazioni hanno commesso in molte occasioni. Spesso accade che la storia di questi eventi non sia del tutto credibile, in parte perché gli autori non sono sempre così intelligenti come credono e in parte perché a volte intervengono eventi casuali in modi che non è possibile prevedere. Spesso i colpevoli hanno inizialmente successo, ma la verità viene a galla in seguito, per caso o deliberatamente.
Nella storia recente, lo schema degli eventi “terroristici”è simile al modello sviluppato e utilizzato dalla CIA per l’operazione europea Gladio, che abbiamo già esaminato altrove [10]. Queste operazioni di terrorismo civile evitano di attaccare obiettivi militari o industriali e generalmente lasciano da parte anche le installazioni governative. Come aveva dichiarato un partecipante a quel programma un tempo segreto: “Bisognava attaccare i civili, le persone, le donne, i bambini, gli innocenti, gli sconosciuti lontani da qualsiasi gioco politico. Il motivo era molto semplice. Dovevano costringere queste persone, il pubblico, a rivolgersi allo Stato per chiedere maggiore sicurezza“. Perché avrebbero dovuto fare una cosa del genere? Per lo stesso motivo per cui l’hanno sempre fatto: la paura rende una popolazione malleabile, che si rivolge allo Stato per essere protetta. Produce governi di destra inclini alla guerra, permette la revoca dei diritti e delle libertà civili e prepara la strada ad un governo mondiale fascista. Queste operazioni sotto falsa bandiera, in cui spesso vengono uccise persone innocenti, forniranno invariabilmente il pretesto per un’invasione militare ingiustificata di un altro Paese o per l’imposizione di maggiori restrizioni sulla popolazione residenziale nazionale. In entrambi i casi, l’opinione pubblica, inconsapevole, crede di difendere il proprio Paese. Spesso però le storie inventate per ingannare il pubblico sono troppo piene di incongruenze per essere accettate da tutti, tranne che dai più creduloni, e lasciano nel pubblico la netta convinzione che esista una cospirazione dietro l’evento in questione. E questo ci porta a quelle che chiamiamo affettuosamente “teorie del complotto”. Ce ne sono molte
Nell’Operazione Northwoods [11], la CIA aveva consigliato di mandare fuori rotta un aereo carico di studenti universitari americani e dirigerlo su Cuba, abbattere l’aereo, incolpare i cubani e di usare l’episodio come scusa per l’invasione. Nello stesso documento, la CIA raccomandava di far esplodere alcuni centri commerciali in Florida, uccidendo un numero imprecisato di persone innocenti, e di attribuire la responsabilità di queste azioni ai terroristi cubani, fornendo così un’apparente scusa per l’invasione. La CIA aveva anche un piano già pronto, che era arrivato a un soffio dall’essere approvato, per far fallire uno dei lanci spaziali della NASA, distruggendo il razzo e sacrificando gli astronauti statunitensi, con “prove” già pronte per incolpare Cuba di “interferenze elettroniche” e giustificare un’invasione dell’isola. Gli stessi astronauti della NASA avrebbero dovuto piangere nel discutere la rivelazione di questo piano parlandone al pubblico, ma i media non lo avevano mai ammesso.
Israele e i false flag
Israele è stato impegnato in eventi false-flag per molti decenni, non esitando mai a sacrificare vite umane per ottenere vantaggi politici. Già nel 1950 e nel 1951 c’erano stati gli attentati di Baghdad [12], in cui terroristi ebrei avevano compiuto attentati dinamitardi in Iraq contro vari obiettivi civili ebraici, uccidendo altri Ebrei. La responsabilità degli attacchi era stata attribuita agli Arabi e ai Cristiani iracheni, con conseguenti molteplici affermazioni di “antisemitismo”, apparentemente nel tentativo di far sentire gli Ebrei iracheni insicuri e quindi più propensi ad emigrare in Israele, una parte molto importante dell’agenda sionista dell’epoca. Naturalmente, un’indagine interna israeliana (Mossad) non aveva trovato alcuna prova del coinvolgimento di Israele, anche se il Mossad era stato implicato, per ammissione dello stesso, in altre avventure simili. Ovviamente, ancora oggi, fonti ebraiche come Wikipedia ci dicono: “C’è una controversia sulla vera identità e sull’obiettivo dei colpevoli dietro gli attentati, e la questione rimane irrisolta”. Tuttavia, in Iraq non c’erano dubbi sull’identità di questi terroristi, dal momento che all’epoca erano stati catturati, alcuni erano stati condannati a morte e altri all’ergastolo.
Pochi anni dopo, nel 1954, c’era stato l’Affare Lavon, [13] [14] un’altra operazione segreta ebraico-israeliana fallita, condotta in Egitto, in cui un gruppo di Ebrei era stato reclutato dall’intelligence militare israeliana per piazzare bombe in obiettivi civili di proprietà straniera, come scuole americane e sale cinematografiche e biblioteche britanniche. Gli attacchi a questi obiettivi civili avevano lo scopo di terrorizzare la popolazione fomentando un clima di violenza e instabilità politica che avrebbe dovuto costringere l’esercito britannico a mantenere il controllo del Canale di Suez, in Egitto. Gli attacchi terroristici erano stati attribuiti a diversi gruppi musulmani o comunisti, ma gli autori Ebrei erano stati catturati e condannati a morte. Per oltre 50 anni, il governo israeliano ha negato il proprio coinvolgimento nella vicenda, ma, nel 2005, i terroristi ebrei autori di quelle violenze erano stati ufficialmente insigniti di “certificati di apprezzamento” da parte del Presidente di Israele.