Gli Stati Uniti hanno adottato una strategia multivettoriale per contrastare lo sviluppo della Cina e preservare la posizione di primo piano dell’America nell’ordine globale. La parte economica del piano è chiamata “disaccoppiamento” e si riferisce al blocco selettivo dell’accesso della Cina a tecnologie critiche (in particolare quelle dei semiconduttori di ultima generazione). La strategia ha raccolto un sostegno quasi universale tra le élite americane della politica estera, che ritengono necessario adottare immediatamente queste misure per limitare l’esplosivo sviluppo tecnologico della Cina. Tuttavia, l’attuazione di un piano che essenzialmente erige una “cortina di ferro digitale” tra la Cina e il resto del mondo presenta notevoli rischi. Se la Cina dovesse rispondere all’aggressione di Washington, le linee di approvvigionamento verrebbero gravemente interrotte, aumentando la probabilità di un’altra recessione globale.
Vale la pena notare che il termine “disaccoppiamento” nasconde le modalità di funzionamento di questa politica. La parola stessa – secondo il Cambridge Dictionary – significa “una situazione in cui due o più attività vengono separate…”. Purtroppo, la strategia di disaccoppiamento di Washington non è un tentativo di ottenere una benevola “separazione delle strade”, ma di identificare le principali vulnerabilità tecnologiche della Cina per infliggere il massimo danno possibile all’economia cinese. In altre parole, il disaccoppiamento – così come viene presentato dai media e dalle analisi dei think tank – è in gran parte una montatura di pubbliche relazioni che mira a nascondere la guerra economica di Washington alla Cina. Ecco alcune notizie sul disaccoppiamento, tratte da un articolo di Michael Spence del Council on Foreign Relations:
Nell’ultimo anno, la traiettoria delle relazioni sino-americane è diventata indiscutibile: gli Stati Uniti e la Cina sono diretti verso un sostanziale, anche se non completo, disaccoppiamento. Lungi dall’opporsi a questo risultato, entrambe le parti sembrano aver accettato il fatto che si tratterà di un gioco largamente non cooperativo, al punto che lo stanno incorporando nei loro quadri politici. Ma cosa comporterà esattamente il disaccoppiamento e quali saranno le sue conseguenze?
Da parte americana, le preoccupazioni per la sicurezza nazionale hanno portato alla creazione di un lungo elenco, tuttora in crescita, di restrizioni che riguardano le esportazioni di tecnologia e gli investimenti in Cina, nonché limitazioni su altri canali mondiali di compartecipazione tecnologica. Per aumentare l’impatto della loro strategia, gli Stati Uniti stanno cercando di assicurarsi – anche attraverso la minaccia di sanzioni – che altri Paesi si uniscano ai loro sforzi…
Molti, da entrambe le parti di quella che potrebbe essere definita l’”equazione della sfiducia reciproca”, sanno che il disaccoppiamento è un percorso decisamente sub-ottimale e pericoloso. Ma, sia negli Stati Uniti che in Cina, le voci dissenzienti vengono ignorate o soffocate, sia attraverso pressioni politiche che attraverso una vera e propria repressione.
Molte economie emergenti e in via di sviluppo riconoscono che un’economia globale frammentata… non è nel loro interesse. Ma, al momento, non hanno il potere di cambiare gli incentivi dei principali attori… Non ci sono quindi vie d’uscita evidenti dall’attuale traiettoria. Il futuro è un parziale disaccoppiamento e una frammentazione. Destructive Decoupling, Council on Foreign Relations
Pur non essendo d’accordo con gran parte delle affermazioni dell’autore, condivido il suo fatalismo. Infatti, questa non è solo la direzione in cui siamo attualmente diretti, ma la situazione è anche destinata a peggiorare notevolmente nei prossimi mesi. La leadership di entrambi i partiti politici negli Stati Uniti è completamente impegnata nel disaccoppiamento, così come le élite della politica estera che operano dietro le quinte. Stiamo assistendo ad un diffuso riconoscimento del fatto che gli ingenui sforzi per integrare la Cina nell’”ordine basato sulle regole” occidentale sono totalmente falliti e questo ha causato una drammatica inversione di politica, che sta guadagnando costantemente slancio e ferocia. La Cina ha dimostrato che non diventerà mai uno Stato vassallo del vasto impero dello Zio Sam. I cinesi sono sempre rimasti ostinatamente indipendenti, avviando solo le riforme che rientravano nel loro orientamento politico e rifiutando qualsiasi cambiamento che potesse mettere in discussione la leadership del partito. In Cina, è ancora il Partito a stabilire l’agenda e a manovrare il timone dello Stato, non Washington né le élite di Davos. Questa consapevolezza ha spinto a rivalutare completamente le relazioni tra Stati Uniti e Cina, portando inevitabilmente a strategie volte a isolare, accerchiare e, infine, a contenere la Cina. Ecco altre informazioni da Matt Sheehan del Carnegie Endowment:
All’inizio di ottobre, il governo degli Stati Uniti ha introdotto nuove restrizioni all’accesso della Cina ai semiconduttori avanzati e alle attrezzature utilizzate per produrli. Le restrizioni richiedono una licenza, difficile da ottenere, per la vendita di semiconduttori avanzati a entità all’interno della Cina, privando in gran parte il Paese della potenza di calcolo di cui ha bisogno per sviluppare l’intelligenza artificiale (AI) su scala industriale. Le norme estendono inoltre le restrizioni sugli strumenti per la produzione di chip anche alle industrie che supportano la catena di fornitura dei semiconduttori, tagliando fuori sia le aziende di punta statunitensi che i produttori degli strumenti per la fabbricazione dei chip. L’insieme di queste restrizioni rappresenta la mossa più sostanziale del governo statunitense nel tentativo di indebolire le capacità tecnologiche cinesi.
Le nuove restrizioni tentano anche di risolvere un dibattito di lunga data all’interno della politica tecnologica statunitense. Tale dibattito si è incentrato su un compromesso percepito tra due obiettivi tra loro in competizione: danneggiare le capacità cinesi oggi e mantenere l’influenza americana in futuro. Con le ultime regole, il governo statunitense scommette di poter minare così profondamente le capacità di produzione di semiconduttori della Cina che, indipendentemente da quanto potranno essere motivati o ben finanziati gli sforzi della Cina per creare una propria industria dei semiconduttori, il Paese, semplicemente, non sarà in grado di recuperare il ritardo.
Se il governo degli Stati Uniti dovesse vincere questa scommessa, [gli USA] sarebbero determinanti per il futuro equilibrio del potere economico e tecnologico globale. Biden’s Unprecedented Semiconductor Bet, The Carnegie Endowment for International Peace
Si tratta di un’eccellente sintesi del quadro generale di ciò che comporta questa nuova politica. Sheehan chiarisce le intenzioni degli Stati Uniti e spiega i rischi potenziali. Fornisce inoltre un’utile suddivisione delle nuove restrizioni del Dipartimento del Commercio, che rientrano in tre voci principali:
1. (Il Dipartimento del Commercio) ha smesso di sanzionare le singole aziende cinesi e ha iniziato a prendere di mira il Paese nel suo complesso. Ora la vendita di chip avanzati a qualsiasi azienda cinese richiederà una licenza e il Congresso ha dichiarato che negherà la maggior parte delle richieste.
2. Il provvedimento impedisce a qualsiasi cittadino, residente o azienda statunitense di lavorare con qualsiasi società cinese che produca chip avanzati.
3. Il provvedimento si è spinto ancora più in profondità nella catena di approvvigionamento dei semiconduttori, limitando i componenti necessari alla fabbricazione delle apparecchiature di produzione dei semiconduttori stessi. Prima si limitava a porre un freno ai chip e agli strumenti necessari alla loro produzione. Ora sta bloccando i chip, gli strumenti che producono i chip e i componenti che entrano negli strumenti che producono i chip. Nel breve termine, questa mossa è stata assolutamente devastante per l’industria tecnologica cinese e ha lasciato le aziende di AI e i centri di supercalcolo a bocca asciutta e bisognosi di chip”. Matt Sheehan video, 4:37 minuti
La politica di disaccoppiamento di Washington va ben oltre i dazi di Trump o le sanzioni unilaterali di Biden nei confronti delle imprese cinesi. È un palese tentativo di mettere in ginocchio l’economia cinese bloccandone l’accesso a tecnologie vitali. È chiaramente un atto di guerra, come ammettono apertamente anche gli alleati dell’amministrazione al New York Times. Guardate questo trafiletto di Nick Beams del World Socialist Web Site che cita un pezzo del Times:
Un importante articolo del giornalista Alex W. Palmer, pubblicato sul New York Times lo scorso fine settimana, ha rivelato la portata della guerra high-tech condotta dagli Stati Uniti contro la Cina… La guerra sta ora per essere intensificata, poiché si prevede che gli Stati Uniti annunceranno a breve meccanismi di screening degli investimenti volti a ridurre la quantità di denaro statunitense investito in aree cinesi ad alta tecnologia, nonché l’aggiornamento dei controlli sulle esportazioni per colmare le lacune emerse dopo l’annuncio di ottobre”.
(un paragrafo chiave che recita:)
“Con i controlli sulle esportazioni del 7 ottobre, il governo degli Stati Uniti aveva annunciato l’intenzione di limitare la capacità della Cina di produrre, o addirittura di acquistare, i chip di fascia più alta. La logica della misura era semplice: i chip avanzati, i supercomputer e l’intelligenza artificiale che essi alimentano, consentono la produzione di nuove armi e apparati di sorveglianza. Nella loro portata e nel loro significato, tuttavia, le misure difficilmente avrebbero potuto essere più ampie, visto che prendono di mira un obiettivo molto più vasto dello Stato di sicurezza cinese. La chiave è nel fatto che gli Stati Uniti volevano colpire l’industria cinese dell’IA“, afferma Gregory C. Allen, direttore del Wadhwani Center for AI and Advanced Technologies presso il Center for Strategic and International Studies di Washington. I semiconduttori sono il mezzo per raggiungere questo scopo”…”.
Palmer ha scritto che i controlli di ottobre “cercavano essenzialmente di sradicare, alla radice, l’intero ecosistema cinese di tecnologia avanzata”…
Un’altra indicazione della portata delle misure statunitensi è stata espressa da C. J. Muse, analista senior di semiconduttori presso Evercore ISO. “Se mi avessero parlato di queste regole cinque anni fa, avrei risposto che era un atto di guerra, che avremmo dovuto essere in guerra”. New York Times publishes graphic details of US hi-tech war with China, Nick Beams, World Socialist Web Site
Riuscite a capire cosa sta succedendo? L’amministrazione Biden sta rendendo impossibile alla Cina l’acquisizione dei semiconduttori avanzati necessari per sviluppare l’intelligenza artificiale e i supercomputer. Questo tipo di blocco non è chiaramente consentito dalle attuali normative dell’OMC ma, d’altra parte, non lo sono nemmeno le sanzioni unilaterali che gli Stati Uniti hanno arbitrariamente imposto a più di 1.300 aziende cinesi. Il punto è che gli Stati Uniti non lasceranno che le regole li dissuadano dal perseguire la linea d’azione che meglio risponde ai loro interessi geopolitici. Ecco come l’autore Jon Bateman ha riassunto la situazione in un articolo del Foreign Policy Magazine:
“Il Bureau of Industry and Security (BIS) ha annunciato nuovi… limiti all’esportazione in Cina di semiconduttori avanzati, attrezzature per la produzione di chip e componenti per supercomputer. I controlli… rivelano un’attenzione unica nel contrastare le capacità cinesi ad un livello ampio e fondamentale…. Il danno principale per la Cina sarà economico, ad un livello assolutamente sproporzionato rispetto alle citate preoccupazioni militari e di intelligence di Washington…. Questo cambiamento lascia presagire misure statunitensi ancora più severe, non solo nel campo dell’informatica avanzata, ma anche in altri settori (come le biotecnologie, la produzione e la finanza) ritenuti strategici. Il ritmo e i dettagli sono incerti, ma l’obiettivo strategico e l’impegno politico sono ora più chiari che mai. L’ascesa tecnologica della Cina sarà rallentata ad ogni costo“. (“Biden is Now All-In on Taking Out China”, Jon Bateman, Foreign Policy Magazine)
È importante rendersi conto che questa guerra tecnologica, per lo più “sottotraccia”, si svolge nello stesso momento in cui gli Stati Uniti continuano a inviare delegazioni politiche a Taiwan (per sfidare la politica di “una sola Cina”), continuano a rafforzare le coalizioni anti-cinesi nell’Asia-Pacifico, continuano a provocare Pechino nello Stretto di Taiwan e nel Mar Cinese Meridionale, continuano a vendere armi letali a Taiwan, continuano ad aumentare la loro presenza militare nella regione, continuano a spingere per l’”espansione verso est” della NATO nell’Asia-Pacifico e continuano a condurre le loro più grandi esercitazioni militari (come “Talisman Sabre”) in Australia occidentale.
Questo significa che il disaccoppiamento è solo una piccola parte di una guerra più ampia che viene condotta contro la Cina per indebolire le sue difese, isolarla dai suoi alleati, rafforzare i suoi nemici e costringerla a rispettare i diktat di Washington. Gli Stati Uniti stanno segnalando di essere pronti a rischiare un confronto diretto con una Cina dotata di armi nucleari per impedire ad un rivale in rapida ascesa di dominare la terraferma dell’Asia centrale. Probabilmente dovremmo aspettarci uno scoppio delle ostilità in un futuro molto prossimo.