Questo testo è il seguito de LA GRANDE E MORTIFERA TRUFFA DELLO ZUCCHERO. Un drammatico esempio della Scienzah con l’H, come abbiamo visto anche recentemente pubblicato il 17 giugno scorso.
Nell’articolo sopra citato abbiamo visto come l’industria americana dello zucchero – ed a seguito anche quelle di altri paesi – sia riuscita per oltre mezzo secolo a deviare e manipolare la ricerca scientifica in modo che non venissero fuori i dati e le conoscenze che legavano lo zucchero allo sviluppo dei disturbi cardiocircolatori.
In questo testo vediamo, seguendo una rigorosa documentazione, la veridicità di questo ma anche tutti gli altri gravi problemi che lo zucchero provoca.
Possiamo partire dalla facile constatazione di come lo zucchero aggiunto – diversamente dagli zuccheri naturalmente contenuti nella frutta – sia una causa primaria di aumento di massa grassa.
Naturalmente non è il cucchiaino di zucchero una tantum aggiunto al caffè che crea problemi di vario tipo, ma è l’uso sistematico di prodotti con zuccheri aggiunti, dalla tazzina di caffè, appunto, al cornetto della colazione già formato da zuccheri semplici come la farina cui si aggiunge zucchero propriamente detto, alle bibite gassate (quelle senza zucchero ma con dolcificanti sono anche peggiori). Forse la più famosa, che ha due nomi che cominciano per C e finiscono per A, contiene 9,6 g di zuccheri per 100g. Un problema è che nessuno, usandola, pensa di mangiare ma solo di bere.
Se invece mangio 100g di dolci ciliegie ingerisco poco meno zuccheri, circa 9g.
Apparentemente non c’è una grande differenza, a parte le vitamine, i sali minerali e gli antiossidanti che le ciliegie contengono e che la bibita non contiene.
Dato che un grammo di zucchero sviluppa 4k.cal, bere una lattina di quella roba marrone da 330 ml equivale a ingerire circa 32g di zuccheri pari a 128k.cal. pari a 350 grammi di ciliegie.
Tanto la bibita quanto le ciliegie contengono zuccheri mono e/disaccaridi.
Allora dove è il problema? Non ci dovrebbe essere poi una grande differenza.
Un primo risvolto del problema, strettamente collegato al secondo, è la velocità con cui lo zucchero contenuto nell’alimento entra in circolo, oltre ovviamente alla quantità.
La velocità si misura in base all’Indice Glicemico (IG) (1), messo a punto agli inizi degli anni’80 ma purtroppo tutt’oggi ignorato o misconosciuto anche da molti “esperti” del settore.
Fatto pari a 100 la velocità con cui 50g di glucosio – (l’unico zucchero usato dal nostro organismo ed in cui gli altri zuccheri devono essere trasformati per essere usati) – fanno salire la nostra glicemia, vediamo allora che l’Indice Glicemico di 50g della bibita è pari a 70, mentre quello di 50g di ciliegie è pari a 22. Le ciliegie quindi faranno salire la glicemia più lentamente della bibita marrone. La conseguenza la comprendiamo meglio parlando di un altro parametro, il Carico Glicemico (CG) (2) che è il prodotto dell’IG moltiplicato per i Carboidrati Disponibili (CD) in 100g o comunque nella stessa dose di due sostanze. Il tutto poi viene diviso per 100 trattandosi di una percentuale. Quindi
CG bibita marrone : 70×9,6 = 672/100 =6,72
CG ciliegie : 22×9 = 198/100 =1,98
In pratica il Carico Glicemico della bibita è pari a 3,3 volte quello delle ciliegie.
Ma qui abbiamo visto un alimento, le ciliegie, a confronto con una bibita, che nessuno considera un alimento. Se passiamo alla famosa crema spalmabile marrone di cui non faccio il nome che comincia per N, con 56,7g di zucchero per 100g di prodotto e con un IG di 55 abbiamo che il:
CG crema marrone :55×56,7 = 3118/100 =31,18
Quindi il CG della crema spalmabile, a parità di dose, è 15,7 volte quello delle ciliegie.
In altre parole per ottenere lo stesso Carico Glicemico di 100g di crema spalmabile dovrei mangiare 1 kilo e 570g di ciliegie.
Almeno farei il pieno di fibre, vitamine, sali minerali ed altri fattori utili che nella crema non esistono.
Non è poi un caso se la bibita e la crema rientrano a pieno titolo nel cibo spazzatura, considerando ovviamente anche tutte le altre schifezze che contengono.
Inutile dire che tanto maggiore sarà il Carico Glicemico, tanto maggiore sarà la salita della Glicemia e quindi la produzione di insulina, fenomeno strettamente collegato all’insorgere di diabete tipo 2, disturbi cardiocircolatori,cancro e tante altre malattie.
Ma a mio parere questi freddi numeri non ci danno la misura dei danni prodotti dal bianco veleno. Dobbiamo andare a vedere i risultati nella pratica. Immagino già l’obiezione: “ ah ma gli studi scientifici sono spesso inattendibili e molti scienziati, lo abbiamo visto con la pseudo pandemia, sono corrotti”.
Sono pienamente d’accordo, ma per essere corrotti e per produrre studi falsi si deve essere pagati da qualcuno che ha interesse, come abbiamo visto nel mio precedente articolo (3) sulla storia dello zucchero.
Ma la domanda è: chi ha interesse a far credere che lo zucchero fa male e quindi sia disposto ad investire soldi per pagare mercenari che parlano male dello zucchero?
I produttori delle ciliegie che abbiamo usato per i raffronti sul Carico Glicemico? Non credo proprio.
Anzi, nonostante tutto, le pubblicità di biscotti, dolci, barrette, bibite ed altre schifezze piene di zucchero continuano imperterrite.
Colgo l’occasione per dichiarare che, da Nutrizionista, avrei tutto l’interesse a vedere la gente usare molto zucchero, ingrassare, avere il diabete etc…tutti possibili clienti.
Ma ho sempre amato la verità. Forse sono un ingenuo.
GLI EFFETTI NELLA PRATICA
DISTURBI CARDIOCIRCOLATORI
Una review (4) ci dice che:” I modelli temporali degli ultimi tre o quattro decenni hanno mostrato uno stretto parallelo tra l’aumento dell’assunzione di zuccheri aggiunti e l’obesità globale e le epidemie di diabete di tipo 2 (T2D). Le bevande zuccherate (SSB), che includono l’intera gamma di bevande analcoliche, bevande alla frutta, bevande energetiche e acqua vitaminiche, sono composte da dolcificanti calorici di derivazione naturale come saccarosio, sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio o concentrati di succhi di frutta. Collettivamente sono i maggiori contributori all’assunzione di zuccheri aggiunti nella dieta statunitense. Negli ultimi 10 anni una serie di ampi studi osservazionali hanno trovato associazioni positive tra il consumo di SSB e l’aumento di peso a lungo termine e lo sviluppo di T2D e condizioni metaboliche correlate. Studi sperimentali forniscono informazioni sui potenziali meccanismi biologici e illustrano che l’assunzione di SSB aumenta il T2D e i fattori di rischio cardiovascolare. Gli SSB promuovono l’aumento di peso mediante una compensazione incompleta delle calorie liquide e contribuiscono ad aumentare il rischio di T2D non solo attraverso l’aumento di peso, ma anche indipendentemente attraverso gli effetti glicemici del consumo di grandi quantità di zuccheri rapidamente assorbibili e gli effetti metabolici del fruttosio.”
Uno studio sperimentale (5) ha determinato gli effetti dose-risposta del consumo di bevande addolcite con sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio (HFCS) a zero, bassa, media e alta percentuale di fabbisogno energetico (Ereq) sui fattori di rischio circolanti di lipidi/lipoproteine per CVD (cardio vascular disease) e acido urico negli adulti [età: 18-40 anni; indice di massa corporea (in kg/m2): 18–35].
I partecipanti hanno quindi consumato bevande addolcite con HFCS allo 0% (aspartame addolcito, n = 23), 10% (n = 18), 17,5% (n = 16) o 25% (n = 28) di Ereq durante 13 giorni ambulatoriali e durante 3,5 giorni di degenza di test di intervento presso il centro di ricerca. Sono state effettuate raccolte di sangue seriali di 24 ore durante i periodi di test di riferimento e di intervento. Risultati:
“Il consumo di bevande contenenti il 10%, 17,5% o 25% di Ereq da HFCS ha prodotto significativi aumenti lineari dose-risposta dei fattori di rischio lipidico/lipoproteico per CVD e acido urico: trigliceridi postprandiali (0%: 0 ± 4; 10%: 22 ± 8; 17,5%: 25 ± 5: 25%: 37 ± 5 mg/dL, media di Δ ± SE, P < 0,0001 effetto della dose di HFCS), colesterolo LDL a digiuno (0%: −1,0 ± 3,1; 10% : 7,4 ± 3,2; 17,5%: 8,2 ± 3,1; 25%: 15,9 ± 3,1 mg/dL, P < 0,0001) e concentrazioni medie di acido urico nelle 24 ore (0%: −0,13 ± 0,07; 10%: 0,15 ± 0,06 ; 17,5%: 0,30 ± 0,07; 25%: 0,59 ± 0,09 mg/dL, P < 0,0001). Rispetto alle bevande contenenti lo 0% di HFCS, tutte e 3 le dosi di bevande contenenti HFCS hanno aumentato le concentrazioni di trigliceridi postprandiali e le 2 dosi più elevate hanno aumentato le concentrazioni a digiuno e/o postprandiali di colesterolo non-HDL, colesterolo LDL, apolipoproteina B, apolipoproteina CIII e acido urico. Conclusioni: il consumo di bevande contenenti il 10%, il 17,5% o il 25% di Ereq da HFCS ha prodotto aumenti dose-dipendenti dei fattori di rischio circolanti di lipidi/lipoproteine per CVD e acido urico entro 2 settimane. Questi risultati forniscono un supporto meccanicistico all’evidenza epidemiologica che il rischio di mortalità cardiovascolare è positivamente associato al consumo di quantità crescenti di zuccheri aggiunti.”
Una review (6) dedicata all’uso di zuccheri aggiunti nella dieta dei bambini conclude che:
“Le associazioni tra zuccheri aggiunti e aumento dei fattori di rischio di malattie cardiovascolari tra i bambini statunitensi sono presenti a livelli molto al di sotto degli attuali livelli di consumo. Forti evidenze supportano l’associazione degli zuccheri aggiunti con un aumento del rischio di malattie cardiovascolari nei bambini attraverso un maggiore apporto energetico, aumento dell’adiposità e dislipidemia. Il comitato ha ritenuto ragionevole raccomandare ai bambini di consumare ≤25 g (100 calorie o ≈6 cucchiaini da tè) di zuccheri aggiunti al giorno e di evitare gli zuccheri aggiunti per i bambini di età inferiore ai 2 anni. Sebbene molto probabilmente gli zuccheri aggiunti possano essere tranquillamente consumati in piccole quantità come parte di una dieta sana, pochi bambini raggiungono tali livelli, rendendo questo un importante obiettivo di salute pubblica.”
SOLO APPARATO CIRCOLATORIO?
Ma lo zucchero crea problemi solo all’apparato cardiocircolatorio? Purtroppo no. Vediamo di seguito alcuni studi assortiti che riguardano varie problematiche. Si tratta solo di pochi esempi, perché gli studi sono praticamente infiniti. Spero che questi pochi possano dare una idea più precisa e siano un aiuto ad aumentare la consapevolezza.
Lo zucchero da tavola (saccarosio) e lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio (HFCS) sono i due principali tipi di zuccheri aggiunti nella dieta occidentale.
Premesso che tutti i Carboidrati o Idrati di Carbonio o Glucidi o Glicidi possono essere chiamati zuccheri, qui parliamo dello zucchero chiamato Saccarosio, lo zucchero bianco o marroncino quando di canna, normalmente usato per addolcire cibi e bevande.
Questo zucchero è composto per il 50% da glucosio e per il 50% da fruttosio, mentre lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio contiene circa il 45% di glucosio e il 55% di fruttosio (7).
Sopra abbiamo parlato dell’importanza dell’Indice e del Carico Glicemico rispetto alla crescita della glicemia ed alla produzione di insulina, ma questo è solo un aspetto. Uno dei motivi per cui gli zuccheri aggiunti sono dannosi, è che possono aumentare l’infiammazione, che può portare a malattie. Sempre più si tende a considerare l’infiammazione come la radice profonda della maggior parte delle malattie più gravi.
Uno studio sui topi (8) ci dice che:
“Le diete ricche di fruttosio e saccarosio sono state correlate all’epidemia di obesità. Tre gruppi di topi sono stati studiati durante 15 settimane di consumo di cibo standard (SC), una dieta ad alto contenuto di fruttosio (HFru) e una dieta ad alto contenuto di saccarosio (HSu). Gli animali non presentavano differenze significative nell’assunzione di cibo, nell’apporto energetico o nell’evoluzione della massa corporea alla fine dell’esperimento. Sebbene i risultati negli animali HFru e HSu non fossero uguali in grandezza, rispetto ai topi SC, gli animali HFru e HSu hanno mostrato iperglicemia, iperinsulinemia e iperleptinemia così come alti livelli di adipochine infiammatorie, bassa adiponectina e alti livelli di totale colesterolo, triacilglicerolo ed enzimi epatici. Il fegato dei gruppi HFru (più) e HSu (meno) ha mostrato infiltrazione grassa e aree di necroinfiammazione, che sono caratteristiche della transizione dalla steatosi epatica non alcolica alla steatoepatite non alcolica. Inoltre, i gruppi HFru e HSu hanno mostrato una maggiore lipogenesi, gluconeogenesi, ridotta beta-ossidazione e squilibrio antiossidante rispetto agli animali SC. In conclusione, le attuali scoperte dimostrano effetti avversi comparabili sul metabolismo dei carboidrati, sul profilo infiammatorio, sullo squilibrio antiossidante e sulla NAFLD nei topi del ceppo C57BL/6 alimentati con una dieta ricca di saccarosio o ricca di fruttosio.”
Un altro studio sempre sui topi (9) ci dice che:
“abbiamo studiato l’impatto dello zucchero alimentare sullo sviluppo del tumore della ghiandola mammaria in più modelli murini, insieme ai meccanismi che potrebbero essere coinvolti. Abbiamo scoperto che l’assunzione di saccarosio nei topi paragonabile ai livelli delle diete occidentali ha portato a un aumento della crescita tumorale e delle metastasi, rispetto a una dieta a base di amido senza zucchero. Questo effetto è stato attribuito in parte all’aumentata espressione della 12-lipossigenasi (12-LOX) e del suo metabolita arachidonato 12-idrossi-5Z,8Z,10E,14Z-acido eicosatetraenoico (12-HETE). Abbiamo determinato che il fruttosio derivato dal saccarosio era responsabile della facilitazione delle metastasi polmonari e della produzione di 12-HETE nei tumori al seno. Nel complesso, i nostri dati hanno suggerito che lo zucchero alimentare induce la segnalazione 12-LOX per aumentare i rischi di sviluppo e metastasi del cancro al seno.”
Uno studio (10) su persone sovrappeso od obese ci dice che: (Sucrose-sweetened soft drinks (SSSDs)- uric acid (UA))
“Lo studio ha incluso 47 soggetti in sovrappeso e obesi senza diabete, randomizzati a consumare 1 litro al giorno di SSSD (cola normale), latte parzialmente scremato isocalorico, cola dietetica o acqua per 6 mesi.
Risultati: i livelli circolanti di UA sono aumentati di circa il 15% (P = 0,02) dopo l’intervento di 6 mesi nel gruppo SSSD senza alcun cambiamento negli altri gruppi. Nel gruppo SSSD, i livelli circolanti di UA sono aumentati significativamente dopo l’intervento sia in valore assoluto (P = 0,005) che relativo (P = 0,004). La variazione di UA dopo l’intervento era correlata con le variazioni di grasso epatico (P = 0,005), trigliceridi (P = 0,02) e insulina (P = 0,002).
Conclusioni: In questa analisi secondaria l’assunzione giornaliera di 1 litro di SSSD per 6 mesi è risultata aumentare i livelli circolanti di UA rispetto al latte isocalorico, alla cola dietetica e all’acqua. Pertanto, un’elevata assunzione giornaliera di SSSD in soggetti in sovrappeso e obesi senza diabete conclamato può aumentare il rischio di sviluppare complicanze metaboliche attraverso l’aumento di UA.”
È ormai ben noto da molti anni che gli acidi grassi polinsaturi omega-3 (omega-3 PUFA) proteggono dall’obesità indotta da una dieta ricca di grassi e dall’infiammazione nel tessuto adiposo.
Uno studio (11) ha cercato di capire se il saccarosio nella dieta di base influenza la capacità dei PUFA omega-3 di proteggere dall’obesità indotta dalla dieta, dall’infiammazione del tessuto adiposo e dall’intolleranza al glucosio. Nello studio, topi C57BL/6J sono stati nutriti con una dieta ricca di grassi a base di proteine (caseina) o saccarosio integrata con olio di pesce o olio di mais per 9 settimane. Indipendentemente dalla fonte di acidi grassi, i topi alimentati con diete ricche di saccarosio sono diventati obesi, mentre i topi alimentati con diete ricche di proteine sono rimasti magri. L’inclusione del saccarosio nella dieta contrastava anche il ben noto effetto antinfiammatorio dell’olio di pesce nel tessuto adiposo, ma non comprometteva la capacità dell’olio di pesce di prevenire l’accumulo di grasso nel fegato. Altro effetto era che i topi nutriti con alti livelli di proteine rimanevano sensibili all’insulina, mentre la sensibilità all’insulina era ridotta nei topi obesi alimentati con saccarosio indipendentemente dalla fonte di grasso.
Concludendo, alti livelli di saccarosio nella dieta contrastano l’effetto antinfiammatorio dell’olio di pesce omega -3 nel tessuto adiposo e aumentano lo sviluppo dell’obesità nei topi.
È noto che il consumo anche abbondante di fruttosio o altri zuccheri semplici contenuti nella frutta rappresenta un ottimo nutrimento anche per la presenza di fibre ed altri principi attivi utili. Oltretutto, come abbiamo visto, per raggiungere carichi glicemici consistenti mangiando frutta, richiederebbe il consumo di chili, cosa che non si verifica per impossibilità materiale.Il problema invece sorge con zuccheri raffinati, dove la concentrazione si avvicina a volte al 100%.
Le conseguenze non mancano e il consumo di molto fruttosio è stato collegato a obesità, insulino-resistenza, diabete, steatosi epatica, cancro e malattie renali croniche
Una review sul metabolismo (12) del fruttosio aggiunto premette che:
“ l’aumento del consumo di zucchero è sempre più considerato un fattore che contribuisce alle epidemie mondiali di obesità e diabete e ai rischi cardiometabolici associati.
A causa delle sue proprietà metaboliche uniche, la componente fruttosio dello zucchero può essere particolarmente dannosa. Le diete ricche di fruttosio possono produrre rapidamente tutte le caratteristiche chiave della sindrome metabolica. Qui esaminiamo la biologia del metabolismo del fruttosio e i potenziali meccanismi mediante i quali un consumo eccessivo di fruttosio può contribuire alla malattia cardiometabolica.“
CANCRO
Uno studio specificatamente dedicato al rapporto tra fruttosio e metabolismo del cancro (13) ci dice che:
“Il consumo di fruttosio è aumentato drasticamente negli ultimi 30 anni. La forma principale è stata sotto forma di sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio che si trova nelle bevande analcoliche e negli alimenti trasformati. L’effetto dell’eccessivo consumo di fruttosio sulla salute umana sta solo iniziando a essere compreso. È stato confermato che il fruttosio induce diverse complicazioni legate all’obesità associate alla sindrome metabolica. Qui presentiamo una panoramica del metabolismo del fruttosio e di come si contrappone a quello del glucosio. Inoltre, esaminiamo come il consumo eccessivo di fruttosio può influenzare la lipogenesi de novo, l’insulino-resistenza, l’infiammazione e la produzione di specie reattive dell’ossigeno. Il fruttosio può anche indurre un cambiamento nella permeabilità intestinale e promuovere il rilascio di fattori infiammatori nel fegato, che ha potenziali implicazioni nell’aumento dell’infiammazione epatica. Inoltre, il fruttosio è stato associato a tumori del colon, del pancreas e del fegato e discuteremo le prove di queste osservazioni. Nel loro insieme, i dati suggeriscono che il consumo prolungato di fruttosio dovrebbe essere ridotto poiché è dannoso per la salute umana a lungo termine.”
Uno studio che riguarda terapie anticancro (14) ci dice che
“I tumori mostrano un aumento del tasso di assorbimento e utilizzo del glucosio.. (..)
La sovraregolazione della glicolisi conferisce numerosi vantaggi alle cellule tumorali: promuove la crescita del tumore e ha anche dimostrato di interferire con la morte cellulare a più livelli. L’applicazione della glicolisi inibisce l’apoptosi indotta dalla privazione di citochine. Al contrario, gli agenti antiglicolitici aumentano la morte cellulare indotta dalla radio e dalla chemioterapia (..).
La privazione del glucosio e i farmaci antiglicolitici inducono la morte delle cellule tumorali”
Uno studio caso-controllo di popolazione (15) ci dice che:
”Abbiamo anche osservato che le persone che avevano un alto contenuto di saccarosio: razione di fibra alimentare e che erano anche sedentarie e avevano un indice di massa corporea elevato erano a maggior rischio rispetto a coloro che avevano un basso saccarosio: rapporto fibre alimentari, erano attivi e avevano bassi indici di massa corporea. Questi risultati supportano precedenti rapporti secondo cui gli zuccheri alimentari, in particolare la dieta ricca di carboidrati semplici rispetto a quelli complessi, aumentano il rischio di cancro al colon, probabilmente attraverso il loro impatto sui livelli di glucosio plasmatico.”
Anche uno studio turco che prende in considerazione vari problemi legati alla dieta occidentale (16) ci dice che :
“…il fruttosio può aumentare i livelli di glucosio plasmatico, insulina, acidi grassi non esterificati e trigliceridi, con conseguente aumento del rischio di insulino-resistenza, diabete mellito e steatosi epatica non alcolica…Un’elevata assunzione di fruttosio può causare malattie renali influenzando l’acido urico, le specie reattive dell’ossigeno e l’equilibrio elettrolitico. L’aumento dell’assorbimento di sale, la disfunzione endoteliale, la stimolazione cronica del sistema nervoso simpatico e l’aumento dei livelli plasmatici di acido urico sono i potenziali meccanismi dell’aumento della pressione sanguigna indotto dal fruttosio…Molti studi suggeriscono che il fruttosio può aumentare il rischio di cancro influenzando lo sviluppo e la proliferazione delle cellule cancerose. Si ritiene che il consumo di fruttosio aumenti la proliferazione delle cellule tumorali stimolando la sintesi di acido nucleico e nucleotide nella via del pentoso fosfato . D’altra parte, il fruttosio può avviare processi infiammatori.”
Uno studio (17) sui topi rileva come:
“Nei topi che bevono zucchero sono stati osservati un aumento del peso corporeo e della massa muscolare del gastrocnemio, così come i livelli circolanti di glucosio, insulina e lipidi plasmatici….
Conclusioni: i risultati attuali suggeriscono che i lipidi intramiocellulari e la segnalazione pro-infiammatoria potrebbero contribuire all’insorgenza della resistenza all’insulina e portare all’induzione dell’autofagia, che potrebbe essere una risposta adattativa alla lipotossicità”.
Un’altra malattia che colpisce prevalentemente i bambini e che vede lo zucchero come uno dei responsabili è l’ADHD o Disturbo da Deficit d’attenzione/Iperattività.
Si trovano le informazioni del caso con gli studi nell’articolo:
DISTURBO DA DEFICIT D’ATTENZIONE E IPERATTIVITÀ NEI BAMBINI (ADHD): QUELLO CHE NON DOBBIAMO SAPERE.
Potremmo andare avanti molto a lungo. Sicuramente le conseguenze che ho riportato sono solo alcune delle molte.
Voglio però concludere l’articolo con alcuni studi si tipo un poco diverso.
ZUCCHERO E COCAINA
Una cosa che fa riflettere è la somiglianza tra lo zucchero ed un’altra polvere bianca ben nota: la Cocaina o Neve.
Certo, difficilmente uno utilizzerebbe la cocaina per addolcire il caffè al bar sottocasa. Ma la vicinanza tra le due polveri bianche è maggiore di quanto si pensi. In effetti possiamo dire che la dipendenza da zucchero è più forte di quella da cocaina.
Si, non si tratta di un refuso ma di una evidenza sperimentale, certo non molto reclamizzata visto l’invadenza dello zucchero e dei dolcificanti nella nostra alimentazione.
Gli zuccheri raffinati come il saccarosio (il ben noto zucchero bianco) o tanto più i dolcificanti artificiali come la saccarina, sono stati ovviamente assenti dall’ alimentazione umana per milioni di anni e solo in epoche recentissime hanno cominciato a farne parte, fino all’ abuso che se ne fa ai giorni nostri tanto da essere una causa non secondaria delle varie patologie descritte qui e di molte altre. Ma come mai questo è possibile? Qualcuno, forse un malpensante, aveva ipotizzato che l’abuso di cibi ricchi di zucchero o di sostanze dolci, inizialmente dovuto al piacere del gusto dolce, fosse paragonabile ad una tossicodipendenza. Un’idea assurda?
La pura verità stando allo studio (non certo il solo) svolto dai ricercatori Magalie Lenoir, Fuschia Serre, Lauriane Cantin, Serge H. Ahmed dell’ Università di Bordeaux (Francia) il cui testo completo si può trovare qui (18).
In sintesi. In un gruppo di topi messi nella condizione sperimentale di poter, mutualmente o esclusivamente, scegliere tra l’ uso di acqua resa dolce con la saccarina –un dolcificante artificiale privo di calorie – e cocaina endovena (si, proprio cocaina la ben nota droga) la stragrande maggioranza dei soggetti, il 94%, preferirono l’uso della saccarina. La stessa preferenza fu accordata allo zucchero. La preferenza per la saccarina (o per il comune zucchero) non era superabile neppure aumentando le dosi della cocaina e fu osservata nonostante sia una preventiva intossicazione con cocaina, sensibilizzazione o aumento del consumo di cocaina – essendo quest’ultimo sintomo un chiaro segno di tossicodipendenza.
Gli studiosi concludono che la ricerca dimostra chiaramente come il gusto dolce di zucchero o del dolcificante è una ricompensa più forte dell’effetto della cocaina anche in soggetti sensibilizzati o dipendenti da quest’ultima.
Un altro studio davvero interessante (19) dimostra come la reperibilità intermittente (12 ore al giorno) produce sintomi di dipendenza nei ratti, inclusi un aumento nei consumi, modifiche nei recettori per gli oppioidi e la dopamina, sintomi comportamentali e neurochimici di astinenza, e cross-sensibilizzazione con anfetamine.
I sintomi dell’astinenza, che portavano ad un incremento nell’uso dello zucchero, erano presenti anche ben 2 settimane dopo l’ eliminazione dell’accesso allo zucchero, dimostrando come gli animali divengano dipendenti dall’uso di questa sostanza.
Una review (20) di studi sia su animali che umani ci dice che:
“Negli studi sugli animali, è stato riscontrato che lo zucchero produce più sintomi di quanto sia necessario per essere considerato una sostanza che crea dipendenza. I dati sugli animali hanno mostrato una significativa sovrapposizione tra il consumo di zuccheri aggiunti e gli effetti simili alla droga, tra cui abbuffate, craving, tolleranza, astinenza, sensibilizzazione incrociata, tolleranza incrociata, dipendenza incrociata, ricompensa ed effetti degli oppioidi. La dipendenza da zucchero sembra essere dipendenza dagli oppioidi endogeni naturali che vengono rilasciati con l’assunzione di zucchero. Sia negli animali che negli esseri umani, le prove in letteratura mostrano sostanziali parallelismi e sovrapposizioni tra droghe d’abuso e zucchero, dal punto di vista della neurochimica cerebrale e del comportamento.”
LEGGERE LE ETICHETTE. ATTENZIONE AGLI SLOGAN
“ Senza……” “Senza zucchero”, se nell’etichetta troviamo riportato le seguenti diciture “ sciroppo di glucosio”, “sciroppo di fruttosio”, “maltosio”, “amido di mais”, “sciroppo di vegetali” vuol dire che l’alimento contiene indirettamente dello zucchero; queste sostanze hanno, infatti, un indice glicemico simile al saccarosio.
CONCLUDENDO
Ritengo che ognuno debba essere libero di consumare zucchero se lo desidera, così come dovrebbe essere libero di vaccinarsi se lo vuole. Penso anche che tutti abbiano il diritto di essere informati su quello che introducono nel corpo.